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Franco52
Banned
13:44 - Usa: crolla a -22,23 pt da -11,72 indice Empire State marzo -2-
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York 17 mar - L'indice e'
cosi' sceso al di sotto del precedente minimo di -19,6 fatto
segnare nel novembre 2001. Il dato, il primo riferito al
mese di marzo, evidenzia un ulteriore rallentamento
dell'attivita' economica e rinnova quindi i segnali di
recessione. Nel mese sono risultati in miglioramento i
sottoindici sui nuovi ordini (a -4,69 da -11,88) e
sull'occupazione (a 4,49 da -2,11). Lieve calo per quello
sui prezzi, a 15,73 da 17,89.
Ppa-Y-
(RADIOCOR) 17-03-08 13:44:19 (0195) 3 NNNN
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York 17 mar - L'indice e'
cosi' sceso al di sotto del precedente minimo di -19,6 fatto
segnare nel novembre 2001. Il dato, il primo riferito al
mese di marzo, evidenzia un ulteriore rallentamento
dell'attivita' economica e rinnova quindi i segnali di
recessione. Nel mese sono risultati in miglioramento i
sottoindici sui nuovi ordini (a -4,69 da -11,88) e
sull'occupazione (a 4,49 da -2,11). Lieve calo per quello
sui prezzi, a 15,73 da 17,89.
Ppa-Y-
(RADIOCOR) 17-03-08 13:44:19 (0195) 3 NNNN
Franco52
Banned
14:20 - Usa: -0,5% produzione industriale febbraio, sotto attese (RCO)
-0,2% output manifatturiero. Tasso utilizzo impianti a 80,9%
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Washington, 17 mar - Negli
Stati Uniti la produzione industriale e' calata dello 0,5% in
febbraio dopo il +0,1% di gennaio. Lo ha reso noto la
Federal Reserve. Il dato e' peggiore delle attese degli
analisti che avevano previsto una flessione limitata allo
0,1%. In calo dello 0,2% la produzione manifatturiera,
mentre il tasso di utilizzo degli impianti e' sceso all'80,9%
dall'81,5% e contro attese per 81,3%.
Ppa-Y-
(RADIOCOR) 17-03-08 14:20:47 (0218) 3 NNNN
-0,2% output manifatturiero. Tasso utilizzo impianti a 80,9%
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Washington, 17 mar - Negli
Stati Uniti la produzione industriale e' calata dello 0,5% in
febbraio dopo il +0,1% di gennaio. Lo ha reso noto la
Federal Reserve. Il dato e' peggiore delle attese degli
analisti che avevano previsto una flessione limitata allo
0,1%. In calo dello 0,2% la produzione manifatturiera,
mentre il tasso di utilizzo degli impianti e' sceso all'80,9%
dall'81,5% e contro attese per 81,3%.
Ppa-Y-
(RADIOCOR) 17-03-08 14:20:47 (0218) 3 NNNN
lorenzo46
Forumer attivo
Da: www.carlogambesciametapolitics.blogspot.com
lunedì, marzo 17, 2008
Il Tibet, il petrolio, il dollaro. Fino a quando potrà durare il grande inganno?
Lo spettacolo dell’impotenza europea è veramente avvilente. Davanti a questioni della massima importanza come la crisi del dollaro, la crescita vertiginosa del prezzo del petrolio, e da ultimo, la rivolta tibetana, l’Europa sta mostrando che non ha alcuna forza necessaria per intervenire e così essere artefice del proprio destino. Di più: ancor prima che forza, diremmo volontà.
In pratica, l’Europa vive a rimorchio delle decisioni altrui e si prepara, anche in questa occasione, a piegare il capo agli interessi statunitensi. Purtroppo, quando in politica estera ed economica, si rinuncia al conflitto e all’indicazione del nemico, di regola, è l’alleato più forte a designarlo: in questo caso gli Stati Uniti. Per farla a breve: a ordinare all’Europa quel che deve fare. Di qui, prima la guerra al “terrorismo internazionale”, imposta dagli Stati Uniti; poi l’accettazione europea dell’alto prezzo di un barile di petrolio, volto a tenere costanti i profitti dei petrolieri americani "danneggiati" dal progressivo calo del dollaro; e infine la non interferenza, che si va profilando, nella questione cino-tibetana. Anche qui, evidentemente, per non turbare i rapporti economici e politici con la Cina, principale partner degli Usa e di conseguenza (ma molto meno) dell’Europa.
L’aspetto più grave è che l’intera classe dirigente europea, politica ed economica, ha ormai “introiettato” totalmente questa condizione - per dirla pane al pane… - di pesante servilismo verso gli Stati Uniti. E come accade, proprio in questi giorni, in Europa quasi ci si scusa per la straordinaria crescita dell’euro. Oppure, come sulla crisi tibetana in corso, si attende, con ansia crescente, il pronunciamento ufficiale degli Stati Uniti, al quale poi rimettersi...
Insomma, uno spettacolo penoso: l’Europa sta alla finestra, in attesa, di ricevere ordini.
Mentre in realtà sull’euro forte e su una politica di contrattazione diretta in euro del prezzo del petrolio con i paesi produttori, l’Europa potrebbe costruire una nuova politica estera ed economica, indipendente dalle decisioni americane. Ma una politica del genere imporrebbe la rottura con Washington… Non sia mai detto…
Lo stesso discorso vale per la crisi cino-tibetana. Che potrebbe rappresentare un’autentica occasione d’oro per usare la difesa dei diritti dell’uomo in funzione anticinese, anche come deterrente economico. Dal momento che la Cina con il suo basso costo (sociale) del lavoro, penalizza i lavoratori europei, rendendo difficile la difesa del nostro welfare state. Ma anche qui: non sia mai detto…
Purtroppo, allo stato attuale delle cose, le nostre critiche, hanno, al massimo, il valore, se ci si passa lo scivolone stilistico, di chiacchiere da bar sport. Dal momento che le classi dirigenti europee - tutte - sono pesantemente asservite agli Stati Uniti. Tuttavia - ecco il punto - questa grave condizione di dipendenza viene presentata come frutto di profonda saggezza, e quel che peggio, quale portato di una “sincera” comunione di interessi, politica ed economica tra Europa e Stati Uniti.
Che invece come abbiamo visto non esiste. Un fatto che viene tenuto nascosto ai lavoratori e consumatori europei, grazie pure alla sistematica opera di disinformazione mediatica. I quali, però, devono recarsi ogni giorno a fare la spesa e alla pompa di benzina… Perciò, fino a quando potrà durare il grande inganno?
ciao
lorenzo
lunedì, marzo 17, 2008
Il Tibet, il petrolio, il dollaro. Fino a quando potrà durare il grande inganno?
Lo spettacolo dell’impotenza europea è veramente avvilente. Davanti a questioni della massima importanza come la crisi del dollaro, la crescita vertiginosa del prezzo del petrolio, e da ultimo, la rivolta tibetana, l’Europa sta mostrando che non ha alcuna forza necessaria per intervenire e così essere artefice del proprio destino. Di più: ancor prima che forza, diremmo volontà.
In pratica, l’Europa vive a rimorchio delle decisioni altrui e si prepara, anche in questa occasione, a piegare il capo agli interessi statunitensi. Purtroppo, quando in politica estera ed economica, si rinuncia al conflitto e all’indicazione del nemico, di regola, è l’alleato più forte a designarlo: in questo caso gli Stati Uniti. Per farla a breve: a ordinare all’Europa quel che deve fare. Di qui, prima la guerra al “terrorismo internazionale”, imposta dagli Stati Uniti; poi l’accettazione europea dell’alto prezzo di un barile di petrolio, volto a tenere costanti i profitti dei petrolieri americani "danneggiati" dal progressivo calo del dollaro; e infine la non interferenza, che si va profilando, nella questione cino-tibetana. Anche qui, evidentemente, per non turbare i rapporti economici e politici con la Cina, principale partner degli Usa e di conseguenza (ma molto meno) dell’Europa.
L’aspetto più grave è che l’intera classe dirigente europea, politica ed economica, ha ormai “introiettato” totalmente questa condizione - per dirla pane al pane… - di pesante servilismo verso gli Stati Uniti. E come accade, proprio in questi giorni, in Europa quasi ci si scusa per la straordinaria crescita dell’euro. Oppure, come sulla crisi tibetana in corso, si attende, con ansia crescente, il pronunciamento ufficiale degli Stati Uniti, al quale poi rimettersi...
Insomma, uno spettacolo penoso: l’Europa sta alla finestra, in attesa, di ricevere ordini.
Mentre in realtà sull’euro forte e su una politica di contrattazione diretta in euro del prezzo del petrolio con i paesi produttori, l’Europa potrebbe costruire una nuova politica estera ed economica, indipendente dalle decisioni americane. Ma una politica del genere imporrebbe la rottura con Washington… Non sia mai detto…
Lo stesso discorso vale per la crisi cino-tibetana. Che potrebbe rappresentare un’autentica occasione d’oro per usare la difesa dei diritti dell’uomo in funzione anticinese, anche come deterrente economico. Dal momento che la Cina con il suo basso costo (sociale) del lavoro, penalizza i lavoratori europei, rendendo difficile la difesa del nostro welfare state. Ma anche qui: non sia mai detto…
Purtroppo, allo stato attuale delle cose, le nostre critiche, hanno, al massimo, il valore, se ci si passa lo scivolone stilistico, di chiacchiere da bar sport. Dal momento che le classi dirigenti europee - tutte - sono pesantemente asservite agli Stati Uniti. Tuttavia - ecco il punto - questa grave condizione di dipendenza viene presentata come frutto di profonda saggezza, e quel che peggio, quale portato di una “sincera” comunione di interessi, politica ed economica tra Europa e Stati Uniti.
Che invece come abbiamo visto non esiste. Un fatto che viene tenuto nascosto ai lavoratori e consumatori europei, grazie pure alla sistematica opera di disinformazione mediatica. I quali, però, devono recarsi ogni giorno a fare la spesa e alla pompa di benzina… Perciò, fino a quando potrà durare il grande inganno?
ciao
lorenzo
giorcam
Nuovo forumer
ciao iociprovo me lo sono chiesto molte volte anch'io in questi ultimi mesi ma non so darmi una risposa se c'e' un illminato che ci fa capire saremmo gratiiociprovo1 ha scritto:Scusate..ma non notate una cosa un po' strana..che sono mesi che noto pero'( e se vogliamo ..e' sempre stata cosi! ).
Ovvero il DJ e' sotto di 1,30..e lo S&P mib oltre il 2,8...non c e' una grossa discrepanza...???
Ma insomma chi e' in crisi: GLI AMERICANI??? O NOI EUROPEI???
- Stato