Alla cortese attenzione di Tashtego

Numeri, 31:17-18 – Dio ordinò a Mosè di uccidere ogni maschio madianita tra i bambini, e “ogni donna che ha avuto rapporti sessuali con un uomo” – “ma tutte le fanciulle che non hanno avuto rapporti sessuali con uomini, lasciatele in vita per voi.” – Nota: sarebbe interessante scoprire l’astuzia con cui i soldati riconoscevano le donne vergini.
Numeri, 31:31-40 – Dio spartì il bottino di guerra tra i soldati, i sacerdoti e gli israeliti senza tralasciare il tributo al Signore: “seicentosettantacinquemila pecore, settantaduemila buoi, sessantunmila asini e trentaduemila persone, ossia donne che non avevano avuto rapporti sessuali con uomini.“
Deuteronomio, 2:33-34 – Sotto la guida di Dio, gli israeliti sterminarono completamente gli uomini, le donne ed i bambini di Sicon. – “Non vi lasciammo nessuno in vita.“
Deuteronomio, 3:6 – Sotto la guida di Dio, gli israeliti sterminarono completamente gli uomini, le donne ed i bambini di Og. Saccheggiarono il bestiame ed i possedimenti.
Deuteronomio, 7:2 – Dio parlò ad ogni uomo d’Israele e, riguardo i nemici, proclamò: “Tu li voterai allo sterminio; non farai alleanza con loro e non farai loro grazia.”
Deuteronomio, 20:13-14 – Dio stabilì le regole della guerra ordinando il massacro di tutti gli uomini. Tralasciò le donne, i bambini, il bestiame ed i possedimenti che potevano essere tenuti come preda.
Deuteronomio, 20:16 – “Nelle città di questi popoli che il Signore, il tuo Dio, ti dà come eredità, non conserverai in vita nulla che respiri.”
Deuteronomio, 21:10-13 – Secondo la legge di Dio, se un uomo israelita, durante una guerra, avesse avvistato una donna attraente, avrebbe potuto catturarla e tenerla per moglie. La donna, quindi, avrebbe dovuto radersi il capo, tagliarsi le unghie e togliersi i vestiti che indossava al momento della cattura. Avrebbe dovuto piangere suo padre e sua madre per un mese intero. E qualora il soldato non fosse rimasto soddisfatto, avrebbe potuto lasciarla andare “dove vorrà.“
Deuteronomio, 28:53 – La punizione di Dio per i disobbedienti prevedeva che questi mangiassero “il frutto del proprio seno, le carni dei propri figli e delle proprie figlie.“
Giosuè, 6:21-27 – Sotto la direzione di Dio Giosuè distrusse l’intera città di Gerico con la punta della spada; uomini, donne e bambini inclusi. Tenne l’argento, l’oro, il bronzo ed il ferro per Dio e, infine, diede fuoco alla città.
Giosuè, 7:19-26 – Acan rubò “un mantello di Scinear, duecento sicli d’argento e una sbarra d’oro del peso di cinquanta sicli.” – Giosuè e gli israeliti portarono Acan, il bottino, i suoi figli, le sue figlie, il bestiame, gli asini, le mule e tutti i suoi possedimenti sulla valle di Acor, dove li lapidarono e bruciarono vivi.
Giosuè, 8:22-25 – Dio appoggiò Giosuè nel combattere e sterminare dodicimila uomini e donne nella città di Ai. Nessuno sopravvisse.
Giosuè, 10:10-27 – Dio aiutò Giosuè nel massacro dei Gabaoniti.
Giosuè, 10:28 – Con l’approvazione di Dio, Giosuè passò la città di Machedda ed il suo re “a fil di spada” – “Li votò allo sterminio con tutte le persone che vi si trovavano; non ne lasciò scampare una.“
Giosuè, 10:30 – Dio mise la città di Libna nelle mani di Giosuè. “Giosuè la mise a fil di spada con tutte le persone che vi si trovavano; non ne lasciò scampare una.“
Giosuè, 10:32-33 – Dio diede la sua approvazione affinché Giosuè uccidesse ogni uomo, donna e bambino della città di Lachis. Con la spada.
Giosuè, 10:34-35 – Tutti gli abitanti della città di Eglon furono falciati dalle spade di Giosuè e della sua armata.
Giosuè, 10:36-37 – Dio lasciò che Giosuè uccidesse il re di Ebron ed il suo villaggio con ogni suo abitante. – “Non ne lasciò sfuggire una, esattamente come aveva fatto a Eglon; la votò allo sterminio con tutte le persone che vi si trovavano.“
Giosuè, 10:38-39 – “Poi Giosuè con tutto Israele tornò verso Debir, e l’attaccò.” – Morirono tutti.
Giosuè, 11:6 – Dio ordinò a Giosuè di sconfiggere il nemico presso le acque di Merom. “Tu taglierai i garretti ai loro cavalli e darai fuoco ai loro carri.“
Giosuè, 11:8-15 – L’esercito di Giosuè, sotto il comando di Dio, sterminò il nemico “senza lasciarne scampare nessuno.“
Giosuè, 11:20 – “Infatti il Signore faceva sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia a Israele, perché Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come il Signore aveva comandato a Mosè.“
Giudici, 1:4 – Il Signore mise nelle mani di Giuda i Cananei e i Ferezei. Diecimila vittime.
Giudici, 1:6 – Adoni-Bezec – dei Cananiti – si diede alla fuga, ma l’esercito di Giuda lo raggiunse e “gli tagliarono i pollici e gli alluci.“
Giudici, 1:8 – Dio approvò l’attacco di Giuda alla città di Gerusalemme. L’esercito di Giuda mise la città a ferro e fuoco.
Giudici, 1:17 – “Poi Giuda partì con Simeone suo fratello, e sconfissero i Cananei che abitavano in Sefat; distrussero interamente la città.“
Giudici, 3:29 – Il signore mise i moabiti nelle mani degli israeliti. “In quel tempo sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e valorosi; non ne scampò neppure uno.“
Giudici, 4:21 – Iael, con un martello, piantò un piuolo nella testa di Sisera, “tanto che esso penetrò in terra.“
Giudici, 7:19-25 – Sotto la guida del Signore la gente di Gedeone sconfisse i madianiti. Uccise e decapitò il loro principe e ne consegnò la testa a Gedeone.
Giudici, 8:15-21 – Gedeone castigò gli uomini di Succot con rovi e spine del deserto. Quindi “abbatté la torre di Penuel e uccise la gente della città.“
Giudici, 9:5 – Abimelec assassinò i suoi fratelli.
Giudici, 9:45 – Abimelec e i suoi seguaci uccisero tutti gli uomini della città. Poi li cosparsero di sale.
Giudici, 9:53-54 – Abimelec riposava tranquillo nella città di Tebes quando “una donna gettò giù un pezzo di macina sulla testa di Abimelec e gli spezzò il cranio.” – “Egli chiamò subito il giovane che gli portava le armi, e gli disse: «Estrai la spada e uccidimi, affinché non si dica: “Lo ha ammazzato una donna!”» Il suo servo allora lo trafisse ed egli morì.“
Giudici, 11:29-39 – Iefte sacrificò sull’altare del Signore la sua amata figliuola per ringraziarlo di avergli concesso la vittoria in battaglia.
Giudici, 15:15 – Sansone uccise mille uomini con “una mascella d’asino ancora fresca.“
 
Il presidente del Madagascar come Sarkozy. Hery Rajaonarimampianina, da qualche giorno ufficialmente alla guida del suo paese (dopo le accuse di brogli alle urne), ha tenuto il suo discorso inaugurale. Un discorso che non sembra abbia scritto di suo pugno, ma che piuttosto "ricalca" eccessivamente parole usate da Nicolas Sarkozy. Non a caso la Gazette de la Grande Île ha titolato: "Sarkozy copiato e saccheggiato".
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Madagascar: in carica il neo-Presidente Rajaonarimampianina


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REUTERS



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In particolare il passaggio finito nel mirino è quello in cui il presidente del Madagascar richiama alla riconciliazione nazionale dopo cinque anni in cui il paese è stato devastato dalle rivalità politiche. Ha detto: "Chiedo agli amici che mi hanno accompagnato di lasciarmi libero, libero di andare verso l'altro che non è mai stato mio amico né è stato dalla nostra parte del campo, perché dove c'è il Madagascar c'è più campo". Nicolas Sarkozy aveva detto esattamente la stessa cosa nel febbraio 2007. Rajaonarimampianina si è solo curato di sostituire la parola "Francia" con "Madagascar" .
 
"Alla mia età sarebbe un po' tardivo, forse ridicolo. Altri dovrebbero essere i coming out davvero importanti, di chi froda il fisco per esempio, di chi usa la politica per arricchirsi". Denuncia Gianni Amelio. Dalle pagine di Repubblica il regista che si presenta alla Berlinale con il film "Felice chi è diverso", racconta la sua omosessualità ("Credo che chi ha una vita visibile abbia il dovere della sincerità: e allora sì, lo dico per tutti gli omosessuali, felici o no, io sono omosessuali") e quella dei tanti "uomini che sono stati giovani quando gli omosessuali non esistevano, se non in una vita clandestina temuta, perseguitata, irrisa".
Storie di uomini che hanno trovato la loro strada, che hanno trovato il coraggio di essere felici. In una società che ieri, come oggi, fatica ad accettare l'omosessualità. "L'omofobia è ancora imperante, capita ancora che ragazzi si uccidano perché froci o ritenuti tali", racconta ancora Amelio nell'intervista, "Scherniti, isolati, picchiati. Insomma la battaglia non è vinta".

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Il regista Gianni Amelio


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La Presse



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Manca il riconoscimento giuridico delle coppie, manca l'accettazione da parte della famiglia, soprattutto dai padri, ancora immersi in una cultura maschilista. Eppure il film veicola un messaggio positivo. Scrive Natalia Aspesi: "E' un film molto bello, che comunica felicità carnale e la bellezza di una giovinezza difficile e nascosta, e la serenità raggiunta negli anni nell'accettazione di sé e del proprio posto nel mondo".
Il regista aveva 15 anni quando un suo professore gli disse, "un omosessuale o guarisce o si suicida". Oppure diventa vecchio e felice come i tanti protagonisti del film.
 
Il mentolo è in grado di "ingannare"il corpo e aiutare a dimagrire. A certificarlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Padova, che ha individuato i meccanismi molecolari che regolano la trasformazione del tessuto adiposo bianco in tessuto adiposo simile a quello bruno, in grado di bruciare i grassi immagazzinati al suo interno producendo calore.Come spiegano i ricercatori, "una delle molecole in grado di indurre questa trasformazione è appunto il mentolo, noto a tutti per la capacità di evocare una sensazione di freddo una volta a contatto con cute e mucose. Questa sostanza, di derivazione vegetale, è nota da migliaia di anni; stimola le cellule del tessuto adiposo bianco a consumare i grassi producendo calore". Inoltre il mentolo non avrebbe effetti collaterali per l'uomo, e per questo rappresenta un nuovo possibile rimedio contro l'obesità.
 
Un fumetto denuncia contro la sofisticazione dell’olio d’oliva «made in Italy». Lo ha fatto il New York Times, con una striscia di quindici vignette, firmate da Nicholas Blechman, l'art director del New York Times Book Review che ha utilizzato come fonte il blog «Truth in Olive Oil» gestito da Tom Mueller autore del libro "Extraverginità" sul mondo dell'olio di oliva. In «Il suicidio dell’extra vergine» si racconta di come l’olio d’oliva venga importato dall’estero (da Spagna, Marocco e Tunisia), mischiato assieme a oli di bassa qualità (il porto di Napoli sarebbe la centrale per l’importazione), quindi sofisticato col beta carotene per camuffare il sapore e venduto come italiano, grazie a leggi troppo permissive. A tutto questo - scrive il prestigioso quotidiano - si aggiungono le complicità politiche per coprire la truffa, in barba alle forze dell’ordine i cui laboratori di analisi non sono efficaci per svelare la sofisticazione. Il «suicidio», secondo il New York Times, è quello degli stessi produttori di olio che, commerciando olio contraffatto, finiscono per far crollare anche il prezzo dell’extravergine.
 
Una storia perfetta per il prossimo cinepanettone: 'Natale a Rasdorf'. In questa cittadina tedesca dell'Assia, 90 mucche da latte hanno provocato un'esplosione nella stalla in cui erano alloggiate con 'pericolose' emissioni di metano.
I bovini flatulenti avevano saturato l'ambiente di gas naturale, che una scarica elettrostatica partita da un macchinario ha trasformato in una improvvisa fiammata. Bilancio: il tetto danneggiato e una mucca leggermente ustionata, hanno potuto constatare i vigili del fuoco e una squadra specializzata nelle fughe di gas, allertati dallo stupefatto fattore.
 
La Bundesbank ci invita a dare l'oro alla Patria, per salvarla. Ma quale forza politica in Italia sarebbe in grado di chiederlo senza essere subito travolta? La particolarità dell'attuale situazione del nostro Paese risulta bene dal contrasto di due punti di vista diversi: come ci interpreta un importante pezzo della élite tedesca, e come ci rappresentiamo noi. Qui, nell'opinione spiccia delle chiacchiere da bar, il debito pubblico è alto perché i politici hanno rubato o scialato.
letta merkel Lì ci si domanda come mai gli italiani, con redditi più bassi di quelli dei tedeschi e un benessere storicamente più recente, siano riusciti ad accumulare patrimoni in media più ampi; la Bundesbank non si pronuncia, l'opinione popolare conclude che gli italiani - magari non tutti, ma molti che potevano - abbiano spolpato il loro Stato.
Nell'analisi pubblicata ieri dalla banca centrale tedesca, il debito pubblico di uno Stato democratico è frutto delle successive decisioni politiche prese da governanti di differenti partiti eletti in libere elezioni. Dunque la responsabilità dell'indebitamento risale, all'ultimo, ai cittadini elettori di quel Paese; non si può certo scaricarla congiuntamente sui cittadini di tutti i Paesi dell'euro, come avverrebbe con gli «eurobonds» invocati da gran parte dei politici italiani.
ENRICO LETTA E ANGELA MERKEL In condizioni estreme, come quelle di un rischio di insolvenza dello Stato, aumenti delle normali tasse, tagli alle spese, privatizzazioni, non sono più sufficienti oppure potrebbero stroncare ogni attività economica; meglio attingere alle ricchezze accumulate. E' un freddo ragionamento da economisti, non certo l'effetto di idee di sinistra a cui la Bundesbank è da sempre estranea.
I dati disponibili si possono interpretare in diversi modi tutti legittimi. Proprio l'indagine sulla ricchezza delle famiglie che la Banca d'Italia ha aggiornato ieri al 2012 da una parte mostra all'interno del nostro Paese in declino disuguaglianze crescenti: i redditi calano, i patrimoni diventano più importanti, e si concentrano ancor più in una quota ristretta della popolazione.
Da un altro lato, è pur vero che i patrimoni degli italiani risultano nella media superiori ai patrimoni dei tedeschi misurati dalla stessa Bundesbank. Il confronto è difficile e diversi tecnici hanno avanzato dubbi; considerazioni più approfondite mostrano uno squilibrio meno forte tra i due Paesi, però non lo annullano.
SOLDI jpeg E, insomma, dove sono andati a finire anni di spesa pubblica in deficit, ovverosia fatta a debito? Chi ne ha beneficiato? Solo i politici e i loro amici, oppure, oltre a nutrite clientele, categorie protette, folle di evasori, fannulloni vari, alla fine una bella fetta di un Paese scarsamente responsabile?
benito mussoliniIn ogni caso, la redistribuzione è stata attuata o per iniziativa della politica o con la complicità della politica. Ragion per cui risulta impraticabile che siano le stesse istituzioni pubbliche ora screditate a chiedere di disfare il malfatto. Chi oserebbe chiedere una imposta patrimoniale straordinaria in nome del bene comune, senza disporre dei mezzi coercitivi di Mussolini nel 1935?
Il moralismo tedesco facilmente sconfina nel disprezzo per altre nazioni; in una piccola dose può correggere lo scaricabarile all'italiana in cui la colpa è sempre di qualcun altro. Questo Paese ha problemi - mancanza di prospettive di lavoro, impoverimento, ineguaglianza - che si possono risolvere soltanto con l'azione collettiva. Rassegnarsi all'impotenza della politica screditata vuol dire che chi ha i patrimoni campa di rendita erodendo quelli, e chi non li ha soffre e basta.
 

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