VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

Ahahahahahahah buffoni loro e l'editore.



Per l’Economist, il giornale economico inglese, ma di proprietà della Famiglia Agnelli,
la Nazionale Italia ha un grande problema: è composta solo da italiani!


Se non ci credete ecco un tweet con il collegamento all’articolo completo:



The most striking aspect of Italy’s 26-man squad before it took to the pitch was that, alone among the main contenders, it did not include a single player considered as being of colour Italy’s government basks in the glow of footballing success
— The Economist (@TheEconomist) July 13, 2021




Una bella lezione di razzismo alla stato puro da parte della rivista britannico-agnellide:

non ci sarebbero “Persone di colore” , quindi la vittoria della Nazionale è stata un a maledetta spinta al “Nazionalismo”
ed ha spinto quindi i leader della destra, i vituperati Meloni e Salvini.


Una lettura che spiega proprio bene il livello di razzismo a cui siamo arrivati
e che ignora come ci siano tre giocatori nella nazionale che sono naturalizzati,
cioè nati non cittadini italiani e sud americani, ma per il giornale ex economico,
la questione non è di nascita, ma proprio di pura razza:

per avere i vantaggi della multi-razzialità non basta includere giocatori sud americani
o, ad esempio, di origine giapponese, filippina, o medio orientale.

No, bisogna per forza, assolutamente, includere giocatori di colore, che siano bravi oppure no.

Tutta colpa del cattivo “Jus Sanguinis”, che fa si che solo gli italiani siano italiani, contro lo “Jus soli” che rende italiano il qualunque.


Comunque ringraziamo L’Economist di averci spiegato come, finalmente, anche per un giornale razzista,
anche i sud americani siano diventati “Bianchi razzisti” da un giorno all’altro.


Un grosso passo avanti dato che negli USA non è così.

Certo che deve poi essere un grossa sorpresa scoprire che, per giocare nella nazionale italiana,
sia necessario non un fattore legato al colore della pelle, ma giocare bene, anche con il team, a calcio.


Una sorpresa incredibile per un giornale che non vede altro che il fattore razziale.
 
Toc toc......Chi è ? Mummix


Giorgia Meloni è sul piede di guerra: Fratelli d'Italia è stata esclusa dal Cda della Rai.

"I partiti hanno deciso una cosa senza precedenti, che l’unica opposizione venga escluso dal servizio pubblico, è una cosa scandalosa".

Queste le parole della leader di FdI all'indomani del voto in Parlamento.

Per la Meloni "la crescita di Fratelli d'Italia è molto temuta da qualcuno".

La leader di FdI ha tirato in ballo anche Sergio Mattarella,
che "non è intervenuto per impedire un vulnus del genere, c’è una violazione senza precedenti delle più banali norme del pluralismo".


Dello stesso parere Ignazio La Russa:

"Mai nell’Italia repubblicana si era arrivati a una Rai monocolore, anche se i colori della maggioranza sono diversi.
Mai si erano riservata tutti i posti possibili e immaginabili.
Possibilità di rimediare? Non lo so, se ne deve occupare Mattarella perché non può il presidente della Repubblica girarsi dall’altra parte.
Io ho grande stima di lui, ma credo che stavolta la sua moral suasion debba farsi sentire.
E lo stesso deve fare Draghi, non possiamo aspettarci da un premier così autorevole che copi Ponzio Pilato".


Il senatore di Fdi rilancia i sospetti:

"Se qualcuno vuole creare i presupposti per far saltare il centrodestra lo dica apertamente, non usi mezzucci".

"Perché lo hanno fatto? Per cupidigia, per bulimia di potere, per dispetto,
o perché qualcuno vuole sperare di creare un cortocircuito e far saltare il centrodestra?
 
Non hanno altro a cui pensare ? ....o forse no, paura del verde anche qui ?
Scusa demenziale.

Il nuovo regolamento del campionato, all’articolo 2, spiega chiaramente che

«dalla stagione 2022-23 è vietato l’utilizzo di divise da gioco di colore verde per i calciatori di movimento».

Il motivo?

Contrasto fastidioso con il terreno di gioco e un effetto distorsivo con le visualizzazioni grafiche,
vale a dire gli spazi pubblicitari virtuali aggiunti digitalmente alle immagini trasmesse dalla televisioni durante le partite.

Insomma, se una delle due squadre indossa il verde si fa fatica a distinguere giocatori e prato.


Sarà davvero così?
 
E' il tremore del morbo che mi preoccupa,
è concepibile che persone adulte in un luogo ampio,
ventilato, arcadico-pastorale, si immascherino difendendosi dall’aria frizzante del mattino di un estivo luglio,
manco fosse una miniera miasmatica o una catasta di rifiuti romaneschi ?

Siedo con l’ausilio di un connazionale, sto senza mascherina.

Una signora mi osserva e si discosta ulteriormente, gli altri mi occhieggiano,
sono l’unico che in luogo aperto, ventosetto, godo più dell’aria che del raffrenamento dell’aspirazione.

Che è accaduto?

La gente ha perduto il gusto, il sapore dell’aria?

Sarebbe come perdere il sapore dell’acqua fresca o il sapore della vita!

Perché la vita ha il sapore dei nostri sensi.

Tronca il rapporto tra sensi e realtà e sei finito.



Quando sei vicino alla Morte decidi, o qualcosa al tuo interno decide per te:

vuoi vivere ?
o ti abbandoni alla perdita di te, degli altri, del continuare a patire prelievi di sangue,
medicine, risvegli notturni, difficoltà urinarie, blocchi di evacuazione, cuore, respiro,
deliri sognativi che trascinano la mente oltre le Colonne d’Ercole nel mare illimitato del Nulla
dove non ti raggiunge il soccorso divino e umano. Tu, solo, che ti inabissi per l’eternità ?


No, tu o qualcuno in te, un te stesso incosciente a te stesso, insorge, e vuole vivere, vuole aggrapparsi a ragioni di vivere.

Io volevo vivere. Io ho vissuto. Io vivo.

Allora?

Bisogna attaccarsi a delle ragioni per vivere.

Sentirle.


Il pericolo non è la malattia ma perdere la volontà di vivere.

Il pericolo non è il rischio di contagiarsi ma il rischio di intanarsi.

Una esistenza rassicurata ma impaurita, conigliesca, è già morte.


Sì, sì, ancora sì: tutela, regole, ma per vivere non per difendersi dalla vita.


Lo Stato protettore non ecceda nella protezione e non trasformi i cittadini in pavidi bambini.

Il dilemma non è tra responsabili e irresponsabili, bensì tra chi - indossate le tutele vuole vivere -
e chi vuole vivere di difese e crede che lo scopo della vita sia tutelarsi dai rischi della vita.


Falso che chi si vaccina ritrova fiducia e sicurezza. Falso.


Se prosegue la mentalità del pericolo non basteranno i vaccini quotidiani

e indosseremo le mascherine anche parlando al telefono.


Ormai la questione è filosofico-psicologica almeno quanto medica.


Tutelarsi per vivere, non vivere per tutelarsi!


Tentiamo imprese degne della nostra civiltà!
 
Fino a sei mesi fa i giornali pompavano la notizia del coinvolgimento di Leonardo nell’ipotesi di brogli elettorali in danno di Donald Trump.

Oggi della spy story in salsa tricolore si parla sempre meno, e circa cinquecento riferimenti italiani del Deep State
starebbero tirando un bel sospirone di sollievo a pieni polmoni.

Ma la storia è davvero finita o Trump può ancora mollare un colpo ferale contro i suoi detrattori italici?


La vicenda della frode elettorale è stata metabolizzata dall’ex presidente Usa, che ora lavorerebbe alle prossime tornate elettorali:
in mano agli avvocati di Trump rimangono le indagini e le prove ufficiali dell’Fbi in merito a circa cinquecento italiani importanti
e convolti nello spionaggio a favore di multinazionali, banche d’affari, società informatiche, telefoniche e di security.


L’Fbi ha tracciato l’ultradecennale vitalizio, continuo in alcuni casi e periodico in altri,
verso alti dirigenti, politici, banchieri, immobiliaristi, tecnici, docenti universitari, funzionari statali,
manager di multinazionali, magistrati e superpoliziotti italiani.


Tutti cittadini italiani accusabili d’intelligenza col nemico:
da sottolinearsi che non c’è nemmeno la giustificazione di collaborazione con uno Stato del “Patto Atlantico”,
perché circa cinquecento italiani (forse anche più) sarebbero a servizio di strutture multinazionali private,
società che vendono i loro servigi agli Stati grazie all’aiutino di funzionari corrotti.


Insomma, una supercupola a servizio del nemico, pronta a far svendere pezzi d’Italia,
ad aggiustare processi, a manovrare appalti nei lavori pubblici e forniture alle Pubbliche amministrazioni.

La “Loggia Ungheria” non è sola e, forse, è stata soltanto un piccolo tassello,
utile a intermediare l’aggiustamento di processi amministrativi.

L’organizzazione, che Indro Montanelli appellerebbe dei “camerieri del nemico”, s’è sviluppata e implementata tra il 1993 ed il 2001 (durante la presidenza Bill Clinton):
quindi l’albero s’è irrobustito, garantendo informazioni e affari ai vari Black Rock, Blackstone, Merrill Lynch, Citibank, Barclays Global Investors,
hedge fund vari e poi anche varie telefoniche, informatiche e chimico-energetiche.


Il professor Giuseppe Guarino, giurista e accademico spentosi ad aprile 2020,
spiegava che questo groviglio spionistico finanziario in danno dell’Italia sarebbe cresciuto esponenzialmente dopo il 1992, con Tangentopoli
(ne parla anche Angelo Polimeno Bottai nel libro “Alto Tradimento”, raccogliendo l’inedita testimonianza del professor Guarino):
così dopo la riunione sullo yacht Britannia, dove magistrati ed alti dirigenti di Stato s’accordavano sulla manovra “Tangentopoli-Mani Pulite”,
si sviluppava nel Paese l’intelligence in favore delle multinazionali, delle privatizzazioni e delle svendite.

Un esercito di traditori oggi legati a filo doppio alla fondazione di Hillary Clinton,
con posti dirigenziali nei ministeri chiave, a Palazzo Chigi, nelle principali partecipate,
in ferrovie ed autostrade, in Telecom, in Enel, in Eni, in Rai, in Finmeccanica… e dulcis in fundo in Leonardo.


Un groviglio d’ometti e donnicciole di bassissima tensione morale ed etica, ma utili allo scopo.

Mafia comanda e picciotto risponde” veniva detto ad Alberto Sordi ne il “Mafioso” (film di Alberto Lattuada).

Si tratta d’un manipolo d’italiani ben posizionati, a cui verrebbe garantito un vitalizio
(quello classico delle spie su conto estero intangibile) oltre alla buona posizione lavorativa in Italia,
la sistemazione di figli, moglie ed amante:
poi tutto il resto se lo procurano con l’intrigo acciuffando case e terreni alle aste (per l’occasione truccate).


Ma non compromettiamoci oltre, l’intelligence Usa ha tracciato tutto.


Sa che gli spioni italiani hanno una rete che spazia dai media (giornali e tivù), alle banche,
passando per tribunali e uffici fiscali vari (mandano prescritte le cartelle di sodali ed amici).

Di questa gente non ci sarebbe traccia negli elenchi dei massoni depositati al Viminale dalle logge del Grande Oriente:
le spie sono state scelte dalle grandi società estere scartando i massoni denunciati ed i personaggi pubblici con evidente esposizione politica.

La cernita è stata fatta tra l’alta dirigenza felpata e silenziosa, tra le seconde e terze fila della politica, tra gli ufficiali meno esposti.


Ora in tanti si chiederanno fino a che punto a questi “camerieri” sarebbe stata garantita l’impunità, la scudazione di danaro e patrimoni?

Di fatto a questi loschi figuri è stata garantita alternanza e avvicendamento nei ranghi dirigenziali (pubblici e privati) dello Stivale.

Negli ultimi anni, per coprire anche i settori social e le varie influenze, le multinazionali hanno reclutato anche i Italia una decina d’influencer rese oltremodo ricche.

S’evitano volutamente i nomi di questa gente in vista (dai dirigenti ai politici passando per gli influencer)
perché, nel caso querelassero, si potrebbe finire nelle mani d’un magistrato collegato al “sistema”.
 
Inizia nella bufera il percorso dei nuovi vertici della Rai.

Era prevedibile lo scontro tra i partiti per la designazione dei quattro rappresentanti del Consiglio di amministrazione, scelti per legge dal Parlamento.

Ma quello che è accaduto al Senato (per la selezione di due nomi) e alla Camera (per gli altri due) è diventato un duello rusticano.


I cinque partiti maggiori (Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) avevano a disposizione quattro posti.
Le alleanze palesi e sotterranee hanno portato all’esclusione del rappresentante uscente (Giampaolo Rossi) del partito di Giorgia Meloni.

La minoranza non sederà più al settimo piano di viale Mazzini. “Una pagina buia” ha commentato Meloni.


La sorpresa dell’ultimo momento è venuta dall’accordo Lega-Forza Italia che ha consentito non solo il reincarico del manager veneto Igor De Biasio,
vicino al Governatore del Veneto, Luca Zaia,

ma anche la nomina nel board della Rai di Simona Agnes, la figlia dell’ex direttore generale Biagio, amico di Ciriaco De Mita.

Lo sgambetto dei berlusconiani Gianni Letta e Antonio Tajani alla giovane leader sulla cresta dell’onda viene spiegata dalle pressioni di Silvio Berlusconi
per avere voce in capitolo nell’azienda di Stato in un momento delicato politicamente (elezioni amministrative, scelta del capo dello Stato, elezioni generali politiche)
e di trasformazione del settore dei media con l’arrivo dei miliardi europei per gli investimenti nel digitale.



La maledizione Rai non ha risparmiato neppure il Movimento Cinque Stelle.

Giuseppe Conte dopo il braccio di ferro con il fondatore Beppe Grillo ha imposto un avvocato suo amico, il professore Alessandro Di Majo.

Non era lui però che volevano i grillini, i quali avevano scelto, in commissione di Vigilanza, Antonio Palma.


Non è finita, perché anche il passaggio per la presidenza dell’Azienda pubblica è rischioso.

Si deve raggiungere quota 27 in commissione di Vigilanza, che è composta da 20 deputati e 20 senatori.

La scelta del premier Mario Draghi e del suo ministro dell’Economia, Daniele Franco, di indicare come presidente Marinella Soldi potrebbe incontrare ostacoli.

Non solo per i suoi trascorsi “amicali” con Matteo Renzi quando era premier del Pd e presidente del Consiglio
ma per la necessità di riequilibrare l’altra nomina targata dall’orientamento di sinistra dell’Amministratore delegato Carlo Fuortes,
(ex Teatro dell’Opera di Roma) fortemente voluto dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.

A cui si aggiunge il rappresentante dei dipendenti, Riccardo Laganà, di provenienza dei sindacati.


Giochi politici in un Consiglio di amministrazione balcanizzato con uno sguardo alle sorti del Governo.


Le manovre sono appena all’inizio e secondo alcuni esperti di cose Rai non sarebbe peregrina l’ipotesi di portare la figlia di Biagio Agnes alla presidenza.

Attualmente a Marinella Soldi mancano i voti di M5S, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.


D’altra parte, ci sono tutti i presupposti per le altre manovre che riguardano la nomina del direttore generale
e la scelta di chi guiderà i telegiornali
a partire dal Tg1 pieno di acciacchi per le continue scintille della gestione, dal 2018, di Giuseppe Carboni.


In queste condizioni come sarà possibile pensare al prodotto?

I palinsesti dell’autunno sono già stati presentati senza grandi novità,
lo sport con il nuovo campionato di Serie A sarà ridimensionato (tra Sky e Dazn non c’è più margine),
la testata per l’informazione regionale ha bisogno di una decisa riorganizzazione.



Per ora il fiore all’occhiello è la radio.
 
Ci sono periodi storici nei quali il sistema di manipolazione sociale risulta più facile ad applicarsi;

tali fasi si verificano quando la “parabola sociologica”, cioè quella curva che disegna un ciclo sociale, è al termine del suo percorso,

ovvero nel punto più basso della curva discendente.



In questa fase la società manifesta, nel suo complesso,
un “minimo” rappresentato generalmente da una forte carenza etica,
accompagnata da scarsità in ambito culturale, politico, economico e morale,
ma soprattutto mostra un complessivo disorientamento.

In questo scenario di penurie, la “società” è particolarmente sensibile a vari stimoli
quali il pensiero unico, la credulità, la quasi assenza di analisi e di critica, solo per citare alcuni aspetti.


È qui che la “manipolazione sociale” attecchisce in modo straordinario,

aiutata da una serie di informazioni uniformate,

indotte con modalità assillante, che indirizzano i discorsi e le attenzioni su un unico tema o argomento.


Ma che cosa è e come si esprime la manipolazione?


Potremmo sintetizzare la risposta con il concetto di uso di uno stratagemma
volto a influenzare gli altri senza convincerli, attraverso l’argomentazione logica,
non necessariamente indispensabile in questo momento,
ponendo la “proposta” come un’azione finalizzata al bene della società.



Un esempio: una campagna di prevenzione sanitaria o stradale.


Il confine tra tecniche manipolative e semplici trucchi comunicativi è indefinito.

Tuttavia i due esempi si hanno generalmente dai media:

quando una notizia, che può essere utile ad una sorta di “regista occulto”,
viene somministrata in “dosi” pesanti e per lungo tempo, con aggiunta di risvolti tesi ad inculcare timori,
questa ha un effetto globale sulla società e rientra nella fattispecie di “tecnica manipolativa”;

oppure il “semplice trucco” si potrebbe esplicitare con una affermazione “dichiarata solennemente”
da un personaggio anche artificialmente accreditato, accompagnata da un esempio semplice,
dove gli individui si trovano o coinvolti o loro stessi ricalcanti l’esempio.



Ognuno reagisce in modo diverso alle manovre manipolative,
tuttavia se il soggetto mostra una certa libertà intellettuale
e ha una dinamica vita sociale, è meno cedevole delle persone più isolate o prive di elasticità mentale.


Esistono molte tecniche manipolative e una di queste è conosciuta come “engagement”.

Brevemente, consiste nel chiedere un piccolo impegno, magari con poco sacrificio
e poi, una volta ottenuto, chiederne uno più importante.

Ad esempio, far adottare una piccola restrizione, per poi “imporne” una più gravosa;
in tal modo si testano i margini di “resistenza” della società all’accettazione di una imposizione.


L’effetto Forer può essere un altro esempio di “effetto di convalida soggettiva”.


Fu sperimentato dallo psicologo americano Bertram Forer nel 1949
e fu condotto sui suoi studenti che furono sottoposti ad un test sulla propria personalità.

Forer consegnò un falso risultato del test dando una unica risposta uguale per tutti;
una definizione del loro “profilo” onnicomprensiva, nella quale tutti gli studenti si riconobbero nella loro identificazione.

L’esperimento ha dimostrato che vengono accettate definizioni generali come se fossero destinate specificamente.

Inoltre, il giudizio è tanto più accettato se proviene da una personalità autorevole o costruita tale.


Oggi la nostra società è particolarmente recettiva al principio della “riprova sociale” che si basa sul comportamento del gregge:


“Altri lo fanno, quindi puoi farlo anche tu… lo pensano gli altri, quindi anche tu puoi pensarlo”.


Un banale esempio, noto e applicato da secoli, è quello dell’applauso,
cioè alcuni spettatori pagati per applaudire uno spettacolo vengono seguiti dagli altri (il gregge),
in tal modo l’apprezzamento è assoluto.


I media utilizzano questa tecnica ampiamente, sia con la pubblicità che per informazioni generali.


Anche le paure hanno un ruolo importante nella manipolazione;
Aurélie Boullet
, conosciuta come Zoé Shepard, scrive sulla tecnica del “sollievo dalla paura”,
illustrata nel suo libro “La tua carriera è finita!” (Editore Albin Michel, 2012).

In questo caso, la narratrice illustra i timori di una delegazione di imprenditori in Kenya
che avrebbero dovuto viaggiare in business class come programmato.
Alla notizia che il loro viaggio sarebbe invece stato in economy class,
gli imprenditori reagiscono rifiutando in blocco la nuova formula,
ma accettando poi un compromesso alternativo di qualità medio-bassa.


Concludo con le “Manipolazioni statistiche”, che possono articolarsi in due modi:

il primo è tradurre le affermazioni con numeri,

non importa la veridicità dei numeri

poiché la maggior parte delle volte non sono verificabili.


Il secondo è nel lavoro statistico stesso

che può guidare le conclusioni di uno studio

o di una analisi verso dati controllabili dal gestore medesimo.



Esempi possiamo riscontrarli quotidianamente con la fornitura di dati che riguardano i consensi o le approvazioni.


Al momento una cura all’incombente manipolazione planetaria potrebbe essere la

“lotta all’ignoranza o alla non conoscenza”, ma la facilità manipolatoria si basa proprio sulla carenza di questi elementi.
 
La draconiana misura di Emmanuel Macron di imporre a tutti e per tutto il green pass
inizia ad essere fonte di emulazione per altri governi europei cominciando, ovviamente,
da quello italiano che sta valutando l’approvazione di una simile misura
senza la quale sarebbe preclusa l’attività lavorativa, ricreativa, sportiva e di qualunque altro genere.


Sebbene il caso olandese recentemente assurto agli onori della cronaca dimostri ben oltre ogni ragionamento l’inutilità di una tale misura,

e sebbene non si comprenda perché chi protesta contro una tale misura o solleva dei dubbi legittimi debba necessariamente essere etichettato come no-vax,

essendo il vaccino e la sua certificazione due cose ben distinte,

occorre effettuare alcune considerazioni sul merito della faccenda.


Posta la non obbligatorietà del vaccino anti-Covid

sorge spontaneo chiedersi se l’imposizione del green pass costituisca una forma di obbligo vaccinale de facto.



Se al quesito si risponde negativamente,
non si comprende su che base poter imporre una simile forma di restrizione;

se invece al quesito si risponde positivamente,
sembrano sorgere più problemi (soprattutto giuridici) di quanti si intenderebbe risolvere.


In primo luogo
:
sebbene possa apparire soltanto una questione teorica,
la differenza tra obbligo di fatto e obbligo di diritto, così astratta non è,
in quanto il fatto non è detto che sia legittimo,
mentre il diritto – anche in virtù dei controlli anteriori e posteriori all’emanazione di una legge – lo è sempre e comunque.


In secondo luogo:
l’obbligo di fatto introdotto tramite il green pass è un modo istituzionalmente scorretto
per indurre la popolazione a vaccinarsi senza le cautele giuridiche opportune
che sono necessarie in uno Stato di diritto in genere e come previste dalla nostra Costituzione in particolare.

L’articolo 32 della nostra Carta fondamentale, infatti, sancisce che

nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”,

chiarendo in modo inequivoco, anche come più volte ha ribadito nel corso del tempo la Corte costituzionale,
che soltanto per legge, per legge dello Stato, si può imporre un trattamento sanitario obbligatorio alla popolazione.


La legge o il decreto-legge che dovessero approvare il green pass, dunque, non sarebbero sufficienti,
poiché la Costituzione è letteralmente chiara stabilendo che il trattamento sanitario in quanto tale
– cioè la inoculazione del vaccino – deve essere imposto per legge
e non tramite la sua surrettizia certificazione che è e rimane cosa distinta e distante.


In terzo luogo
:
l’obbligo vaccinale di fatto, a differenza di quello di diritto,
peraltro non tutela compiutamente e giuridicamente la popolazione
poiché non si prevede alcun indennizzo per gli eventuali effetti collaterali legati alla inoculazione del vaccino medesimo.

Insomma, l’obbligo vaccinale di fatto introdotto con il green pass creerebbe un “dovere” sul cittadino
senza assicurargli la tutela effettiva dei suoi diritti e senza che a tal dovere faccia da corrispettivo
una equa responsabilità morale, giuridica ed economica delle istituzioni che lo intendono sanzionare.


Del resto proprio la Corte costituzionale, di recente, nel bel mezzo della crisi pandemica del 2020,
ha statuito, con la sentenza 118/2020, che l’indennizzo per effetti collaterali deve necessariamente estendersi anche ai vaccini soltanto consigliati
(come per ora sono quelli anti-Covid) purché, oltre l’ovvio effetto causale tra inoculazione e danno all’integrità psico-fisica,
sussista un affidamento del paziente in base a una campagna pubblica di vaccinazione
(requisito evidentemente presente nel caso della vaccinazione anti-Covid, specialmente se indotto dal green pass).


In quarto luogo:
non si comprende perché le eventuali sanzioni debbano essere necessariamente negative
e tali da comprimere altri diritti fondamentali come quello di circolazione, lavoro, istruzione, insegnamento o culto.

L’ordinamento, infatti, conosce anche le sanzioni positive o gli incentivi
(si pensi per esempio a quelli di carattere processuale o al sistema dei benefici nel regime penitenziario)
che possono consentire di ottenere l’effetto senza pregiudicare altri diritti fondamentali.

In questo senso si pensi, per esempio, a somme di danaro per i più giovani,
o a giorni di ferie retribuiti, o sgravi fiscali o a sistemi di precedenza negli uffici e nelle pratiche amministrative.

Tali soluzioni garantirebbero per un verso l’aumento delle somministrazioni vaccinali, senza sacrificare, per altro verso,
altrettanti diritti fondamentali di pari grado gerarchico a quello della salute individuale e collettiva che la Costituzione riconosce e tutela.

Il diritto, infatti, non può essere determinato dalle risultanze (precarie) della scienza
o dalle mutabili decisioni politiche poiché, se non vuole rinunciare alla propria natura,
deve essere giusto e quindi riconoscere sempre a ciascuno il suo.


In conclusione
:
il green pass occorre che sia attentamente disciplinato per evitare di creare storture giuridiche e violazioni dei diritti umani fondamentali;
l’obbligo vaccinale può essere soltanto ex lege a ciò espressamente diretta;

occorre sempre ricordare che il diritto è superiore al fatto, essendo infatti questo secondo disciplinato dal primo

e non il contrario secondo l’antica sapienza classica per la quale da mihi factum dabo tibi ius.
 
Tirano, tirano sempre più la corda, giusto per vedere dove si spezzerà.


Le buone intenzioni dei paladini del regime sanitario ci stanno letteralmente lastricando
la via dell’inferno per una democrazia in rapida decomposizione.

Sull’onda dell’ennesima variante – la famigerata Delta - ,
si vorrebbe introdurre una misura senza precedenti: il salvacondotto sanitario.


A tal proposito, ce lo spiega con parole agghiaccianti Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute:

“Emmanuel Macron in tv ha detto una cosa giustissima sul green pass obbligatorio per la vita sociale

e i francesi hanno recepito il messaggio. Dobbiamo fare la stessa cosa anche in Italia.

Il green pass deve diventare il nostro lasciapassare, usiamolo per tutto, sarà il nostro nuovo modus vivendi”.


Il nostro nuovo modus vivendi
?

Ma questo tizio, che ha vinto la lotteria di un seggio parlamentare
si rende minimamente conto dell’enormità della sua affermazione?

Egli, sulla base di un virus a bassa letalità e che non è mai stato un serio problema per la stragrande maggioranza della popolazione,
intenderebbe trasformare l’Italia in una sorta di girone dantesco, dove chi non si vaccina viene rinchiuso agli arresti domiciliari?


Se poi i francesi si sono fatti rimbambire dalla terrorizzante propaganda
di chi ha speculato su una malattia che ha sempre colpito duramente solo i più fragili,
che vanno isolati e protetti, non dovrebbe essere un nostro problema.

Anzi, chi crede nei valori della democrazia dovrebbe invece stigmatizzare un leader come Macron,
eletto sull’onda del cambiamento, che decide di sospendere la “Liberté” dagli storici principi costituzionali della sua nazione.


Non possiamo accettare che un Sileri qualsiasi ci venga a imporre un modello orwelliano di società,

disseminato di tornelli e barriere automatiche, in cui ci si possa muovere solo con un chip infilato nel di dietro,

e lo faccia con la semplicità di chi ci sta presentando un abbonamento promozionale a una palestra o a un circolo creativo.


Questa impressionante facilità con la quale tali impresentabili personaggi al Governo stanno giocando con la nostra “Liberté”
dovrebbe far riflettere anche i più entusiasti sostenitori delle chiusure.

Così come la quasi generale apatia e ignavia politica, che accompagna una simile tendenza liberticida,
non ci fa assolutamente ben sperare per il futuro prossimo.
 
Non sono stati molti i paesi a seguire Macron, a parte la Grecia,
magari per le manifestazioni popolari contrarie a questo tipo di obbligo.

La Germania, ad esempio, ha deciso di fare diversamente.


La Merkel ha affermato che la Germania è determinata a evitare una quarta ondata di pandemia,
ma, anche se i casi che coinvolgono la variante Delta continuano ad aumentare,
la cancelliera afferma che non seguirà Francia e Grecia con requisiti di vaccino più restrittivi.


“Più persone vengono vaccinate, più saremo di nuovo liberi, più liberamente potremo vivere di nuovo”, ha detto.

“Siamo nella fase in cui stiamo ancora promuovendo i vaccini volontariamente
e la mia richiesta a tutti voi è di sostenere il caso del vaccino, ovunque ci siano persone che si conoscono e si fidano l’una dell’altra”.


Almeno il 60% dei tedeschi ha raggiunto una parziale copertura vaccinale.

Ed ora le restrizioni legate alla quantità di siero disponibile sono state ormai superate.
Ufficialmente solo il 10% dei cittadini si oppone alla vaccinazione, ma, in realtà,
i sondaggi mostravano come i tedeschi fossero tra gli europei i più scettici.
Comunque in questa fase, soprattutto prima delle elezioni, si andrà avanti senza obblighi, ma solo con inviti volontari alla vaccinazione.


Settembre si avvicina rapidamente e la CDU non vuole compromettere le proprie possibilità di vittoria
prendendo posizioni troppo dure contro gli scettici vaccinali. Punto

Magari nell’autunno e nell’inverno cambieranno idea, dopo aver passato il turno elettorale.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto