Va in fuga Simeoni, il ciclista querelato dall'americano
la maglia gialla lo va a prendere in prima persona
"Armstrong antisportivo"
il Tour tra veleni e querele
Accuse pesanti al campione statunitense
E la Domina Vacanze "scarica" Mario Cipollini
Simeoni e Armstrong si parlano durante la fuga
LONS LE SAUNIER - Nella tappa forse più inutile, nasce la storia più velenosa del Tour. E, questa volta, non è più solo questione di "Armstrong cannibale". Il campione americano in maglia gialla, sicuro di aggiudicarsi il suo sesto Tour, l'ha fatta grossa attirandosi le ire di tutto il gruppo e le accuse esplicite di "comportamento antisportivo" da parte del presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Gian Carlo Ceruti.
E' successo che intorno al chilometro 30, mentre già davanti pedalavano Flecha, Joly, Garcia Acosta, Fofonov, Mercado e Lotz -i sei che poi sarebbero andati all'arrivo- dal gruppo ha provato a uscire Filippo Simeoni, onesto pedalatore laziale della Domina Vacanze, l'unico corridore che può vantare una causa giudiziaria pendente con il "re" del Tour. Ebbene, Lance Armstrong in persona è andato a prenderlo tra lo stupore generale. Simeoni l'ha guardato e ha proseguito e l'uomo con la maglia gialla ha continuato a "marcarlo" neanche fosse Basso o Ullrich. Così i due hanno raggiunto rapidamente i sei fuggittivi suscitandone le comprensibili rimostranze: con la maglia gialla in fuga, il plotone avrebbe reagito pesantemente e il gruppetto avrebbe perso ogni possibilità di andare al traguardo.
A questo punto pare che Armstrong abbia parlato e abbia detto indicando Simeoni: "Mi fermo solo se si ferma anche lui". Il corridore italiano ha rinunciato e ha smesso di tirare. Anche Armstrong ha rallentato e i due sono stati raggiunti dal gruppo. I sei davanti hanno proseguito la fuga fino all'arrivo dove Mercado ha battuto Garcia Acosta.
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Ma la storia si è risaputa subito. Rientrato in gruppo, Simeoni si è anche preso gli insulti di un altro corridore italiano: Daniele Nardello, uno che dovrebbe andare alle Olimpiadi con la maglia azzurra.
Fin qui, i fatti di oggi. Dietro c'è una vecchia vicenda che avvelena l'aria da tempo. Simeoni è uno dei pochi corridori italiani ad aver ammesso, in una deposizione al processo contro il dottor Ferrari, di aver fatto uso di doping. Ha pagato e ora conduce la sua battaglia in gruppo. In quella deposizione aveva anche tirato in ballo Armstrong guadagnandosi una querela per diffamazione in cui il campione statunitense lo ha definito "mentitore assoluto".
Simeoni, in un gruppo in cui, per certe cose, vigono regole quasi omertose, è stato "scaricato" anche da alcuni compagni di squadra, a cominciare da Mario Cipollini che (si è saputo oggi) non lo voleva al Tour e, a veleni si sono aggiunti veleni quando Vincenzo Santoni, team manager della Domina Vacanze, ha difeso Simeoni dalla prepotenza di Armstrong e ha attaccato "Re Leone": "Ha preso in giro squadra e sponsor, arrivando al Tour scarico e fregandosene dei suoi compagni''.
Poi Nardello ha chiesto scusa: "Ho solo detto a Simeoni che era inutile scattare sapendo che si sarebbe tirato dietro Armstrong. Tra loro ci sono problemi e non è giusto che si scarichino su tutti. Se ho esagerato, mi scuso". Simeoni, comunque, c'è rimasto malissimo e voleva ritirarsi. A stento l'hanno convinto a continuare.
Sui fatti, si diceva, si è espresso il presidente della Federciclismo, Ceruti: "Non si può accettare un tipo di atteggiamento che non è rispettoso nei confronti di un corridore come Simeoni, che è stato capace di assumersi le sue responsabilità sino in fondo, facendo un'importante autocritica. La Fci esprime la piena solidarietà a Simeoni e alla sua squadra".
Insomma, per essere una tappa quasi inutile, fra le ultime montagne e la lunga cronometro di domani a Besancon che sarà decisiva solo per i due gradini più bassi del podio (sono in corsa Basso, Kloden e Ullrich), la Annamasse-Lons le Saunier resterà in qualche modo nella storia del ciclismo. E avrà conseguenze non da poco nel gruppo e fuori.