mariougo
Forumer storico
nervosismo e imprevedibilita'
...............................
Nelle ultime settimane, i mercati finanziari sono stati molto
nervosi e quindi vulnerabili. Il prezzo del petrolio è crollato
rapidamente, l'oro ha registrato una fortissima correzione.
Anche le borse azionarie hanno subito forti perdite. Ed è
comparso il timore sotto forma di un aumento della volatilità.
La spensieratezza degli investitori, presente a lungo,
è sparita a luglio. Prima la Grecia ha suscitato preoccupazione,
poi la Cina, e in concomitanza, i mercati erano e
sono inquieti per il quando e il come dell'inversione dei
tassi negli Stati Uniti. Questo cocktail non crea solo inquietudine,
ma rende sempre più imprevedibili soprattutto i
mercati azionari. È certamente possibile che i mercati giungano
alla conclusione che le recenti correzioni siano state
troppo violente e recuperino di nuovo una parte delle ultime
perdite. È anche possibile però che ci troviamo ora in
una fase di una nuova valutazione della direzione che i
mercati finanziari prenderanno a medio termine e che
quindi i corsi rimangano sotto pressione. Poiché nel frattempo
anche il momentum è colpito, manteniamo ancora
la leggera sottoponderazione tattica nelle azioni. Perlomeno
fino a quando la volatilità scenderà di nuovo sensibilmente.
La paura è tornata
L'incertezza deriva sempre dagli stessi tre angoli come nei
mesi precedenti e a nostro avviso non è ancora scomparsa.
1. Shenzhen – in rappresentanza delle incertezze in Cina.
2. Atene, dove prossimamente, ossia il 20 settembre, sono
previste nuove elezioni. 3. Yellen, che sta diventando sempre
più la quintessenza di un temporeggiamento della politica
monetaria quasi incomprensibile anche per i mercati.
In questo «triangolo delle Bermuda» i mercati sono bloccati
ormai da molto tempo. E da ciascuno di questi tre angoli
c'è il rischio di improvvisi contraccolpi, il che di recente
è stato fatto presente in modo molto chiaro ai mercati.
Cambio di segni
Contemporaneamente, le reazioni dei mercati ai dati economici
hanno di nuovo cambiato il segno davanti ai dati,
ciò che riteniamo un segnale preoccupante. Finalmente i
mercati avevano interpretato nel dovuto modo le notizie
positive dal fronte congiunturale negli ultimi mesi – soprattutto
in Europa- e le hanno premiate con aumenti dei corsi.
Tuttavia, il terremoto in Cina non ha riportato solo la volatilità,
ma anche il nervosismo per non dire la paura. Ed
ecco che un rapporto sul mercato del lavoro dagli Stati
Uniti, che non soddisfa le aspettative degli operatori di
mercato, genera di nuovo reazioni positive. Sempre fedele
al motto che nessuna notizia può essere così buona come
la certezza che i tassi non saliranno.
La paura per l'inversione dei tassi svolge un ruolo in quasi
tutte le riflessioni dei mercati, ma ora improvvisamente di
nuovo si tratta di un ruolo principale. Quando le borse cinesi
sono crollate, la caduta dei corsi non è stata frenata
tanto dalle misure del governo a Pechino, quanto dalle
voci negli Stati Uniti che nel 2016 potrebbe forse non esserci
addirittura più alcun aumento dei tassi. Le notizie un
po' deludenti del mercato del lavoro USA sono state sfruttate
dagli operatori di mercato per ulteriori acquisti, poiché
hanno subito scontato un rinvio dell'inversione dei
tassi. Tuttavia, nel frattempo anche a Wall Street c'è chi
accoglierebbe con favore un imminente aumento dei tassi
– proprio perché il temporeggiamento e la continua nuova
valutazione del panorama dei tassi genera quasi più incertezza
di un loro minimo aumento.
Le azioni non sono convenienti
Affinché i mercati azionari ora possano recuperare di
nuovo terreno, non è sufficiente la garanzia di tassi bassi.
La Cina deve dimostrare prima al mondo che è veramente
ancora in grado di pilotare in modo attivo l'economia e di
raggiungere gli obiettivi di crescita. Infatti, dalle proiezioni
della crescita economica cinese non dipende solo l'intera
economia mondiale, ma anche buona parte degli utili previsti
delle aziende quotate nelle borse di tutto il mondo. Le
aspettative dei mercati sono sempre elevate. L'indice SMI
è tutt'altro che conveniente anche dopo la correzione
.......mm
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Nelle ultime settimane, i mercati finanziari sono stati molto
nervosi e quindi vulnerabili. Il prezzo del petrolio è crollato
rapidamente, l'oro ha registrato una fortissima correzione.
Anche le borse azionarie hanno subito forti perdite. Ed è
comparso il timore sotto forma di un aumento della volatilità.
La spensieratezza degli investitori, presente a lungo,
è sparita a luglio. Prima la Grecia ha suscitato preoccupazione,
poi la Cina, e in concomitanza, i mercati erano e
sono inquieti per il quando e il come dell'inversione dei
tassi negli Stati Uniti. Questo cocktail non crea solo inquietudine,
ma rende sempre più imprevedibili soprattutto i
mercati azionari. È certamente possibile che i mercati giungano
alla conclusione che le recenti correzioni siano state
troppo violente e recuperino di nuovo una parte delle ultime
perdite. È anche possibile però che ci troviamo ora in
una fase di una nuova valutazione della direzione che i
mercati finanziari prenderanno a medio termine e che
quindi i corsi rimangano sotto pressione. Poiché nel frattempo
anche il momentum è colpito, manteniamo ancora
la leggera sottoponderazione tattica nelle azioni. Perlomeno
fino a quando la volatilità scenderà di nuovo sensibilmente.
La paura è tornata
L'incertezza deriva sempre dagli stessi tre angoli come nei
mesi precedenti e a nostro avviso non è ancora scomparsa.
1. Shenzhen – in rappresentanza delle incertezze in Cina.
2. Atene, dove prossimamente, ossia il 20 settembre, sono
previste nuove elezioni. 3. Yellen, che sta diventando sempre
più la quintessenza di un temporeggiamento della politica
monetaria quasi incomprensibile anche per i mercati.
In questo «triangolo delle Bermuda» i mercati sono bloccati
ormai da molto tempo. E da ciascuno di questi tre angoli
c'è il rischio di improvvisi contraccolpi, il che di recente
è stato fatto presente in modo molto chiaro ai mercati.
Cambio di segni
Contemporaneamente, le reazioni dei mercati ai dati economici
hanno di nuovo cambiato il segno davanti ai dati,
ciò che riteniamo un segnale preoccupante. Finalmente i
mercati avevano interpretato nel dovuto modo le notizie
positive dal fronte congiunturale negli ultimi mesi – soprattutto
in Europa- e le hanno premiate con aumenti dei corsi.
Tuttavia, il terremoto in Cina non ha riportato solo la volatilità,
ma anche il nervosismo per non dire la paura. Ed
ecco che un rapporto sul mercato del lavoro dagli Stati
Uniti, che non soddisfa le aspettative degli operatori di
mercato, genera di nuovo reazioni positive. Sempre fedele
al motto che nessuna notizia può essere così buona come
la certezza che i tassi non saliranno.
La paura per l'inversione dei tassi svolge un ruolo in quasi
tutte le riflessioni dei mercati, ma ora improvvisamente di
nuovo si tratta di un ruolo principale. Quando le borse cinesi
sono crollate, la caduta dei corsi non è stata frenata
tanto dalle misure del governo a Pechino, quanto dalle
voci negli Stati Uniti che nel 2016 potrebbe forse non esserci
addirittura più alcun aumento dei tassi. Le notizie un
po' deludenti del mercato del lavoro USA sono state sfruttate
dagli operatori di mercato per ulteriori acquisti, poiché
hanno subito scontato un rinvio dell'inversione dei
tassi. Tuttavia, nel frattempo anche a Wall Street c'è chi
accoglierebbe con favore un imminente aumento dei tassi
– proprio perché il temporeggiamento e la continua nuova
valutazione del panorama dei tassi genera quasi più incertezza
di un loro minimo aumento.
Le azioni non sono convenienti
Affinché i mercati azionari ora possano recuperare di
nuovo terreno, non è sufficiente la garanzia di tassi bassi.
La Cina deve dimostrare prima al mondo che è veramente
ancora in grado di pilotare in modo attivo l'economia e di
raggiungere gli obiettivi di crescita. Infatti, dalle proiezioni
della crescita economica cinese non dipende solo l'intera
economia mondiale, ma anche buona parte degli utili previsti
delle aziende quotate nelle borse di tutto il mondo. Le
aspettative dei mercati sono sempre elevate. L'indice SMI
è tutt'altro che conveniente anche dopo la correzione
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