dondiego49
Forumer storico
So che si rischia di diventare monocordi, ma questo è sicuramente il “tema” del momento e quanto sta accadendo è di grande importanza non solo per il breve ma anche per il medio lungo periodo.
La politica monetaria della BCE sta per essere rivista (QE3 in arrivo?) e l’evoluzione della stessa rischia di essere un elemento condizionante per i mercati ma non solo per loro.
Un piccolo passo indietro. Proprio stamattina parlavo degli effetti del quantitative easing: tra i tanti ho ricordato la compressione dei tassi verso il basso, il che ha reso molto meno oneroso (e più accessibile) il costo dei finanziamenti. Inoltre ha reso anche meno gravoso il peso del debito pubblico. Per farla breve, buone notizie per chi ha debiti, per chi ne chiede ancora e per chi possiede titoli di debito.
Ma per tutti gli altri? Beh, per gli altri le cose non sono poi andate così bene, o quantomeno in parte.
Guardate le banche: se da un lato la compressione dei rendimenti verso il basso ha fatto lievitare il valore dei BTP, gonfiando la valorizzazione dei portafogli di proprietà delle istituzioni finanziarie, dall’altra parte una curva così schiacciata ha drammaticamente limato verso il basso i margini per il settore bancario.
Discorso molto simile lo si può fare per le compagnie assicurative, in particolar modo quelle che hanno delle gestioni separate che hanno in pancia ancora un minimo garantito da riconoscere ai clienti. Come fare a mantenere tali promesse in un mercato a rendimenti negativi?
E poi ancora i grandi investitori: hanno liquidità da investire ma in un mercato così complesso, dove il rapporto rischio /rendimento conta come il due da coppe, diventa molto difficile poter fare delle scelte.
I ragionamenti che vi ho appena illustrato sono già sentiti qui in Italia. Immaginate in Germania, dove i rendimenti sono ancora più bassi ( e negativi). Si sta rischiando veramente di far “saltare il banco”. E difatti, come vi ho già spiegato in passato, molte compagnie assicuratrici teutoniche si trovano costrette a fare incetta di derivati per poter mantenere certi tipi di redditività. Ma la situazione sta per diventare ancora più insostenibile, soprattutto se Mario Draghi partirà con il famigerato QE3. Motivo in più secondo cui, a mio parere, il board BCE dovrà subire l’ostruzionismo della Bundesbank che, ovviamente, deve essere portavoce di questi investitori ei di queste realtà finanziarie tedesche che si trovano in difficoltà. Motivo per cui il QE3 sarà una sonora delusione? Lo scopriremo domani.
Intanto però ecco che la brillante Tonia Mastrobuoni se ne esce proprio oggi con un articolo estremamente interessante che va a confermare tutto quanto sto dicendo.
Non ci resta che aspettare sul bordo del fiume e vedere Draghi passare…
La politica monetaria della BCE sta per essere rivista (QE3 in arrivo?) e l’evoluzione della stessa rischia di essere un elemento condizionante per i mercati ma non solo per loro.
Un piccolo passo indietro. Proprio stamattina parlavo degli effetti del quantitative easing: tra i tanti ho ricordato la compressione dei tassi verso il basso, il che ha reso molto meno oneroso (e più accessibile) il costo dei finanziamenti. Inoltre ha reso anche meno gravoso il peso del debito pubblico. Per farla breve, buone notizie per chi ha debiti, per chi ne chiede ancora e per chi possiede titoli di debito.
Ma per tutti gli altri? Beh, per gli altri le cose non sono poi andate così bene, o quantomeno in parte.
Guardate le banche: se da un lato la compressione dei rendimenti verso il basso ha fatto lievitare il valore dei BTP, gonfiando la valorizzazione dei portafogli di proprietà delle istituzioni finanziarie, dall’altra parte una curva così schiacciata ha drammaticamente limato verso il basso i margini per il settore bancario.
Discorso molto simile lo si può fare per le compagnie assicurative, in particolar modo quelle che hanno delle gestioni separate che hanno in pancia ancora un minimo garantito da riconoscere ai clienti. Come fare a mantenere tali promesse in un mercato a rendimenti negativi?
E poi ancora i grandi investitori: hanno liquidità da investire ma in un mercato così complesso, dove il rapporto rischio /rendimento conta come il due da coppe, diventa molto difficile poter fare delle scelte.
I ragionamenti che vi ho appena illustrato sono già sentiti qui in Italia. Immaginate in Germania, dove i rendimenti sono ancora più bassi ( e negativi). Si sta rischiando veramente di far “saltare il banco”. E difatti, come vi ho già spiegato in passato, molte compagnie assicuratrici teutoniche si trovano costrette a fare incetta di derivati per poter mantenere certi tipi di redditività. Ma la situazione sta per diventare ancora più insostenibile, soprattutto se Mario Draghi partirà con il famigerato QE3. Motivo in più secondo cui, a mio parere, il board BCE dovrà subire l’ostruzionismo della Bundesbank che, ovviamente, deve essere portavoce di questi investitori ei di queste realtà finanziarie tedesche che si trovano in difficoltà. Motivo per cui il QE3 sarà una sonora delusione? Lo scopriremo domani.
Intanto però ecco che la brillante Tonia Mastrobuoni se ne esce proprio oggi con un articolo estremamente interessante che va a confermare tutto quanto sto dicendo.
Le casse di risparmio tedesche, le potenti Sparkassen, hanno dichiarato guerra a Mario Draghi. E una vera e propria ondata di isterìa sulle mosse della Bce sta investendo le assicurazioni, i grandi investitori, i fondi pensione in tutta la Germania. Che rischia di contagiare, anche a causa di un’incauta campagna mediatica, persino i piccoli risparmiatori. (…) Le Sparkassen bavaresi hanno già minacciato la scorsa settimana di non depositare più i soldi presso la Bce – secondo la maggior parte degli analisti la “sanzione” sui depositi a breve potrebbero essere portata a 0,4/0,5% – e di tenerli nei forzieri. Ieri l’associazione che le riunisce a livello federale – sono circa 430 – ha fatto trapelare un rapporto di fuoco sugli effetti dei rendimenti al lumicino. (Source)
Avete letto bene, pensavate che tutto il mondo della finanza fosse con Draghi? Bene, vi sbagliavate, perché lacoperta è corta e qualcuno rischia di stare coi piedi al freddo, tanto per usare un eufemismo.
l documento parla di “interventi frettolosi di politica monetaria che alimentano il clima da crisi e la perdita di fiducia nell’eurozona”. Una prosecuzione della politica dei tassi minimi danneggerebbe i risparmiatori e chi vuole investire in assicurazioni sulla vita e fondi pensione, sostengono gli economisti delle casse di risparmio. Che suggeriscono di smetterladi adottare mosse espansive di politica monetaria e di abbassare l’obiettivo di inflazione della Bce dall’attuale 2%. Sembra demenziale, ma è una proposta seria…
Notate il contrasto con quello che è il pensiero di molti operatori. Qui si parla di mossa sfrontata di Draghi. Chissà cosa pensano di Kuroda… La proposta demenziale, invece, sembra quella delle Sparkassen…
In più, i media tedeschi fanno circolare da tempo un pericolosissimo quanto improbabile scenario. Prima o poi i tassi di interesse negativi – attualmente vengono applicati solo ai soldi depositati a brevissimo termine presso la Bce – potrebbero essere scaricati persino sui clienti. In Svizzera succede già: la Banca centrale elvetica applica il -0,75% alle banche da tempo. E da quest’anno la piccola Alternative Bank Schweiz li scarica su chiunque depositi anche solo un euro nei suoi forzieri. Altri istituti lo fanno solo oltre una certa soglia, ad esempio sui depositi oltre i 100mila euro. Ma il tabù, sostiene la stampa tedesca, è rotto e può contagiare anche la Germania.
Si arriva a delle minacce che non sono nemmeno troppo impossibili, secondo me. Pensavate che il QE iperespansivo non avesse controindicazioni? Facevamo bene oppure no ad essere ipercritici sull’utilità di questo tipo di spavalda operatività, che poi è fine a se stessa e non porta a miglioramenti strutturali?
Intanto, le piccole e grandi banche tedesche si stanno già “vendicando” del tasso negativo sui grandi clienti come i fondi pensione, che hanno l’abitudine di parcheggiare milioni di euro per periodi brevi presso di loro. Da quando queste ultime sono “punite” dal rendimento negativo sui depositi dell’Eurotower, perdono margini di guadagno. Dunque hanno deciso di trasferire quella sanzione sugli investitori di peso. Ad aprire le danze è stato, all’inizio del 2015, un piccolo istituto della Turingia, la Skatbank. Ma nel frattempo persino il colosso Commerzbanz ha cominciato a scaricare all’esterno i rendimenti negativi che subisce per parcheggiare i soldi a breve presso la Bce.
E’ evidente che tutto questo, potrebbe anche portare ad importanti movimenti di capitali. Quindi non sorprendiamo se poi come inflow/out flow avremo dati “strani”.
L’agitazione delle Sparkassen è difficile da ignorare. Lungi dall’essere un esempio di virtù, le casse di risparmio locali vantano tuttavia un asset da mille miliardi di euro – pari al 40% del sistema creditizio tedesco – hanno cinquanta milioni di clienti in Germania e sono da sempre considerate il simbolo del piccolo risparmiatore. Ma sono anche l’emblema di un sistema bancario pericolosamente legato alla politica e da sempre messo al riparo da qualsiasi tentativo di supervisione europea. Sono dei veri e propri potentati locali i cui margini di guadagno, a causa dei tassi di interesse quasi azzerati, si stanno talmente riducendo da metterne seriamente a repentaglio la sopravvivenza.
Eccoci qui al punto cruciale. Le SparKasse sono il cuore del potere politico tedesco. E voi pensate che quindi i crucchi accettino un Draghi iperespansivo? Non ci credo. Draghi non potrà che fare qualcosa ma si limiterà a promettere molto, dicendo che interverrà ulteriormente SE ce ne sarà bisogno.
Non ci resta che aspettare sul bordo del fiume e vedere Draghi passare…