se posso allentare la tensione che percepisci dai miei commenti non metto certo in dubbio che la tua visione borghese sia quella prevalente: metto in dubbio la sua efficacia e, decisamente, la sua protervia nel ritenere di rappresentare un qualche genere di verità ultima. L'ultimo decennio in eurolandia ha dato la misura di questa vanità.
Ma la finanza, l'economia, non sono che la pelle di una società: sotto scorrono i grandi temi di cui quella sovrastruttura si nutre
Il Maduro, il Guaidò di turno, sono volti, parvenze effimere che durano il passaggio di una notte. Maduro è stato uomo della finanza internazionale e dei grandi trusts, ha avuto l'appoggio dell'amministrazione americana, che conta meno dei primi, per il solo fatto di essere lì ad accupare quel posto. La lotta al venezuela è intestina, gruppi di potere, appartenenti al quel 2-3% di ex latifondisti e militari che rappresentano l'èlite venezuelana, magari qualche gruppo caucasico, che cerca alleanze e promette all'esterno ciò che, vanamente, promette al popolo meticcio. Il sentore che le cose stavano cambiando è stata l'elezione di trump, lo spostamento degli interessi dell'élite americana nel segno del disimpegno in estremo oriente e nel consolidamento dei settori pacifici. Però tu affermi che la verità la fanno le sale stampa, i brokers, le grandi case di affari, bene, nulla di impedisce di pensarla così.
Io, e secoli di pensiero politico, diciamo invece che prima si fa l'idea poi viene il resto.
Pertanto non mi recherò a Caracas, non sono nè Bouvard nè Pécuchet.
Sono del resto convinto che parliamo di una società profondamente instabile, gettata nel gorgo della modernità senza possederne la basi culturali, sociali, senza grandi prospettive demografiche e con un'economia dipendente da fattori prevalentemente esogeni. Mi risulta difficile, davvero, sintetizzare in un numero, in un'aspettativa, un'incertezza simile: almeno io non ne sono capace.