Una petizione contro la biopirateria

sharnin

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Una petizione contro la biopirateria

Ci sono molti modi per fare profitti: uno dei più sgradevoli è quello che la Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, definisce «biopirateria». Semplificando: ci sono parecchie multinazionali che stanno colonizzando le ricchezze genetiche. In pratica attingono gratuitamente alla sterminata varietà genetica dei paesi, soprattutto quelli più poveri, la manipolano in laboratorio e poi la portano sui mercati pretendendo un riconoscimento, come se effettivamente avessero brevettato qualche cosa. Il risultato di questa «biopirateria» è sotto gli occhi di tutti: le popolazioni vengono espropriate di quella biodiversità che avevano provveduto a conservare e sono costrette a «acquistarla» sul mercato, con pesanti costi sociali, economici e ambientali. Senza contare che chi vende semi costringe anche all'acquisto di pesticidi specifici. Non bisogna credere che questa «biopirateria» colpisca solo i paesi poveri: anche l'Italia ne è vittima. Attualmente più del 90% delle sementi di varietà commerciali di ortaggi di molte specie, come cetrioli, pomodori, meloni, cocomeri e peperoni è, infatti, costituita da ibridi brevettati e meno del 3% delle varietà ha più di 35 anni. Di più: «l'omologazione delle varietà genetiche - spiega la Cia - è il frutto di un sistema che premia i grandi gruppi industriali» che offrono una «ristretta gamma di prodotti, uguali in tutto il mondo, piuttosto che differenziare la produzione in base alle esigenze dei territori, delle culture e dei cittadini». Insomma, anche il cibo è globalizzato. Si può combattere questo stato di cose?
Cia, Vas, Aiab e Federconsumatori sono convinti di si. In particolare chiedono l'applicazione di una direttiva Cee (la 98 del '95) finora disattesa e la creazione di liste nazionali che raccolgano le varietà locali. Il tutto con iscrizione libera e gratuita. E per sensibilizzare i cittadini danno un appuntamento per domenica 21 - giornata mondiale della biodiversità - lanciando la campagna nazionale «Mangiarsano»: sarà lanciata una raccolta di firme per presenate la petizione «salvare i semi contadini». Firmatela.
 

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