mariougo
Forumer storico
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Focus: gli europei comprano di nuovo più autovetture
La congiuntura industriale globale si batte con venti contrari.
Soprattutto nelle due più grandi economie la dinamica si è notevolmente
indebolita. In Cina, le massicce misure di stimolo
della politica negli anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria
hanno contribuito temporaneamente ancora una volta a un
nuovo forte aumento dell'economia, il che tuttavia non è stato
duraturo. Gli elevati esuberi di capacità e il cambiamento del
modello di crescita cinese voluto dal governo, inteso a ridurre
gli eccessivi investimenti industriali, determinano ora una correzione.
Negli Stati Uniti l'industria ha perso già da molto
tempo la sua importanza. Negli ultimi anni, il boom nell'industria
petrolifera ha fornito tuttavia di nuovo una spinta al settore,
fino a quando il prezzo del petrolio era a un livello elevato.
Dal crollo dei prezzi dalla metà dell'anno scorso, l'impulso
del settore dell'energia è passato però in negativo e la
fiducia nell'industria manifatturiera è complessivamente penalizzata.
Solo nell'Eurozona, l'industria rimane resistente. Per ottobre, i
sondaggi tra le imprese hanno mostrato un quadro della fiducia
sempre robusto. Il livello dell'indice dei responsabili degli
acquisti è solo di poco sotto il massimo ciclico di giugno. E anche
lo scandalo dei gas di scarico della VW sembra non preoccupare
le imprese. I dettagli settoriali del sondaggio congiunturale
tedesco Ifo non indicano all'inizio del quarto trimestre
effetti negativi per l'importante settore automobilistico. Di recente,
le case automobilistiche e i fornitori hanno addirittura
rivisto al rialzo le loro previsioni e comunicano un miglioramento
della situazione degli ordinativi.
Ma l'industria europea può veramente sgancarsi dalla tendenza
negativa in altre regioni? Naturalmente non del tutto.
Negli ultimi anni, il mercato cinese è stato non da ultimo per
l'industria automobilistica europea il principale fattore di crescita.
Dopo la fortissima crescita negli anni precedenti, il numero
delle vendite di auto in Cina nei primi tre trimestri del
2015 è quasi stagnante, rispetto all'anno precedente. L'arresto
del fattore trainante Cina può tuttavia proprio al momento giusto
essere compensato da una ripresa della domanda in Europa.
La domanda di autovetture nell'Eurozona è crollata in
seguito alla crisi finanziaria e del debito. I premi di rottamazione
2009/10 hanno determinato solo una breve distensione. In Spagna, al culmine della crisi le immatricolazioni
erano oltre il 60% sotto il livello precedente alla crisi, in
Grecia addirittura l'80%. In Germania e in Svizzera è stato invece
evitato un crollo a seguito della ripresa relativamente rapida
e della stabile condizione sul mercato del lavoro. E proprio
una ripresa sul mercato del lavoro nei paesi della crisi del debito
europei, assieme alla riduzione delle misure di risparmio
statali e alla bassa inflazione, favorisce ora di nuovo la ripresa
della domanda interna.
Ciò si riflette nei dati delle immatricolazioni di autovetture. L'Italia
e la Spagna sono ora in testa. Nei primi tre trimestri, le
immatricolazioni spagnole sono aumentate quasi del 25% rispetto
all'anno precedente – il che corrisponde quasi ai tassi di
crescita cinesi di un tempo. Inoltre, per esempio anche la domanda
negli Stati Uniti si mostra solida nonostante la debole
industria, a seguito della buona situazione del mercato del lavoro.
Con la ripresa della domanda interna e del connesso effetto
stabilizzante sull'industria, nel terzo trimestre l'Eurozona dovrebbe
aver mantenuto la velocità di ripresa non esaltante ma
robusta del primo semestre. E anche per l'ultimo trimestre i
dati sulla fiducia indicano finora un quadro invariato.
Focus: gli europei comprano di nuovo più autovetture
La congiuntura industriale globale si batte con venti contrari.
Soprattutto nelle due più grandi economie la dinamica si è notevolmente
indebolita. In Cina, le massicce misure di stimolo
della politica negli anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria
hanno contribuito temporaneamente ancora una volta a un
nuovo forte aumento dell'economia, il che tuttavia non è stato
duraturo. Gli elevati esuberi di capacità e il cambiamento del
modello di crescita cinese voluto dal governo, inteso a ridurre
gli eccessivi investimenti industriali, determinano ora una correzione.
Negli Stati Uniti l'industria ha perso già da molto
tempo la sua importanza. Negli ultimi anni, il boom nell'industria
petrolifera ha fornito tuttavia di nuovo una spinta al settore,
fino a quando il prezzo del petrolio era a un livello elevato.
Dal crollo dei prezzi dalla metà dell'anno scorso, l'impulso
del settore dell'energia è passato però in negativo e la
fiducia nell'industria manifatturiera è complessivamente penalizzata.
Solo nell'Eurozona, l'industria rimane resistente. Per ottobre, i
sondaggi tra le imprese hanno mostrato un quadro della fiducia
sempre robusto. Il livello dell'indice dei responsabili degli
acquisti è solo di poco sotto il massimo ciclico di giugno. E anche
lo scandalo dei gas di scarico della VW sembra non preoccupare
le imprese. I dettagli settoriali del sondaggio congiunturale
tedesco Ifo non indicano all'inizio del quarto trimestre
effetti negativi per l'importante settore automobilistico. Di recente,
le case automobilistiche e i fornitori hanno addirittura
rivisto al rialzo le loro previsioni e comunicano un miglioramento
della situazione degli ordinativi.
Ma l'industria europea può veramente sgancarsi dalla tendenza
negativa in altre regioni? Naturalmente non del tutto.
Negli ultimi anni, il mercato cinese è stato non da ultimo per
l'industria automobilistica europea il principale fattore di crescita.
Dopo la fortissima crescita negli anni precedenti, il numero
delle vendite di auto in Cina nei primi tre trimestri del
2015 è quasi stagnante, rispetto all'anno precedente. L'arresto
del fattore trainante Cina può tuttavia proprio al momento giusto
essere compensato da una ripresa della domanda in Europa.
La domanda di autovetture nell'Eurozona è crollata in
seguito alla crisi finanziaria e del debito. I premi di rottamazione
2009/10 hanno determinato solo una breve distensione. In Spagna, al culmine della crisi le immatricolazioni
erano oltre il 60% sotto il livello precedente alla crisi, in
Grecia addirittura l'80%. In Germania e in Svizzera è stato invece
evitato un crollo a seguito della ripresa relativamente rapida
e della stabile condizione sul mercato del lavoro. E proprio
una ripresa sul mercato del lavoro nei paesi della crisi del debito
europei, assieme alla riduzione delle misure di risparmio
statali e alla bassa inflazione, favorisce ora di nuovo la ripresa
della domanda interna.
Ciò si riflette nei dati delle immatricolazioni di autovetture. L'Italia
e la Spagna sono ora in testa. Nei primi tre trimestri, le
immatricolazioni spagnole sono aumentate quasi del 25% rispetto
all'anno precedente – il che corrisponde quasi ai tassi di
crescita cinesi di un tempo. Inoltre, per esempio anche la domanda
negli Stati Uniti si mostra solida nonostante la debole
industria, a seguito della buona situazione del mercato del lavoro.
Con la ripresa della domanda interna e del connesso effetto
stabilizzante sull'industria, nel terzo trimestre l'Eurozona dovrebbe
aver mantenuto la velocità di ripresa non esaltante ma
robusta del primo semestre. E anche per l'ultimo trimestre i
dati sulla fiducia indicano finora un quadro invariato.