4 sole parole CHI SE NE FREGA !

Ai cani morti li lascia indifferenti.

Vanno d'inerzia come fatti e sfatti, si sentono la scimmia sulla spalla e rantolano per la pera.
 
NOn ci hanno sdrumati, ai mercati piace Grillo.

:)

e piacerà sempre più ..

ROMA – I partiti bocciano il taglio netto e totale dei rimborsi elettorali: Pd, Udc e parte del Pdl hanno bocciato alla Camera tutti gli emendamenti alla riforma dei partiti, presentati a vario titolo da Pdl e Lega, che puntavano ad abrogare il finanziamento dei partiti stessi. Si chiedeva quindi l’eliminazione totale dei finanziamenti pubblici ai partiti ma la Camera ha detto no.
Contro l’abrogazione dei rimborsi si sono espressi appunto il Pd, l’Udc, e gran parte del Pdl, nonostante alcuni emendamenti fossero stati presentati dal partito stesso. A favore degli emendamenti si sono invece espressi la Lega, l’Idv, i Radicali, Noisud. I deputati di Fli si sono astenuti. Il governo si era rimesso all’Aula.
”Passando dalle parole ai voti in Parlamento – si legge in un comunicato del Gruppo della Lega Nord alla Camera – è ormai chiaro a tutti chi bluffa e chi fa sul serio: la Lega Nord è l’unico movimento che vuole abolire totalmente il finanziamento pubblico ai partiti. La demagogia della maggioranza Pd, Pdl e Terzo Polo è stata smascherata”.
Nel corso della discussione sui rimborsi ai partiti alla Camera è andato in scena un alterco tra Roberto Giachetti del Pd e Roberto Maroni del Carroccio. Giachetti a un certo punto prende la parola e accusa la Lega di aver “mangiato” sui finanziamenti ai partiti. Roberto Maroni, dai banchi di Montecitorio, gli risponde ironicamente: “Bravo, bravo”. Altri leghisti invece urlano al deputato del Pd: “Zitto”.
Queste le parole di Giachetti: ”C’è chi ha preso doppie razioni. La Lega oggi deve tacere”. Immediata la reazione di Maroni, anche lui in Aula: ”Bravo, bravo!”.
Ricordiamo che la legge sul finanziamento pubblico, nata nel 1974, venne abrogata una prima volta nel 1993 con un referendum proposto dai Radicali sull’onda dello scandalo di Tangentopoli e poi reintrodotta l’anno successivo.
 
Ai cani morti li lascia indifferenti.

Vanno d'inerzia come fatti e sfatti, si sentono la scimmia sulla spalla e rantolano per la pera.

Se l'anticipatore non recupera subito ora la storia potrebbe farsi tesa e pesa.
 

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Broker di Wall Street, il uo motto è: "che c'hai 'na piotta?"
 

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all'estero fanno qs ... in itaglia invece... :wall::wall:



FRANCIA
Per accedere ai fondi del finanziamento pubblico i partiti devono, in base a una legge dello Stato del 1988, avere ottenuto alle politiche almeno l’1% dei voti in 50 circoscrizioni. Ricevono, ogni anno e per tutta la durata della legislatura, 1,63 euro per ogni voto ottenuto. Cui vanno aggiunti i rimborsi che lo Stato eroga per coprire le spese di quei candidati alla presidenza della Repubblica che abbiano ottenuto almeno il 5% dei voti validi. C’è un tetto massimo di spesa di 13 milioni di euro per il primo turno e oltre 18 milioni di euro per il secondo turno. Sono vietati i finanziamenti esteri e tutti i contributi privati devono essere tracciabili tramite assegno. A fronte dei quasi 300 milioni di euro italiani i partiti politici francesi hanno incassato 80 milioni di euro nel 2010 .

GRAN BRETAGNA
È il sistema di finanziamento della politica più lontano da quello italiano perché si basa essenzialmente sui contributi privati e sulle quote associative degli iscritti. Il finanziamento pubblico - erogato dalle due Camere - aiuta solo i partiti di opposizione, in ossequio al principio dell’alternanza anglosassone, sulla base del numero di seggi vinti e voti raccolti. Il Labour Party, principale partito di opposizione al governo Cameron, riceve ogni anno 5 milioni di sterline, circa 6 milioni e cinquecento mila euro. A fronte dei quasi 300 milioni di euro italiani i partiti politici inglesi hanno incassato poco più di 6 milioni di euro nel 2010 .

GERMANIA
Benché il sistema tedesco non sia tra i meno onerosi, la legge che disciplina il finanziamento della politica è assolutamente inflessibile. Tutti i partiti hanno l’obbligo di rendere conto della provenienza e della destinazione delle risorse finanziarie che percepiscono ogni anno. Le quote degli iscritti ai partiti copronocirca un quarto del bilancio dei partiti. I contributi pubblici vengono calcolati come rimborso delle spese elettorali sulla base di 0,70 euro per ogni voto valido ottenuto dal partito e di 0,85 per ogni iscritto alle liste elettorali. I contributi privati non possono superare il 15% del budget del partito. C’è un rigoroso controllo - anche preventivo - da parte della Corte dei Conti federali. I rimborsi sono proporzionati ai consensi, necessariamente un partito deve ricevere l’1% di voti nel Lander e lo 0,5% nel Bundestag. Chi sgarra rischia il carcere dai 3 ai 5 anni. A fronte dei quasi 300 milioni di euro italiani i partiti politici tedeschi hanno incassato 133 milioni di euro nel 2010.

SPAGNA
La Corte dei Conti può pronunciarsi sul bilancio dei partiti e decidere di togliere ad un determinato partito, come in Germania, il diritto ad essere finanziato in caso di mancato rendiconto ingiustificato. Il rimborso è basato sui seggi conquistati e sui voti conquistati A fronte dei quasi 300 milioni di euro italiani i partiti politici spagnoli hanno incassato 82 milioni di euro nel 2010.

ITALIA

Con 289 milioni di euro incassati nel 2010 grazie ai rimborsi elettorali i partiti politici italiani sono (di gran lunga) i più pagati d’Europa. Non solo: mentre negli altri Paesi europei, i bilanci dei partiti devono essere convalidati dalla Corte dei Conti, in Italia sono i partiti stessi a certificare i loro bilanci, al di fuori di qualsiasi verifica di legge. Come è emerso dai casi Lusi e Belsito, senza nessuna garanzia di imparzialità. Nella più totale segretezza. Senza tetti massimi. E con un’enorme perequazione tra spese sostenute e rimborsi effettivamente percepiti. L’opacità dei conti dei partiti, di cui discettano da giorni i quotidiani, è figlia di questo sistema.

Qualche cifra: i partiti italiani ricevono, ogni anno e per tutta la durata della legislatura, anche quando questa si è conclusa in anticipo, fino a quattro euro per ogni iscritto alle liste elettorali, mentre nella civilissima Germania ricevono 0,85 centesimi di euro per ogni iscritto, nel quadro di un sistema dove oltrettutto ogni spesa sostenuta va certificata e garantita da un ente esterno e imparziale. Risultato: il finanziamento pubblico ai partiti tedeschi è costato 133 milioni di euro, meno della metà dell’Italia. Altra particolarità: per qualsiasi elezione, fosse anche un’elezione regionale, un partito italiano che abbia superato la soglia dell’1% di voti, riceve un particolare rimborso elettorale, anche se non ha nessun parlamentare o consigliere eletto. Il motivo? Le soglie di sbarramento valgono per la rappresentanza, non per il denaro pubblico. In questo caso, trattandosi di soldi pubblici, vige il sistema proporzionale.
 

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