Sto' imparando? Spero di si, spulciando tra gli ultimi acquisti in asta via web, mi ha colpito questo.
E quasi anonimo (la firma non la decifro), incorniciato a Milano intorno al 1950, 40x50 cm, avrebbe le caratteristiche del quadro da "mobilificio" come ben descritto in questa discussione.
Mi ha pero' colpito la luce e in parte il riflesso sulle onde, non mi paiono banali, o mi sbaglio?
Pagato 20 euri + diritto d'asta, con cornice.
Vedi l'allegato 466570
Ti dico la mia opinione, ma spero ne escano altre.
Il quadro è una via di mezzo tra lavoro cosciente di pittore e operina ad effetto per vendere. Il cielo è lavorato correttamente, il mare è un po' più "furbo", i gialli sulle barche e le vele nel fondo troppo furbetti. In pratica, uno che conosce la tecnica, quindi può dirsi pittore, ma manca di profondità artistica.
Per furbo intendo un ricorrere ad effetti facili e "catalogati", ma senza che si percepisca l'impegno del pittore a "comprendere" , come dire, il dio del momento. Un pittore che usa effetti già pronti invece che ascoltare una realtà che è sempre nuova, che ha sempre una variante da proporre.
Esempio estremo: quelle agghiaccianti figure di clown con la lagrimuccia, dove il pittore rende la realtà della lacrima perché conosce le regole necessarie all'illusione visiva, ma usa (o è usato da) questa abilità per rendere il minimo possibile oltre l'effetto puro. Infatti, il pittore poco artista fa leva sul soggetto e sulle emozioni che esso può richiamare piuttosto che far nascere queste stesse emozioni dalla pura materia pittorica.
Coloro che ritengono di essere incapaci a disegnare provano una certa ammirazione, quasi soggezione, per questi artigiani dell'effetto, e così sono portati a pensare che l'arte consista in questa capacità. Che una volta ne era solo l'indispensabile premessa, oggi neanche più quella.
per esempio, pochi di noi potrebbero cimentarsi nel disegnare un altro Teomondo Scrofalo. Bene o male le proporzioni sono rispettate, l'espressione credibile, il reale reso con un certo verismo. Eppure è un quadro che è divenuto quasi un emblema del kitsch. Il problema sta nei rapporti interni tra i colori, e tra le luci. Da questo punto di vista il quadro è "sordo", pur non essendo il pittore un cane assoluto. La finestra, ad esempio, sta pittoricamente in piedi,
quello che disturba è che il lavoro si raggela nello scopo di mandare il messaggio legato (come detto prima) al soggetto, rinunciando a qualunque altro gioco di valori. I verdi sono tutti differenti, come è giusto, ma non c'è alcuna "progressione", alcuna giustificazione "musicale" per l'uso di un verde giallastro qua o più crudo là.
Per gioco ho provato con Paint a renderlo un po' più vivace

creando alcuni rapporti più articolati
e, se visto da lontano,
in confronto