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lunedì 1 febbraio 2016

VISCO, IL BAIL-IN E IL TRILEMMA DI MUNCHAUSEN: L'EUROZONA FUORI DAL MONDO?



[FONT="georgia" ][/FONT]

[IMG]http://www.lospiffero.com/images/galleries/pallone_piedi.jpg[/IMG]
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[FONT="georgia" ][B]1. Abbiamo più volte [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/12/sommario-mergenziale-di-fine-anno.html"]evidenziato[/URL], nelle ultime settimane, [/B]le prospettive a dir poco disastrose dell'economia italiana[FONT="georgia" ]:[/FONT] [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/lerf-ci-attende-alla-fine-del-qe-e-se.html"]stretta tra le maglie dell'euro-follia,[/URL] che gli impone di fare più austerità, in quanto nega la flessibilità che, rammentiamo, è solo un'attenuazione del consolidamento fiscale, che viene comunque perseguito, con tutti i suoi effetti di caduta della domanda interna e di stagnazione del PIL, continuamente a rischio recessione. [/FONT]
[FONT="georgia" ]All'interno del paradigma €uropeo, [B]per l'Italia, si tratta dun[FONT="georgia" ]que [/FONT]solo di scegliere con quale velocità far crescere...la deindustrializzazione[/B] - con disoccupazione strutturale a due cifre e "cattiva" occupazione di working poors in inesorabile aumento- [B]e, quindi, l'incapacità di restituire i debiti da parte di famiglie e imprese[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Crescono così incagli e sofferenze[/B] e, perciò, [B]l'esposizione sistemica[/B] di banche e risparmiatori, inclusi i correntisti, [B]al bail-in[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]In sostanza, questo €urosistema di risoluzione delle crisi di insolvenza delle imprese bancarie finisce per avere [B]un'unica soluzione "residuale"[/B]: [B]l'intervento pubblico posteriore al [I]burden sharing[/I],[/B] in condizioni di [B]enorme difficoltà di dare copertura a questo aumento della spesa pubblica[/B], in costanza dei parametri di rientro nel pareggio di bilancio. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Il tutto preannuncia cioè la [B]"doppia tosatura", prima di risparmiatori e correntisti [/B](col meccanismo €uropeo di risoluzione) [B]e poi di tutti i contribuenti[/B]: inevitabilmente e sempre in conseguenza di tale meccanismo innestato sul pareggio strutturale di bilancio.[/FONT]


[FONT="georgia" ]2. Infatti, va anzitutto [B]escluso che il meccanismo €uro-autorizzato delle "mini" bad-banks possa realmente funzionare per limitare i rischi di insolvenza del nostro sistema bancario[/B], dato che implica un rating dei crediti in sofferenza che rende (relativamente) conveniente porre fuori dal bilancio (mediante la cessione), e comunque con perdite rispetto ai valori precedentemente appostati, solo quelli ritenuti comunque ragionevolmene solvibili; [B]la garanzia dello Stato[/B], per di più a prezzi di mercato, [B]è apprestabile solo per questi crediti "buonini"[/B], mentre per tutti gli altri crediti "non performing", proprio in ragione dei criteri fissati dall'€uropa in vista della cessione, si imporrebbero dei valori iscrivibili che determinano riduzioni dell'attivo talmente drastiche da obbligare le banche sia a probabili nuove ricapitalizzazioni sia a contrarre il credito ulteriormente. [/FONT]


[FONT="georgia" ]Insomma, [B]un [URL="https://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%BCnchhausen-Trilemma"]processo circolare[/URL] di inasprimento delle condizioni di credito che il governatore della Banca d'Italia [/B](come ha ribadito anche sabato scorso),non ha mancato di far notare, parlando di "rarefazione del credito" come conseguenza dell'introduzione di un sistema che consente di pervenire all'intervento pubblico di sostegno alle banche solo posteriormente all'imposizione di perdite a carico di azionisti, obbligazionisti (in via graduata ma comunque sia junior che senior) e "normali" depositanti oltre i 100.000 euro.[/FONT]


[FONT="georgia" ][B]3. Per quelli al di sotto di tale soglia, il limite di coinvolgimento vige soltanto in teoria[/B], dato che la garanzia consiste solo nell'apposito Fondo interbancario nazionale ed è alimentata dai contributi delle stesse banche sottoposte, attualmente o potenzialmente, al meccanismo di risoluzione; e quindi, è costituibile (anche nella sua massima espansione) in base ad un [B]volume di contribuzione "volontaria", non solo minimo e largamente incapiente, rispetto alla massa di depositi da garantire[/B], ma soggetto alla stessa impossibilità finanziaria di apprestarlo per non essere coinvolti in un livello di perdite di bilancio di rischio. [/FONT]
[FONT="georgia" ]In pratica, il Fondo interbancario funziona come l'autosalvataggio del Barone di [B][URL="https://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%BCnchhausen-Trilemma"]Münchhausen, che evitava di affondare nella palude tirandosi per i capelli[/URL].[/B][/FONT]


[FONT="georgia" ][B][IMG]https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/3b/Muenchhausen_Herrfurth_7_500x789.jpg/186px-Muenchhausen_Herrfurth_7_500x789.jpg[/IMG] [/B][/FONT]


[FONT="georgia" ]4. Ma non basta: come si è detto in premessa, il sistemino delle [B]bad banks "dedicate"[/B] (cioè ogni banca si fa la sua e spera in Dio), [B]non ha alcuna capacità risolutiva delle cause che portano alle sofferenze[/B]: che infatti proseguiranno a formarsi come pure, prima ancora, gli [B]incagli, che verranno sottoposti ad un regime sempre più drastico di "rientro" cautelativo da parte delle stesse banche[/B], peggiorando la condizione di ricorso al credito delle imprese e delle famiglie, e quindi deindustrializzando ulteriormente e facendo inevitabilmente deprimere i prezzi degli immobili (dato l'aumento dell'offerta di quelli gravati da mutui ipotecari, sempre più sottoponibili a procedure di vendita forzata, per di più accelerate). [/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Anche qui un processo circolare che si autoalimenta[/B], per effetto esclusivo del combinato delle imposizioni fiscali e bancarie €uropee. [URL="https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2016/Visco-300116.pdf"]Lo stesso Visco citato, con un certa circospezione espositiva, lo fa emergere dal suo discorso[/URL]. [/FONT]


[FONT="georgia" ][B]Per uscire dalla crisi, secondo Visco, occorre tornare alla crescita[/B] (come minimo, ci dice ottimisticamente, nella misura "sperata" dell'1,5% per i prossimi due anni) [B]e per far ciò occorrerebbe un rilancio rimarchevole degli investimenti[/B]; [B]anche a vedere le cose solo dal lato dell'offerta, come fa Visco[/B] - in contraddizione con quanto [URL="http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2010-0063/index.html"]il suo ufficio studi aveva affermato qualche anno prima[/URL], quando le cose non "dovevano" essere raccontate in altro modo, e non si doveva evitare di addossare responsabilità alle politiche di consolidamento imposte dall'appartenenza all'euro.[/FONT]


[FONT="georgia" ][B]5. Questa è la [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/gli-indicatori-macroeconomici-italiani.html"]situazione degli investimenti in Italia[/URL] rispetto a cui Visco non indica dei rimedi ben comprensibili, [/B]nell'attuale vincolo alle politiche fiscali (che non pone minimamente in contestazione nel suo intervento):[/FONT]


[FONT="georgia" ][IMG]http://www.programmazioneeconomica.gov.it/wp-content/uploads/2015/05/6.31.png[/IMG] [/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://www.programmazioneeconomica.gov.it/wp-content/uploads/2015/05/6.51.png[/IMG] [/FONT]


[FONT="georgia" ]Ed infatti, [B]non è che non si faccia ricorso al credito soltanto perché le banche valutano e valuteranno il profilo di merito del potenziale debitore sempre più drasticamente[/B] (e in base a impersonali criteri automatici il cui apprezzamento verrà inasprito), [B]ma essenzialmente perché le imprese non vedono le condizioni per effettuare gli investimenti[/B]: non vedono le [B]condizioni esterne,[/B] perché [URL="http://vocidallestero.it/2016/01/24/zerohedge-la-fine-dellera-delle-bolle-finanziarie/"]la congiuntura internazionale sta virando sempre più verso una riduzione degli scambi[/URL] e quindi la domanda estera è sempre più in fase di contrazione; ma non vedono neppure le condizioni interne, perché i consumi aumentano in modo irrisorio e comunque transitorio, dato che sono stati appena sostenuti da un certo strisciante aumento della spesa pubblica che si trova di fronte ad un'imminente e, probabilmente, drastico cambio di segno a fronte della rigidità della Commissione UE, già abbondantemente preannunziata, sui saldi, troppo "laschi", mostrati dalla manovra di stabilità per il 2016.[/FONT]
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[FONT="georgia" ]6. Rammentiamo cosa aveva detto [URL="http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2010-0063/index.html"]lo studio del 2010 della stessa Banca d'Italia[/URL], quando per di più la situazione, sul lato della domanda interna, non era ancora deteriorata come oggi, dopo le cure "Monti" e la loro prosecuzione da parte dei successivi governi:[/FONT]
[FONT="georgia" ]"Il lavoro esamina l'evoluzione del credito bancario in Italia durante la crisi finanziaria, al fine di [B]valutare il[/B] [B]contributo di domanda e offerta alla dinamica dei prestiti[/B]. [/FONT]
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[FONT="georgia" ][U][B]L'analisi indica come motivazione [I]prevalente[/I] della decelerazione dei prestiti il [I]calo della domanda[/I] dovuto principalmente, per le famiglie, alla debolezza del mercato immobiliare e alla caduta dei consumi[/B]; [B]per le imprese, al minor fabbisogno finanziario, a sua volta legato alla netta contrazione degli investimenti[/B].[/U][/FONT]
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[FONT="georgia" ][/FONT][FONT="georgia" ]Gli indicatori congiunturali del mercato del credito e i risultati di studi empirici segnalano che a frenare la dinamica dei prestiti avrebbero contribuito [B]tensioni dal lato dell'offerta[/B] dovute soprattutto all'[B]aumento della rischiosità dei prenditori[/B], oltre che all'[B]impatto che la crisi [/B]ha avuto, specialmente in una prima fase, [B]sulla condizione patrimoniale e di liquidità delle banche[/B], sulla loro capacità di accedere ai finanziamenti esterni. Analisi econometriche avvalorano tali indicazioni, suggerendo che [B]la decelerazione del credito riconducibile alle condizioni delle banche sarebbe di entità contenuta[/B]."[/FONT]
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[FONT="georgia" ]7. [B]Insomma, è il calo della domanda che condiziona la "rischiosità dei prenditori" e non, naturalmente, viceversa[/B]. E dunque, [B]senza la domanda, la propensione a investire semplicemente non può esserci[/B]: anche perché l'effetto di spiazzamento (delle risorse, dal pubblico al [I]privato [/I]degli operatori "razionali") determinato dalla deflazione, dal conseguente calo dei livelli retributivi reali (e ormai anche nominali), e dai bassissimi tassi di interesse di cui fruiscono le banche nei rapporti con le banche centrali, nonchè dall'"irrinunciabile" taglio della spesa pubblica reale, semplicemente non si verifica.[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Ma nelle prese di posizione pubbliche di Visco questo aspetto non pare focalizzato[/B]: e pensare, appunto, che rispetto al 2010, la situazione della domanda italiana appare indub[FONT="georgia" ]bi[/FONT]amente peggiorata. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Mentre [B]il calo del corso dell'euro[/B] (rispetto al dollaro, beninteso) [B]si infrange sul calo della domanda mondiale[/B], sempre più drammatico e sempre più mostrato dal [B]calo del prezzo del petrolio[/B], che, a sua volta, finisce per essere [B]sia indicatore della crisi mondiale (di domanda), sia propulsore della stessa[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Gli [B]USA[/B], infatti, vedono [URL="http://thewalkingdebt.org/2016/01/21/i-petrolieri-usa-e-le-banche-arabe-iniziano-a-farsi-male/"]il disastro incombente del settore industriale più solido, cioè più "reale" e meno finanziario[/URL] (e quindi, in astratto, meno soggetto al dilagante effetto bolla e crescita dei sub-prime in ogni settore economico) che aveva caratterizzato la loro incerta ripresa: quello dell'industria petrolifera. E l'Arabia saudita registra il passaggio del proprio deficit pubbico dall'1,5 del PIL nel 2014 all'attuale -16%! Il che significa esigenza assoluta di contrazione della domanda e delle possibilità di alimentare importazioni e commesse di costruzioni faraoniche di ogni genere. [/FONT]
[FONT="georgia" ]E stiamo parlando solo di alcuni dei paesi-indice della domanda mondiale.[/FONT]
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[FONT="georgia" ][URL="http://www.marketwatch.com/story/this-is-the-biggest-risk-to-uks-economy-2016-01-31?dist=markets"]8. Nel Regno Unito, iniziano ad accorgersi che, a seguito del riformarsi di una bolla sui prezzi immobiliari, i consumatori si sono indebitati troppo:[/URL] trattasi del consueto "effetto ricchezza", dato dall'illusione di essere diventati più ricchi potendosi offrire crescenti garanzie patrimoniali al credito, che sfumano non appena la droga dei consumi a debito pone le banche di fronte all'esigenza di rientro. Un effetto che spinge a comportamenti fortemente prociclici (cioè che ascuiscono le difficoltà determinate dalla mancata crescita, equilibrata e distribuita, dei redditi), laddove il tipo di mercato del lavoro e l'insufficienza del sostegno pubblico alla domanda, lasciano i cittadini in balia delle leggi della domanda e dell'offerta su posizioni di indebitamento che non coprono più neanche la restituzione degli interessi (ciclo Minsky, ben noto, ma altrettanto pervicacemente ignorato).[/FONT]
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8. Se [B]negli USA[/B] la situazione apparirebbe meno problematica, agli occhi dei citati commentatori britannici, è solo perché [B]in quella sede l'effetto ricchezza, per gli strati intermedi della popolazione [URL="http://vocidallestero.it/2016/01/31/rt-lincubo-americano-soltanto-ricchi-e-poveri-sparita-la-classe-media/"](comunque in drastica diminuzione numerica)[/URL], è alimentato dai titoli finanziari in cui investono[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ma [B]il fenomeno concreto di insufficienza della crescita delle retribuzioni reali accomuna entrambi i paesi, UK e USA[/B], restituendoci l'immagine di una situazione di redditi, originati dall'economia reale e non dalle bolle finanziarie, che [B]non consente di nutrire fiducia sulla capacità di restituzione dei crediti, divenuti sempre più sub-prime[/B], a livelli pari se non superiori a quelli del 2008. Ponendo delle angosciose prospettive sulla tenuta del sistema economico mondiale. [/FONT]

[IMG]http://www.mybudget360.com/wp-content/uploads/2015/09/subprime-lending.png[/IMG]
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[FONT="georgia" ][IMG]http://blogs-images.forbes.com/michaellingenheld/files/2015/01/33.jpg[/IMG] [/FONT]
[IMG]http://www.mybudget360.com/wp-content/uploads/2015/09/091015-DRE-Student-and-Auto-Loan-Debt-Chart1.png[/IMG]

[FONT="georgia" ]9. Da qui si può vedere come vanno le cose: in UK, nel 2015 si sta cercando di correre un pochino ai ripari, e la correlazione tra crescita delle [B]retribuzioni reali[/B] (comunque attualmente "quasi" al livello del 2007) e [B]tasso di disoccupazione[/B], conferma la curva di Phillips: [/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://blogs.reuters.com/macroscope/files/2015/09/gateway1.jpg[/IMG] [/FONT]
[FONT="georgia" ]E questo è quello che accade quando Cameron ripensa le politiche di sostegno alla domanda fatte subito dopo la crisi del 2008:[/FONT]
[FONT="georgia" ] [IMG]http://bilbo.economicoutlook.net/blog/wp-content/uploads/2011/09/UK_public_spending_nominal_real_1997_2015.jpg[/IMG][/FONT]
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[FONT="georgia" ]e quindi si abbandona a politiche sul solo lato dell'offerta:[/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]https://cdn.americanprogress.org/wp-content/uploads/2015/01/LaborMarket_dec14_fig8.png[/IMG] [/FONT]

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[FONT="georgia" ]10. Questa è la [B]situazione "salariale" comparata con gli USA[/B], laddove la distribuzione degli aumenti di reddito mostra tutta la drammaticità del problema di "solvibilità, quando i debiti dei consumatori aumentano (come abbiamo visto nei grafici più sopra) ma non i redditi reali:[/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://ftalphaville.ft.com/files/2014/04/RealWagesChart-590x457.png[/IMG] [/FONT]

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[FONT="georgia" ]11. [B]Il consumo a indebitamento di massa non è mai una soluzione strutturale[/B], mentre si registra [URL="http://vocidallestero.it/2016/01/24/zerohedge-la-fine-dellera-delle-bolle-finanziarie/"]una sovra-capacità produttiva mondiale che rende tutti questi debiti - e la montagna di derivati su essi costruita- una bomba ad orologeria,[/URL] su cui le considerazioni sul lato dell'offerta (industriale e bancaria, italiane) svolte da Visco - che essenzialmente si preoccupa della massa di obbligazioni bancarie emesse in Italia tra il "1996 e il 2011!-, cioè su condizioni finanziarie tipiche del lato dell'offerta, appaiono insufficienti a indicare qualsiasi effettivo rimedio. O prospettiva di salvezza.[/FONT]


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lunedì 1 febbraio 2016

VISCO, IL BAIL-IN E IL TRILEMMA DI MUNCHAUSEN: L'EUROZONA FUORI DAL MONDO?



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[FONT="georgia" ][B]1. Abbiamo più volte [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/12/sommario-mergenziale-di-fine-anno.html"]evidenziato[/URL], nelle ultime settimane, [/B]le prospettive a dir poco disastrose dell'economia italiana[FONT="georgia" ]:[/FONT] [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/lerf-ci-attende-alla-fine-del-qe-e-se.html"]stretta tra le maglie dell'euro-follia,[/URL] che gli impone di fare più austerità, in quanto nega la flessibilità che, rammentiamo, è solo un'attenuazione del consolidamento fiscale, che viene comunque perseguito, con tutti i suoi effetti di caduta della domanda interna e di stagnazione del PIL, continuamente a rischio recessione. [/FONT]
[FONT="georgia" ]All'interno del paradigma €uropeo, [B]per l'Italia, si tratta dun[FONT="georgia" ]que [/FONT]solo di scegliere con quale velocità far crescere...la deindustrializzazione[/B] - con disoccupazione strutturale a due cifre e "cattiva" occupazione di working poors in inesorabile aumento- [B]e, quindi, l'incapacità di restituire i debiti da parte di famiglie e imprese[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Crescono così incagli e sofferenze[/B] e, perciò, [B]l'esposizione sistemica[/B] di banche e risparmiatori, inclusi i correntisti, [B]al bail-in[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]In sostanza, questo €urosistema di risoluzione delle crisi di insolvenza delle imprese bancarie finisce per avere [B]un'unica soluzione "residuale"[/B]: [B]l'intervento pubblico posteriore al [I]burden sharing[/I],[/B] in condizioni di [B]enorme difficoltà di dare copertura a questo aumento della spesa pubblica[/B], in costanza dei parametri di rientro nel pareggio di bilancio. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Il tutto preannuncia cioè la [B]"doppia tosatura", prima di risparmiatori e correntisti [/B](col meccanismo €uropeo di risoluzione) [B]e poi di tutti i contribuenti[/B]: inevitabilmente e sempre in conseguenza di tale meccanismo innestato sul pareggio strutturale di bilancio.[/FONT]


[FONT="georgia" ]2. Infatti, va anzitutto [B]escluso che il meccanismo €uro-autorizzato delle "mini" bad-banks possa realmente funzionare per limitare i rischi di insolvenza del nostro sistema bancario[/B], dato che implica un rating dei crediti in sofferenza che rende (relativamente) conveniente porre fuori dal bilancio (mediante la cessione), e comunque con perdite rispetto ai valori precedentemente appostati, solo quelli ritenuti comunque ragionevolmene solvibili; [B]la garanzia dello Stato[/B], per di più a prezzi di mercato, [B]è apprestabile solo per questi crediti "buonini"[/B], mentre per tutti gli altri crediti "non performing", proprio in ragione dei criteri fissati dall'€uropa in vista della cessione, si imporrebbero dei valori iscrivibili che determinano riduzioni dell'attivo talmente drastiche da obbligare le banche sia a probabili nuove ricapitalizzazioni sia a contrarre il credito ulteriormente. [/FONT]


[FONT="georgia" ]Insomma, [B]un [URL="https://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%BCnchhausen-Trilemma"]processo circolare[/URL] di inasprimento delle condizioni di credito che il governatore della Banca d'Italia [/B](come ha ribadito anche sabato scorso),non ha mancato di far notare, parlando di "rarefazione del credito" come conseguenza dell'introduzione di un sistema che consente di pervenire all'intervento pubblico di sostegno alle banche solo posteriormente all'imposizione di perdite a carico di azionisti, obbligazionisti (in via graduata ma comunque sia junior che senior) e "normali" depositanti oltre i 100.000 euro.[/FONT]


[FONT="georgia" ][B]3. Per quelli al di sotto di tale soglia, il limite di coinvolgimento vige soltanto in teoria[/B], dato che la garanzia consiste solo nell'apposito Fondo interbancario nazionale ed è alimentata dai contributi delle stesse banche sottoposte, attualmente o potenzialmente, al meccanismo di risoluzione; e quindi, è costituibile (anche nella sua massima espansione) in base ad un [B]volume di contribuzione "volontaria", non solo minimo e largamente incapiente, rispetto alla massa di depositi da garantire[/B], ma soggetto alla stessa impossibilità finanziaria di apprestarlo per non essere coinvolti in un livello di perdite di bilancio di rischio. [/FONT]
[FONT="georgia" ]In pratica, il Fondo interbancario funziona come l'autosalvataggio del Barone di [B][URL="https://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%BCnchhausen-Trilemma"]Münchhausen, che evitava di affondare nella palude tirandosi per i capelli[/URL].[/B][/FONT]


[FONT="georgia" ][B][IMG]https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/3b/Muenchhausen_Herrfurth_7_500x789.jpg/186px-Muenchhausen_Herrfurth_7_500x789.jpg[/IMG] [/B][/FONT]


[FONT="georgia" ]4. Ma non basta: come si è detto in premessa, il sistemino delle [B]bad banks "dedicate"[/B] (cioè ogni banca si fa la sua e spera in Dio), [B]non ha alcuna capacità risolutiva delle cause che portano alle sofferenze[/B]: che infatti proseguiranno a formarsi come pure, prima ancora, gli [B]incagli, che verranno sottoposti ad un regime sempre più drastico di "rientro" cautelativo da parte delle stesse banche[/B], peggiorando la condizione di ricorso al credito delle imprese e delle famiglie, e quindi deindustrializzando ulteriormente e facendo inevitabilmente deprimere i prezzi degli immobili (dato l'aumento dell'offerta di quelli gravati da mutui ipotecari, sempre più sottoponibili a procedure di vendita forzata, per di più accelerate). [/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Anche qui un processo circolare che si autoalimenta[/B], per effetto esclusivo del combinato delle imposizioni fiscali e bancarie €uropee. [URL="https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2016/Visco-300116.pdf"]Lo stesso Visco citato, con un certa circospezione espositiva, lo fa emergere dal suo discorso[/URL]. [/FONT]


[FONT="georgia" ][B]Per uscire dalla crisi, secondo Visco, occorre tornare alla crescita[/B] (come minimo, ci dice ottimisticamente, nella misura "sperata" dell'1,5% per i prossimi due anni) [B]e per far ciò occorrerebbe un rilancio rimarchevole degli investimenti[/B]; [B]anche a vedere le cose solo dal lato dell'offerta, come fa Visco[/B] - in contraddizione con quanto [URL="http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2010-0063/index.html"]il suo ufficio studi aveva affermato qualche anno prima[/URL], quando le cose non "dovevano" essere raccontate in altro modo, e non si doveva evitare di addossare responsabilità alle politiche di consolidamento imposte dall'appartenenza all'euro.[/FONT]


[FONT="georgia" ][B]5. Questa è la [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/gli-indicatori-macroeconomici-italiani.html"]situazione degli investimenti in Italia[/URL] rispetto a cui Visco non indica dei rimedi ben comprensibili, [/B]nell'attuale vincolo alle politiche fiscali (che non pone minimamente in contestazione nel suo intervento):[/FONT]


[FONT="georgia" ][IMG]http://www.programmazioneeconomica.gov.it/wp-content/uploads/2015/05/6.31.png[/IMG] [/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://www.programmazioneeconomica.gov.it/wp-content/uploads/2015/05/6.51.png[/IMG] [/FONT]


[FONT="georgia" ]Ed infatti, [B]non è che non si faccia ricorso al credito soltanto perché le banche valutano e valuteranno il profilo di merito del potenziale debitore sempre più drasticamente[/B] (e in base a impersonali criteri automatici il cui apprezzamento verrà inasprito), [B]ma essenzialmente perché le imprese non vedono le condizioni per effettuare gli investimenti[/B]: non vedono le [B]condizioni esterne,[/B] perché [URL="http://vocidallestero.it/2016/01/24/zerohedge-la-fine-dellera-delle-bolle-finanziarie/"]la congiuntura internazionale sta virando sempre più verso una riduzione degli scambi[/URL] e quindi la domanda estera è sempre più in fase di contrazione; ma non vedono neppure le condizioni interne, perché i consumi aumentano in modo irrisorio e comunque transitorio, dato che sono stati appena sostenuti da un certo strisciante aumento della spesa pubblica che si trova di fronte ad un'imminente e, probabilmente, drastico cambio di segno a fronte della rigidità della Commissione UE, già abbondantemente preannunziata, sui saldi, troppo "laschi", mostrati dalla manovra di stabilità per il 2016.[/FONT]
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[FONT="georgia" ]6. Rammentiamo cosa aveva detto [URL="http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2010-0063/index.html"]lo studio del 2010 della stessa Banca d'Italia[/URL], quando per di più la situazione, sul lato della domanda interna, non era ancora deteriorata come oggi, dopo le cure "Monti" e la loro prosecuzione da parte dei successivi governi:[/FONT]
[FONT="georgia" ]"Il lavoro esamina l'evoluzione del credito bancario in Italia durante la crisi finanziaria, al fine di [B]valutare il[/B] [B]contributo di domanda e offerta alla dinamica dei prestiti[/B]. [/FONT]
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[FONT="georgia" ][U][B]L'analisi indica come motivazione [I]prevalente[/I] della decelerazione dei prestiti il [I]calo della domanda[/I] dovuto principalmente, per le famiglie, alla debolezza del mercato immobiliare e alla caduta dei consumi[/B]; [B]per le imprese, al minor fabbisogno finanziario, a sua volta legato alla netta contrazione degli investimenti[/B].[/U][/FONT]
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[FONT="georgia" ][/FONT][FONT="georgia" ]Gli indicatori congiunturali del mercato del credito e i risultati di studi empirici segnalano che a frenare la dinamica dei prestiti avrebbero contribuito [B]tensioni dal lato dell'offerta[/B] dovute soprattutto all'[B]aumento della rischiosità dei prenditori[/B], oltre che all'[B]impatto che la crisi [/B]ha avuto, specialmente in una prima fase, [B]sulla condizione patrimoniale e di liquidità delle banche[/B], sulla loro capacità di accedere ai finanziamenti esterni. Analisi econometriche avvalorano tali indicazioni, suggerendo che [B]la decelerazione del credito riconducibile alle condizioni delle banche sarebbe di entità contenuta[/B]."[/FONT]
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[FONT="georgia" ]7. [B]Insomma, è il calo della domanda che condiziona la "rischiosità dei prenditori" e non, naturalmente, viceversa[/B]. E dunque, [B]senza la domanda, la propensione a investire semplicemente non può esserci[/B]: anche perché l'effetto di spiazzamento (delle risorse, dal pubblico al [I]privato [/I]degli operatori "razionali") determinato dalla deflazione, dal conseguente calo dei livelli retributivi reali (e ormai anche nominali), e dai bassissimi tassi di interesse di cui fruiscono le banche nei rapporti con le banche centrali, nonchè dall'"irrinunciabile" taglio della spesa pubblica reale, semplicemente non si verifica.[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Ma nelle prese di posizione pubbliche di Visco questo aspetto non pare focalizzato[/B]: e pensare, appunto, che rispetto al 2010, la situazione della domanda italiana appare indub[FONT="georgia" ]bi[/FONT]amente peggiorata. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Mentre [B]il calo del corso dell'euro[/B] (rispetto al dollaro, beninteso) [B]si infrange sul calo della domanda mondiale[/B], sempre più drammatico e sempre più mostrato dal [B]calo del prezzo del petrolio[/B], che, a sua volta, finisce per essere [B]sia indicatore della crisi mondiale (di domanda), sia propulsore della stessa[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Gli [B]USA[/B], infatti, vedono [URL="http://thewalkingdebt.org/2016/01/21/i-petrolieri-usa-e-le-banche-arabe-iniziano-a-farsi-male/"]il disastro incombente del settore industriale più solido, cioè più "reale" e meno finanziario[/URL] (e quindi, in astratto, meno soggetto al dilagante effetto bolla e crescita dei sub-prime in ogni settore economico) che aveva caratterizzato la loro incerta ripresa: quello dell'industria petrolifera. E l'Arabia saudita registra il passaggio del proprio deficit pubbico dall'1,5 del PIL nel 2014 all'attuale -16%! Il che significa esigenza assoluta di contrazione della domanda e delle possibilità di alimentare importazioni e commesse di costruzioni faraoniche di ogni genere. [/FONT]
[FONT="georgia" ]E stiamo parlando solo di alcuni dei paesi-indice della domanda mondiale.[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.marketwatch.com/story/this-is-the-biggest-risk-to-uks-economy-2016-01-31?dist=markets"]8. Nel Regno Unito, iniziano ad accorgersi che, a seguito del riformarsi di una bolla sui prezzi immobiliari, i consumatori si sono indebitati troppo:[/URL] trattasi del consueto "effetto ricchezza", dato dall'illusione di essere diventati più ricchi potendosi offrire crescenti garanzie patrimoniali al credito, che sfumano non appena la droga dei consumi a debito pone le banche di fronte all'esigenza di rientro. Un effetto che spinge a comportamenti fortemente prociclici (cioè che ascuiscono le difficoltà determinate dalla mancata crescita, equilibrata e distribuita, dei redditi), laddove il tipo di mercato del lavoro e l'insufficienza del sostegno pubblico alla domanda, lasciano i cittadini in balia delle leggi della domanda e dell'offerta su posizioni di indebitamento che non coprono più neanche la restituzione degli interessi (ciclo Minsky, ben noto, ma altrettanto pervicacemente ignorato).[/FONT]
[FONT="georgia" ]
8. Se [B]negli USA[/B] la situazione apparirebbe meno problematica, agli occhi dei citati commentatori britannici, è solo perché [B]in quella sede l'effetto ricchezza, per gli strati intermedi della popolazione [URL="http://vocidallestero.it/2016/01/31/rt-lincubo-americano-soltanto-ricchi-e-poveri-sparita-la-classe-media/"](comunque in drastica diminuzione numerica)[/URL], è alimentato dai titoli finanziari in cui investono[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ma [B]il fenomeno concreto di insufficienza della crescita delle retribuzioni reali accomuna entrambi i paesi, UK e USA[/B], restituendoci l'immagine di una situazione di redditi, originati dall'economia reale e non dalle bolle finanziarie, che [B]non consente di nutrire fiducia sulla capacità di restituzione dei crediti, divenuti sempre più sub-prime[/B], a livelli pari se non superiori a quelli del 2008. Ponendo delle angosciose prospettive sulla tenuta del sistema economico mondiale. [/FONT]

[IMG]http://www.mybudget360.com/wp-content/uploads/2015/09/subprime-lending.png[/IMG]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://blogs-images.forbes.com/michaellingenheld/files/2015/01/33.jpg[/IMG] [/FONT]
[IMG]http://www.mybudget360.com/wp-content/uploads/2015/09/091015-DRE-Student-and-Auto-Loan-Debt-Chart1.png[/IMG]

[FONT="georgia" ]9. Da qui si può vedere come vanno le cose: in UK, nel 2015 si sta cercando di correre un pochino ai ripari, e la correlazione tra crescita delle [B]retribuzioni reali[/B] (comunque attualmente "quasi" al livello del 2007) e [B]tasso di disoccupazione[/B], conferma la curva di Phillips: [/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://blogs.reuters.com/macroscope/files/2015/09/gateway1.jpg[/IMG] [/FONT]
[FONT="georgia" ]E questo è quello che accade quando Cameron ripensa le politiche di sostegno alla domanda fatte subito dopo la crisi del 2008:[/FONT]
[FONT="georgia" ] [IMG]http://bilbo.economicoutlook.net/blog/wp-content/uploads/2011/09/UK_public_spending_nominal_real_1997_2015.jpg[/IMG][/FONT]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]e quindi si abbandona a politiche sul solo lato dell'offerta:[/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]https://cdn.americanprogress.org/wp-content/uploads/2015/01/LaborMarket_dec14_fig8.png[/IMG] [/FONT]

[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]10. Questa è la [B]situazione "salariale" comparata con gli USA[/B], laddove la distribuzione degli aumenti di reddito mostra tutta la drammaticità del problema di "solvibilità, quando i debiti dei consumatori aumentano (come abbiamo visto nei grafici più sopra) ma non i redditi reali:[/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://ftalphaville.ft.com/files/2014/04/RealWagesChart-590x457.png[/IMG] [/FONT]

[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]11. [B]Il consumo a indebitamento di massa non è mai una soluzione strutturale[/B], mentre si registra [URL="http://vocidallestero.it/2016/01/24/zerohedge-la-fine-dellera-delle-bolle-finanziarie/"]una sovra-capacità produttiva mondiale che rende tutti questi debiti - e la montagna di derivati su essi costruita- una bomba ad orologeria,[/URL] su cui le considerazioni sul lato dell'offerta (industriale e bancaria, italiane) svolte da Visco - che essenzialmente si preoccupa della massa di obbligazioni bancarie emesse in Italia tra il "1996 e il 2011!-, cioè su condizioni finanziarie tipiche del lato dell'offerta, appaiono insufficienti a indicare qualsiasi effettivo rimedio. O prospettiva di salvezza.[/FONT]


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[FONT="georgia" ][/FONT]​
 
ciao gil...................... MONDO
ECONOMICS
FORSE È SCIENZA
C'ERA UNA VOLTA
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MENTRE UNICREDIT FALCIA 18.200 DIPENDENTI (6.900 IN ITALIA) IL FONDO DI GARANZIA DEI C/C SOTTO I 100.000 EURO E' VUOTO!

mercoledì 11 novembre 2015
Mentre i soci ed i correntisti di Banca delle Marche sono con il fiato sospeso per capire se all’orizzonte si prospetta qualche cavaliere bianco (leggasi banca leggermente meno malata della loro) disponibile a prendersi in casa un moribondo, Unicredit annuncia il nuovo piano industriale che prevede il licenziamento di 18.200 lavoratori, 6.900 dei quali solo in Italia. Oltre a questo Unicredit ha annunciato che eliminerà il retail banking in Austria, il leasing in Italia e la controllata in Ucraina.
Se questi dati vi sembrano quelli di una banca in salute, auguri. Normalmente le imprese sane, con voglia di crescere, potenziano la loro rete, sia in termini di risorse umane che di acquisizioni/fusioni con altre aziende del settore per fare massa critica e non si mettono certo a vendere l’argenteria di casa.
Ci ricorda, ad esempio, quanto fatto da Ford qualche anno fa, con la vendita di Jaguar, Aston Martin e Volvo per fronteggiare una gravissima crisi di redditività. E non è un caso se Volkswagen stia valutando di vendere Lamborghini, Ducati e Bugatti per far cassa dopo lo scandalo emissioni che potrebbe costarle oltre 50 miliardi di euro. Questo, appunto, per farvi capire che si vende e si licenzia solo quando si hanno problemi, non certo quando si gode ottima salute.
Certo, la maggior parte dei correntisti si sente di dormire sonni tranquilli, perché i conti correnti fino a 100.000 euro sono garantiti dal fondo di garanzia interbancario. D’altra parte, se uno ha un conto corrente talmente florido da superare i 100.000 euro, può permettersi anche si subire delle perdite, penseranno molto di voi. Peccato che, nella realtà dei fatti, anche i conti correnti sotto la fatidica soglia siano ben lontani dall’essere garantiti.
Non ci credete? Bene, vediamo qualche dato fondamentale:
I depositi tecnicamente rimborsabili ammontano a 508 miliardi di euro
Il fondo di garanzia dispone di 1,66 miliardi di euro in cassa
All’appello mancano 506,34 miliardi di euro
In percentuale significa che solo lo 0,30% dei conti rimborsabili è veramente coperto dal fondo di garanzia.
Iniziate a sentirvi meno tranquilli? Bene, sappiate che quest’anno il fondo di garanzia interbancario, nella sua relazione, non ha pubblicato il consueto rapporto su come i conti correnti siano allocati per rischiosità, ovvero quanti conti correnti siano investiti in banche traballanti, solide o solidissime.
Nel 2012, ultimo dato pubblicato al riguardo, il 50% dei conti correnti era collocato in banche con rischio considerato superiore alla media. Di questi, ben 197 miliardi erano presso banche con rischio “medio alto”, 43 miliardi con rischio “alto” e ben 11,1 miliardi con rischio “escludibile”, ovvero l’anticamera del default della banca.
Dal 2012 ad oggi le sofferenze bancarie sono aumentate considerevolmente e quindi pure il rischio sui conti correnti. Ora, ognuno è in grado di capire che se già nel 2012 i conti correnti preso banche sostanzialmente “morte” erano circa 10 volte il patrimonio totale del fondo di garanzia interbancario, pensare che i conti correnti sotto i 100.000 euro possano considerarsi sicuri è semplicemente un miraggio.
Certo, prima di pignorare i conti correnti per salvare la banca, saranno gli azionisti ad essere tosati (che nelle piccole banche corrispondono per la maggior parte con i correntisti), poi gli obbligazionisti (e anche per loro vale il discorso appena fatto, visto che le obbligazioni bancarie sono sempre state proposte come investimento a rischio zero ai pensionati) ed infine i correntisti. Alla fine, quindi, la mala gestione degli amministratori e dei top manager ricadrà sempre e comunque, per la maggior parte, sui piccoli risparmiatori.
Qualcuno ha affermato che ormai il potere è passato dai governi alle banche e non sarà possibile tornare indietro, quindi bisogna rassegnarsi ad un futuro di reddito di mera sussistenza, con un abbassamento delle cure sanitarie, dell’istruzione e, in definitiva, della vita media, perché il grosso della ricchezza sarà drenato da poche super banche che detteranno la politica ai governi.
Mi permetto di dissentire: questi discorsi si fecero anche all’indomani della crisi del 1929, poi giunsero due senatori americani, Glass e Steagall, che imposero forti limiti al potere delle banche ed una netta separazione tra banche commerciali e banche normali. La Glass Steagall, copiata in tutto il mondo, portò ad una stabilità del sistema bancario durata fino all’avvento alla presidenza degli stati uniti dell’idolo della sinistra italiana: Bill Clinton, che abolì la Glass Steagall, aprendo di fatto le porte dell’inferno della speculazione selvaggia, di cui il crack Lehman è stato solo un assaggio.
La prossima volta che pensate di votare a sinistra, pensate al vostro conto corrente, ed a quelli che l’hanno reso estremamente traballante.
Luca Campolongo

situazione semplicemente allucinante

continuo a pensare all'analogia con il 29 e alla "necessità" della guerra mondiale per uscire dalla crisi...

e spero di sbagliarmi...
 
effettivamente,,,,,,,,nn sono assolutamente un esegeta, e nn tengo nessuna verità in tasca, anzi,se si cerca la verità, il mio piccolo campanello,nn sapra' rispondere,,,,ma più ampia e' l informazione, più ampi saranno gli spazi per vie di fuga,,,,,,,,,,,forse......... ma anche no..........nn sono molto tranquillo................. purtroppo la storia si ripete,,,,,,,,
 
europa febbraio 2, 2016 posted by Mitt Dolcino
L’EU tedesca attacca l’Italia prima di (tentare di) dare la stoccata finale al benessere del Belpaese. L’Italia necessita di aiuto per sopravvivere come entità nazionale libera e democratica

Per capire cosa sta succedendo e soprattutto cosa succederà all’Italia è necessario appoggiarsi a chi ha dimostrato di saper leggere le carte, soprattutto in un periodo di enorme turbolenza del mondo occidentale determinata da una crisi economica strisciante degli USA figlia di una presidenza inconcludente (per non dire molto peggio), dalla crisi quasi finale dell’euro costruito a vantaggio solo tedesco, del Brexit imminente come scintilla per la rottura dello strumento – la moneta unica – che ha permesso a Berlino di accumulare tanta ricchezza quanto una guerra vinta (si attende la formazione di una coalizione filo anglosassone “allineata” affinché si possa limitare il sovrappeso tedesco spostato ad est, vedasi il prosieguo) e di una elezione presidenziale USA che, comunque vada, sposterà gli equilibri globali visto che Hillary Clinton sembra destinata ad essere messa fuori gioco da un’indictment dell’FBI per aver scaricato messaggi email di massima segretezza su un server pubblico (…).
Dunque, visto che da una parte il duo Trump/Cruz nelle fila repubblicane vorrebbe far tornare il focus sulle questioni interne e verso un assetto pre-Obama (con Trump che vorrebbe addirittura far pagare la Germania e gli alleati per la difesa militare USA di fatto rendendo materiale lo spostamento ad est di Berlino, con tutte le enormi conseguenze del caso), e dall’altra la sfida del duo di origine israelitica Sanders+Bloomberg inevitabilmente sposterà la campagna su argomenti a cui l’America non è abituata (…), si attende con ottima probabilità una modifica strutturale dell’asse tradizionale delle relazioni estere USA, fino a costituire una vera e propria rottura col passato; dunque si attende che la Germania cerchi di approfittare degli ultimi mesi del mandato obamiano per accaparrarsi tutto quanto possibile in EU. Ossia attaccare il paese – ricco e con un debito enorme – in grado assieme agli UK di far crollare la costruzione europea incentrata sulla moneta unica. Ciò significa abbattere il benessere dell’alleato non anglosassone di Washington nell’EU (l’Italia), sia attaccandone il risparmio nazionale che le aziende che probabilmente verranno spinte verso una contendibilita’ continentale.

Gli attacchi a Renzi di questi giorni – che preludono alla bocciatura della legge di stabilità il prossimo mese – sono figli di tale contingenza, bisogna capirla per porvi rimedio. Renzi viene e verrà attaccato per questo: Bisignani si è riferito nel suo editoriale a Il Tempo del 27.01 scorso in termini di una informativa di polizia (stile Gestapo, ndr) in relazione agli attacchi prettamente personali ricevuti via stampa dalla FAZ prima del meeting con A. Merkel, leader instabile e traballante in quanto probabilmente intercettata ripetutamente (…).
Alcuni come Blondet hanno interpretato le rinnovate pulsioni tedesche ad aumentare la difesa strategica Nato della Germania (in veste anti russa) come una volontà di schierarsi con gli alleati storici. Questa è una visione falsata, semplicemente Berlino ha capito che il prossimo inquilino della Casa Bianca vorrà disimpegnarsi dalla Germania, per altro. avendo già deciso uno spostamento delle testate atomiche dislocate oltre Gottardo in Italia. E quindi gioca il tutto per tutto in un estremo tentativo di confondere l’establishment USA che dovrà gestire il semestre bianco fino a dicembre prossimo. O detto in altro modo, Washington non si fida di Berlino avendo capito che comunque andrà verso Mosca. E questo Berlino lo sa bene.
In tale caos geostrategico, se Roma non verrà supportata apertamente da Wasgington e Londra è destinata a capitolare economicamente entro fine 2016, essendo incapace di sopportare un attacco frontale dell’interessato asse Franco-tedesco targato EU.
Dunque, la corretta interpretazione della lettera di Luigi Bisignani a Il Tempo sembra imprescindibile. Anche perché l’informatissimo autore cita chiaramente un rischio golpe per l’Italia, ossia – se ben capisco – potrebbe voler implicare in modo neanche troppo velato la necessità di “incitare” ad una reazione fattiva, con conseguenze tutte da decifrare.
Buona lettura
MD
 
rumori di sottofondo..............sperem..............che siano dalla parte giusta-------------pero' di solito................
 
SIAMO SICURI CHE IL PROBLEMA SIANO LE BANCHE ITALIANE? GUARDATE QUESTI DATI DEUTSCHE BANK… ECCO PERCHE’ I TEDESCHI NON VOGLIONO TOCCARE IL BAIL IN


Cari amici
ormai le banche italiane sembrano essere nell’occhio del ciclone, soprattutto dopo che è entrato in vigore il bail in bancario. L’andamento negativo è stato accentuato dall’incapacità di BI e del MEF di ricostruire fiducia nei risparmiatori italiani.
Questo tema è stato più volte affrontato, ma siamo sicuri che il problema siano le nostre banchette ?
Perchè non vediamo il colosso tedesco, Duetsche Bank, cosa sta combinando ?
Vediamo la quotazione dell’ultimo anno

Vediamo l’ultimo mese

Non male, un andamento degno quasi di Popolari, di MPS o di Carige.
DB è una banca estremamente rischiosa… vediamo un po’ quanti derivati ha in pancia (dati zerohedge, ma si trovano un po’ ovunque):

Non male…i derivati venduti da DB sono 5 volte il PIL dell’intera Eurozona. per fare il confronto con una mediocre banchetta italiana che va molto male , la famosa BP Vicenza, questa banca ha 40 miliardi di attivo e solo 6 miliardi di derivati naked, un decimillesimo di quanto emesso da DB…… Ricordiamo che l’AD di DB Cryan ha affermato che i derivati saranno il futuro della redditività della banca.
Fosse questo l’unico problema…
Come riporta Citibank DB ha un leverage ratio (Patrimonio/debiti) pari a 3,5 e già doveva portarlo a 4,5 % per obiettivo interno…. per darvi un’idea del valore una banchetta italiana normale , niente di eccezionale, come B.P. di Sondrio, ha un leverage ratio di quasi 7,5%…. Il problema è che neppure questa operazione è riuscita ! Al contrario, le controverse legali hanno ridotto il leverage ratio a 3,3%, per cui il raggiungere l’obiettivo del 4,5% nel 2017, secondo Citi, sarà possibile non solo non distribuendo il previsto utile di 15 miliardi, ma necessiterebbe anche un aumento di capitale per 7 miliardi.
A proposto, DB vanta un CET1 pari a 12,5 : chiedetevi con quali criteri sono “Pesati” gli attivi in Basilea 3 …
1f609.png

Quindi non dovete stupirvi dell’andamento borsistico di DB , ma del perchè non sia anche peggio. Del resto, per non farsi mancare proprio nulla, la DB come le altre maggiori banche europee, è estramamente esposta verso la Cina…
Infatti , sempre da zerohedge , consideriamo l’andamento dei CDS relativi a DB:

L’anno nuovo non si è aperto bene per la banca tedesca. il suo rischio implicito di fallimento, indicato dai CDS è balzato alle stelle……

Ora … “A pensar male si fa peccato… ma ci si azzecca”. Perchè Bruxelles , Francoforte e la Germania non vogliono alcun ritocco delle normative sul Bail In e continuano ad attaccare il sistema bancario italiano ? Non è che cercano di nascondere quello che è il vero problema europeo: un enorme , gigantesco buco nero finanziario che si sta formando in Germania ? Non è che il buco che si aprirà sarà talmente grande da cancellare la principale istituzione finanziaria europea per cui lo stato tedesco cerca di prenderne le distanze il più possibile per non essere coinvolto nell’esplosione ? Insomma un colossale strumento di distrazione di massa…
Certo, se avessimo un po’ di tecnici e di politici “Con le Palle”, nelle discussioni private tirerebbero fuori il problema e lo userebbero come arma per ottenere maggiori garanzie di tutela del nostro sistema creditizio. Purtroppo i nostri politici e tecnici si limitano, quasi sempre , a dirle, le palle….
 
giovedì 4 febbraio 2016

EX BANCHIERE SVIZZERO: LE BANCHE CREANO MONETA PER....



EX BANCHIERE SVIZZERO: LE BANCHE CREANO MONETA PER....

Secondo il banchiere svizzero François de Siebenthal (ex dirigente del Credito Svizzero), queste sono le operazioni che le banche effettuano tramite creazione di denaro dal nulla (non contabilizzate nella parte attiva dei flussi di cassa):
Nel bilancio:
- Acquisto di una attività reale (terreni, immobili...)
- Acquisto di una attività finanziaria (azioni, obbligazioni, titoli)
- Cambio di valute (a seguito di operazione export di una azienda cliente o per ordine di una banca centrale o per una operazione di swap o di un terzo che ha bisogno di un prestanome...)
- Operazioni di sconto
- Operazioni di credito
Nel conto perdite e profitti:
- Per effettuare pagamenti (salari del personale e bonus)

E possiamo aggiungere:
- i versamenti in contanti della clientela che creano ulteriore denaro elettronico sui conti correnti

Le multe colossali dovute per gravi crimini e frodi sistematiche sono pagate dalle banche facendo diminuire le imposte che dovrebbero pagare all'erario, quindi di fatto vengono pagate dai cittadini con le politiche di austerità. Testa vincono loro, croce perdiamo noi....


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mercoledì 3 febbraio 2016

QUANTO COSTA L'EUROPA ? UN DRAGHIGLIONE DI EURO !



QUANTO COSTA L'EUROPA ? UN DRAGHIGLIONE DI EURO !

Come sta imparando chi legge il mio profilo, le banche creano denaro dal nulla e non lo contabilizzano correttamente nei flussi di cassa. Ma vediamo come Mario Draghi potrebbe comprare l'Europa e... pareggiare il bilancio ! Se Mario emette un draghiglione di euro per comprare l'Europa, scriverà in contabilità un draghiglione nel passivo e l'Europa nell'attivo. Il bilancio è in pari: l'Europa vale un draghiglione. La banca risulta in pari, però voi avete perduto l'Europa, vediamo se la capite ora... certo, in cambio avete il draghiglione ma dove ve lo spendete se l'Euopa non è più vostra ? L'iscrizione dell'EUROPA nelle attività del bilancio rappresenta una nuova ricchezza per la BCE, una "novella ricchezza", ovvero un reddito, che però viene nascosta dal fatto che la moneta non era precedentemente stata inserita negli attivi dei flussi di cassa... La banca ha comprato l'Europa allo scoperto, esentasse. Ecco perché le tasse le dovete pagare voi !

MA NON FINISCE QUI

Se dopo un anno l'Europa perde valore (con una popolazione così ignorante è facile) e vale solo mezzo draghiglione, la banca subisce una perdita patrimoniale di mezzo draghiglione e dovrà "patrimonializzarsi" col bail-in. Chi aveva ricevuto il draghiglione dovrà restituirne metà per salvare la banca... e così via, finché morte non sopraggiunga...


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A BRUXELLES VOCI INSISTENTI D'ARRIVO DELLA TROIKA IN ITALIA IN PRIMAVERA: DEBITO PUBBLICO E SOFFERENZE OLTRE OGNI LIMITE

giovedì 4 febbraio 2016
Dopo la sconfitta su tutti fronti subita dal duo Renzi-Padoan sulla vicenda bad bank, con il testo dell’accordo scritto dal ministro delle finanze sotto dettatura del commissario europeo e senza aver neppure avuto la possibilità di illustrare il piano italiano, per il sistema bancario nazionale si annunciano giorni pesantissimi.
L’accordo, infatti, non risolve minimamente il problema sofferenze e infatti l’andamento in borsa dei titoli bancari è lì a dimostrarlo in tutta la drammaticità dei numeri.
Nè riusciranno a risollevare la situazione le tanto attese fusioni tra istituti bancari: da che mondo e mondo, unire un moribondo con uno in coma profondo, non ha mai prodotto un organismo sano, semmai un disastro di proporzioni ancora maggiori.
In questo scenario già di per sé agghiacciante, dato che rende sempre più probabile l’uso del bail in, ovvero l’esproprio dei risparmi dei cittadini per salvare le banche (cosa che in Germania si son ben guardati dal fare quando le loro banche erano in crisi), si inserisce l’altra sonora bocciatura ricevuta dal premier non eletto da parte degli oligarchi Ue, ovvero il rifiuto da parte di questi ultimi di concedere ulteriore flessibilità nello sforamento dei parametri di bilancio, che comporterà necessariamente lo scatto delle cosiddette “clasuole di salvaguardia”, ovvero l’aumento dell’IVA e delle accise sui carburanti già nel 2016, certamente nel 2017.
Ovviamente, le conseguenze sono facilmente immaginabili: ad ogni aumento delle tasse corrisponde un calo del PIL e dell’occupazione, con tanti saluti alla crescita dello “zero virgola qualcosa” che tanto aveva fatto gonfiare il petto al prode premier non eletto.
Tuttavia, se il Pil cala, aumenta in automatico il rapporto debito/PIL e deficit/PIL, con conseguenze sullo spread (Mario Draghi ha già gatte da pelare a sufficienza per tentare di salvare nuovamente l’italico stivale acquistando a mani basse btp).
E se lo spread aumenta, i titoli di stato italiani diventano più rischiosi e siccome le banche italiane ne hanno in pancia per circa 400 miliardi di euro, sarà gioco facile per i tedeschi pretendere una ristrutturazione del debito italiano (leggasi bancarotta), con le conseguenze che possiamo facilmente intuire.
Ipotizzando una sforbiciata del 20% sul debito pubblico, per le nostre banche significherebbe ulteriori 80 miliardi di perdite da conteggiare: una bomba atomica produrrebbe meno danni e vittime.
Se qualcuno ritiene che questo scenario sia impensabile, sappia che la Germania ha già annunciato il progetto di ancorare la ristrutturazione del debito pubblico (ovvero la bancarotta) a parametri statistici che la facciano scattare in automatico, indicando chiaramente l’Italia come bersaglio dei loro strali.
Da più parti, negli uffici degli oligarchi a Bruxelles e a Francoforte, si dà per scontato l’arrivo della troika in Italia già in primavera di quest'anno, con relativo corollario di taglio alle pensioni, eliminazione della sanità pubblica, prelievi forzosi sui conti correnti, patrimoniali su beni mobili ed immobili di tutti i cittadini e, d’altra parte, con un sistema bancario moribondo, oltre che con uno stato ingabbiato dalle regole dettate da Berlino, questo è l’unico scenario possibile.
Esistono vie di salvezza? Sicuramente è opportuno stare il più liquidi possibile per evitare confische notturne su conti correnti o depositi titoli e poi sperare che la classe politica nostrana abbia un sussulto d’orgoglio e sbatta le porte in faccia alla UE, uscendo dall’euro e dalla stessa unione, riappropriandosi della propria sovranità politica ed economica.
La prima soluzione sta a ciascuno di voi, la seconda, purtroppo, è nelle mani di un individuo che è convinto che l’Inghilterra usi l’euro e non la sterlina come moneta, il che la dice lunga su quello che possiamo aspettarci, da un ignorante incapace.
Luca Campolongo
 

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