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Dopo Pasqua a Piazza Affari si gioca: Risiko o Puzzle?
NEWS ALERT: BANCA POP EMILIA ROMAGNA, BANCA MONTE PASCHI SIENA, PIRELLI & C, BCE, DRAGHI MARIO, PIAZZA AFFARI, YOOX, WORLD DUTY FREE
Di sicuro i soldi ci sono (nella finanza, beninteso), di sicuro i grandi nomi in Italia ci sono (e in molti se ne sono accorti), di sicuro c'è bisogno di un cambiamento (per molti versi già in atto).
ROSSANA PREZIOSO 7 APRILE 08:00
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Se c’è una cosa su cui non si può discutere è la presenza abnorme di liquidità all’interno del sistema finanziario, una liquidità che, effimera, pericolosa, controproducente o qualsiasi difetto abbia (o avrà) ha per lo meno il pregio di dare una spinta alle operazioni di M&A che da tempo si stanno verificando sui mercati internazionali.
Tutto partì da...
Prima Wall Street (complice la partenza in anticipo delle manovre di stimolo e dell’immissione di capitali) adesso, poi, l’Europa. Grazie alla Bce. Nemmeno a dirlo. A dare una mano, ovviamente, anche i bassissimi tassi di interesse. C’è da tenere conto anche di un altro elemento e cioè quello psicologico, i cui risvolti non devono essere sottovalutati in un ambiente come quello dell’imprenditoria italiana spesso legata alla visione familiare ed egemonica dell’azienda e che adesso, in nome di una sfida dettata dalla competitività da ritrovare, deve riuscire a trovare un compromesso tra voglia di essere sempre padroni in casa propria (volontà sacrosanta) e necessità di ampliare e rafforzare una base che deve, per forza di cose, diventare internazionale.
Il problema è in testa
Un cambio di mentalità che non riguarda solamente le PMI e cioè la spina dorsale dell’economia italiana, ma anche e soprattutto, guardando i capitali, anche i cavalli vincenti di Piazza Affari. Si parta dall’analisi delle più recenti vicende che hanno contraddistinto il mercato del Bel Paese. Prima di tutto quella di Pirelli, passata in mano alla Cina e che adesso deve riuscire a trovare l’equilibrio all’interno della sua galassia (galassia valutata circa 7 miliardi) riuscendo a restare un volto il meno possibile dagli occhi a mandorla, anche se Pechino alla fine avrà la maggioranza assoluta.
Altri casi eclatanti quanto recenti, quelli di World Duty Free in mano alla svizzera Dufry per oltre 1,3 miliardi e Net a Porter con il suo accordo di alleanza con Yoox.
Yoox e WDF, ma anche...
Nel primo caso si parla senza dubbio di una strategia di base che parte da due attori similari, anzi, considerando la reazione del titolo in borsa non è facile capire come in questo caso il vantaggio dell’operazione potrebbe cadere in pieno solo sugli acquirenti. Diverso il discorso per Yoox che alla fine creerebbe una sorta di Vallo di Diano contro lo strapotere di Amazon, progetto che da tempo era stato caldeggiato nell’ambito del lusso.
Ma guardando la situazione dall’alto è facile capire come chi compra non si interessi semplicemente dell’Italia, ma dei singoli gioielli che Roma può offrire e che Milano, e per lei Piazza Affari, può valorizzare. Cosa significa questo? Semplicemente due cose. In primis, non è il paese che cresce (ammesso e non concesso che di crescita si possa parlare) ma i singoli nomi, le singole potenzialità e le singole strategie industriali. In seconda istanza è innegabile il fatto che le operazioni di M&A avranno il vantaggio di creare una serie di vantaggi, al di là della polemica sulla perdita del made in Italy che potrebbe non verificarsi, e cioè prima di tutto l’ottimizzazione dei costi, il miglioramento dell’efficienza, un aumento del panorama che diventerebbe sempre più internazionale.
Bancari, ovviamente!
Nel caso, invece, si voglia guardare al settore dei bancari, si tornerà sempre a parlare, per quanto riguarda i protagonisti italiani, del valzer che d tempo stanno ballando Ubi e Mps, come anche Banco Popolare e Banca Popolare di Milano sebbene in questa scena, invece del semplice valzer andrebbe bene una quadriglia visto e considerato gli altri possibili partecipanti che arriverebbero a formare, sempre secondo indiscrezioni, un possibile polo bancario nel nord est dello Stivale, con Veneto Banca e Popolare di Vicenza che andrebbero a sostituirsi all’istituto milanese. Sempre che non entri in scena Bper. E a questo punto il puzzle si trasformerebbe in risiko.
:sgrat: :boh: :aikido" :karate: