2° FAZIO........VERGOGNA !!!!!!!!!!!!

SINIBALDO

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Il gip Clementina Forleo
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CHI HA CONVINTO........FAZIO A DIMETTERSI ??????????

IL VATICANO E LO............I.O.R. SANNO NIENTE ??????????

QUANTO HA PESATO L'INGERENZA DELLA FINANZA INTERNAZIONALE ??????

PERCHE' OGGI I "PADRONI" DI BANKITALIA DECIDONO DI LASCIARE IL
PASSAGGIO DI QUESTA "CONGREGAZIONE ECCLESIALE DEL DENARO" NELLE MANI DELLO STATO ????????????
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Già, potente.

Ma, fin da allora, con poche se non nulle relazioni politiche di alto livello.

Nei palazzi romani non aveva mai messo piede, racconta un ex dirigente della Lodi.

Fiorani si rende presto conto che per alimentare il suo ambizioso progetto, trasformare una banchetta locale della Bassa padana in un player a livello nazionale, ha bisogno di appoggi politici e istituzionali.

E comincia a cercarli.

Nel mandato di cattura, con accuse che vanno dall'associazione a delinquere all'appropriazione indebita, al riciclaggio, che ha portato in carcere, oltre a Fiorani, Giancarlo Boni (ex direttore finanziario della

banca), l'ex dirigente e ora pensionato Silvano Spinelli (per l'età avanzata gli sono stati concessi gli arresti domiciliari)

e i finanzieri italo-svizzeri Paolo Marmont e Fabio Massimo Conti, ci sono tutta una serie di nomi che i pm hanno coperto con omissis.

E sono coperti da omissis non solo in questo documento ma in tutte la carte dell'inchiesta.

Sono nomi di esponenti politici che, secondo gli investigatori, venivano da tempo foraggiati con versamenti di denaro.

Insomma, tangenti.

Questi nomi sono stati secretati.

Ma dall'inchiesta l'identità di qualche esponente politico comincia a spuntare.

E si intuisce la vastità della rete tessuta da Fiorani.

Fra i primi nomi a emergere c'è quello di Aldo Brancher, ex prete, ex funzionario della Fininvest (finì in carcere per qualche tempo all'epoca di Tangentopoli), oggi sottosegretario alle Riforme istituzionali, esponente di rilievo di Forza Italia.

Soprattutto uomo di raccordo con la Lega.

Brancher è titolare di un conto, cointestato alla moglie, presso la Lodi: su di esso sarebbero state depositate somme ingenti, provenienti da plusvalenze azionarie.

Brancher, che con Fiorani ha un rapporto molto stretto, ha un ruolo rilevante.

A indicarlo è un singolare episodio, raccontato sul Cittadino di Lodi, giornale della curia.

Nella primavera 2000 a Lodi si dovevano svolgere le elezioni amministrative.
Per candidarsi a sindaco, nel centrodestra erano in lizza due ex dipendenti della Lodi: Ambrogio Sfodrini ed Ernesto Capra.

Dettaglio importante: il primo era inviso a Fiorani, anche per vecchie ruggini di lavoro, il secondo molto apprezzato.

E Fiorani, per bloccare la candidatura sgradita a chi si rivolge? All'amico Brancher che si dà evidentemente da fare.

Così viene scelto Capra. Che però risulterà trombato.

Un altro esponente di Forza Italia vicinissimo a Fiorani è il senatore Luigi Grillo. Si tratta di una relazione importante, perché ha spalancato al banchiere le porte di casa Fazio, della cui famiglia Grillo è amico da sempre.

Una volta introdotto, il seduttore Fiorani si è dato da fare ed è riuscito a trasformare il rapporto con il governatore, e con l'intera famiglia, in un'amicizia più intima che stretta.

Nel corso della battaglia per l'Antonveneta, Grillo è stato uno dei più accesi sostenitori sia di Fiorani sia di Fazio, il quale aveva avallato le mosse del banchiere lodigiano.

Dall'inchiesta risulta che lo scorso gennaio, ben prima che la Lodi dichiarasse di volere conquistare la banca padovana, Grillo aprì un conto presso la banca di Fiorani, dove gli venne concesso un affidamento pari a 250 mila euro.

Parte dei soldi fu impiegata per comprare azioni Antonveneta, poi rivendute con una discreta plusvalenza.

Altri politici molto vicini a Fiorani sarebbero poi Romano Comincioli, ex compagno di scuola di Berlusconi, a sua volta assai legato a

Ricucci (il furbetto che aveva avuto la pensata di scalare la Rcs con i soldi della Lodi), e diversi esponenti dell'Udc, come Ivo Tarolli (anche lui, titolare di un conto bancario alla Lodi) e Vito Bonsignore.

Nella Lega, Fiorani poteva contare soprattutto sul sostegno di Roberto Calderoli, ministro per le Riforme istituzionali, e di Roberto Maroni, ministro del Welfare.

Esattamente 90 giorni fa, a chi gli chiedeva perché la Lega continuasse a «proteggere Fiorani», Maroni rispondeva:

«Tra qualche tempo tutta la vicenda sarà chiarita e allora si capirà che Fiorani e Ricucci non sono quei delinquenti dipinti dalla stampa».

Nel mondo politico Fiorani coltivava relazioni trasversali.

Aveva costruito anche strettissimi rapporti con Giovanni Consorte: l'amministratore delegato dell'Unipol a sua volta ha un legame diretto con Massimo D'Alema, presidente dei Ds.

E un altro esponente del centrosinistra molto vicino a Fiorani è Fabrizio Palenzona, esponente della Margherita, ex presidente della Provincia di Alessandria, oltre che consigliere d'amministrazione della Mediobanca e vicepresidente dell'Unicredito.

Insomma, Fiorani aveva amici e interlocutori un po' ovunque.

E c'è da scommettere che altri nomi nei prossimi giorni emergeranno.

Intanto la procura cerca di ricostruire tutte le operazioni da cui sono stati ricavati i soldi: quelli che sono stati intascati da Fiorani e dagli altri top manager della Lodi, quelli finiti nelle tasche dei «furbetti» e quelli elargiti ai politici.

Una faccenda assai complicata.

Accanto alle operazioni di insider trading, Fiorani e i suoi sodali ne hanno realizzate decine di altre.

Con il risultato che qualche speculazione è andata male.

Ma niente paura, i lodigiani sapevano come rimediare: le perdite venivano spalmate sugli ignari clienti della banca.
O ripianate con aumenti ingiustificati delle commissioni.

Un esempio?

A gennaio tutti i correntisti della Lodi si videro addebitare 100 euro di non meglio precisate commissioni straordinarie.

Qualcuno protestò, e riebbe i soldi. La maggioranza non fiatò. E Fiorani incassò.

Alla bisogna, Fiorani e i suoi amici, secondo quanto ricostruito dalla procura, ricorrevano anche a sistemi più spicci: prelevavano i soldi direttamente dal caveau della banca.

E per ripianare gli ammanchi facevano ricorso a una tecnica inedita: controllavano i necrologi sul giornale locale.

Quando il defunto era un cliente, prosciugavano i depositi.

E all'erede che si presentava per chiudere il conto intestato alla buon'anima consegnavano, con le sentite condoglianze, solo pochi spiccioli.

A Lodi non solo i piccoli azionisti sono in agitazione. Ma anche gli orfani e le vedove.
(A.Pergolini)
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(FINE)

SINIBALDO

PS: Prendo qualche giorno di riposo natalizio, rientro il prossimo mercoledì
con l'occasione invio i miei auguri a tutti i lettori con le loro famiglie.
 
"E per ripianare gli ammanchi facevano ricorso a una tecnica inedita: controllavano i necrologi sul giornale locale.

Quando il defunto era un cliente, prosciugavano i depositi.

E all'erede che si presentava per chiudere il conto intestato alla buon'anima consegnavano, con le sentite condoglianze, solo pochi spiccioli."


C'è da chiedersi se solo la Lodi si serve di questo giochetto o se è una pratica diffusa tra le banche.

Fiorani non è una mosca bianca,appartiene ed è il prodotto di una cultura bancaria.
 
LA FIABA DI NATALE
DI GUIDO BELLOSTA
Come da tradizione Lombard il nostro Guido
ci ha fatto trovare sotto l'albero di Natale una favola densa di significato
Di Guido Bellosta




La Fiaba di Natale del lombardreport.com.

Nel Paese dei Balocchi si turlupinano migliaia di soci per pochi zecchini d'oro

C'era una volta,tanti anni fa,,ci racconta il Grillo Parlante,una piccola banca nel Paese dei Balocchi. Un istituto di credito che operava sul territorio,privilegiando le necessita' locali,diretta con maestria da un serio presidente.

I risparmiatori depositavano i loro zecchini,i piccoli imprenditori ottenevano prestiti a tassi ragionevoli. Migliaia di soci che avevano investito il loro peculio nelle azioni della cooperativa ottenevano un remunerativo rendimento.Le quotazioni dei titoli della banca erano stabili,anche se stracciate,,attorno allo zecchino. Ma qualsiasi ragioniere nel Paese dei Balocchi poteva calcolare il valore patrimoniale dell'azione nel caso di una eventuale cessione: un valore superiore di quasi il 50% a tale sacrificata quotazione fissata dal Consiglio di Amministrazione.Tutto questo prescindendo dall'avviamento e da eventuali plusvalenze sugli immobili.

Ma nel Paese dei Balocchi serpeggiava ed aleggiava nel settore creditizio un crescente desiderio di "grandeur". Famelici maxi-istituti avevano messo gli occhi sulle piccole banche di provincia per "razionalizzare la gestione" ed "ottenere economie di scala".Naturalmente, ci ricorda il Grillo Parlante,sulle spalle dei soci e dei clienti dei piccoli istituti

Un borioso istituto si presento' riservatamente con una segreta proposta di acquisizione.Il presidente ne prese atto.Il prezzo offerto alle migliaia di soci non era eccezionale.Ma,come presidente della banca,dovette convocare il consiglio di amministrazione,composta da altri dieci consiglieri.Nonostante che l'operazione venisse sconsigliata dal Grillo Parlante, si decise di accettare l'inizio delle trattative. Naturalmente il paese era piccolo e tutti vennero a conoscenza della possibile cessione dell'istituto.Una caccia alle azioni sociali provocò in poche ore l'azzeramento del Fondo Acquisto Azioni Sociali.Era un affare rastrellare questi (pochissimi)titoli ancora disponibili ceduti dall'istituto al prezzo stracciato fissato dal CdA nella precedente primavera.

La voce dell'interessamento del colosso creditizio nei confronti della "banchetta" giunse anche sui giornali finanziari che ipotizzarono un prezzo di cessione non inferiore a 1,35 zecchini.Anche questi giornalisti finanziari sapevano calcolare il valore minimo.

Giunse percio' l'agognata segretissima riunione per definire i termini della cessione.Il giorno successivo,tra la sorpresa generale,un comunicato stigmatizava l'offerta del rapace maxi-istituto: 1,03 zecchini.Offerta stranamente subito accettata dalla banchetta .

Il silenzio calo' su questa svendita,dopo le prime timide proteste di migliaia di soci.

Ma cosa era successo durante la riunione ? Il Grillo Parlante ci dice che il brontosauro creditizio si era presentato nella Sala del Consiglio offrendo effettivamente 1,35 zecchini per ogni azione detenuta dai soci. Ma aveva contemporaneamente avvisato i consiglieri che dopo tale operazione la banca avrebbe immeditamente mutato i membri del consiglio . Come generosa alternativa il brontosauro offriva 1,03 zecchini per ogni azione a tutti i soci,garantendo per molti,molti anni il posto di consigliere alla decina di membri. presenti nella Sala.

Quasi tutte le mani si alzarono immediatamente per approvare questa seconda proposta.Soltanto il presidente cerco' di opporsi.Ma la maggioranza era schiacciante.

La proposta venne percio' approvata con un tripudioso comunicato.

E le migliaia di soci ? Videro passare,grazie all'operato dei membri del consiglio della banchetta da loro posseduta,la maggioranza dell'istituto sulle loro teste ad un prezzo avvilente.

Nel Paese dei Balocchi l'interesse di pochi talora calpesta purtroppo le aspettative di molti.

Ma naturalmente questa è una Fiaba.Una Fiaba con un finale,ancora una volta,deludente.
:sad:
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