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Viva i popoli, Viva le Nazioni europee, fanculo U€
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vdb61

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L'aggravamento della crisi finanziaria ed economica che attraversa l'Italia, e la sua ricaduta sul sistema industriale e dei servizi, ha colpito anche la Fiat. Lo sottolinea lo studio elaborato dal dipartimento settori produttivi della Cgil Nazionale dal titolo 'La Crisi economica dell'industria italiana - i dati sulla cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga, e i lavoratori coinvolti'. La Fiat, si legge nello studio, ha deciso la chiusura di tutti gli stabilimenti italiani per un mese, dal 15 dicembre al 10 gennaio, da Mirafiori a Termini Imprese, compresi gli stabilimenti Sevel, Iveco, Magneti Marelli, per 58.000 lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione ordinaria. La situazione degli stabilimenti del gruppo di Torino coinvolti dalla Cigo (anche con l'uso di ferie e par residue) riguarda tutti i settori. Per quello Auto la Cigo va dal 15/12/08 al 10/1/09: Mirafiori (5.400 lavoratori); Cassino (3.200); Termini Imerese (1.480); Melfi(5.600); Pomigliano(5.300); Sevel (Veicoli commerciali, 7.000). Per il settore Auto Enti centrali, la Cigo va dal dal 20/12/08 al 10/1/09: Torino (4.300); Arese (400); Pomigliano (300). Per Iveco Camion, Cigo dal 15/12/08 al 10/1/09: Brescia (2.800); Suzara (2.300). Per Mondo Motori, Cigo dal 15/12/08 al 10/1/09: FPT (Power Train), Foggia (2.300); Termoli (2.400); Meccaniche Motori, Pregnana (500); Verrone (450); Iveco Stura e meccaniche, Torin(2.400). Per FMA (Motori automobilistici) 3 settimane di CIGO a novembre, e di nuovo Cigo dall'1/12/08 al 12/1/09: Pratola Serra (1.800). Infine Magneti Marelli + Ergom: nei 18 stabilimenti sono coinvolti 11.000 lavoratori che andranno in cigo dal 15/12/08 al 10/1/09. Per un totale di 58.
05 dicembre 2008

:sad:
 

biedermeier

.........................
Operazione schiaccia maroni in atto...se fosse tutto tracciabile, visibile dubito che succederebbe :)

Ue' giocate con qualche cosa che rende..................

una mezza idea di chi possa essere io ce l'ho...

metti insieme tempo a disposizione e dente avvelenato ( il piano non andato in porto)

io aspetto ancora che eurinvest dimostri un minimo di affezione per questo titolo...è l'unica altrimenti per me non c'è piano che tenga
 

vdb61

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Motorola Electronics

A Torino dal 2000 ha sede il Centro di Ricerca e Sviluppo Motorola nato nel 1999 e parte di un ampio network di centri R&D nel mondo che solo in Europa conta 22 centri (UK, Danimarca, Irlanda, Israele, Italia, Polonia, Russia, Repubblica Ceca, Spagna, Germania, Francia e Romania).
Torino è oggi uno dei principali Centri di Eccellenza Motorola Inc. per la Region EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), dedicati allo sviluppo di attività focalizzate alla progettazione di hardware per i telefoni cellulari, software per tutti i settori in cui opera Motorola , di nuove tecnologie e di test di interoperabilità.
Il Centro di Ricerca e Sviluppo di Torino è anche parte attiva del polo di Information Communication Tecnology voluto e sviluppato dalla Regione Piemonte e dalla città di Torino. Sono molto importanti le relazioni tra il centro Motorola e il Politecnico di Torino: ogni anno vengono date opportunità agli studenti del Politecnico di utilizzare le strutture del centro per redigere progetti di laurea e ricerche.
Inoltre il Centro di Ricerca e Sviluppo Motorola attraverso la fondazione Torino Wireless, di cui Motorola è socia attiva, fornisce la propria esperienza e i propri mezzi per valorizzare le risorse dell’area e sviluppare nuove tecnologie.



Motorola taglia 400 posti a Torino e chiude centro ricerche

Novembre 3, 2008



Il produttore di telefonini Motorola taglierà 400 posti in Italia (su un piano complessivo di 3mila). La parte più corposa è collegata alla chiusura del Centro ricerche di Torino (tutti i 370 addetti). La parte rimanente è relativa al ridimensionamento delle sedi di Milano e Roma (30 addetti in meno). La comunicazione è stata data alle organizzazioni sindacali e ai dipendenti. Il clima, come ha raccontato al quotidiano La Stampa un ingegnere del centro ricerche del capoluogo piemontese, è molto pesante: dagli uffici, ad esempio, sono stati fatti sparire tutti gli scatoloni, come se la direzione temesse che, una volta annunciati i licenziamenti, il personale potesse portarsi via per ripicca oggetti e attrezzature che appartengono alla società.
:titanic:
 

vdb61

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Una notte lunga 3 anni
di NOURIEL ROUBINI


I mercati finanziari di tutto il mondo hanno attraversato nel 2008 la loro peggiore crisi dalla Grande depressione degli anni Trenta. Sono falliti importanti istituti finanziari, altri sono stati svenduti o sono sopravvissuti solo grazie a piani di salvataggio di considerevoli dimensioni.
I mercati globali azionari hanno ceduto di più del 50 per cento; gli spread sui tassi d'interesse sono saliti alle stelle; è emersa una grave crisi della liquidità e del credito e molti paesi a economia emergente si sono rivolti barcollando al Fondo Monetario Internazionale in cerca di aiuto.

Che cosa ci riserva quindi il 2009? Il peggio è alle spalle o è ancora davanti a noi? Per rispondere a queste domande, dobbiamo comprendere che ciò che è attualmente in corso è un circolo vizioso di contrazione economica e di condizioni finanziarie in continuo peggioramento.
Quel che è certo è che gli Stati Uniti vivranno la loro peggiore recessione da decenni: una contrazione profonda e prolungata che si protrarrà per almeno 24 mesi oltre la fine del 2009. Inoltre, la contrazione si estenderà all'insieme dell'economia globale. La recessione coinvolgerà l'Eurozona, la Gran Bretagna, l'Europa Continentale, il Canada, il Giappone e le altre economie avanzate. Sussiste anche il rischio di un atterraggio violento per le economie dei paesi con mercati emergenti, conseguentemente al graduale trasmettersi a queste zone degli shock finanziari e reali tramite i rapporti commerciali, finanziari e valutari.

Nella prima parte del 2008, nelle economie avanzate, la recessione aveva suscitato il timore di una stagflazione analoga a quella degli anni Settanta (inflazione abbinata a una stagnazione economica). Dato, tuttavia, che la domanda aggregata sta scendendo più dell'offerta aggregata, l'indebolimento dei mercati dei beni - dove si saranno ristretti anche i margini per una correzione al rialzo dei prezzi da parte dei produttori - comporterà un'inflazione più bassa. Per lo stesso meccanismo, l'aumento della disoccupazione avrà un effetto di contenimento del costo del lavoro e della crescita dei salari. Questi fattori, combinati con prezzi delle materie prime in drastica caduta, produrranno, nelle economie avanzate, un allentamento dell'inflazione che potrà avvicinarsi a un livello dell'1 per cento, il che solleverà il timore di una deflazione piuttosto che di una stagflazione.

La deflazione è pericolosa perché porta alla trappola della liquidità: dato che i tassi interbancari nominali a breve non possono scendere sotto lo zero, la politica monetaria diventa inefficace. La flessione dei prezzi riflette un costo reale del capitale alto e un aumento dell'entità reale del debito nominale che a loro volta causano una riduzione dei consumi e degli investimenti, generando un circolo vizioso nel quale i redditi e l'occupazione si contraggono sempre di più, aggravando la caduta della domanda e dei prezzi.
Poiché la politica monetaria tradizionale diventa inefficace, si tende a insistere nell'utilizzo di politiche non ortodosse: operazioni di salvataggio a favore di investitori, di istituti finanziari e di debitori; iniezioni massicce di liquidità alle banche affinché rendano più disponibile il credito e azioni ancora più radicali per abbassare i tassi d'interesse delle obbligazioni di Stato a lungo termine e per ridurre lo spread tra i tassi delle obbligazioni societarie e quelle del debito di Stato.
L'attuale crisi globale è stata innescata dallo scoppio della bolla immobiliare statunitense, bolla che tuttavia non l'ha originata. Gli eccessi del credito negli Stati Uniti hanno coinvolto il settore dei mutui per gli immobili residenziali e per quelli commerciali, l'indebitamento con carte di credito, per l'acquisto dell'auto e per finanziare gli studi. L'eccesso ha pervaso anche il settore dei prodotti cartolarizzati, dove questi debiti sono stati trasformati in derivati tossici; quello dei finanziamenti alle amministrazioni locali; quello dei finanziamenti destinati agli acquisti speculativi di attività produttive con una leva alta - mai conclusisi; quello delle obbligazioni societarie che ora subiranno perdite massicce nello scontare il repentino aumento dei fallimenti e, infine, quello del pericoloso e non regolamentato mercato degli strumenti finanziari per "assicurarsi" contro l'incapacità delle aziende di onerare i debiti.

In aggiunta, queste patologie non sono rimaste confinate agli Stati Uniti: in molti altri paesi si è assistito al gonfiarsi di una bolla immobiliare, alimentata da un eccesso di credito a condizioni stracciate che non rifletteva i rischi sottostanti. Contemporaneamente cresceva anche la bolla delle materie prime, quella degli acquisti speculativi di attività produttive e quella degli hedge fund. Difatti, ciò cui stiamo assistendo oggi è lo smantellamento del sistema bancario "ombra", vale a dire, dell'insieme degli istituti finanziari non-bancari che si comportavano come banche, concedendo prestiti a breve termine e con mezzi liquidi, avvalendosi di una leva alta e investendo a lungo termine in attività illiquide.

Il risultato di tutto ciò è oggi lo sgonfiarsi violento della più grande bolla del patrimonio e del credito, con perdite per inesigibilità del credito che potrebbero avvicinarsi alla spaventosa cifra di 2.000 miliardi di dollari. Di conseguenza, a meno che i governi non ricapitalizzino rapidamente gli istituti finanziari, la stretta creditizia si acuirà in ragione del fatto che il ritmo dell'acquisizione delle perdite supera quello della ricapitalizzazione, costringendo le banche a restringere il credito.
I prezzi dei titoli azionari e di altri investimenti rischiosi sono crollati drasticamente dalle punte del 2007, ma anche così sussistono ancora i rischi di ribassi notevoli. Attorno alla possibilità che la caduta dei prezzi di molti dei beni più rischiosi su cui si è investito, tra cui i titoli azionari, sia stata tale da suggerire che si stia consolidando un pavimento e che ad esso possa seguire una rapida ripresa del mercato azionario, si sta formando tra gli analisti un consenso.
Il peggio, però, deve ancora venire. Dato che gli analisti si illudono ancora che la contrazione economica possa essere leggera e di breve durata, nei prossimi mesi, le notizie macroeconomiche e le relazioni sui profitti e sugli utili peggiori delle attese in tutto il mondo, aggraveranno la spinta al ribasso delle quotazioni degli investimenti più rischiosi.
Anche se il rischio di un crollo totale sistemico è stato ridotto dalle misure prese dal G7 e da altre economie per sostenere i propri sistemi finanziari, il sistema presenta ancora delle vulnerabilità. La stretta creditizia si acuirà. Determinato dalla necessità degli hedge fund e di altri istituti di investimento che operano con una leva alta di vendere le attività finanziarie in mercati a corto di liquidità e in sofferenza - vendite che a loro volta determineranno una ulteriore caduta dei prezzi e altri fallimenti di istituti finanziari - andrà avanti il processo di reintegro dei depositi richiesti per i margini di garanzia. Qualche economia dei paesi emergenti potrà essere colpita in pieno da una crisi finanziaria.
Il 2009 sarà quindi un anno doloroso di recessione globale e di ulteriori sofferenze, perdite e fallimenti. Solo delle azioni politiche aggressive coordinate ed efficaci da parte dei paesi ad economia avanzata e da quelli ad economia emergente possono garantire una ripresa dell'economia globale nel 2010, evitando in questo modo che si entri in un periodo ancor più lungo di stagnazione economica.

Nouriel Roubini è professore di economia presso la Stern School of Business della New York University e presidente della società di consulenza economica e finanziaria Rge Monitor (www. rgemonitor. com)

Copyright Project Syndacate, 2008
www. project-syndacate. org
Traduzione di Guiomar Parada

(6 dicembre 2008)
 

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