SINIBALDO
Forumer attivo

_________________________________________________________
CHI HA CONVINTO........FAZIO A DIMETTERSI ??????????
IL VATICANO E LO............I.O.R. SANNO NIENTE ??????????
QUANTO HA PESATO L'INGERENZA DELLA FINANZA INTERNAZIONALE ??????
PERCHE' OGGI I "PADRONI" DI BANKITALIA DECIDONO DI LASCIARE IL
PASSAGGIO DI QUESTA "CONGREGAZIONE ECCLESIALE DEL DENARO" NELLE MANI DELLO STATO ????????????________________________________________________________
Già, potente.
Ma, fin da allora, con poche se non nulle relazioni politiche di alto livello.
Nei palazzi romani non aveva mai messo piede, racconta un ex dirigente della Lodi.
Fiorani si rende presto conto che per alimentare il suo ambizioso progetto, trasformare una banchetta locale della Bassa padana in un player a livello nazionale, ha bisogno di appoggi politici e istituzionali.
E comincia a cercarli.
Nel mandato di cattura, con accuse che vanno dall'associazione a delinquere all'appropriazione indebita, al riciclaggio, che ha portato in carcere, oltre a Fiorani, Giancarlo Boni (ex direttore finanziario della
banca), l'ex dirigente e ora pensionato Silvano Spinelli (per l'età avanzata gli sono stati concessi gli arresti domiciliari)
e i finanzieri italo-svizzeri Paolo Marmont e Fabio Massimo Conti, ci sono tutta una serie di nomi che i pm hanno coperto con omissis.
E sono coperti da omissis non solo in questo documento ma in tutte la carte dell'inchiesta.
Sono nomi di esponenti politici che, secondo gli investigatori, venivano da tempo foraggiati con versamenti di denaro.
Insomma, tangenti.
Questi nomi sono stati secretati.
Ma dall'inchiesta l'identità di qualche esponente politico comincia a spuntare.
E si intuisce la vastità della rete tessuta da Fiorani.
Fra i primi nomi a emergere c'è quello di Aldo Brancher, ex prete, ex funzionario della Fininvest (finì in carcere per qualche tempo all'epoca di Tangentopoli), oggi sottosegretario alle Riforme istituzionali, esponente di rilievo di Forza Italia.
Soprattutto uomo di raccordo con la Lega.
Brancher è titolare di un conto, cointestato alla moglie, presso la Lodi: su di esso sarebbero state depositate somme ingenti, provenienti da plusvalenze azionarie.
Brancher, che con Fiorani ha un rapporto molto stretto, ha un ruolo rilevante.
A indicarlo è un singolare episodio, raccontato sul Cittadino di Lodi, giornale della curia.
Nella primavera 2000 a Lodi si dovevano svolgere le elezioni amministrative.
Per candidarsi a sindaco, nel centrodestra erano in lizza due ex dipendenti della Lodi: Ambrogio Sfodrini ed Ernesto Capra.
Dettaglio importante: il primo era inviso a Fiorani, anche per vecchie ruggini di lavoro, il secondo molto apprezzato.
E Fiorani, per bloccare la candidatura sgradita a chi si rivolge? All'amico Brancher che si dà evidentemente da fare.
Così viene scelto Capra. Che però risulterà trombato.
Un altro esponente di Forza Italia vicinissimo a Fiorani è il senatore Luigi Grillo. Si tratta di una relazione importante, perché ha spalancato al banchiere le porte di casa Fazio, della cui famiglia Grillo è amico da sempre.
Una volta introdotto, il seduttore Fiorani si è dato da fare ed è riuscito a trasformare il rapporto con il governatore, e con l'intera famiglia, in un'amicizia più intima che stretta.
Nel corso della battaglia per l'Antonveneta, Grillo è stato uno dei più accesi sostenitori sia di Fiorani sia di Fazio, il quale aveva avallato le mosse del banchiere lodigiano.
Dall'inchiesta risulta che lo scorso gennaio, ben prima che la Lodi dichiarasse di volere conquistare la banca padovana, Grillo aprì un conto presso la banca di Fiorani, dove gli venne concesso un affidamento pari a 250 mila euro.
Parte dei soldi fu impiegata per comprare azioni Antonveneta, poi rivendute con una discreta plusvalenza.
Altri politici molto vicini a Fiorani sarebbero poi Romano Comincioli, ex compagno di scuola di Berlusconi, a sua volta assai legato a
Ricucci (il furbetto che aveva avuto la pensata di scalare la Rcs con i soldi della Lodi), e diversi esponenti dell'Udc, come Ivo Tarolli (anche lui, titolare di un conto bancario alla Lodi) e Vito Bonsignore.
Nella Lega, Fiorani poteva contare soprattutto sul sostegno di Roberto Calderoli, ministro per le Riforme istituzionali, e di Roberto Maroni, ministro del Welfare.
Esattamente 90 giorni fa, a chi gli chiedeva perché la Lega continuasse a «proteggere Fiorani», Maroni rispondeva:
«Tra qualche tempo tutta la vicenda sarà chiarita e allora si capirà che Fiorani e Ricucci non sono quei delinquenti dipinti dalla stampa».
Nel mondo politico Fiorani coltivava relazioni trasversali.
Aveva costruito anche strettissimi rapporti con Giovanni Consorte: l'amministratore delegato dell'Unipol a sua volta ha un legame diretto con Massimo D'Alema, presidente dei Ds.
E un altro esponente del centrosinistra molto vicino a Fiorani è Fabrizio Palenzona, esponente della Margherita, ex presidente della Provincia di Alessandria, oltre che consigliere d'amministrazione della Mediobanca e vicepresidente dell'Unicredito.
Insomma, Fiorani aveva amici e interlocutori un po' ovunque.
E c'è da scommettere che altri nomi nei prossimi giorni emergeranno.
Intanto la procura cerca di ricostruire tutte le operazioni da cui sono stati ricavati i soldi: quelli che sono stati intascati da Fiorani e dagli altri top manager della Lodi, quelli finiti nelle tasche dei «furbetti» e quelli elargiti ai politici.
Una faccenda assai complicata.
Accanto alle operazioni di insider trading, Fiorani e i suoi sodali ne hanno realizzate decine di altre.
Con il risultato che qualche speculazione è andata male.
Ma niente paura, i lodigiani sapevano come rimediare: le perdite venivano spalmate sugli ignari clienti della banca.
O ripianate con aumenti ingiustificati delle commissioni.
Un esempio?
A gennaio tutti i correntisti della Lodi si videro addebitare 100 euro di non meglio precisate commissioni straordinarie.
Qualcuno protestò, e riebbe i soldi. La maggioranza non fiatò. E Fiorani incassò.
Alla bisogna, Fiorani e i suoi amici, secondo quanto ricostruito dalla procura, ricorrevano anche a sistemi più spicci: prelevavano i soldi direttamente dal caveau della banca.
E per ripianare gli ammanchi facevano ricorso a una tecnica inedita: controllavano i necrologi sul giornale locale.
Quando il defunto era un cliente, prosciugavano i depositi.
E all'erede che si presentava per chiudere il conto intestato alla buon'anima consegnavano, con le sentite condoglianze, solo pochi spiccioli.
A Lodi non solo i piccoli azionisti sono in agitazione. Ma anche gli orfani e le vedove. (A.Pergolini)
_______________________________________________________
(FINE)
SINIBALDO
PS: Prendo qualche giorno di riposo natalizio, rientro il prossimo mercoledì
con l'occasione invio i miei auguri a tutti i lettori con le loro famiglie.