Alla cortese attenzione di Tashtego (2 lettori)

doncraudio

intellettuale stronzissimo
Sciacquare bene le mani sotto l'acqua corrente pulita. È un falso mito che il lavaggio con acqua calda sia preferibile alla fredda. La temperatura dell'acqua non fa differenza quando si tratta di rimuovere i germi.
 

doncraudio

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doncraudio

intellettuale stronzissimo
Susie East e ben Tinker per “CNN”

cervello del generale leonard wood
Ecco un numero che vi sbalordirà: ogni giorno consumiamo 74 gigabyte di dati (pari a 9 DVD), riuscendo a processarli e a dare loro un senso. Come gestiamo un simile sovraccarico di informazioni?

«E’ più di quanto il nostro cervello possa sostenere» spiega il neuroscienziato Daniel Levitin e autore del libro “ The Organized Mind”: «Un tempo pensavamo di poter fare attenzione a cinque o perfino a nove cose per volta. Oggi sappiamo che non è vero, era una sovrastima. La mente conscia si concentra su circa tre cose per volta. Se gestiamo oltre questo, perdiamo capacità mentali».

il cervello zona erogena per eccellenza
Il sovraccarico di informazioni porta anche a quello che si chiama “fatica decisionale”. E’ il motivo per cui Albert Einstein indossava quasi sempre un abito grigio, Steve Jobs un dolcevita nero e Mark Zuckerberg ha più o meno la stessa T-shirt. Per non disperdere energia, evitano di prendere decisioni sull’abbigliamento. Ci spiega tutto Levitin.

Come facciamo a capire quando siamo sovraccarichi?

«Lo siamo se dobbiamo prendere tante piccole decisioni tipo “questa mail la leggo ora o dopo?”, “La inoltro?”, “La metto fra gli spam?”. Un pugno di decisioni da valutare, senza aver fatto qualcosa di davvero significativo. Questo ti mette in una condizione di fatica perché i neuroni vanno, il metabolismo richiede glucosio per funzionare, ma non distinguono fra le decisioni importanti e quelle non importanti. Ci vuole la stessa energia per prendere decisioni piccole e grandi».

i cervelli umani saranno conservati nei computer
Quando arrivano le informazioni, i nostri cervelli cambiano o si adattano per assorbirne di più?

«Ci stressiamo se qualcuno urla in ufficio, se facciamo uno sbaglio, se perdiamo soldi. Abbiamo a che fare con problemi che i nostri antenati non avevano. Loro dovevano preoccuparsi di affrontare un leone o di contrastare un masso che cadeva laddove vivevano. Il cortisolo rilasciava adrenalina per renderli pronti all’azione e inibiva il sistema riproduttivo, azzerava la libido, perché non ne hai bisogno se non vivrai abbastanza a lungo. Oggi, quando siamo stressati, non c’è modo di sfogarsi. Non combattiamo lo stress. Ce lo teniamo e questo crea effetti tossici nel nostro corpo, ci offusca».
NERVI DI UN CERVELLO UMANO ADULTO
 

doncraudio

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Ed Houben è un “uomo bruttino e grassoccio con gli occhiali”, come lui stesso si descrive ed è il padre biologico di almeno 106 bambini sparsi per il mondo, un terzo dei quali sono stati concepiti con l’inseminazione artificiale.
Donando la maggior parte delle volte in modo naturale, viene facile pensare che si tratti di un uomo alla ricerca del sesso facile, in realtà Ed Houben si accontenta di aiutare le donne a vivere il sogno della maternità. Il babymaker Ed non fa selezioni nella donazione e nei suoi 13 anni di carriera, ha donato il seme a donne etero e lesbiche, a professoresse, casalinghe o ex modelle di lingerie provenienti da ogni parte del mondo. Anche se nei primi anni di attività Ed richiedeva la foto della mamma a cui avrebbe donato il seme, ultimamente invece, non gli interessa e ha dichiarato alla rivista GQ: “Tutte le donne sono perfette ma alcune lo sono più di altre".
Come ha scritto Pier Luigi Pisa su Repubblica.it, ognuno può dare il proprio giudizio morale sul secondo lavoro di Ed, ma lui stesso non si compiace per quello che fa: “Mi rifiuto di essere orgoglioso di ciò che faccio. Io no ho bambini, altre persone li hanno grazie a un mio piccolo contributo”. Con le coppie o le donne che si rivolgono a lui per avere il seme gli accordi sono verbali ma molto chiari: se un giorno i suoi figli biologici lo volessero incontrare lui sarà disponibile ma non chiederà mai il riconoscimento del bambino.
Ed Houden è stato persino speaker a una delle conferenze annuali di TEDx gli incontri dove il fil rouge degli interventi sono le "idee che val la pena diffondere" e ha parlato dal palco di Maastricht, sua città natale. Ed ha raccontato la sua storia di donatore: “Io non faccio niente di speciale, ma le coppie che si rivolgono a me invece hanno un coraggio incredibile” ha detto durante il suo intervento; ha conosciuto coppie sposate da 20 anni e si rivolgono a lui dopo aver provato in ogni modo a diventare genitori. "Spesso - continua il babymaker - sono coppie che desiderano dei bambini per sentirsi una famiglia completa ma che purtroppo non ci riescono".
In alcuni casi Ed Houben rappresenta l’ultima speranza per le coppie che non sono riusciti a diventare genitori nemmeno con la fecondazione assistita, in altre situazioni invece, si rivolgono a lui perché non possono permettersi i costi delle cure per la fecondazione o vogliono semplicemente evitarsi lo stress che dovrebbero affrontare per preparare tutti i documenti necessari per rivolgersi ad un ospedale.
Nel marzo del 2014 la BBC ha fatto un servizio su di lui, definendolo “l’uomo più virile d’Europa”, mentre un giornalista della rivista GQ ha vissuto quattro giorni con Ed Houben scoprendo che nella “guest room”, la stanza degli ospiti, entrano le aspiranti mamma provenienti da tutto il mondo per concepire e, nel 20 per cento dei casi, i mariti. Infatti molti uomini chiedono di assistere al concepimento del bambino che poi cresceranno. Una situazione un po' imbarazzante anche per chi, come Ed Houben ha scelto di regalare la vita. Il babymaker ha raccontato la sua prima volta da donatore col metodo naturale: “Eravamo tre persone nel letto, ma lui non mi ha toccato nemmeno accidentalmente. Voleva essere presente mentre suo figlio veniva concepito”.
Ed Houben garantisce la totale trasparenza sulla sua salute: sul suo sito internet aggiorna costantemente il foglio con le sue analisi e ogni coppia può scaricarsi il PDF e accertarsi del suo stato di benessere fisico.
L’opera di generosità di Ed non durerà per sempre, infatti ha deciso di lasciare l’attività una volta compiuti i 50 anni, ma prima di ritirarsi, conta di riuscire a concepire almeno altri 50 figli e raggiungerebbe il record di 156 bambini sparsi per il mondo.
 

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Gianni Barbacetto per “Il Fatto quotidiano

RENZI PREMIATO ALLA DANIELI
Ha parlato anche di tasse ed evasione fiscale, Matteo Renzi, ieri a Buttrio (Udine), durante la sua visita alla multinazionale Danieli. È stato come parlare di corda in casa dell' impiccato: ad ascoltarlo c' era il presidente e amministratore delegato del gruppo Danieli, Giampiero Benedetti, che con altri sei manager della multinazionale friulana è sotto processo per reati fiscali.

Renzi ha detto che "abbassare le tasse non è né di destra né di sinistra: è giusto". Benedetti, parlando dopo di lui, ha confidato di avere "fiducia in questo governo perché sta dimostrando energia e coraggio e soprattutto perché ha una visione di sviluppo del Paese". Poi gli ha consegnato una scultura che rappresenta un forgiatore: "Nella speranza che lei sappia forgiare il Paese".
GIAMPIERO BENEDETTI PRESIDENTE DANIELI

IL PROCESSO ai sette uomini d'oro della Danieli è iniziato con una "udienza filtro" l' 8 ottobre ed è stato rinviato al 18 gennaio 2016. Benedetti è imputato di evasione e frode fiscale, per non aver pagato 80 milioni di euro su una cifra totale di circa 280 milioni nascosti al fisco, con il trucco della "esterovestizione societaria", cioè la trasmigrazione all' estero, nei paradisi fiscali, di attività che hanno invece il loro ponte di comando in Italia.

RENZI MANGIA IL GELATO
La Danieli è uno dei leader mondiali nella produzione di impianti siderurgici, un colosso con 11 mila dipendenti, un fatturato di oltre 2.700 milioni di euro, un utile netto di 163 milioni. Il suo sito web è in inglese e in cinese: l' italiano non serve, visto che l' impresa costruisce acciaierie nel mondo, in Russia e in Brasile, in Corea.
 

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