VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

I Cinque Stelle ignorano cosa sono diventati e dove andranno.

Non sanno neppure più perché esistono.

Insomma, davanti ai tre classici interrogativi della filosofia (chi sono, perché sono, dove vado) restano senza risposte,
mentre soltanto due o tre anni fa spargevano verità apodittiche.

Adesso dibattono tutto e cavillano sullo statuto condominiale come nelle preture di un tempo.

Sono smarriti alla ricerca del tempo perduto e del nuovo ubi consistam
o, per dirla con il povero Franco Battiato, di un centro di gravità permanente.

Privi di punti d’appoggio ideologici, immersi fino al collo nelle acque limacciose di un guado politico ed umano,
nave senza nocchiero in gran tempesta, vasi di coccio tra vasi di ferro, gattini ciechi, e chi più ne ha più ne metta.


Ma l’immagine appropriata alla situazione dei grillini o ex grillini o post grillini

a me pare quella dell’uovo bazzotto, a metà cottura, né sodo e né naturale.



Una truppa di fuorusciti dalla società civile conquistò il potere in grazia delle bolse facezie parapolitiche di un comico a fine carriera;

una truppa che parlava di principi e valori mentre faceva dell’incoerenza la bandiera delle stagioni politiche e delle alleanze governative;

una truppa che ha brillato per cinismo mentre conquistava la ribalta del circo mediatico con numeri d’inedito capriolismo,

ebbene questa truppa nel mezzo della muta pretende altro credito sulla fiducia.


Possiamo credere a siffatta truppa?


Nel 1790, scrivendo a caldo le celeberrime sue Riflessioni sulla Rivoluzione francese,
Edmund Burke espresse un magnifico pensiero che mi è tornato in mente a riguardo
e che desidero sottoporre al lettore come sentenza definitiva sul grillismo, passato, presente, futuro, puro o ibrido.


“Quando si vedono uomini che si spogliano delle loro caratteristiche

per assumerne altre che loro non appartengono,

si può esser certi che costoro in massima parte sono incapaci di rappresentare

e neppure di esercitare decisamente così la parte che hanno abbandonata come quella che hanno assunta.

Costoro, trovandosi affatto nuovi ed inesperti di quel mondo di cose nelle quali hanno fretta di mescolarsi

e privi di esperienza nelle vicende che ad esso conseguono

e negli affari sui quali essi sentenziano con tanta disinvoltura,

dalla vita politica non sanno trarre altro se non incentivo alle passioni inferiori che questa viene eccitando”.



Dietro le formidabili parole di Burke occhieggiano le facce dei grillini che ognuno conosce.
 
Leonardo Bonucci contrattacca il prefetto Matteo Piantedosi e il ministro Roberto Speranza:

"È molto italiano e semplicistico darci la colpa: ognuno ha il suo compito.


Le forze dell'ordine ci hanno assicurato che avrebbero gestito la situazione".


Il difensore della Nazionale, in una intervista a Il Foglio entra nel merito della contestata sfilata
di lunedì scorso nel centro di Roma a bordo di un pullman scoperto dopo la vittoria agli Europei.

"Nessuno si è sostituito alle forze dell'ordine", sottolinea.
"Ho sbagliato lavoro: dovevo candidarmi, altro che giocare a calcio",
scherza il calciatore della Juventus, colonna della difesa azzurra con Giorgio Chiellini.


Il difensore azzurro spiega quindi che "l’intera delegazione ha chiesto il pullman scoperto
e siccome quello coperto a prescindere era stato bloccato dalla folla già in strada
e sarebbe comunque stato limitato nel passaggio a seguire, le autorità hanno acconsentito".

E ancora: "Noi non ci permetteremmo mai e poi mai di sostituirci alle autorità competenti,
che immagino abbiano fatto le loro dovute valutazioni, prima di quanto avvenuto in piazza del Popolo la sera prima, e poi con il nostro passaggio in città".


Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, in una intervista al Corriere della Sera aveva detto che i festeggiamenti con il bus scoperto erano vietati.

E parlando di "patti non rispettati" da parte della Figc ("Ci avevano assicurato una pedana a piazza del Popolo")
ha sottolineato come il bus che si è "materializzato" a Largo Chigi alla fine non è stato fermato
perché "c’erano migliaia di persone in attesa del giro in autobus e vietarlo avrebbe potuto creare problemi di ordine pubblico".

L'attacco del prefetto non è piaciuto alla Figc.
Il presidente Gabriele Gravina ha risposto con un lungo comunicato sottolineando che
"la federazione è sempre stata responsabile ma soprattutto rispettosa delle istituzioni e dei tifosi italiani".

Poi, nel ribadire che la responsabilità dell’ordine pubblico è in ogni caso del Prefetto
e che del Prefetto è stata l’ultima decisione, è entrato nel dettaglio della vicenda raccontando la sua verità dei fatti:

"Nei giorni precedenti la finale di Wembley avevamo chiesto l’autorizzazione, sempre negata,
per festeggiare l’eventuale successo all’Europeo, individuando diverse location tra cui Piazza del Popolo,
dove si potesse svolgere con numeri contingentati una cerimonia in sicurezza".

Ricevute risposte negative la Figc aveva deciso di organizzare il volo di rientro a Firenze,
poi però ci sono stati gli inviti del capo dello Stato e del presidente del Consiglio dei ministri che hanno modificato i piani.

Il pullman scoperto era stato ancora negato "ma dopo la cerimonia al Quirinale, su richiesta della squadra,
che ha visto in pochi minuti aumentare la folla nelle strade nel percorso verso Palazzo Chigi,
è stata reiterata l’istanza di poter utilizzare il pullman scoperto".

In conclusione, "all’arrivo a Palazzo Chigi, ritenuto che la situazione non fosse più gestibile
in quanto il bus coperto non aveva dissuaso i tifosi, abbiamo rinnovato la richiesta,
a questo punto condivisa dalle Istituzioni, per un breve tragitto con il pullman scoperto".
 
Ahahahahah povero.


Dalla "trattativa Stato-Bonucci" al "meglio Genny 'a Carogna".

Il gusto di Marco Travaglio per la provocazione rasenta il rischio-querela.

La vittoria dell'Italia a Euro 2020 ha scatenato l'anti-tifo del direttore del Fatto quotidiano,
etichettato da molti come "gufo" per i suoi giudizi poco teneri sulla Nazionale alla vigilia della finalissima.

Lui non l'ha presa bene e in tutta risposta a dedicato pagine e pagine di umorismo macabro sul rischio contagio a Roma,
per il corteo (autorizzato? Non autorizzato?) dei giocatori e dello staff italiano sul pullman in direzione Quirinale.


Roba forte, del tipo "Notti magiche inseguendo il Covid" o "Siam pronti alla morte",
con vignette in cui il Coronvirus esulta per il successo sportivo in grado di "unire l'Italia".

Nel segno della morte, ovviamente.

Ma le perle Travaglio e Fatto le hanno riservate a Bonucci, centrale della Juve
e autore del gol dell'1-1 che ha cambiato faccia al match contro gli inglesi.

L'azzurro, insieme a Chiellini, è stato protagonista di una animata discussione con i rappresentanti delle forze dell'ordine
che lunedì sembravano incerti nella gestione dell'ordine pubblico nella Capitale.

Secondo i retroscena, Bonucci avrebbe minacciato di far saltare la visita istituzionale al Colle
nel caso avessero vietato la sfilata sul pullman tra le ali di tifosi festanti.


Travaglio sembra disgustato dal video in cui "il vicecapitano negozia da pari a pari coi responsabili della sicurezza.
Il resto della scena, più umiliante della trattativa fra Polizia e Genny 'a Carogna (che almeno era un pregiudicato pericoloso),
lo racconta il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, al Corriere".

Il prefetto sostiene di aver negato il permesso all'autobus scoperto ma che Bonucci Chiellini e la Figc non hanno rispettato i patti.

La Federcalcio respinge le accuse e intanto il direttore del Fatto se la prende con Piantedosi:

"Che fa il rappresentante del governo e responsabile dell'ordine pubblico nella Capitale d'Italia?
Si dimette per la resa ingloriosa a quattro pallonari viziati e tracotanti?
No, piagnucola
, "amareggiato dalla mancanza di rispetto", ergo in futuro "tratteremo direttamente coi calciatori".


Insomma, conclude Travaglio andando a colpire dove davvero duole (e vuole):

"Lo Stato dei Migliori è la solita Italietta alle vongole del panem et circenses"

e "il dl Draghi sulle riaperture in sicurezza vale per tutti, ma non per il calcio".
 
La genuflessione mondiale che va tanto di moda in questi tempi bui,

in Parlamento, sulle strade, sui campi di calcio, è a targhe alterne.

Il sangue versato sulle repressioni cubane non indigna, non interessa ai mass media del Belpaese.


Tutti zitti a rotule libere nel mainstream addomesticato al silenzio.

Le dittature comuniste o regimi applicati in vari luoghi del pianeta non vanno condannati, semplicemente vanno accettati.

Crociati e legamenti respirano, le barbarie un po’ meno.

Tanto si può parlare di Ungheria e indignarsi prima e dopo i pasti.


Per Cuba no.
 
Alberto Contri, docente di Comunicazione sociale all’Università Iulm di Milano,
racconta a Ruggiero Capone il rapporto tra potere e informazione.

Soprattutto narra di quando ha avuto contezza dei poteri sovranazionali,
ovvero di uomini e grandi aziende che gestiscono la vita politica del pianeta.

Informazioni che Contri ha attinto direttamente da esponenti dell’intelligence politica, finanziaria e pubblicitaria statunitense.


In pratica il “Gran reset” che stiamo subendo,

con pesanti risvolti economici e con drastici percorsi d’esclusione sociale,

è stato progettato qualche decennio fa.



Ecco che Contri fornisce a “Buona parola a tutti” la chiave di lettura al nostro disagio quotidiano,
voluto e gestito da chi ha il potere di aprire o chiudere i rubinetti monetari del pianeta.


Ma potrebbe anche scapparci l’imprevisto,

perché non è detto che pochi plutocrati riescano a gestire per sempre miliardi di uomini.

 
Insegnavo nelle aule universitarie che il bene di tutti – collettivo –
è prevalente e preminente rispetto al volere ed ai desiderata di ciascuno.

La collettività prevale sul singolo individuo.

Questa regola non vale tuttavia, non può essere applicata e valere
nel caso specifico che ci troviamo a vivere oggi, a causa del virus cinese.


La ragione è nel fatto che i suoi numerosi vaccini non sono sicuri.

La cura, cioè, non è collaudata ed atta a garantire la sanità e salvezza di tutti.

Il vaccino, sia esso Astrazeneca, Pfizer, Johnson & Johnson o altro, non è sicuro.

Anche un solo caso di malattia e morte sospetti successivi all’inoculazione del vaccino anti-Covid
annulla e fa cadere la regola della prevalenza dell’interesse collettivo su quello individuale.

Ai vaccini serve tempo per attestarsi a livello di sufficiente sicurezza
riguardo alla efficacia e salute di tutti, non si improvvisa la loro sicurezza e certezza di efficacia.


Queste – la sicurezza e certezza di efficacia – rappresentano la conditio sine qua non
per l’eventuale imposizione e obbligatorietà di legge.

Alla base cioè deve esserci la certezza e infallibilità del rimedio,
in assenza dei quali il vaccino non può e non deve essere imposto in quanto insicuro e financo dannoso e pericoloso.


Ecco perché la regola di diritto della prevalenza dell’interesse di tutti

contro la volontà di alcuni o di molti e anche di tutti non vale oggi per i vaccini anti-Covid.
 
Un gruppo che cerca di garantire eque elezioni
ha rivelato che un’analisi approfondita delle schede giunte per posta nelle elezioni del 2020,
ottenute con un ordine del tribunale, dimostra che lo spoglio delle schede nella contea di Fulton,
la Georgia, “è stato pieno errori enormi e frodi dimostrabili.


L’analisi ha rivelato che almeno 36 lotti di schede postali, contenenti 4.255 voti,
sono risultate aggiunte più volte alle schede controllate

L’associazione, chiamata VoterGA, ha notato come di questi 4255 voti quasi i 3.400 fossero per Joe Biden.


La squadra che esamina i voti ha trovato anche sette fogli di controllo delle schede (PDF)
che si ritengono falsificati per far apparire un minor numero di voti contraffatti.

In un esempio, ha detto il gruppo, un lotto contenente 59 immagini di voto per Biden
e 42 per il ex presidente Donald Trump è stato segnalato come 100 per Biden e zero per Trump.


Secondo VoterGA il 60% dei 1539 lotti di voti ricevuti per posta o email conterrebbe degli errori o delle frodi,
portando a diverse migliaia il numero di voti contraffatti in Georgia. “Riteniamo che ci siano enormi errori di audit”.


VoterGA ha ricevuto le immagini scannerizzate dei voti all’interno di una causa nella quale, alla fine del 2020,
si chiedeva di controllare come fosse stato compiuto l’audit delle schede ottenute per posta e posta elettronica dallo stato della Georgia,
e nella richiesta dei dati erano stati citati numerosi testimoni che avevano affermato come le procedure non fossero state corrette.


Il giudice della contea di Henry Brian Amero, che supervisiona il caso,
ha ordinato in marzo che le immagini di scrittura scansionate siano messe a disposizione dei firmatari.

Amero alla fine del mese scorso ha permesso che poi la causa legale contro le elezioni proseguisse.


Sempre più è vero quello che diceva Stalin:

non importa chi vota ma chi conta i voti e come vengono contati
 
Il tribunale costituzionale di Varsavia ha stabilito mercoledì
che le sentenze esecutive della Corte suprema dell’UE su questioni giudiziarie
se non compatibili con la legge polacca non sono applicabili in Polonia.


La decisione arriva nel momento in cui la Corte di giustizia dell’UE
ha ordinato alla Polonia di “sospendere immediatamente” un punto chiave delle sue contestate riforme giudiziarie.


Già giovedì il tribunale dell’UE con sede in Lussemburgo emetterà il suo verdetto
sulla legalità del nuovo regime disciplinare polacco sul sistema giudiziario.

Il mese prossimo, la corte polacca dovrebbe pronunciarsi su una questione più ampia
se la costituzione della nazione abbia la meglio sul diritto dell’UE.


Il mese scorso il commissario per la Giustizia dell’UE Didier Reynders
ha avvertito che i tentativi di sfidare il primato del sistema legale della UE potrebbero distruggere l’unione.

Il verdetto non mette immediatamente in pericolo la capacità della Polonia di ricevere miliardi di euro in aiuti dall’UE ogni anno,
ma si aggiunge alle preoccupazioni che potrebbero portare a tentativi di frenare tali trasferimenti.

Nello stesso tempo l’appoggio della Polonia al Green Deal avviene solo in funzione delle somme ricevute per la cosiddetta “Transizione ecologica”.


Il problema posto dalla Polonia è fondante:

fino a che punto può giungere una direttiva o una decisione della Corte di Giustizia della UE,

quando questa entra in conflitto con i diritti fondamentali, stabiliti in modo democratico e spesso dopo dure lotte sociali,

fissati nella Carta Costituzionale delle singole nazioni ?



Ci sono paesi, come quelli che ancora ricordano la dittatura comunista,
che non sono disposti a mettere in soffitta libertà ed obiettivi sociali costituzionali
come ha permesso di fare la Corte Costituzionale italiana.

Il fatto che il TFUE , il trattato europeo, sia non una carta di valori, ma solo uno strumento burocratico,
fa si che a Bruxelles i valori costituzionali nazionali non vengano considerati,
anzi siano ancillari ai desiderata della Commissione di turno, come vedrete avverrà con quel gran pasticcio regressivo del Green Deal.
 
Ieri è stato presentato il primo pacchetto di proposte di legge vere e proprie per l’applicazione del Green Deal.

Iniziamo a dire che molti commissari, viventi sul pianeta terra, in Europa ,
e in paesi in cui c’è una forte possibilità di votazioni e di essere mandati a casa,
hanno dei forti, anzi fortissimi, dubbi sulla materia.

Però il socialista Frans Timmermans è stato il protagonista, lui, olandese,
che si sente intoccabile nella propria posizione e
quindi si comporta da granitico difensore di una politiche che, ovviamente si presenterà regressiva.



La Commissione ha deciso di aumentare l’obiettivo di calo del CO” nel 2030 dal 40% al 55% rispetto al livello 1990.

Il solito modo per presentare gli “Ambiziosi programmi”, senza che questo significhi però nessun approccio alternativo alla produzione di energia .


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Poteva anche dire il 100%%%%%%%%%%%%%%%%, anche perché:



a) sicuramente nel 2030 non ci saranno né Timmermans né la Von der Layen.


b) non c’è nessun dato reale su come verrà prodotta l’elettricità necessaria che non verrà più prodotta utilizzando fonti fossili.

Ci si affida al mercato che si appresta a spennare i cittadini e le piccole aziende con prezzi dell’energia sempre più alti.



Altro strumento di finanziamento saranno le nuove pensanti tasse sui carburanti,

anche perché effettivamente è stato questo settore, quello dei trasporti di terra ,

di merci e d’aria, ad aver maggiormente aumentato l’emissione di CO”,

anche per la progressiva delocalizzazione delle aziende produttive in Oriente o comunque fuori:


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quindi a essere economicamente colpiti saranno proprio questi settori, senza che sia data, ovviamente,
agli utenti una possibilità alternativa di muoversi spendendo meno.

L’aumento dei prezzi potrebbe configurare un ritorno agli anni ’50 , come qualità di vita , per i cittadini della UE,

ma senza Vespa, senza gioia di vita, senza speranza, ma, anzi, con una discreta rabbia.


Il tutto imposto, mai veramente discusso.



Come contentino Timmermans , a cui qualcuno deve aver ricordato le enormi ricadute sociali negative
ed economicamente regressive di queste misure, ha tirato fuori un fondicchio da 70 miliardi di euro in 5 anni,
14 miliardi all’anno, che dovrebbero aiutare a superare il disagio sociale per i poveri che rischiano di non potersi pagare le bollette.


A livello europeo è un miseria, lo 0,1% del PIL annuo della UE.


Una cifra realmente ridicola che, tra l’altro andrà quasi esclusivamente ai paesi dell’est Europa.


La Polonia ha già iniziato a battere cassa aggiuntiva.


Naturalmente vedrete preso Timmermans affacciarsi da qualche balcone a Bruxelles
affermando, novello Di Maio, di “Aver sconfitto la povertà“.


L’importante è che ci crediate.


Intanto pagherete tanto, pagherete tutto.


Non è un caso che i politici, sia nella commissione, sia negli stati nazionali,
sono piuttosto freddi sulla questione, se non contrari.

Perfino i verdi sono rimasti freddi perchè ritengono l’ambizione non sufficiente.

Il pericolo, anzi la certezza è che questa politica economica restrittiva e regressiva,

che toglie a tutti senza dare a nessuno, ma sacrificando il tutto al Moloch di Greta Thunberg,

rischia di causare una rivoluzione populista in diversi paesi dell’Europa dell’Est, ma non solo.



I gilet gialli sono nati per molto meno

e la Commissione ha iniziato un contenzioso pericoloso con Ungheria e Polonia.


Allargare un blocco anti-Timmermans sarebbe una questione di un secondo.
 
Ti ho incontrata tanti, ma tanti anni fa a Riccione,
ancora non stavi con Ramazzotti.....il tempo passa anche per te.

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