Unicredit (UCG) Unicredit The Best

io poco sotto i 4...

a parte gli scherzi penso che andremo leggermente sotto ai minimi del 2009, ma non molto sotto.

non è il momento di crak adesso (almeno, non il nostro): se qualcosa deve accadere accadrà in settembre.
se non accade nulla la, saliremo a manetta


Ripeto: io non capisco una cippa di cicli, grafici, astronomia, ecc.

ho il timore che fino al 17 Giugno ci tengono a bagnomaria.
e se esce di nuovo 0 sulla roulette ellenica sono uccelli agri
 
Sir Green io sono dell'idea che chi le ha sotto i 3 euro dorme sereno come un bambino...ora che c'è panico meglio non comprare se si hanno già prezzi bassi non ha senso perchè comunque il rimbazo se parte sarà sicuramente corposo :up: e non si aumenta l'esposizione...mi fa sorridere chi ha stoppato i long a 2,60 semplicemente perchè sono i prezzi che può ribattere in una seduta di rimbalzo serio la fretta è nemica basta fare una passeggiate c'è un bel sole fuori...
Al close non si sa mai a che prezzi può essere :lol::lol::lol:

devo veramente ammettere che sei forte.....una bella persona e sai anche capire gli altri..........anche se avrei preferito che quello che hai scritto di me l'altro giorno lo avessi scritto in privato......cmq un abbraccio.....ci rivediano a 4.60 :lol::lol::lol::lol::lol:
 
devo veramente ammettere che sei forte.....una bella persona e sai anche capire gli altri..........anche se avrei preferito che quello che hai scritto di me l'altro giorno lo avessi scritto in privato......cmq un abbraccio.....ci rivediano a 4.60 :lol::lol::lol::lol::lol:

massimo65 qui sei in anonimato quindi è come se te l'ho scritto in privato con la differenza che le parole magare dure possano aiutare anche altri che si rispecchiano nella tua situazione :up:
Non l'avrei mai scritto altrimenti,mi fa piacere che lo hai letto spero anche che ne faccia tesoro :up: il cane chiama il parco attende...a dopo
 
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MPS banca dal 1492.......ha resistito al 1929.....ha superato indenne 2

guerre mondiali

Riusciranno la Merkel e company a farla fallire ?......:-o

Si accettano scommesse , Please....

Spero vivamente di si!!!
Bisognerebbe prima approfondire però come vengono salvati i depositi (non mi ricordo più il limite di garanzia), che non ci sia la burocrazia di mezzo e che quindi per riavere indietro i soldi non sia necessario un atto ulteriore esecutivo da parte del governo, perchè allora potrebbero passare anche anni e forse non riaverli comunque mai più indietro. La domanda quindi è: esiste veramente il fondo garanzia, c'è liquidità realmente, di che importo?
 
io ninio
sullo stop a 2,60 la penso diversamente.................ma parlo per me e del mio caso specifico.
1- non sono entrato pensando una strategia di accumulo.
2- per me la perdita dei 2,62 indicava molte probabilità di scendere fino al successivo supporto in area 2,28................cosa non certa.............ma se faccio un analisi almeno io ci devo credere...........sennò mi metto a tirare la monetina .........anche se le percentuali di riuscita non cambierebbero molto anzi forse..........:):wall:
3- personalmente ritengo che i danni maggiori si facciano dicendo
"vabbè non esco ora in perdita che magari domani rimbalzano"........domani poi diventa dopodomani e poi alla fine ci si trova con - 40% in ptf.
4- nel caso specifico ho avuto ieri la seconda possibilità di uscire
quindi sbagliare è umano.............perseverare è diabolico.
5- se poi rimbalzano e uno è uscito..........vabbuò
entrare anche sopra il livello di uscita non è un dramma............magari ci sono segnali forti e si può rimediare aumentando il valore di entrate rispetto a prima.
6- e questo punto è molto personale: se sono flat e devo rientrare
anche dopo una perdita , sono più attento e pronto a riprovare su ogni segnale di rimbalzo............
se invece ho una posizione in perdita divento più conservativo e prima di mediare devo aspettare segnali acclamati..............magari perdendo un bel pezzo di rimbalzo.

cmq sono considerazioni personali...............non vogliono essere una tecnica assoluta.
è il mio modo di ragionare.
 
La battaglia di Calatafimi venne combattuta il 15 maggio 1860, in località Pianto Romano, posta a circa 4 km dall'abitato di Calatafimi e a poca distanza dalle rovine di Segesta, da i Mille di Giuseppe Garibaldi, affiancati da mezzo migliaio di siciliani, contro circa 3.000 militari borbonici che formavano la brigata al comando del generale Francesco Landi.

Le truppe borboniche erano ben piazzate sulle alture del colle, in posizione favorevole, ottimamente armate e supportate da due moderni pezzi di artiglieria da campagna ed un reparto di cavalleria. All'opposto, i Garibaldini si trovavano nelle posizioni sottostanti, senza l'appoggio di cavalleria e dotati di armamenti superati e fatiscenti.
Inizialmente le formazioni si fronteggiarono a distanza, lasciando voce ai pezzi d'artiglieria ed alle moderne carabine di precisione.
Di tali fucili erano dotati i 400 Cacciatori Napoletani dell'8º battaglione guidato dal maggiore Sforza, corpo d'eccellenza dell'esercito delle Due Sicilie. Anche tra le file garibaldine era presente un piccolo nucleo di tiratori scelti: i 37 carabinieri genovesi, così chiamati in quanto frequentatori del regio tiro a segno di Genova, intervenuti con le proprie carabine da gara.



Truppe garibaldine agli ordini di Garibaldi:
1.089 volontari garibaldini
500 picciotti siciliani
2.000 contadini locali
Truppe borboniche agli ordini del Brigadiere Generale Landi:
VIII Battaglione Cacciatori comandato dal Maggiore Sforza
II Battaglione del X Reggimento di Linea comandato del Tenente Colonnello Pini
II Battaglione Carabinieri comandato del Tenente Colonnello De Cosiron
quattro obici
Squadrone di Cacciatori a Cavallo


Dopo un paio d'ore d'immobilismo i Cacciatori Napoletani tentarono un attacco alla prima linea garibaldina, ma vennero fermati su posizioni intermedie, dalla precisione di tiro dei carabinieri e da un disperato contrattacco alla baionetta.
Pur non riuscendo completamente nel loro intento, i cacciatori erano ora attestati nelle vicinanze delle linee garibaldine che, avendo a malapena fermato l'attacco di un sesto delle forze nemiche schierate, difficilmente avrebbero potuto resistere ad un'azione più energica.

Per questo motivo, il generale Nino Bixio diede ordine di prepararsi alla ritirata che, vista l'inesistenza di retrovie fortificate, si sarebbe trasformata in una fuga disastrosa. La leggenda vuole che Garibaldi abbia bloccato tale ordine, intimando il celebre «Nino, qui si fa l'Italia o si muore!».

Il generale, come suo costume, visti gli uomini in difficoltà si portò nelle prime linee, per incitare i Garibaldini a lanciarsi in uno scontro all'arma bianca, come ultimo tentativo di fermare l'attacco borbonico. Racconta il garibaldino Giuseppe Guerzoni: «Quel pugno di uomini trafelato, pesto, insanguinato, sfinito da tre ore di corsa e di lotta, trovata ancora in quelle maliarde parole la forza di risollevarsi e tenersi in piedi, riprese, come gli era stato ordinato, la sua salita micidiale; risoluto all'ecatombe…. e come l'eroe aveva previsto, la fortuna fu di loro. Incalzati nuovamente di fronte a quel branco di indemoniati che pareva uscissero da sottoterra, sgomenti dall'improvviso rombo dei cannoni che Orsini era finalmente riuscito a portare in linea, turbati dal clamore crescente delle squadre sui loro fianchi, i borbonici disperano di vincere, e voltate per la settima volta, le spalle, abbandonano il monte e si precipitano a rifugiarsi dentro Calatafimi.»[2]
L'imprevisto spostamento venne subito seguito dal capo di stato maggiore Sirtori e dagli ultimi reparti di riserva che si lanciarono a proteggere l'incolumità del condottiero. Fu in quella occasione che Garibaldi pronunciò la frase «Italiani, qui bisogna morire!» sottolineando la necessità di quell'azione pericolosa[3]. Lo stesso Garibaldi rischiò la vita e venne salvato con un eroico gesto da Augusto Elia, che riportò un grave ferita al volto.
Dopo che l'attacco era stato fermato, senza compromettere la loro sostanziale superiorità, in modo del tutto inaspettato ed incomprensibile, furono i soldati borbonici ad indietreggiare, sotto gli sguardi increduli dei Garibaldini.[4]
L'ordine di ritirata del generale Landi gli appariva così illogico che, per una buona ora, Garibaldi non seppe decidersi a ordinare il contrattacco. Temendo una trappola, si limitò ad osservare le precipitose manovre di ripiego dei reparti nemici, ordinatamente coperte dai Cacciatori Napoletani. Quando i Garibaldi ordinò l'attacco della 6ª Compagnia, guidata dal Capitano Giacinto Carini, il grosso della brigata borbonica era ormai sulla strada per Alcamo.
I timori di Landi erano basati sui segnali d'inquietudine mostrati dalla popolazione sicula, storicamente ostile alla dominazione borbonica, le cui speranze erano state riaccese dalla missione informativa operata da Rose Montmasson e ingigantite dal riuscito sbarco di Marsala. Landi aveva truppe ben equipaggiate, ma a corto di viveri e temeva di essere tagliato fuori dalla sicura Palermo a causa della rivolta popolare. Poche ore dopo, a Partinico, le paure di Landi si rivelarono tutt'altro che infondate.

Nella storia militare la battaglia di Calatafimi rappresenta un combattimento d'incontro, poco più di una scaramuccia. Purtuttavia lo scontro ebbe enormi conseguenze sul piano strategico. Il disordinato arrivo della colonna di Landi, con militi stremati dalla fatica e dalla fame, fece una grande impressione sulla cittadinanza palermitana. Garibaldi assurse immediatamente, nella fantasia popolare, al ruolo di condottiero invincibile, al cui comando unirsi per combattere gli occupanti napoletani.

La collaborazione delle popolazioni locali permise a Garibaldi di arruolare nel proprio corpo di spedizione molti siciliani e, successivamente, anche altri volontari meridionali, conquistando in soli cinque mesi sia l'isola che, di fatto, l'intero Mezzogiorno italiano.

Come ciò sia stato possibile è ancora oggetto di discussione: la spedizione garibaldina, composta originariamente da un migliaio di volontari, mal addestrati e male armati, ebbe ragione, infatti, di un esercito regolare di decine di migliaia di elementi. Alcuni autori, fra cui lo storico revisionista Carlo Alianello, ipotizzano operazioni di sottobosco ante-invasione, fra cui la corruzione, ad opera di emissari del Regno di Sardegna, di generali dell'esercito borbonico. Tra gli esempi avanzati a sostegno della tesi vi è proprio la battaglia di Calatafimi, nella quale truppe regolari dell'esercito Borbonico composte circa 4000 soldati si ritirarono lasciando campo libero ai garibaldini.

Landi, al ritorno a Napoli, fu sottoposto, insieme ad altri ufficiali, al giudizio di una commissione che prosciolse tutti gli accusati. Nonostante ciò, subito dopo essere stato giudicato innocente, egli si congedò dall'esercito. Nel 1861, si diffuse la notizia secondo la quale l'ex generale si sarebbe recato presso la filiale partenopea del Banco di Napoli, per incassare una polizza di credito dell'ammontare di 14.000 ducati d'oro, quale ricompensa ricevuta da Garibaldi per aver sposato la causa unitaria.
:eek::eek::eek::D
 
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