questa è fresca fresca
ANALISI - Italia, minaccia di recessione dopo Pmi negativo
di Gavin Jones
ROMA, 5 marzo (Reuters) - Sebbene gran parte della zona euro
stia mostrando una certa resistenza a un euro in crescita e a
prezzi del petrolio da record, l'Italia, la terza economia
dell'area, sembra scivolare verso una
recessione.
Per almeno un decennio l'Italia ha avuto una crescita
inferiore a quella dei suoi partner europei, ma una recente
serie di dati negativi fa intuire che la distanza da questi stia
aumentando piuttosto che diminuire.
Il settore dei
servizi in febbraio ha avuto la contrazione
più rapida degli ultimi dieci anni, con gli ordini che
languivano e le commesse inevase diminuite drasticamente,
secondo quanto ha rilevato il Ntc/Adaci Pmi mercoledì.
L'indice a 47,2 è stato ben al di
sotto di quel valore 50
che separa l'espansione dalla contrazione, segnando il terzo
mese consecutivo di declino delle attività e la peggiore
rilevazione dell'indice nei suoi dieci anni di esistenza.
"Se ci sarà un Paese candidato ad avere uno o
due trimestri
di crescita negativa, questo è l'Italia", ha detto Vladimir
Pillonca, economista della Morgan Stanley.
La crescita del Pil nel 2007 è arrivata appena all'1,5%,
poco più della metà del 2,7% della zona euro, cosa che fa
intuire una
contrazione dell'economia nel quarto trimestre, per
il quale i dati non sono ancora disponibili.
E da allora le cose sono solo peggiorate. L'altro Pmi,
quello per l'industria, è prossimo al suo minimo da due anni,
evidenziando una quasi
stagnazione; la fiducia delle imprese,
misurata dall'Isae, è scesa per quattro mesi di fila, e anche la
fiducia dei consumatori è vicina al suo minimo da due anni.
Il contrasto con i partner europei dell'Italia sta
diventando sempre più netto.
L'indice Ifo della fiducia delle imprese tedesche negli
ultimi due mesi è cresciuto e il Pmi dei servizi della zona euro
in febbraio è salito a 52,3 da 50,6, un risultato non proprio
brillante ma comunque ben cinque punti al di sopra dell'Italia e
che indica una crescita piuttosto che una contrazione. La
Francia ha segnato come valore un robusto 58,2.
In Spagna, il Pmi manufatturiero e quello dei servizi sono
ancora più bassi di quelli italiani, ma dopo anni di crescita
brillante per
l'economia spagnola è comunque prevista per
quest'anno da parte della Commissione Europea una crescita del
2,7%, quattro volte il tasso dell'Italia.
E la Spagna nel 2007 ha registrato un surplus di bilancio
pari al 2,2% del Pil, lasciandosi dei
margini di manovra per
attuare politiche economiche anticicliche che l'Italia può solo
sognare.
PREVISIONI DI CRESCITA TAGLIATE
Gli analisti stanno arrivando alla conclusione che nel corso
del primo trimestre l'economia italiana
potrebbe avere una
contrazione, completando così due trimestri consecutivi di
crescita negativa, cosa che corrisponde alla definizione tecnica
di recessione.
Questo mese il Tesoro taglierà le sue previsioni per il 2008
dall'1,5% allo 0,6-0,8%, ha
riferito una fonte del governo a
Reuters, ma per alcuni analisti la crescita potrebbe facilmente
essere dello 0,5% o meno.
Il rallentamento verificatosi alla fine del 2007 indica che
non ci sarà un effetto trascinamento nell'anno successivo,
pesando sulle previsioni di quest'anno nel suo intero.
L'effetto trascinamento del 2006 sul 2007, noto come
crescita acquisita, era all'1,2%, ovvero la vera e propria
crescita nel corso dell'anno non è andata oltre lo 0,3% circa. E
quest'anno il
contesto internazionale è assai meno favorevole.
Con le prospettive economiche che si stanno velocemente
affievolendo, le elezioni politiche del 13 e 14 aprile, per le
quali sono in lotta Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, sarebbe
quasi meglio
perderle che vincerle.
Le promesse di tagli alle tasse, fatte da entrambi gli
schieramenti, rischiano di dimostrarsi impraticabili dal punto
di vista economico, dato che il rallentamento della crescita
peggiora lo stato delle finanze pubbliche e
toglie margini a
politiche fiscali espansive.
La settimana scorsa Lorenzo Bini Smaghi, membro del
Consiglio della Bce, ha liquidato le promesse elettorali che
prevedevano un rafforzamento delle buste paga dei salari più
deboli: "In Italia la
produttività è rimasta piatta per 10 anni
e non dobbiamo sorprenderci se i nostri salari sono più bassi
che nel resto d'Europa. Se non produciamo di più è difficile
guadagnare di più", ha affermato nel corso di un'intervista
televisiva con Sky.
Secondo gli analisti, la caduta a gennaio del governo di
Romano Prodi ha avuto qualche lieve ricaduta sulla fiducia, ma
l'Italia ha dei problemi strutturali di lungo periodo dalle
radici ben più profonde.
"L'incertezza politica non è positiva per
la crescita, ma i
veri problemi sono quelli a medio termine", ha detto Pillonca.
"L'Italia ha bisogno di un governo in grado di realizzare le
riforme, stimolare la produttività e trovare una soluzione
definitiva per ridurre il debito pubblico".