VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

DANY1969

Forumer storico
:d:
Buona settimana a tutti :)
E con oggi termino con le foto del trekking in Patagonia :) Ancora il Cerro Torre ed il Fitz Roy (altra cima
"famosa" tra gli alpinisti per la difficoltà nell'ascesa).


Cerro Torre
Immagine301.jpg


Fitz Roy - Los Tres Lake
Immagine302.jpg


Fitz Roy
Immagine303.jpg



Strada verso Albino Glacier
Immagine304.jpg
 
Ed ecco qui la descrizione perfetta di un "giornalaio", prevenuto nei confronti di chi lavora, Italiano,
ma di uno che lavora, quando tu "giornalaio" sei ancora sotto le coperte a poltrire.
Coglione. Un contadino lavora, dall'alba. Un campo di mais - in questo momento - ha piante
alte più di 2 metri. Come fai a vedere chi sta sotto ? E lo indagano pure e sequestrano il mezzo che
serve per lavoro, non per divertimento. E ci si dimentica sempre che si è su "una proprietà privata".
Ma lui deve "dare al colpa" al contadino. E "lui sa" già tutto. Che c'erano amici, che si sono alzati,
che si sono messi a correre, chissà che film ha visto ? Buffone.



Anche se resta un’ipotesi poco considerata, l’investitore e omicida, l’italiano 28enne , potrebbe non essersi accorto dell’incidente.

Ma di sicuro gli amici — forse due, forse di più — in compagnia di Sara El Jaafari e Hanan Nekhla,
hanno visto agonizzare le donne, di 28 e 31 anni, e sono scappati dal campo di mais a Locate Triulzi
dove alle 11.30 di venerdì una delle vittime aveva chiamato il 112 raccontando che erano state travolte da una mietitrebbia.

Il mezzo era differente — si tratta di un Grim, utilizzato per spargere i medicinali sulle coltivazioni
ma nulla cambia nella ricostruzione del Nucleo investigativo dei carabinieri.
Quel cellulare dal quale era partita la richiesta di soccorso si era subito spento,
rendendo giocoforza impossibile l’esatta localizzazione.
Gli investigatori erano in possesso di un’unica informazione geografica peraltro approssimativa poiché,
nel corso di quella rapida e disperata conversazione con il 112, era stata menzionata
la vasta area che dall’ex bosco della droga di Rogoredo, periferia cittadina, si spinge fino a San Giuliano Milanese,
senza aggiungere dettagli preziosi.



Sara e Hanan, marocchine e prive di una dimora, si erano accampate insieme agli amici,
forse connazionali i quali nella fuga hanno lasciato sul posto dei telefonini,
fornendo le coordinate per far completare ai carabinieri la caccia, che potrebbe richiedere ore e non giorni.
Dall’esame del medico legale, nell’attesa dell’autopsia di oggi,
sembra che una delle donne sia stata uccisa direttamente dal mezzo agricolo
e l’altra si sia spenta soffocata dalle esalazioni della sostanza (lo confermerà l’esame tossicologico).

Il Grim consta di una cabina di pilotaggio, dove era seduto l'agricoltore residente a Lacchiarella,
e posteriormente a essa consta di due braccia meccaniche laterali, come ali di un aereo.

Il mezzo procede in avanti dunque, se magari disattento, il conducente può anche non registrare quanto succede sul retro.

Vero che il campo di Locate Triulzi è una zona isolata, impervia, e che le piante di mais erano relativamente alte,
pertanto coprendo quantomeno in parte l’orizzonte e la visuale:
insomma, presupponendo che le donne e gli uomini fossero sdraiati, magari perché ancora stavano dormendo.


Vero anche un insieme di elementi. :

Primo, quella cabina di pilotaggio è assai sopraelevata rispetto al terreno;

secondo elemento, in quel campo, delle persone si sono alzate iniziando a correre (gli amici) dopo il ferimento delle donne;

e ancora, nel chiamare il 112 forse anche la vittima al telefono si era alzata in piedi;

quarto e dirimente elemento, le braccia meccaniche del Grim sono situate a mezza altezza, non rasoterra,
per far piovere dall’alto i medicinali, e nella manovra di avvicinamento alla zona del gruppo,
il conducente potrebbe aver notato, magari proprio all’ultimo, quelle presenze — dunque tutte già in piedi —
non riuscendo a evitarle ma, questo sì, realizzando i fatti e andandosene anziché a sua volta avvisare le forze dell’ordine.


Nel lungo interrogatorio avvenuto nella notte tra sabato e ieri, l’uomo, provato e afflitto,
con frequenti momenti di terrore, ha negato ogni minima responsabilità.

Il che non toglie che la Procura di Lodi, titolare dell’inchiesta, mantenga le riserve sulla sua posizione,
indagandolo per omicidio colposo come atto dovuto, aspettando che la Rilievi,
tornata a Locate Triulzi in mattinata, completi le verifiche sulla scena del crimine.
 
Ci siamo. Si fanno le prove. Si testano le reazioni del popolo........



Il governo spagnolo, socialista, ha proposto una legge sullo stato d’emergenza che viene ad assegnare dei poteri estremi al governo.


Secondo quanti riportato da El Pais la proposta di legge prevede che,

nel caso in cui in Spagna venga dichiarato lo stato di crisi (“situazione d’interesse per la Sicurezza Nazionale” è il nome dato dalla legge),

le autorità possano anche procedere alla requisizione temporanea di tutti i tipi di proprietà,

all’intervento o all’occupazione provvisoria di quelle necessarie o la sospensione di ogni tipo di attività
.


Coloro che subiscono danni patrimoniali a causa della requisizione dei loro beni o dell’interruzione della loro attività avranno diritto al risarcimento.

Nelle sue prime bozze, la legge esclude il pagamento d’indennizzi a coloro che sono obbligati a svolgere un servizio personali per altri o per lo stato.


Sebbene la bozza non lo specifichi, si presume che i servizi personali

e la requisizione di materiale saranno correlati al tipo di crisi,

sia di natura sanitaria, ambientale, economica, finanziaria, ecc
.


Quello che gli articoli chiariscono è che le misure adottate saranno graduali e proporzionate alla situazione da affrontare
e saranno limitate al tempo strettamente necessario per superare la situazione di crisi.

Nello stesso tempo il numero e l’ampiezza delle emergenze è enorme e, soprattutto, non specificato, dando al governo un potere estremo.


Tra le altre novità, la bozza prevede l’obbligo dei media di collaborare con le autorità competenti
nella diffusione delle informazioni di carattere preventivo od operativo.



Quindi alla prossima epidemia il Governo Spagnolo potrebbe mobilitare la popolazione,
imporre obblighi di corvée oppure fare sequestri di beni di massa.


Uno strapotere che raramente si è visto perfino in tempo di guerra e che ora si arroga un governo teoricamente democratico e socialista.


Qualcosa non sta andando nel mondo moderno, c’è del marcio.
 
Questa storia dell’inginocchiarsi o meno sta cominciando a diventare snervante.

A maggior ragione che si tratta di un gesto che nulla ha a che vedere con il razzismo.

Quest’ultimo – si dice sempre – si combatte col rispetto dell’altro.

Ma inginocchiarsi non è un segno di rispetto, ma di sottomissione, di supplica, di remissività.


Inginocchiarsi non significa “io ti rispetto come mio pari”, ma “io mi sottometto a te come mio superiore”.


Attenzione su questo punto.


Due uomini che si rispettano a vicenda stanno in piedi, si guardano negli occhi e usano reciprocità.

Un uomo che si mette in ginocchio davanti a un altro uomo si sta sottomettendo:

esattamente ciò che vogliono il movimento “Black Lives Matter”, da cui è partita tale campagna, e i fautori del “multikulti”.



Tutto è partito dalla famigerata protesta del movimento per i diritti dei neri (o presunto tale)
per le vittime della violenza della polizia, che ha visto gli agenti bianchi incaricati di mantenere l’ordine
mettersi in ginocchio dinanzi ai contestatori.

In un’epoca in cui prevale la “psicologia del gregge”, tale gesto è diventato virale nel giro di pochissimo tempo,
ed è assurto a simbolo della lotta contro il razzismo e la discriminazione.

Ma, si diceva, il razzismo si combatte col rispetto, cioè trattandosi alla pari, non sottomettendosi, come il gesto di inginocchiarsi sottintende.


Il punto è che l’obbiettivo di gruppi come il “Black Lives Matter” non è semplicemente ottenere rispetto e parità di condizioni:

ciò che perseguono è la sottomissione da parte degli altri gruppi, di quelli diversi da loro.


Gli stessi tifosi del politicamente corretto e del multiculturalismo coatto non vogliono semplicemente che le varie etnie convivano:

vogliono che alcune – giudicate svantaggiate o “vittime” – prevalgano su altre e si rivalgano per i patimenti (immaginari) loro inflitti.



Chi conosce il “Black Lives Matter” sa benissimo che non si tratta di un movimento per i diritti civili,

ma di un gruppo di estrema sinistra, fortemente ideologizzato e sostenitore di una sorta di “lotta di classe” in chiave razziale,

dove i neri sono i proletari e i bianchi i borghesi.




Sono gli eredi diretti delle “Pantere Nere”, il gruppo suprematista nero che negli anni Settanta si distinse per i suoi toni aggressivi,
per il suo stile paramilitare e per il suo sostegno alla lotta violenta contro il “predominio dei bianchi” nella società americana:
il loro obbiettivo dichiarato non era portare più uguaglianza tra i due gruppi, ma far avanzare i neri a discapito dei bianchi.
Non diversamente, il “Black Lives Matter” sostiene di lottare contro il “White privilege”, che è lo stesso.


Non vogliono parità di trattamento, ma la sottomissione da parte di quelli che vedono come gli eterni nemici dell’affermazione della comunità nera:
i bianchi, colpevoli per il fatto stesso di essere tali.

Non si tratta di un movimento pacifista nato sull’onda dell’indignazione della comunità afro-americana per le violenze ai loro danni,

come la narrazione politicamente corretta vorrebbe far credere:

ma di un movimento di estrema sinistra che pratica una diversa e ancor più subdola forma di razzismo,

in quanto nascosta dietro la maschera della giustizia sociale e dei diritti civili.



Questo significa che chi, aderendo a tale campagna, si inginocchia per dimostrare la sua solidarietà o il suo antirazzismo,
in realtà e sia pure in maniera inconsapevole, si sta inginocchiando dinanzi alle rivendicazioni di un gruppo di marxisti neri
che non fanno mistero della loro ostilità nei confronti dei bianchi:

non è forse anche questa una forma di razzismo?


Inginocchiarsi, in questo caso, non è un modo per dimostrare solidarietà:

è un atto politico che indica vicinanza a quel gruppo e a quell’ideologia.



Non è un gesto di rispetto e di parità, ma di sudditanza – anzitutto psicologica – nei confronti di quella mentalità
che, in nome della lotta alle discriminazioni, ne vorrebbe istituzionalizzare o incentivare delle altre.

Ma, soprattutto, è il segno più chiaro ed evidente di quanto gli occidentali siano vittime del senso di colpa indotto,
che li spinge a vergognarsi di sé stessi e a mettere in atto questo tipo di comportamenti.

Tutti coloro che finora si sono messi in ginocchio non hanno manifestato contro il razzismo,
ma a favore di una sua diversa forma, oltre che di quella specie di “etno-comunismo”
che vede nei bianchi l’origine di tutti i problemi di questo mondo e la relativa civiltà occidentale
come il sistema da distruggere per l’avvento di un mondo più giusto e solidale.



Quindi, se davvero non si è razzisti, si stia in piedi e non si mandino segnali di sottomissione a movimenti e ideologie che razzisti lo sono dichiaratamente.


.
 
Ahahahahahahahah


“Io non posso assumere una decisione solo con il cuore
se la mia testa mi suggerisce che il percorso è sbagliato,
non posso prestarmi a un’operazione in cui non credo”.

Beppe Grillo deve decidere “se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia
o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione”.


“Non ha senso limitarsi a imbiancare una casa che ha bisogno di profonde ristrutturazioni.
E io ho sempre detto che non mi sarei prestato a operazioni di pura facciata”.

“Una diarchia non può essere funzionale, non ci può essere un leader ombra affiancato da un prestanome.
E in ogni caso non potrei essere io”.

Questo è il pensiero di Giuseppe Conte il quale ha respinto al mittente l’invito di Beppe Grillo a fare il “testa di legno” in nome e per conto “dell’Elevato”.


Pazienza, non esistono più i “testa di legno” di una volta, quei bravi ragazzi alla Luigi Di Maio o Roberto Fico
(a puro titolo di esempio) che in cambio del posticino si mettono su due zampe e poi ti portano anche il giornale e le ciabatte.

Beppe deve essersela presa molto per lo scarso servilismo e ha pubblicato un post in cui sostanzialmente ha dato del testicolo a Giuseppe Conte.

Sarebbe troppo facile rimproverare al Garante del Movimento 5 stelle di essersi accorto troppo tardi delle scarse doti di Conte
e cioè dopo averlo imposto due volte come premier e una volta come capo politico in pectore.


Beppe Grillo mente, cambia idea e provoca per cercare di buttarla in caciara.


Qui non è questione di novelli testicoli, il problema è squisitamente politico e riguarda una serie di equilibri che attengono alla sopravvivenza dei pentastar.

Giuseppe Conte vuole normalizzare definitivamente il Movimento, ancorandolo alla sinistra e capitalizzando la visibilità ottenuta durante il picco della pandemia,
scippando la borsetta al fondatore che ormai non incanta più nemmeno gli ignoranti.

Ciò però taglierebbe fuori Beppe Grillo rendendo marginale il suo modo di fare politica incentrato su rutti, peti e vaffanculi.

Per giunta ciò esporrebbe il fianco a una scissione dell’anima più movimentista che con Alessandro Di Battista
punterebbe a soffiare sotto il naso di Grillo tutti i voti di protesta.

Se Beppe Grillo si piegasse a Giuseppe Conte sarebbe schiacciato tra due fuochi
e cioè dal soggetto moderato (il nuovo movimento guidato da Conte) da un lato
e dall’altro da “Rifondazione grillina” guidata dal Dibba.


Il fondatore non può condannarsi all’irrilevanza per cui ha scelto il male minore:

cedere sul campo la quota moderata di voti grillini compresi i relativi dirigenti che seguiranno Giuseppe Conte,
temendo di non essere nuovamente in Parlamento in virtù della regola dei due mandati.
Il tutto sperando che la deriva centrista capeggiata da “Giuseppi” peschi in termini elettorali
più dal bacino targato Partito democratico rispetto ai simpatizzanti pentastar.



Il calcolo del comico genovese non è totalmente peregrino:

sono giorni che gli esponenti democratici continuano incessantemente a sperticarsi in pubbliche lodi alla volta dell’ex premier.
Come se volessero inglobarlo, disinnescando “l’effetto Conte” sul loro bacino elettorale.
Accogliendolo al Nazareno, i democratici vorrebbero, a loro volta, raspare in fondo al barile grillino
per vedere se per caso qualche voto rimane attaccato alla pochette del professor Conte.


Insomma, i giallorossi sono fratelli più che alleati.


Atteso che la mossa di Beppe Grillo è stata quindi attentamente ponderata per limitare il danno in termini elettorali
(i grillini versano già in stato comatoso), ciò che potrebbe essere maggiormente intaccato è l’equilibrio globale:

per fare il movimentista, Grillo dovrebbe uscire dal Governo (come del resto ha chiesto Alessandro Di Battista)
lasciando Enrico Letta con il cerino in mano in un Esecutivo a trazione centrodestra.

Salterebbero, inoltre tutti, gli accordi flebili e sottobanco sulle elezioni locali ma – cosa ancor più grave – quelli sul nuovo Capo dello Stato.


Beppe Grillo è a un bivio e si sta giocando tutto per assicurare a sé stesso
il controllo sulla sua creatura politica anche se ciò significasse implosione:

le menate sulla democrazia diretta, uno vale uno, i cittadini contro la casta.


Tutta una farsa dietro cui si celano le solite pratiche della politica:
lacerazioni tra correnti, scissioni e personalismi.


Marco Travaglio adesso ci venga a raccontare che quello di Silvio Berlusconi
è l’unico partito azienda fondato nell’esclusivo interesse del leader.


Se lo facesse, saremmo lieti di intonare una sonora pernacchia in suo onore.
 
Avete letto l’ultimissima sentenza della Cassazione dell’altro ieri?

Semplicemente spettacolare.


Un immigrato se prende a calci un poliziotto non commette reato.


In Cassazione da qualche tempo sembra sia in corso una gara a chi riesce a stupire di più.


Un immigrato, così definiscono oggi i clandestini, colpito da un ordine di espulsione…attenti al dettaglio …
dicono i supremi giudici, in seguito giudicato illegittimo, ( cioè, nessuno, e quindi neanche lui, sapeva che quell’ordine era illegittimo),
ha reagito per difendere un diritto ingiustamente leso (a parte che non ricordo azioni di tutela di diritti che prevedano questo tipo di “difese”),
non commette reato se prende a calci un poliziotto.


E questo per la semplicissima ragione che il fatto che quell’ordine, secondo giudici
( che non so più se definire progressisti o creativi) era illegittimo,
i calci al poliziotto costituirebbero un fatto … “di particolare tenuità”!


Fermi tutti, non fatevi venire in mente idee fantasiose!

Due calci sono un fatto di particolare tenuità … se dati a uno in divisa … non se succede il contrario.

Se i calci li da quello in divisa … allora si è di fronte a un crimine contro l’umanità, si è biechi torturatori, quattro schiaffi diventano una mattanza …
e via con il solito trito e ritrito copione progressista.

È di questi giorni la levata di scudi per i fatti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, noti da subito,
tanto da esser oggetto di interrogazione parlamentare al Ministro dell’epoca (Bonafede, ve lo ricordate?),
a cui però nessuno dei giornalisti d’assalto, a senso unico, ha chiesto conto oggi.


Ma guarda un po’, nello stesso tempo in cui si esaudiscono i desideri di un criminale assassino,
che … non si trova bene dove lo hanno recluso …

Avete capito a chi mi riferisco, vero?

La morale è: inflessibilità nel punire colpevoli se portano la divisa o se non sono dei “nostri”,
difesa a spada tratta (un tempo si sarebbe detto all’ultima baionetta), se sono i nostri.


L’avete sentita l’insistente intervistatrice da strada
(nel senso di quelle che pretendono dichiarazioni in mezzo alla strada, con quei modi maleducati e spesso aggressivi),
che cercava di far ammettere a Salvini che era stata una “mattanza” quel che era accaduto in quel carcere?

Chissà se quella tizia sa cosa è una “mattanza”.

Ha mai scritto nulla su quel che succede nelle carceri colombiane, tante per fare un esempio, quando c’è una rivolta?

Chi ne è stato “ospite” mi ha raccontato che all’inizio le “guardie” lasciano fare,
così i rivoltosi ne approfittano per regolare i loro conti, ovviamente con le armi da fuoco di cui hanno abbondanza,
ma preferibilmente con un oggettino … il machete!

Dopo un po’, sventagliate di mitra sul mucchio superstite, e ritorno all’ordine per i sopravvissuti … fino alla prossima “mattanza”!


E ne sa niente costei di quell’ameno carcere in pieno deserto, in un Paese orientale,
dove le altezze dei soffitti delle parti riservate ai detenuti, non superano il metro e cinquanta?

Qualcuno si domanderà perché così basso, vero?

Provate a pensare di fare una rivolta … piegati in due ….

E poi si parla di torture, pestaggi, mattanze qui da noi?!


Torniamo alla sentenza della sesta sezione penale della Suprema Corte che, se non ricordo male,
dovrebbe essere tra le più prolifiche nel dichiarare l’inammissibilità dei ricorsi.

Quale è il messaggio che invia alle forze dell’ordine?

Se c’è qualcuno, purché non italiano sembra di capire, che, secondo un suo personale modo di difendere suoi diritti,
prende a calci un poliziotto che cerca di mettere in esecuzione un ordine, senza pensare che magari qualcuno in seguito potrebbe ritenerlo illegittimo,
lo prende a calci, la sua è una reazione giusta.


E che diavolo … questi poliziotti, neanche un minimo di preveggenza hanno?!


Se esegui un ordine, caro mio, devi pensare prima se sia legittimo.


Un po’ come vi hanno fatto fare quando era palese l’illegittimità di ordini tipo quello di non uscire di casa,

o di portarsi dietro quella barzelletta di autocertificazione …


Possibile che sia così difficile capire!?

Guardie … così vi prendo tutti … dovete eseguire gli ordini … che chi comanda vuole siano eseguiti …
poi, se sono legittimi o meno … ma che ne volete capire voi …


Una domanda, maligna, però a questo punto ci sta bene.


Se per caso, come talvolta capita, un giudice di secondo grado, annulla e magari pure malamente,
una sentenza di primo grado (in un caso in cui la Corte d’Appello scrisse, testualmente
“… il Tribunale, con motivazioni pseudo giuridiche e pseudo giudiziarie …”),
andare a prendere a calci il giudice di primo grado che ha così gravemente sbagliato,
magari causandoci anche danni … sarà un fatto di particolare tenuità?


Non so perché, ma ho la sensazione che in quel caso il fatto sarebbe di gravità inaudita e meritevole di una pesantissima condanna …
 
Questa mattina la Welt ha presentato un secondo articolo contro la politica dei tassi negativi della BCE;
dopo la pesantissima intervista al Professor Kirchhof di ieri, che lasciava presagire un ricorso alla Corte Costituzionale di Karlsruhe.

Tra l’altro la Welt non è stato l’unico organo d’informazione tedesco ad attaccare frontalmente la politica monetaria della BCE.

Un articolo simile era presente sulla FAZ, a testimoniare che c’è un forte movimento della borghesia tedesca
che sta prendendo una posizione contro la banca centrale.


Cosa dice oggi la Welt?

Prende una posizione molto curiosa, che però spiega anche come mai AfD sia stato l’unico partito identitario/conservatore rilevante
a non firmare con Meloni-Orban-Salvini-Le Pen- PiS il manifesto europeo delle nazioni.

La Welt presenta i tassi negativi come un eccesso di potere della BCE che ha danneggiato i risparmiatori tedeschi,
“Depredando” i soldi sudati dai tedeschi e quindi dandoli agli sfaticati mediterranei.

Quindi il quotidiano fa un’analisi politica nella quale si valutano quali partiti potrebbero appoggiare un attacco alla BCE:

i Verdi non sono visti come un partner affidabile per questa missione,
mentre viene elogiata la posizione di AfD, che così viene tolto dall’isolamento dei grandi media.

Inoltre vi è l’invito a contattare e fare blocco con i quattro “Paesi austeri”, cioè Olanda, Danimarca, Svezia ed Austria.

Praticamente i media tedeschi vogliono scrivere e imporre la politica economica e monetaria della UE e della BCE, imponendola “Manu militari” con i soliti alleati nordici.



La spinta in questa direzione si sta rivelando molto forte e insistente:
la borghesia tedesca non vuole proseguire con questo andazzo,
vuole la fine delle politiche espansive e dà gli ordini necessari per eseguire questo piano.

Poco importa che questo non sia utile per altri paesi che, fra l’altro, non stanno sentendo nessuna spinta inflazionistica,
se non per l’effetto d’importazione sulle materie prime o causato dalle norme del Green Deal.

La borghesia germanica vuole dominare senza nessun interesse sugli effetti negli altri paesi, visti sempre in posizione ancillare.


Si tratta del piano Funk, quello che guidò il Reich nel suo piano di dominio europeo.

Sono solo cambiati i mezzi di realizzazione, ma non gli scopi.
 
Dick Morris è uno stratega politico conosciuto negli USA, che ha lavorato per molti politici,
fra cui i Clinton durante la loro presidenza, quindi conosce piuttosto bene il mondo politico di entrambe le parti politiche USA.

In una intervista radiofonica
ha espresso la sua idea circa le recenti accuse
che hanno colpito l’organizzazione Trump da parte del procuratore di New York.


Per Morris l’obiettivo delle accuse

non è la punizione per il passato o la prevenzione per il futuro.

È per zittirlo nel presente.

Perché non possono farlo andare in giro a dire alla gente la verità su quello che sta succedendo sotto Biden”
.


Come esempio ha citato visita di Trump al confine meridionale che ha mostrato il fallimento delle politiche migratorie di Biden,
o i recenti congressi che hanno visto Trump trionfante.

Quindi il procuratore di New York ed i suoi assistenti

vogliono fare tutto il possibile per farlo stare zitto.

Parte di questo è l’intimidazione, perché pensano che spazzeranno via le persone nella sua organizzazione.

Forse si rivolteranno contro di lui (Trump)… come ha fatto Michael Cohen
“.


Morris ha aggiunto che

Trump è diventato il più efficace, e forse l’unico, portavoce del Partito Repubblicano.

Non c’è nessun’altra figura nazionale che dissenti dalle politiche di Biden e che espone quanto siano disastrose.

Che si tratti di immigrazione, o delle sue politiche di inflazione, o delle sue politiche di welfare.

C’è solo una persona che sta davvero facendo il caso. E questo è Donald Trump
“.



Quindi questi attacchi hanno come finalità quella di far tacere l’unica figura dei repubblicani veramente forte
e in grado di far sentire questa parte politica e di guidarla.

Nonostante tutto il GOP è ancora fortissimo, anzi sta traendo forza dalle contraddizioni dell’amministrazione Biden,
ma il partito ha solo una figura di spicco: Trump.


Allora sperano di farlo tacere, cancellando un intero partito politico.
 
Si sente in giro qualche voce sul ritorno alla politica attiva di Antonio Di Pietro che, per l’appunto,
avrebbe offerto il “suo progetto aperto ai delusi del Movimento” e si è detto
“felice di concedere il simbolo alla nuova componente… il progetto può rappresentare il punto di riferimento
per chi non vuole piegare la schiena, sia chi fa parte della vecchia famiglia sia chi viene dalla famiglia dei cugini del Movimento”.


Al di là di qualcosa di criptico (piegare la schiena a chi?)
il messaggio può bene illustrare il grado di decomposizione non soltanto del M5S
ma di un intero comparto della nostrana politica non più ripresasi del tutto dal tritacarne giudiziario anti-partiti degli anni Novanta
di cui Di Pietro – rieccolo – fu il simbolo.

La sottolineata cuginanza con Beppe Grillo mostra per di più che il fondamento di uno e dell’altro resta il qualunquismo,
e il ritorno di Grillo alle vecchie parole d’ordine conferma l’antica vocazione italiana per l’anti-politica di tutti i movimenti antisistema
che “cambiano pelle” entrati a Palazzo, perché una volta entrati nel sistema sono costretti a trasformarsi,
o come sta accadendo nei pentastellati, a tornare indietro.


Certo, le cose cambiano e sono cambiate: il discorso sulle mutazioni dipietresche si parallelizza, a volte anticipandole,
con analoghe “rivoluzioni” (false) a meno che non ci i soffermi sulle svolte storiche di Lega e di Fratelli d’Italia,
a loro volta con le premesse e le intuizioni berlusconiane di Forza Italia.


Ma ciò che si vede nello sfacelo del M5S è una sorta di lezione, di insegnamento e, per certi aspetti,
di lascito che dimostra come senza una struttura partitica, senza un’organizzazione a tutti i livelli,
senza una capacità se non addirittura una ragione che motivi il senso dello stare insieme,
nessuna forza politica moderna è in grado di svolgere il suo alto compito di rappresentanza
per dare soluzione ai problemi della mitica “gente”,
evocata quotidianamente proprio dagli stessi movimenti nuovi autoproclamatisi gli unici rappresentanti del popolo.


Il panorama di oggi non dovrebbe consentire il ritorno del dipietrismo tout court
non soltanto per la centralità politica occupata da maggioranza (Matteo Salvini) e da opposizione (Giorgia Meloni),
ma per la presenza di un comparto mediatico che è a sua volta un partito per dir così a latere ma non disposto a fare sconti.

Purché la potenza dei media sia al servizio di disegni ampi, coraggiosi, aperti, sfuggendo al rischio, sempre presente,
della prevalenza di quel qualunquismo di cui Di Pietro, dietro paroloni e promesse di finto moralismo, e con l’aiuto dei post-comunisti,
si servì per distruggere partiti e politica in nome dell’anti-politica salvo precipitare a sua volta nell’abisso della stessa.


Da cui tenta di uscire, non a caso, implorando proprio quella Polis che si era illuso di “cambiare dalle radici”.
 
Fuori...si sta meglio.



Il Lussemburgo continua a fare il bello e il cattivo tempo sul fronte fiscale,
attirando aziende sotto la propria giurisdizione con la promessa di trattamenti particolarmente favorevoli
mentre l’Europa, nei fatti, non muove un dito.


Uno scandalo sollevato più e più volte nel corso degli ultimi,
e rilanciato da una recente inchiesta portata avanti dal consorzio investigativo Irpi (Investigative Reporting Project Italy)
insieme a testate di fama internazionale come Le Monde ed El Paìs con il supporto di Tax Justice Network e The Signals Network.


La direttiva Dac3 del 2016 obbliga teoricamente i Paesi membri dell’Unione Europea
a scambiare automaticamente le informazioni riguardanti gli accordi stretti dalle aziende sotto la propria giurisdizione,
con particolare attenzione sul fronte fiscale.

Un modo, sulla carta, per evitare che all’interno dell’Ue possano nascere veri e propri paradisi che attirano imprese come mosche.

Un sistema che, come spesso accade, in realtà non funziona, facilmente aggirabile nel silenzio di Bruxelles, che finge di non vedere e non capire.


In apparenza, le nuove normative sembrerebbero aver fatto crollare gli accordi privati tra aziende straniere e il Lussemburgo,
scesi da centinaia ai soli 44 registrati nel 2020.

Irpi ha però presto scoperto il trucco: il meccanismo di controllo viene aggirato tramite le “information letter”,
lettere informative attraverso le quali le aziende comunicano all’autorità del Lussemburgo la propria pianificazione fiscale
e come intendono ridurre la base imponibile.

Una volta inviati questi testi, spesso si arriva a incontri di persona tra consulenti e che aiutano le imprese e il Fisco del Granducato.


Sempre in teoria, da luglio 2020 sarebbe stato introdotto lo stesso obbligo della Dac3 anche per i consulenti fiscali.

Nel Lussemburgo, però, gli avvocati sono esentati.

Le società di consulenza, in tutto questo, si sono trincerate dietro il silenzio,
sostenendo di non poter violare la confidenzialità del rapporto con i clienti.


E così, mentre l’Europa finge per l’ennesima volta di non vedere, tante aziende continuano a fuggire a pagare meno tasse al di là dei confini.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto