l voto greco non basta, continua l'attacco a Italia e Spagna
di Redazione Websim
Resta altissima la febbre dell'euro: il rendimento dei titoli di Stato spagnoli a 10 anni è schizzato per la prima volta oltre il 7%, considerato il livello “di non ritorno”. Btp al 6,05%. Il ribasso delle banche affonda Piazza Affari: Mediobanca -5%, Unicredit -4%. Enel (-3,1%) segna il nuovo minimo storico.
Il buon esito delle elezioni in Grecia non ha allentato la tensione della Zona euro, che al contrario ha toccato stasera livelli altissimi a causa del balzo dei rendimenti dei titoli di Stato spagnoli. Italia e Spagna sono sotto attacco.
Anche i mercati azionari riflettono questa realtà, con chiusure poco mosse per le principali Borse europee, ma non per le Borse di Milano e Madrid. A Londra l’indice Ftse100 è salito dello 0,2%, il Cac 40 di Parigi è sceso dello 0,6%, il Dax di Francoforte ha guadagnato lo 0,3%.
A Milano l’indice FtseMib è sceso del 2,8%, un dato che al netto dello stacco dividendi si riduce a -1,6%. Madrid ha perso il 2,9%.
I ribassi di Milano e Madrid si legano all’andamento dei titoli di Stato di Italia e Spagna, che hanno registrato oggi una forte crescita dei rendimenti. Il rendimento del Btp decennale è salito al 6,05% dal 5,90% di venerdì scorso e lo spread con il Bund si è allargato a 464 (+18 punti base).
Il campanello d’allarme per l’Europa è squillato acutissimo oggi, dopo che il rendimento dei titoli di Stato spagnoli a 10 anni è schizzato per la prima volta oltre il 7% (7,07%), considerato il livello “di non ritorno”, quello oltre il quale un Paese non riesce a fare quadrare i conti fra deficit pubblico e costo degli interessi. Quando Grecia, Irlanda e Portogallo superarono il 7%, dovettero chiedere aiuto all’Europa.
L'esito elettorale in Grecia, che ha visto la vittoria dei conservatori di Nea Demokratia, ha ricevuto in taluni casi commenti a dir poco sorprendenti. Royal Bank of Scotland scrive che "le elezioni hanno risolto poco, rappresentano un altro passo sulla strada dell’uscita dall’euro", un evento che ha il 90% di probabilità di avvenire nei prossimi due anni, al massimo entro il 2015.
Si sfiora il paradosso quando qualche operatore sconsolato fa osservare che, probabilmente, se avesse vinto la sinistra di Syriza le Borse sarebbero salite perché sarebbe scattato l'intervento di sostegno coordinato, messo a punto dalle banche centrali, mentre con la vittoria dei moderati i banchieri centrali hanno potuto dormire sonni tranquilli.