Uscita da''euro: Chi pagerebbe il conto piu' salato? (1 Viewer)

Nonsoniente

Forumer storico
Ma veniamo al debito pubblico cosa dice la Kommissione

[FONT=&quot]L’elevato debito pubblico potrebbe ripercuotersi sulle prospettive di crescita[/FONT]
[FONT=&quot]dell’Italia. [/FONT][FONT=&quot]La teoria economica suggerisce che un debito pubblico elevato potrebbe[/FONT]
[FONT=&quot]ripercuotersi sulla crescita soprattutto attraverso gli effetti distorsivi di una fiscalità -[/FONT]
[FONT=&quot]presente e prevista -

Questa frase viene smentita dal Giappone che nonostante un debito/pil del 240% ha la seconda miglire BDP in assoluto del mondo dopo la Cina.

la Kommissione dice: [/FONT] [FONT=&quot]Dal 1999 al 2007 il rapporto debito/PIL è sceso di[/FONT]
[FONT=&quot]soli 11 punti percentuali,

e ommette che in Germania nel contempo è cresciuto e omette che nello stesso periodo il debito dei privati Italiani è passato da 35 punti di Pil a 70 punti di Pil. Questo è il problema, non il debito pubblico.
Ma dire che il problema è il DEBITO PRIVATO significa disarticolare la filosofia che ha sorretto la costruzione dell'euro.
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
 
Ultima modifica:

Val

Torniamo alla LIRA
Ritorno al titolo del 3d. Chi pagherebbe il conto più salato.

Indubbiamente quei paesi che importano prodotti dall'italia. E fra questi c'è la germania, sicuramente.

Usciamo dall'euro. Di colpo la nostra lira varrà 1000 lire contro euro. C'è da metterlo in conto. Ogni prodotto che importiamo costerà il doppio. (tanto ce l'hanno già messo nel didietro quando siamo passati all'euro. Ogni prodotto al dettaglio è stato cambiato al valore 1000 lire = 1 euro).

Sicuramente ci sarà da tirare la cinghia. Pensionati, operai, impiegati, intermedi ne risentiranno. Le banche ne risentiranno (sarebbe ora). Commercianti pure (forse sarà la volta buona che invece che aumentare il costo d'acquisto del 400% alla vendita, lo aumenteranno solo del 200%).

Ma non capisco perchè dovrebbero aumentare i sequestri. I soldi c'erano ieri, non domani. (Se mi rapiscono qualche calciatore o qualche dirigente di banca, beh, non spargo certo lacrime)

Avremo un periodo buio, certo, (miseria post anni 40) ma (spero e penso)avremo anche :

- diminuzione del costo immobiliare
- diminuzione dei canoni d'affitto
- diminuzione dei prezzi al dettaglio
- diminuzione delle importazioni

Valorizzazione delle risorse agricole.
Valorizzazione delle risorse energetiche del paese.
Valorizzazione delle risorse industriali.

.
 

Val

Torniamo alla LIRA
....ah il debito ? quello facciamo un concordato e lo paghiamo al 50%.....beh. ma oggi un concordato lo accettiamo anche al 20/25%.......
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dimenticato.
Valorizzazione delle risorse turistiche del paese.

...poi un consiglio, per chi ha i soldi in banca o sotto il materasso.......meglio cambiarli in una valuta estera......
 

Nonsoniente

Forumer storico
Ciao Val se l'euro si rompe la Germnia perde o rischia di perdere 800 miliardi di euro crediti che la Bundesbank ha accumulato nei confronti delle altre banche centrali tramite il sistema di pagamento europeo Target 2. Questo è sicuro è un dato di fatto. Poi di sicuro esporterebbe di meno nella zona euro in quanto la sua moneta si rivaluterebbe rispetto alle altre, quindi i suoi prodotti ( Mecedes, Audi, BMW,) costerebbero un 20% in più.

Perchè dico 20% perchè è il differenziale inflattivo che abbiamo accumulato rispetto alla Germania in questi 15 anni.
Insomma la ns moneta Lira si Svaluterebbe rispetto al nuovo Marco del 20%, certo nei momenti di panico potrebbe perdere anche il 50% 60% ma poi si rialinerebbe sui valori sopracitati.
 

gipa69

collegio dei patafisici
I soldi messi fino ad ora dalla Germania nei vari enti di salvataggio sono in percentuale al GDP molti meno di altri... Il loro problemi sono in realtà i possibili crediti futuri non pagabili dai paesi che uscissero dall'area e facessero default.... ma anche in questo caso i danni potrebbero essere ammortizzati almeno in parte.
 

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Nonsoniente

Forumer storico
OH qualche tedesco che pubblica sul Der Spiegel e non su investireoggi la pensa come me.
Articolo tratto da voci della Germania

ercoledì 13 giugno 2012

Münchau: con l'uscita dell'Italia dall'Euro, inizierebbe la nostra crisi


Wolfgang Münchau su Der Spiegel ci ricorda ancora una volta quanto la Germania avrebbe da perdere dalla fine dell'Euro. La Germania è davvero ricattabile e i paesi del sud Europa ne sono consapevoli?
Dopo le banche spagnole, anche l'Italia dovrà chiedere la protezione del fondo salva stati? Gli aiuti disponibili non saranno abbastanza - l'Eurozona rischia il crollo. Ma come avverrà il crollo?


Abbiamo avuto diversi avvertimenti, come recentemente quello di Christine Lagarde o di George Soros: l'Euro rischia di disintegrarsi entro tre mesi. Io condivido la previsione. Al centro del problema non c'è la Grecia, ma Spagna e Italia. Il punto è che i meccanismi attuali di salvataggio in caso di escalation della crisi non sarebbero sufficienti.


Dall'inizio: dopo una breve fase di euforia, i mercati hanno espresso una forte perplessità nei confronti del piano di salvataggio proposto per la Spagna. Con le 2 inizioni di liquidità di dicembre e febbraio, la BCE ha aiutato le banche spagnole ad acquistare titoli di stato spagnoli. Con il salvataggio approvato nel fine settimana, si è invece dato allo stato spagnolo del denaro per salvare le banche. Nei mercati finanziari, questa doppio salvataggio, viene paragaonato a 2 ubriachi in un bar che si appoggiano l'uno all'altro per restare in piedi.


I tassi a 10 anni sui titoli spagnoli sono al momento intorno al 6.8 % - e questo nel mezzo di una recessione e con una disoccupazione di quasi il 30%. E' solo una questione di tempo: la Spagna dovrà chiedere la protezione del fondo salva stati. Secondo le stime di JP Morgan la Spagna dal 2012 al 2014 dovrà finanziare 350 miliardi di Euro di debito pubblico. Con i 100 miliardi che saranno concessi alle banche, l'intero meccanismo di finanziamento del fondo di salvataggio sarebbe esaurito. Rimarrebbe forse spazio per Cipro, ma nulla per gli altri.


Il problema non è la grandezza del fondo ESM, ma la sua struttura. Gli stati che rimangono fuori dall'ombrello, garantiscono per tutti quelli che sono sotto la protezione del fondo. Se la Spagna chiede aiuto al fondo, succedono 2 cose allo stesso tempo. Le garanzie totali offerte crescono. E sono sempre meno i paesi a garantire per questi prestiti.


L'Italia non era preparata all'Euro.


La Spagna può ancora trovare un po' di spazio sotto la copertura del fondo, ma per l'Italia non c'è alcuna soluzione. Con i tassi di interesse oltre il 6%, un debito pubblico del 120% del PIL, ed una mancanza di crescita strutturale, l'Italia non potrà restare nell'Euro. L'Italia ha bisogno degli Eurobonds - probabilmente anche di un taglio del debito e di una strategia per il miglioramento della competitività.


La nomina di Mario Monti come capo di governo l'anno scorso era stata accolta con una certa euforia dai mercati, ma il bilancio è deludente. Ha puntato sulle riforme sbagliate, e gli è mancata una base di potere politico. I sondaggi sulla sua popolarità sono crollati, e all'interno della coalizione che lo sostiene gli manca spesso l'appoggio. Alcuni parlano addirittura della necessità di elezioni anticipate.


Ma il problema dell'Italia non è il suo primo ministro. Il paese non era preparato all'Euro. Con l'ingresso nella moneta unica ha perso progressivamente la sua competitività. Anche negli anni buoni l'economia cresce di appena l'1%. E ora il paese è in una profonda recessione e ha un governo debole con poco tempo disponibile.


L'Italia non è molto lontana dal punto in cui, senza l'aiuto esterno, non potrà rifinanziarsi sui mercati. Ma l'Italia è troppo grande per il fondo di salvataggio: secondo JP Morgan da qui al 2014 dovrà rifinanziare sui mercati 640 miliardi di Euro. Italia e Spagna insieme arrivano a 1 trilione di Euro. Si dovrebbe raddoppiare le disponibilità del fondo per poter coprire i fabbisogni di entrambi i paesi. E l'onere complessivo dovrebbe essere sostenuto da Germania e Francia insieme. Sarebbe un suicidio economico e politico.


La combinazione di unione bancaria, fiscale e politica potrebbe risolvere il problema. E non sarebbe merito del nobile principio dell'unione politica, ma del concreto alleggerimento del debito che in questa situazione avrebbe un effetto positivo. Risolvere la crisi con un comunicato stampa sarà tuttavia difficile. Se al vertice di fine mese ci si mette d'accordo su un piano di unione politica da realizzare in 10 anni, l'effetto non sfiorerà nemmeno i mercati, e l'Italia resterà nella solita trappola del debito.


Allora in Italia, a causa dei tassi di interesse troppo alti, la pressione politica per un'uscita dall'Euro potrebbe crescere. In una tale situazione, mi aspetto che l'Italia non onori il suo debito estero. A differenza della Spagna, l'Italia sarebbe in grado di fare un'operazione di questo tipo. Nonostante il livello elevato del vecchio debito, il paese ha infatti un deficit relativamente basso, che rende il paese abbastanza indipendente dal mondo esterno.


Un'uscita dell'Italia farebbe molto male alla zona Euro.


Con un'uscita dall'Euro e un taglio del debito, la crisi interna italiana sarebbe bruscamente interrotta. La nostra invece sarebbe appena iniziata. La grande maggioranza delle banche europee sarebbe a un passo dal collasso. I debiti tedeschi crescerebbero molto rapidamente, perchè si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e si dovrebbero coprire le centinaia di miliardi di Euro di perdite legate al sistema Target -2. E chi pensa che fra i paesi europei non ci sarebbero profonde divergenze, allora non riesce a capire quello che sta succedendo in una crisi così profonda.


Un'uscita italiana danneggerebbe probabilmente molto piu' noi che l'Italia stessa - e questo sicuramente indebolisce la posizione tedesca nel negoziato. Non riesco proprio ad immaginare chi in Germania, a parte alcuni funzionari pubblici o degli economisti in pensione, possa avere interesse al collasso della moneta unica.


Quando l'ex capo economista della BCE Otmar Issing sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung argomenta contro l'unione fiscale e l'unione bancaria, nasconde le conseguenze che ci sarebbero se si seguisse il suo ragionamento. Poiché è un uomo intelligente, suppongo che prenda in considerazione tacitamente il collasso della moneta unica. Si occupa solo dei principi. La domanda che dovremo porci è se questi principi valgono una nuova crisi economica mondiale. Vogliamo ripetere gli errori che le precedenti generazioni hanno fatto seguendo fermamente i loro principi?


Comunque vada, sono gli ultimi mesi di questa fase della crisi. Potrebbe arrivare l'unione politica con una condivisione dei debiti: allora il conflitto si sposterebbe alla politica interna. Oppure l'Euro si disintegra. E allora avremo una categoria di crisi completamente nuova.

Pubblicato da Voci dalla Germania a 15:42 3 commenti
 

Nonsoniente

Forumer storico
Ciao Gipa mi riferisco a questo, ti posto un articolo di Giorgio Ragazzi sulla Voce.info in merito all'argomento Target2 sicuramente molto più esaustivo di quello che potrei dire io.

BILANCE DEI PAGAMENTI: L'EUROSISTEMA NON BASTA

di Giorgio Ragazzi 26.03.2012 Gli squilibri nelle bilance dei pagamenti di parte corrente dei paesi europei non sono stati un problema finché i mercati finanziari hanno ritenuto che l'appartenenza stessa all'area euro garantisse la solvibilità degli stati membri. Tutto è cambiato con la crisi finanziaria. Gli interventi della Bce hanno riportato la calma, ma la possibilità di ricorrere all'Eurosistema ora sembra esaurita. Nel lungo termine la sopravvivenza dell'euro dipende dal superamento degli squilibri strutturali e dunque dalla riduzione del divario di competitività accumulato con Germania e Olanda.

Da quando è stato introdotto l’euro, gli squilibri nelle bilance dei pagamenti di parte corrente dei principali paesi si sono vistosamente ampliati. Vi sono paesi strutturalmente in surplus (Germania, Olanda, Austria, Finlandia) e altri strutturalmente in deficit (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia).

I CONTI TARGET 2

L’evoluzione dei saldi aggregati delle partite correnti è stata la seguente (miliardi di dollari, dati Ocse):



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Anche se l’area euro nel suo complesso è grossomodo in pareggio (per le partite correnti), squilibri così ampi e crescenti tra paesi dell’Unione monetaria pongono ovviamente il problema della sostenibilità del sistema.
Prima dell’euro, ciascun paese poteva accumulare disavanzi di parte corrente senza perdere riserve valutarie solo se riusciva ad attirare sufficienti capitali dall’estero: il “vincolo estero” dipendeva dal giudizio dei mercati internazionali sull’affidabilità del paese. Con l’introduzione dell’euro pareva che il vincolo fosse superato; i mercati finanziari ritenevano che l’appartenenza stessa all’area euro garantisse la piena solvibilità di ciascun stato membro dell’Ume e i paesi in disavanzo hanno potuto finanziare facilmente, con afflussi di capitale dall’estero (dall’interno o dall’esterno dell’Ume) l’impressionante crescita dei loro disavanzi correnti: da 32 miliardi di dollari nel 2002 a 351 miliardi nel 2008.
La situazione è radicalmente cambiata a seguito della grande crisi finanziaria del 2008 che ha fatto rinascere nei mercati finanziari la percezione dell’esistenza di un “rischio paese” anche nell’ambito dell’Ume, sia per l’esplosione dei disavanzi di parte corrente di alcuni paesi (ad esempio, tra il 2002 e il 2008 il disavanzo della Spagna è passato da 22 a 153 miliardi di dollari, quello della Grecia da 9 a 51) sia per il rapidissimo incremento del debito pubblico. V’è una stretta relazione tra finanza pubblica e bilancia dei pagamenti: il venir meno della fiducia sul debito pubblico genera un deflusso di capitali che rende più difficile finanziare il disavanzo corrente.
A partire dal 2008 la Banca centrale europea ha iniziato a intervenire massicciamente, acquistando titoli del debito pubblico ed erogando finanziamenti al settore bancario. Di questi interventi non si trova quasi traccia nel bilancio della Bce, che a fine 2010 riportava all’attivo solo 18 miliardi di titoli di stato. Questo perché gli interventi decisi dalla Bce vengono attuati, su sue istruzioni e per suo conto, dalle banche centrali dei vari paesi che assieme alla Bce formano l’Eurosistema.
La banca centrale di un paese che, per conto della Bce, acquisti titoli di stato o eroghi credito alle banche crea, al passivo, base monetaria che può essere usata per finanziare il disavanzo della bilancia dei pagamenti. Se, ad esempio, una banca italiana deve effettuare un pagamento a favore di una banca tedesca viene addebitato il conto della prima presso la Banca d’Italia e accreditato il conto della seconda presso la Bundesbank. In contropartita la Banca d’Italia registra un debito Target 2 verso l’Eurosistema e la Bundesbank un credito. Queste transazioni avvengono attraverso il sistema di pagamenti intra-europei denominato appunto Target 2. (1) Tramite i conti Target 2 dunque i paesi dell’Ume in surplus finanziano i disavanzi di bilancia dei pagamenti dei paesi in deficit.

UNA CALMA APPARENTE

Nei quattro anni 2007-2010 solo circa la metà del surplus corrente della Germania è stato compensato da deflussi netti di capitale da parte dell’economia (privati, imprese, banche); vi è stato quindi un aumento delle “riserve” tedesche sull’estero, interamente sotto forma di accumulo di crediti Target 2 della Bundesbank verso l’Eurosistema.
La Bce non rende pubblici i saldi “Target 2” delle singole banche centrali perché considera che crediti e debiti si compensino. I dati devono quindi essere desunti dai bilanci delle singole banche centrali. Sino al 2008, sintanto che era facile per tutti i paesi finanziarsi sul mercato dei capitali, i saldi dei conti Target 2 erano rimasti assai modesti e ignorati. Da allora vi è stata invece una vera “esplosione” , arrivando alla situazione seguente (ottobre 2011, ultimo dato di cui dispongo):



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Tramite l’Eurosistema i paesi strutturalmente in surplus hanno finanziato i disavanzi di bilancia dei pagamenti dei paesi in deficit per importi ben superiori ai 500 miliardi (teorici) dell’Efsf, e questi finanziamenti sono aggiuntivi ai prestiti erogati dagli stati tramite l’Efsf. (2)
Se la bilancia dei pagamenti dell’Ume nel suo complesso fosse in pareggio e l’Eurosistema (Bce più banche centrali nazionali) si astenesse da interventi sul mercato dei cambi (in realtà sinora abbastanza rari e poco rilevanti), si potrebbe pensare che i disavanzi di bilancia dei pagamenti dei paesi in deficit potrebbero essere agevolmente finanziati dai paesi in surplus erogando credito ai primi tramite i conti Target 2.
La possibilità di compensare surplus e disavanzi di bilancia dei pagamenti all’interno dell’area euro ha tuttavia dei limiti, che dipendono dalla Bce. In realtà non esiste alcun limite massimo all’accumulo di crediti Target 2, mentre l’accumulo di debiti Target 2 è limitato dal credito complessivo che la Bce eroga a favore dei paesi in disavanzo, mediante acquisti di titoli di stato o concessione di crediti alle banche. Del credito a tre anni concesso dall’Eurosistema a dicembre 2011 e febbraio 2012 hanno beneficiato in misura prevalente le banche dei paesi con maggiori difficoltà a finanziare il disavanzo della loro bilancia dei pagamenti (Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna, la stessa Italia) ed è probabile quindi che i saldi in dare e avere dei conti Target 2 siano ulteriormente cresciuti negli ultimi mesi. Ciò ha dato respiro ai paesi in disavanzo strutturale consentendo loro di “tirare” sui paesi strutturalmente in surplus. Le tensioni sui mercati finanziari si sono pertanto allentate e si ha l’impressione che la crisi dell’euro sia superata, vista anche la conclusione della vicenda greca. Ma sino a quando potrà durare la calma apparente?
La Bce ha recentemente dichiarato che l’Eurosistema non effettuerà più acquisti rilevanti di titoli di stato; appare anche improbabile che venga ulteriormente ampliato il credito complessivo al sistema bancario, dopo le due recenti operazioni per circa mille miliardi, vista anche la crescente opposizione da parte della Bundesbank a un’ulteriore espansione della base monetaria che potrebbe generare spinte inflazionistiche. Sono state mosse anche critiche alla riduzione degli standard dei collaterali richiesti dalla Bce alle banche dei paesi in difficoltà. Si può dire dunque che, per quanto concerne il possibile contributo dell’Eurosistema al finanziamento delle bilancia dei pagamenti dei paesi in difficoltà, si sia già “raschiato il fondo del barile”.
Ora che la possibilità di ricorrere all’Eurosistema sembra esaurita, sino a quando paesi strutturalmente in disavanzo della bilancia dei pagamenti di parte corrente riusciranno a finanziarli con afflussi di capitali dall’estero? Si noti anche che, poiché i crediti erogati da canali pubblici (Eurosistema, Esfs, Fmi) sono considerati privilegiati rispetto ai crediti “privati” (come si è visto anche nel recente default della Grecia), un paese che abbia fatto largo ricorso ai primi avrà maggiori difficoltà ad attrarre capitali privati dall’estero.
L’Italia ha un disavanzo corrente pari al 3 per cento del Pil. Il disavanzo corrente della Francia (2,2 per cento del Pil) tende ad ampliarsi, mentre quelli di Grecia (5,5 per cento del Pil) e Spagna (3,2 per cento) tendono a ridursi per la contrazione della domanda interna. Politiche restrittive della domanda potranno certo ridurre in qualche misura i disavanzi di parte corrente, per qualche tempo, ma se non viene ridotto il gap di competitività accumulato nei confronti della Germania (e dell’Olanda) gli squilibri strutturali non verranno superati. È da questo che dipende la sopravvivenza dell’euro nel lungo termine. Il tempo a disposizione per l'aggiustamento potrebbe essere anche poco, data l’enorme volatilità dei capitali, soprattutto bancari.


(1) Una buona descrizione del sistema Target 2 si trova nell’Annual Report 2010 della Bundesbank.


Mi concedo solo un piccolo commento a questa frase:
ma se non viene ridotto il gap di competitività accumulato nei confronti della Germania (e dell’Olanda) gli squilibri strutturali non verranno superati. È da questo che dipende la sopravvivenza dell’euro nel lungo termine.

Secondo la mia modesta opinione questo gap di competitività potrà essere ridotto solo con LA FLESSIBILITA' DEL CAMBIO e non certo con politiche del LAVORO SVALUTATIVECOMPETITIVE.
 

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