A Grillo piace il comunismo (1 Viewer)

f4f

翠鸟科
:-D:-D:-D
gradirei che lo chiamassi con l'appellaltivo a Lui caro
Padre della Patria :-o:-o:titanic:
visto che lo ami tanto pure tè te ne cito un'altro...
a 18 anni se non sei di sinistra sei senza cuore
a 40 anni se non sei di destra sei senza cervello :-o

adoro quest'uomo :eek::eek::eek::D:wall::wall::wall:



:D

era uno stronsone, ma lo ammiro lo stesso :)
 

timurlang

Etsi omnes , Ego non
prescindo dalla smentita:
mi sembra che la tesi sia abbastanza corretta
e che i dati empirici siano più a conferma che a negazione della tesi

IMHO :help:

:-o
 

Allegati

  • cavallo rosso.png
    cavallo rosso.png
    9,3 MB · Visite: 313

gipa69

collegio dei patafisici
La teoria di Marx su dittatura del proletariato e stato non è stata applicata male, ma era errata e contraddittoria.
Quindi non a caso storicamente non si è passati da una breve fase di dittatura del proletariato ed economia pianificata ad una condizione di umanità liberata, che è soltanto un sogno utopistico, nonostante le pretese scientifiche ingiustificate di una teoria che di scientifico non ha nulla e più che altro pretendeva di fare profezie.
Storicamente finita la fase dell' economia pianificata e della dittatura del partito unico c' è stato il crollo dei regimi comunisti e il passaggio a stati con economia di mercato dove la legge della domanda e dell' offerta stabilisce la corretta remunerazione per capitali e lavoratori salariati.
Il mercato stabilisce quale è la corretta remunerazione per i lavoratori e non qualche filosofo di secoli passati.
Analogamente il mercato stabilisce i prezzi per le azioni, in base a domanda e offerta.


La critica di Kelsen alla concezione marxista dello Stato
"Con questo cosa si vuol dimostrare? Si vuol dimostrare che se è vero che possono esistere Stati il cui unico scopo è quello di "tenere con la forza la classe sfruttata nelle condizioni di oppressione" (Engels), è altrettanto vero che possono esistere, e di fatto esistono, Stati che si pongono esattamente l'obiettivo contrario, l'eliminazione dello sfruttamento; e comunque se realmente lo sfruttamento attecchisce soprattutto nella sfera "a-statale", è ovvio che solo lo Stato, soltanto un tale ordinamento costrittivo, è in grado di por fine a questa condizione di vessazione. D'altronde, la dittatura del proletariato non è forse etichettata come uno Stato da Marx ed Engels? E qual è il fine che a questo meccanismo coercitivo essi assegnano se non quello dell'abolizione di ogni forma di oppressione? Non è pertanto contraddittorio definire lo Stato come un meccanismo coercitivo per il mantenimento dello sfruttamento e al tempo stesso profetizzare l'avvento di un apparato costrittivo che si varrà della sua forza per sradicare insieme con lo sfruttamento tutte le brutture del mondo capitalistico? Come si vede, la stessa dottrina marxista, per l'uso che fa del concetto di Stato "mostra che l'ordinamento coercitivo chiamato Stato può servire scopi molto diversi ed opposti tra loro. Se è così, vuol dire che lo scopo non deve essere incluso in una definizione scientifica di questo fenomeno" (1); definizione scientifica - è questa la conclusione kelseniana - che, "con l'unica eccezione del momento costrittivo, deve fare astrazione da ogni configurazione contenutistica dell'ordinamento coercitivo" (2). Le norme giuridiche, cioè, possono ispirare il loro contenuto al liberalismo, al socialismo e a qualsiasi altro sistema di idee; quel che in esse non potrà mai mancare è il collegamento della sanzione all'illecito. Insomma: variabile è il contenuto, invariabile è invece la struttura, la "forma" delle regole giuridiche. E' ben per questo che solo quest'ultima può costituire l'oggetto di una indagine scientifica del diritto e dello Stato. Il bello è che per i marxisti la struttura della norma giuridica non è affatto immutabile. L'elemento sanzionatorio, questo tratto qualificante della regola di diritto, non è per essi destinato a durare in eterno: ha ragione di esistere fin quando la società è divisa in classi e si fonda sullo sfruttamento del proletariato. A loro avviso, infatti, "la causa sociale fondamentale degli eccessi, che consistono nel violare le regole della vita, è lo sfruttamento delle masse, il loro bisogno e la loro miseria" (3). Le violazioni dell'ordinamento giuridico, i turbamenti che giustificano la predisposizione di sanzioni per la punizione del reo, sono causati unicamente da un determinato assetto economico. Una volta che la perfetta società comunista avrà abolito con la proprietà privata la matrice di tutte le perversioni, non vi sarà più bisogno di comminare atti coercitivi: tutti obbediranno spontaneamente e con entusiasmo all'ordinamento di questa comunità. L'apparato costrittivo, lo Stato, potrà finalmente essere relegato nel posto che da quel momento gli spetta, "cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo" (4). La critica di Kelsen su questo punto è quanto di più lucido si possa immaginare. Egli contesta che lo Stato possa un giorno estinguersi" [Gaetano Pecora, La democrazia di Hans Kelsen. Una analisi critica, 2006] [(1) H. Kelsen, La teoria politica del bolscevismo e altri saggi, cit., p. 55; (2) H. Kelsen, Socialismo e Stato, cit., p. 21;

La critica di Kelsen alla concezione marxista dello Stato



The Big, Bad Market: A French Psychosis? :: The Mises Economics Blog: The Circle Bastiat

Che una teoria sia sbagliata solo perché non è stata applicata correttamente mi sembra quantomeno una forzatura.. parlare poi di regimi comunisti crollati ancora di più è disinformazione borghese e reazionaria visto che i regimi crollati erano nazionalismi di stato;l'evoluzione a cui la borghesia nazionale faceva evolvere i tentativi di creare comunità e non stati nelle varie realtà in rivolta...

E' comodo definire Stalin comunista per poi rovesciare sullo stesso i milioni di morti causati; i modello di società comunista puo essere certo definito utopico ma non è violento se non solo nella fase di rovesciamento del sistema del capitale (e solo perché chi gestisce il potere s suppone non lo voglia mollare pacificamente :rolleyes:); successivamente è una società pacifica per cui solo questo evidenzia la fallacità di evidenziare i modelli staliniani o maoisti come comunisti...

Proprio Kelsen ci viene in aiuto nello sgombrare il campo da quello che davvero volevano Marx ed Engels che non era certo un capitalismo dominato da uno stato centralizzato cosi come erano invece gli Stati sopra descritti
 

timurlang

Etsi omnes , Ego non
Che una teoria sia sbagliata solo perché non è stata applicata correttamente mi sembra quantomeno una forzatura.. parlare poi di regimi comunisti crollati ancora di più è disinformazione borghese e reazionaria visto che i regimi crollati erano nazionalismi di stato;l'evoluzione a cui la borghesia nazionale faceva evolvere i tentativi di creare comunità e non stati nelle varie realtà in rivolta...

E' comodo definire Stalin comunista per poi rovesciare sullo stesso i milioni di morti causati; i modello di società comunista puo essere certo definito utopico ma non è violento se non solo nella fase di rovesciamento del sistema del capitale (e solo perché chi gestisce il potere s suppone non lo voglia mollare pacificamente :rolleyes:); successivamente è una società pacifica per cui solo questo evidenzia la fallacità di evidenziare i modelli staliniani o maoisti come comunisti...

Proprio Kelsen ci viene in aiuto nello sgombrare il campo da quello che davvero volevano Marx ed Engels che non era certo un capitalismo dominato da uno stato centralizzato cosi come erano invece gli Stati sopra descritti

La fallacia delle questioni semantiche
La fallacia delle questioni semantiche consiste nel tentativo di risolvere, mediante l’indagine empirica di un oggetto, una questione semantica circa il nome con cui l’oggetto viene chiamato, confondendo in tal modo avvenimenti reali con descrizioni verbali di avvenimenti reali. Alcune questioni affrontate dagli storici sono meramente semantiche, riguardano il significato delle parole, non i fatti studiati.

Detto in altri termini: la questione semantica potrà anche essere oggetto di discussione, quello che conta è che si concordi sul fatto che quello è accaduto sia stato il letamaio della storia.
Ma forse qualcuno deve ancora elaborare il lutto.
 

gipa69

collegio dei patafisici
La fallacia delle questioni semantiche
La fallacia delle questioni semantiche consiste nel tentativo di risolvere, mediante l’indagine empirica di un oggetto, una questione semantica circa il nome con cui l’oggetto viene chiamato, confondendo in tal modo avvenimenti reali con descrizioni verbali di avvenimenti reali. Alcune questioni affrontate dagli storici sono meramente semantiche, riguardano il significato delle parole, non i fatti studiati.

Detto in altri termini: la questione semantica potrà anche essere oggetto di discussione, quello che conta è che si concordi sul fatto che quello è accaduto sia stato il letamaio della storia.
Ma forse qualcuno deve ancora elaborare il lutto.

Invece è proprio la semantica in questo caso che viene utilizzata dalle classi dominanti per giustificare massacri compiuti in nome di un potere economico che come poi l'economia ha dimostrato si può presentare sotto diverse forme ma è la riproduzione del medesimo meccanismo.
Daltronde come scrive Piketty ci sono motivi storici per cui i Francesi amano un forte interventismo statale nell'economia e gli anglosassoni invece lo disprezzino e siano per il liberismo.
Ma sono due lati della stessa medaglia.

Poi che ci siano negazionisti da una parte e giustificazionisti dall'altra fuori dal tempo e dalla storia che non hanno idea (o fanno finta di non averla) dei massacri perpretati in nome di una superiorità ora di razza, ora culturale questo è un altro paio di maniche.

Si vede che l'uomo non era e forse non è ancora pronto.
 

ConteRosso

mod sanguinario
Che una teoria sia sbagliata solo perché non è stata applicata correttamente mi sembra quantomeno una forzatura.. parlare poi di regimi comunisti crollati ancora di più è disinformazione borghese e reazionaria visto che i regimi crollati erano nazionalismi di stato;l'evoluzione a cui la borghesia nazionale faceva evolvere i tentativi di creare comunità e non stati nelle varie realtà in rivolta...
quindi le società socialiste son di là da venire
quelle russe e cinesi non lo erano , d'altra parte Marx parlava di Germania e non di russia , di società avanzate industrialmente che sarebbero passate 'necessariamente' al comunismo prima e al socialismo poi
stiamo ancora aspettando e Marx e della fine '800 :V
 

alingtonsky

Forumer storico
Che una teoria sia sbagliata solo perché non è stata applicata correttamente mi sembra quantomeno una forzatura.. parlare poi di regimi comunisti crollati ancora di più è disinformazione borghese e reazionaria visto che i regimi crollati erano nazionalismi di stato;l'evoluzione a cui la borghesia nazionale faceva evolvere i tentativi di creare comunità e non stati nelle varie realtà in rivolta...

E' comodo definire Stalin comunista per poi rovesciare sullo stesso i milioni di morti causati; i modello di società comunista puo essere certo definito utopico ma non è violento se non solo nella fase di rovesciamento del sistema del capitale (e solo perché chi gestisce il potere s suppone non lo voglia mollare pacificamente :rolleyes:); successivamente è una società pacifica per cui solo questo evidenzia la fallacità di evidenziare i modelli staliniani o maoisti come comunisti...

Proprio Kelsen ci viene in aiuto nello sgombrare il campo da quello che davvero volevano Marx ed Engels che non era certo un capitalismo dominato da uno stato centralizzato cosi come erano invece gli Stati sopra descritti

La teoria marxista non era applicabile in altro modo da come è stata storicamente applicata dai vari partiti marxisti e infatti dopo la fase violenta di massacri di borghesi e oppositori, e dopo la fase di statalizzazione dei mezzi di produzione non c' è stata l' evoluzione verso una idilliaca società senza classi e senza contrasti, semplicemente perché non può esistere.

E la dittatura del proletariato non è realizzabile in altro modo da come hanno cercato di realizzarla i vari Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot, che avevano studiato le opere di Marx.
I leader marxisti hanno cercato di sostituire al capitalismo ed all' economia di mercato un altro sistema ma cercando anche di evitare il caos.
Cosa altro avrebbero potuto fare per attuare la dittatura del proletariato, che peraltro in senso stretto è un' idea assurda se si pensa che debbano comandare i proletari, i più poveri e ignoranti, che nelle società sviluppate sono una minoranza, mentre la maggioranza ha qualche proprietà e vive ben sopra il livello di sussistenza?

Lo stesso Marx rimaneva sul vago su ciò che avrebbe dovuto seguire alla dittatura del proletariato e pensava ad una dissoluzione dello stato.
Ma come giustamente pensava Kelsen è irrealistico che si possa fare a meno dello stato.
Senza una qualche forma di stato imperverserebbero bande armate formate da individui che razzierebbero cio' che appartiene ad altri e ciò che viene prodotto da chi investe e lavora.

Evidentemente sei un irriducibile marxista che non ha imparato niente dalla storia.

Il sistema migliore possibile è quello basato sulla concorrenza, sull' iniziativa privata in economia, sull' accumulazione del capitale tra i privati, e sulla concorrenza tra partiti alternativi a livello politico per l' amministrazione dello stato, possibilmente uno stato liberale che si occupi soprattutto di salvaguardare proprietà privata e concorrenza con regole antitrust.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Alto