VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

Che pena. Come ci stiamo riducendo male. Cattocomunisti al potere,
quando del comunismo non c'è più traccia.

"Mettiamo in atto misure grandiose e senza precedenti, la tecnologia da sola non basta.
Seguiamo l'ammonimento di papa Francesco alla sobrietà.
Rinunciamo al superfluo.
Io cambio i miei abiti quando cadono a pezzi, non appena vanno fuori moda.
Vale per il telefonino, l'auto, il televisore.
La Francia ha introdotto una legge che premia i prodotti, anche elettronici, riciclabili"
 
Il professore Bjorn Lomborg è presidente del Copenhagen Consensus oltre che professore a Stanford.

Quindi non può sicuramente essere definito un reazionario oscurantista.

Eppure si è fatto un po’ di conti sui costi e sui vantaggi del Green deal,
così come presentato ieri dalla commissione.
Sul punto lui stesso ha detto che ci sono cose più intelligenti da fare,
definendo quindi indirettamente stupida la proposta della commissione.



L’Unione europea vuole essere considerata il leader mondiale nell’azione per il clima.

Ecco perché ha promesso una riduzione maggiore ai negoziati sul clima di Parigi nel 2015
rispetto a qualsiasi altro paese, contro ogni senso, anche economico.


Ora la UE vuole aumentare la sua promessa dal 40% di riduzione delle emissioni al di sotto dei livelli del 1990 nel 2030 al 55%.

Sfortunatamente, tutto questo è estremamente costoso per ottenere quasi il nulla.


Il cambiamento climatico è un problema reale e causato dall’uomo che dovrebbe essere affrontato in modo sensato.

Tuttavia, gli impatti sono spesso drammaticamente esagerati.

L’UN Climate Panel stima che l’impatto negativo del clima negli anni 2070 equivarrà a ridurre il reddito medio tra lo 0,2-2%.


Per allora, l’ONU prevede che il reddito medio globale sarà aumentato del 362%.

Considerare il cambiamento climatico significa che sembrerà che i redditi siano aumentati del 356%.
Questo è chiaramente un problema, ma non Armageddon.
Anzi probabilmente molti non se ne accorgeranno neanche.


Spesso dimentichiamo che la politica climatica ha anche dei costi,
poiché costringe le economie a utilizzare energia più costosa e meno affidabile.


L’ultima panoramica dell’UN Climate Panel su 128 politiche climatiche analizzate,
mostra che tutte hanno costi reali a volte oltre il 14% del PIL nel corso del secolo.



Ad esempio, gli studi mostrano come le promesse climatiche dell’UE
quadruplicheranno i prezzi all’ingrosso dell’elettricità in appena un decennio.

Tutte queste promesse sono tutti annunci di pesanti prelievi dalle tasche dei cittadini.


Pertanto, qualsiasi discussione razionale dovrebbe considerare se i benefici climatici globali aggiuntivi superano i costi climatici aggiuntivi dell’UE.


Nei prossimi tre decenni, il nuovo obiettivo del 55% ridurrà le emissioni dell’UE di ulteriori 12,7 miliardi di tonnellate di CO₂ o suoi equivalenti.

Se inserito in uno dei modelli climatici standard delle Nazioni Unite,

ridurrà la temperatura globale entro la fine del secolo di un incommensurabile 0,004°C.


Poiché la temperatura sarà ancora in aumento per allora,

il risultato dell’aumento della politica climatica dell’UE

equivale a posticipare il riscaldamento globale di sei settimane nel 2100.



La temperatura che il mondo avrebbe raggiunto il 1° gennaio 2100, sarà ora raggiunta l’11 febbraio .


Inoltre, gran parte di questa riduzione delle emissioni è probabilmente fittizia,
poiché è probabile che circa i due terzi delle emissioni di CO2 si verificheranno ancora
ma usciranno dall’UE (la cosiddetta rilocalizzazione delle emissioni di carbonio).


Ciò significa che la reale riduzione della temperatura sarà di 0,0017°C,
posticipando il riscaldamento globale di poco più di due settimane.



L’UE ha sempre fatto stime dei costi delle sue politiche climatiche.
Sfortunatamente, sono state abitualmente enormi sottostime, ottenute scegliendo i modelli più ottimisti.


Gli studi accademici mostrano che i costi reali della politica climatica del 2020
sono quattro volte superiori alla stima ottimistica dell’UE
e il costo reale della politica originale, con la riduzione del 40% entro il 2030, sarà tre volte più costoso.



Con un altro modello ottimistico, l’UE ora stima che la nuova riduzione del 55% costerà un ulteriore 0,39% del PIL entro il 2030.
Per ora però non ha azzeccato neanche una previsione, e se si mantiene la media precedente questo 0,39 si tramuta in 1,5 per cento del PIL.


Supponendo che i costi aumenteranno con la riduzione aggiuntiva nell’arco di tre decenni,
la perdita economica aggiuntiva per le economie dell’UE sarà di almeno 1300 miliardi di euro.

Se l’UE ha minimizzato i costi fino ad ora, è più probabile che il costo totale sarà di circa 4000-5000 miliardi di euro.

Se confrontiamo queste cifre con i 750 miliardi del recovery Found
ci rendiamo conto di quanto la spesa imposta dalla Commissione
sia assurdamente enorme rispetto ai risultati.

Le perdite per il Covid-19, per fare un confronto, sono state pari a 1400 miliardi.



Pertanto, è probabile che il costo totale della crisi COVID e del pacchetto di ripresa
sia inferiore al costo aggiuntivo della politica climatica rafforzata dell’UE.


Calcolato su nove profili di danno e cinque scenari politici delle Nazioni Unite,
il danno medio di una tonnellata di CO₂ emessa nel 2030 è di 27 euro.

In totale, l’UE fornirà quindi un beneficio climatico al mondo del valore di circa 300 miliardi di euro.

AL MOMDO!

Ma per donarlo a terzi la UE spenderà da 1300 a 5000 miliardi di euro. Solo lei!


Cosa dovrebbe fare l’Europa, invece che imporre degli obiettivi assurdi e follemente costosi?

Dovrebbe fare tanta ricerca nei campi delle energie alternative,
per riuscire a sbloccare avanzamenti che effettivamente potrebbero portare ad una riduzione delle emissioni di anidride carbonica
non solo nel vecchio continente, ma a livello globale.


Purtroppo la retorica verde e socialista rischia di impoverire fortemente i cittadini europei

senza raggiungere nessun risultato, anzi risultando ininfluente a livello globale.


GRETINI del .......put unitevi ed andate a lavorare.
 
Eh già. Loro non hanno dei dementi al potere.
E noi coglioni che non diciamo nulla, mettiamola coda tra le gambe.
E chiniamo la testa. A chi ? Ai cattosocialverdi europei.


Giovedì, l’agenzia di pianificazione statale, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC)
ha dichiarato che la Cina immetterà in circolazione più di 10 milioni di tonnellate di carbone dalle sue riserve statali,
con la possibilità di ulteriori immissioni.

La maggiore immissione di carbone altamente inquinante dalle riserve statali cinesi quest’anno
mira a stabilizzare l’aumento dei prezzi sulla scia di una forte attività industriale,
secondo quanto riportato da SCMP, anche se è improbabile che la mossa porti a un aumento significativo delle importazioni, hanno affermato gli analisti.


Il carbone è stato prelevato dalle riserve statali cinesi quattro volte quest’anno, per un totale di 5 milioni di tonnellate,
anche se queste cifre sono minime rispetto alla produzione cinese di carbone grezzo
che è stata stimata intorno ai 320 milioni di tonnellate a giugno, secondo S&P.
Analisi globale di Platts.

L’enorme uso di carbone è una delle cause per cui la Cina conteggia 24 delle 25 città più inquinate al mondo.


most-polluted-cities.jpg




La finalità su queste pesanti immissioni è stabilizzare il mercato a fronte delle fluttuazione dei prezzi per incrementi della domanda.

Naturalmente questo cattivo carbone si convertirà, se va bene, in anidride carbonica,
ma se va male, in inquinanti come l’anidride solforosa.


La Cina è la più grande emettitrice di CO2 al mondo


co2-emissions-per-country-chart.jpg




Nonostante tutto questo Timmermans e la Commissione stanno cercando di imporre leggi draconiane,

sulla pelle dei cittadini europei, sulla “transizione climatica”, facendo finta che la UE conti industrialmente ancora qualcosa

e che tutto questo sia rilevante a livello globale.


La verità è che è ininfluente sul clima, ma devastante sulle vite dei cittadini.


Ma che gliene frega a Timmermans?
 
6% per cento di CO2. SEI PER CENTO.

E questi vogliono modificare il clima, le temperature, con il SEI PER CENTO ??

Dimunuendola di quanto ? Dell' 1/2% forse.

BUFFONI
 
Il balzo in avanti dell’indice Rt nazionale, da 0.66 a 0.91 (in Lombardia è pari a 0.94),
l’aumento dei contagi e la diffusione della variante Delta del Covid
hanno fatto tornare ad aleggiare sul Paese lo spettro di nuove restrizioni.

Probabile che, di questo passo, alla fine di luglio qualche regione possa tingersi nuovamente di giallo.


Chi è assolutamente contrario a questa ipotesi è però la vicepresidente e assessore al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti.

"Basta con le chiusure che derivano dalle zone rosse, arancioni e gialle.
Limitano la libertà delle persone e penalizzano le tante imprese
e i pubblici esercizi che hanno bisogno di lavorare.
Basta con la logica dei lockdown generalizzati"


L’argine alle nuove varianti è rappresentato dai vaccini e la Lombardia,
dopo un avvio della campagna d’immunizzazione al quanto sotto le aspettative,
oggi conta una percentuale di vaccinati rassicurante.

"Il 70 per cento della popolazione ha aderito alla campagna vaccinale.
Il 75 per cento ha già ricevuto la prima dose, il 50 per cento ha già completato il ciclo."
 
La Consob emette un avviso agli investitori che riguarda l’exchange Binance.

Secondo quanto pubblicato l’ente di controllo della borsa e dei mercati finanziari italiani
ha posto l’attenzione sul fatto che la borsa virtuale
non ha l’autorizzazione per operare in Italia offrendo derivati o “Stock token”
cioè rappresentazioni su blockchain dei titoli azionari quotati in borsa.


La Consob mette in luce che, fino a poco tempo fa, questi prodotti avevano pagine di spiegazione anche in italiano
che indicavano come l’obiettivo di questi servizi fosse anche il mercato italiano.

Quindi, tanto per aggiungere un po’ di peso, la Consob sottolinea come da un lato gli exchange siano poco trasparenti
e dall’altro come esista il rischio di perdere in toto l’investimento nelle valute virtuali.

L’avviso della Consob arriva dopo che comunicati e decisioni simili sono giunte anche da altri organi di controllo sia in Europa sia negli USA.

La vendita di derivati e di azioni è regolata d leggi ben precise e quindi la loro trattazione dovrebbe avvenire solo nei mercati sottoposti a controllo.

Nello stesso tempo si stanno diffondendo sempre di più mercati che trattano
“Rappresentazioni” digitali di questi titoli, anche senza avere un corrispettivo dei titoli stessi garanzia.


Di per se la decisione della Consob non tocca Binance come exchange di valute virtuali,
nonostante il tradizionale avviso sulla rischiosità del prodotto.


Nello stesso tempo prima o poi bisognerà prepararsi alla nascita di mercati digitalizzati moderni e migliori degli attuali mercati regolamentati.
 

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