"ANDRA' TUTTO BENE" E' GIA' STATO DETTO?

Et voilà. Si da corso alla schedatura delle persone.

Il primo passo.

Chissà cosa succederà in seguito ?


Magari - CERTO - si procederà con la schedatura dei conti correnti. (ma l'hanno già fatto)

Poi del bancomat.

Poi delle carte di credito.


E poi si arriverà al punto che non paghi una sanzione ?

Non paghi una bolletta ?

Non fai quello che dicono loro ?

TUTTO BLOCCATO.


.....E VAI CON IL CONTANTE.

.....E VAI CON L'ORO FISICO.

.....E VAI ALL'ESTERO.
 
Sapete chi ringraziare.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

di concerto con

IL MINISTRO DELLA SALUTE,

IL MINISTRO
PER L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA
E LA TRANSIZIONE DIGITALE

e

IL MINISTRO DELL'ECONOMIA
E DELLE FINANZE
 
Il Presidente
del Consiglio dei ministri
Draghi

Il Ministro della salute
Speranza

Il Ministro
per l'innovazione tecnologica
e la transizione digitale
Colao

Il Ministro dell'economia
e delle finanze
Franco


Registrato alla Corte dei conti il 2 marzo 2022
Ufficio di controllo sugli atti della Presidenza del Consiglio, del
Ministero della giustizia e del Ministero degli affari esteri,
registrazione n. 484

_______

Avvertenza:
Gli allegati al suddetto decreto sono pubblicati sul sito
istituzionale del Ministero della salute al seguente indirizzo:
 
Pendiamo iniziative da coglioni. Non pensiamo a noi.
Non pensiamo alle nostre aziende. Non pensiamo al turismo.
Non pensiamo al pil. No.
Andiamo a solidarizzare con un regime nazista.
Mandiamo le armi. Bravi ! Bravi !



La più grande compagnia petrolifera europea, Shell Plc,
ha dato indicazioni ai propri rivenditori in Germania
di limitare le vendite di olio combustibile ai grossisti in Germania, secondo Bloomberg.



Le fonti hanno fornito a Bloomberg un’e-mail indirizzata ai grossisti da Shell
che spiegava una riduzione delle garanzie sulle vendite di poter continuare a rispettare gli obblighi contrattuali
dopo la carenza nei mercati energetici sviluppatasi in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.



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“La nostra capacità di adempiere ai nostri obblighi contrattuali si sta riducendo
a causa di queste circostanze, che sono al di fuori del nostro controllo”,
ha detto Shell ai clienti.


Attualmente è in grado di far fronte agli obblighi contrattuali.


“L’olio combustibile tedesco è un prodotto quasi identico al diesel in Europa,
i cui prezzi indicano un mercato che sta esaurendo le scorte.
I commercianti sono disposti a pagare enormi premi per ottenere forniture questo mese
piuttosto che aspettare fino ad aprile.
Carburante globale i prezzi stanno aumentando
a causa della preoccupazione per le forniture di petrolio dalla Russia”,
ha scritto Bloomberg.


Venerdì, Shell ha acquistato 100.000 tonnellate di greggio “Urals” dalla Russia con un forte sconto.

La major del petrolio non era specifica su quali prodotti sono interessati,
anche se le fonti hanno indicato olio da riscaldamento e diesel.


“Una delle maggiori incertezze è se e come
l’escalation della guerra economica tra Russia e Occidente avrà un impatto sul flusso di petrolio e gas”,
ha affermato Victor Shum, vicepresidente di IHS Markit, sotto S&P Global.


“I membri della NATO attualmente acquistano più della metà
dei 7,5 milioni di barili al giorno di petrolio greggio e prodotti raffinati che la Russia esporta”.

Con scorte già scarse ci vorrà poco tempo prima che si realizzino rotture delle forniture
soprattutto in quei paesi più dipendenti dai prodotti petroliferi russi, come la Germania.


Sicuramente molte famiglie in tutta Europa hanno sentito il dolore dell’impennata dei prezzi del gas naturale,
balzando di un incredibile 64% a 335 euro nella sola mattinata di ieri per poi rallentare e stabilizzarsi.


Nel frattempo, la scorsa settimana, il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck
ha messo in guardia contro un divieto totale sulle importazioni di energia dalla Russia.


“Non appoggerei mai un embargo sulle importazioni russe di combustibili fossili. Mi opporrei persino”,
ha detto Habeck dopo aver incontrato i leader aziendali tedeschi.

“Abbiamo bisogno di queste forniture di energia per mantenere la stabilità dei prezzi e la sicurezza energetica in Germania”,
ha aggiunto Habeck, avvertendo che “una carenza di approvvigionamento potrebbe minacciare la coesione sociale in Germania”.



Ora l' Europa si ritrova a scoprire di essere disarmata di fronte alla Russia.


Settimana scorsa con 50 Euro ho fatto 30 litri.
Oggi con gli stessi 50 Euro ne ho fatti 25.

Bravi ! Continuate così.
 
Facciamo il gioco degli americani.
Con la nato che non dovrebbe più esistere.

Bravi ! Bravi !



Sinora le società petrolifere USA collegate all’estrazione da Shale oil erano rimaste a guardare:
dopo il colpo del 2020 avevano ancora delle ferite finanziarie da guarire,
ma con il recente boom dei prezzi pare si stiano decidendo a far ripartire la produzione.

Le grandi società quotate in borsa come Pioneer Natural Resources, Devon Energy e Diamondback Energy
hanno deciso di concentrarsi sull’aumento della remunerazione degli azionisti,
quindi non aumenteranno il numero di pozzi trivellati.

Hanno subito colpi troppo grossi negli anni trascorsi
e devono ricapitalizzarsi prima di poter investire in nuove attività estrattive.

Quindi faranno aumentare la quantità prodotta in modo molto prudenziale, nonostante i prezzi elevati.


Al contrario le piccole aziende private non quotate guadagnano solo se perforano
e quindi sono partite subito alla carica per approfittare dei prezzi alti e stanno perforando
.

L’Energy Information Administration ha dichiarato nel suo ultimo Short-Term Energy Outlook
che la produzione statunitense di greggio potrebbe raggiungere in media 12,6 milioni di bpd il prossimo anno: un livello record.



Rystad Energy questa settimana prevede che l’ultimo aumento dei prezzi
potrebbe vedere un ulteriore aumento di 300.000 bpd alla già crescente produzione di scisto negli Stati Uniti, ha riferito Reuters.

Questo, ha affermato la società di consulenza energetica norvegese,
potrebbe portare l’aumento della produzione totale nello shale patch degli Stati Uniti a 1,2 e 1,3 milioni di barili al giorno.



Per fare un confronto, la EIA aveva previsto un aumento della produzione quest’anno di meno di 1 milione di barili al giorno
e Daniel Yergin di IHS Markit aveva previsto una crescita della produzione petrolifera statunitense di circa 900.000 barili al giorno.


Ma tutto ciò era prima della guerra in Ucraina.


Alla fine, come sempre in tutte le situazioni di emergenza, sono i piccoli a mobilitarsi.
 
Warren Buffet ha detto che quando la marea si abbassa, scopri chi ha nuotato nudo.


In Europa, quando la Banca Centrale Europea (BCE)

rinuncerà presto al suo programma di acquisto di obbligazioni,

è probabile che scopriremo che è l’economia italiana a nuotare nuda.


Questo dovrebbe essere motivo di profonda preoccupazione per l’Eurozona e le economie mondiali.


Mentre l’economia italiana potrebbe essere troppo grande per i suoi partner dell’Eurozona per permetterle di fallire,

potrebbe anche rivelarsi troppo grande per salvarla.



Anche prima della pandemia di COVID-19, la situazione economica e finanziaria dell’Italia era difficile.

Il paese ha continuato a vivere una crescita economica sclerotica
ed il livello del reddito pro capite italiano è rimasto al di sotto del livello del 1999, quando l’Italia ha adottato l’euro.


Nel frattempo, il Paese ha continuato a perdere competitività internazionale,

è rimasto appesantito da un livello eccessivo di debito pubblico

e il suo sistema bancario ha continuato a essere sostanzialmente non riformato.



Con le scellerate scelte del governo italiano,
la pandemia di COVID-19 ha inferto un duro colpo all’economia italiana
e ha messo le sue finanze pubbliche su un percorso ancora più impegnativo di prima.


Particolarmente preoccupante è stato il fatto che il collasso dell’economia,

insieme a misure di stimolo a sostegno dell’economia,

abbia fatto esplodere il disavanzo di bilancio a oltre il 10 per cento del PIL.


Ciò, a sua volta, ha portato a un aumento vertiginoso del rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia fino al livello attuale di oltre il 155%.

Tale livello è di circa 25 punti percentuali superiore

al livello del debito del paese durante la crisi del debito sovrano italiano del 2012

ed è il livello più alto nei 150 anni di storia di quella nazione.




Negli ultimi due anni lo spread tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e tedeschi è sceso fino a sfiorare livelli record
e ad un certo punto il governo italiano è stato in grado di raccogliere fondi a un tasso di interesse negativo.

Il principale fattore che ha consentito al governo italiano
di finanziare il suo crescente disavanzo di bilancio a condizioni favorevoli
è stato il massiccio acquisto di titoli di Stato da parte della BCE in risposta alla pandemia.

Non sentendosi più vincolata dalla sua chiave di capitale nell’acquisto di obbligazioni,
la BCE ha utilizzato il suo programma di acquisto di obbligazioni di emergenza
per finanziare più che completamente il fabbisogno di prestito del governo italiano.

Andando avanti, uno dei principali problemi per l’Italia
è che la BCE sta ora pianificando di ridimensionare sostanzialmente il suo programma di acquisto di obbligazioni
come parte della sua risposta all’aumento dell’inflazione nell’Eurozona al livello più alto dal lancio dell’euro.

La BCE ha annunciato che prevede di terminare il suo programma di acquisto di emergenza pandemica a marzo
e che d’ora in poi prevede di dimezzare il ritmo degli acquisti complessivi di obbligazioni a 40 miliardi di euro al mese.


Con il potenziale ridimensionamento degli acquisti di obbligazioni della BCE,

deve essere solo questione di tempo prima che si verifichi un altro round della crisi del debito sovrano italiano.


Bloccata nella camicia di forza dell’euro,

l’Italia non può più utilizzare la svalutazione della valuta come mezzo per compensare l’effetto restrittivo della stretta di bilancio sulla domanda aggregata.



Ciò rende difficile per il Paese ridurre il proprio deficit di bilancio senza provocare una recessione.


Allo stesso tempo, non potendo più contare sull’acquisto di obbligazioni della BCE,
il governo italiano dovrà finanziarsi sempre più sul mercato.


Dovrà farlo con le sue finanze pubbliche in uno stato peggiore di quello in cui erano durante la crisi del debito del 2012.
 
Giù un'altra mazzata.
Si vuole la disgregazione dello stato e la bancarotta dei cittadini.

Sarà perchè abbiamo un parco immobiliare immenso in mano al cittadino comune ?

E "qualcuno"vorrà approfittare di chi avrà l'acqua alla gola ?


BOCCIATO ANCORA PER UN VOTO NUOVO EMENDAMENTO

PER LO STRALCIO DEL COMMA 2 ALL'ART.6 PER LA RIFORMA

DEL CALCOLO DEL VALORE CATASTALE.
 
Ma vai a zappare la terra. Cosa vuol dire "ignorare".



La copia (si tratta della copia perché l’originale sta al sicuro e ben custodito nelle Gallerie dell’Accademia)
della statua del David, posta in piazza della Signoria, a Firenze,
è stata coperta con un drappo nero in segno di lutto per la guerra che sta avvenendo tra la Russia e l’Ucraina.


Il gesto “simbolico” è stato voluto dal sindaco della città
, e sottolineato pubblicamente con le seguenti parole:

“Oggi vogliamo ricordare Michelangelo nel giorno della sua nascita, il 6 marzo – ha detto il primo cittadino, Dario Nardella
con questo gesto che è un gesto di lutto e di dolore.
È un gesto di lutto molto forte per ricordare le migliaia e migliaia di vittime che in questi dieci giorni già si sono contate.
Vittime civili a Kiev e in tutte le altre città ucraine ma anche militari.
Vogliamo ricordare anche i militari russi, i giovani soldati russi mandati da Putin e dal suo governo a morire per una guerra folle,
ingiusta e incomprensibile quindi per Firenze questo è un giorni di lutto e di dolore per tutti i morti”.


Verrebbe da domandarsi se il sindaco di Firenze sappia,

conosca il significato politico del David,

anche perché innanzitutto è brutto a vedersi una statua, ancorché copia,

imbarazzantemente infagottata come un cadavere in un sacco,

in una delle più belle piazze del mondo,

un vero e proprio colpo basso paragonabile alle già esposte opere d’arte “scatologiche” nello stesso luogo.

Se proprio – ed è nel suo diritto – voleva sostenere al causa dell’Ucraina,

Nardella avrebbe potuto farlo in altro modo,

anche di certo più efficace e meno invasivo dell’estetica plurisecolare del luogo.


Ovviamente ognuno sa, o almeno dovrebbe sapere, (ma il sindaco non sa)

che il David di Michelangelo raffigura appunto l’eroe biblico che, minuscolo, sconfigge da solo Golia, il gigante filisteo.


David rappresenta la giustizia che sconfigge l’iniquità,

la libertà e l’indipendenza della repubblica fiorentina contro la dinastia medicea,

ordunque perché coprirlo?



Se, come possiamo immaginare, il sindaco della città del giglio,
identifica nel pastorello armato di frombola l’Ucraina e nel gigante Golia l’attuale Russia,
avrebbe semmai dovuto lasciarlo scoperto,
indicando ad esso come a un faro dell’arte nell’oscura notte della guerra tra i popoli.


Lasciarlo libero così come deve essere, simbolo manifesto della libertà.


E invece no, lo copre.


Geniale.


Sublime.



Inoltre il giovane David qui non è colto nell’attimo della vittoria, ma in quello esattamente precedente.

Dunque “l’infagottamento” di fatto impedirebbe l’atto del roteare la fionda e del colpire il nemico sovrastante.


Ancora una volta sarebbe stato meglio lasciare scoperta la statua se si voleva alludere allo scontro tra le forze armate russe e quelle ucraine,

lasciando soprattutto in pace l’anima di quel Michelagnolo Buonarroti che tanto sudore e forza muscolare v’impiegò per liberare la marmo la biblica figura.


Non bastava quindi l’artista contemporaneo recentemente scomparso Christo Javašev ad incartare monumenti e palazzi,

ci si mette adesso, suo emulo, anche il buon Nardella… lasciandoci immaginare non solo la perplessità dei turisti stranieri

che già cominciavano a riaffollare le nostre città d’arte, ma soprattutto i sapidi commenti dei suoi stessi concittadini,

la cui acuta e sarcastica lingua è ancora quella tagliente dei tempi di Dante e di Leonardo…


e almeno quella non la si può avvolgere in nessun drappo nero.
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Ragazzi, qui ogni campo viene invaso da una demenza che non ha limiti.


Ha preso avvio in Commissione Giustizia al Senato l’iter che mira a disporre
che il cognome del figlio venga attribuito secondo la volontà dei genitori,
essendo stati proposti cinque differenti disegni di legge
(AA.SS. 170, 286, 1025, 2102, 2276 e 2293 Disposizioni in materia di cognome dei figli),
con l’intento di dare pari dignità alle donne nel rapporto di coppia.


È opportuno chiedersi se la misura che si intende adottare sia parametrata all’esigenza della tutela del diritto di uguaglianza,


o non costituisca piuttosto una soluzione sproporzionata rispetto a un problema che riguarda davvero un numero esiguo di soggetti:

un problema risolvibile attribuendo tale possibilità ai genitori che non trovino sul punto un accordo, senza modificare l’intera normativa.



L’attribuzione del cognome nel sistema giuridico italiano vigente.

Il nome, composto dal prenome e dal cognome, costituisce il principale mezzo di identificazione della persona;
è uno degli elementi essenziali dell’identità personale dell’individuo,
che riceve tutela costituzionale ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione.

Il diritto al nome trova anche tutela nell’articolo 22 della Carta fondamentale,
ove si statuisce che nessuno per motivi politici può esserne privato.

La certezza e la stabilità del nome informano l’identità della persona e sono protetti dall’ordinamento, a salvaguardia del singolo,
oltre che del pubblico interesse alla all’agevole individuazione delle persone (Consiglio di Stato, 15 ottobre 2013, n. 5021).


In Italia l’ordinamento prevede che il prenome sia scelto da entrambi i genitori,
per effetto della pari attribuzione in termini di responsabilità genitoriale,
poiché investe un diritto fondamentale della persona.

Al figlio nato nel matrimonio viene automaticamente attribuito il cognome del padre,
salvo diverso accordo tra i genitori che possono scegliere di attribuire quello di entrambi
,
in base alla sentenza n 286 del 2016 della Corte Costituzionale:

essa ha dichiarato l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio
nato da unione coniugale, in presenza di una diversa volontà dei genitori.

Al figlio nato nel matrimonio non può essere attribuito il cognome della madre.

Diversa la regolamentazione per il figlio nato fuori dal matrimonio,
al quale viene attribuito il cognome del genitore che lo riconosce per primo
o, in caso di contemporaneo riconoscimento da parte di entrambi, il cognome del padre.


La Corte Costituzionale, con ordinanza n. 18 datata 11 febbraio 2021, ha sollevato,
disponendone la trattazione innanzi a sé, la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 262 comma 1 del Codice civile
nella parte in cui, in mancanza di diverso accordo dei genitori, impone l’acquisizione alla nascita del cognome paterno,
anziché dei cognomi di entrambi i genitori, in riferimento agli articoli 2, 3 e 117 comma 1 della Costituzione,
quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali,
firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con la legge 4 agosto 1955 n. 84.


La Corte europea dei diritti dell’uomo, con sentenza del 7 gennaio 2014 n. 77 (Cusan e Fazzo contro Italia)
ha ritenuto che costituisca violazione dell’articolo 14 Cedu, in relazione all’articolo 8,
l’impossibilità, sussistente nella legislazione italiana, di derogare all’automatica attribuzione al figlio nato da matrimonio del cognome del padre,
e di attribuire il cognome della madre solo nell’accordo dei coniugi.

Si tratta, secondo la Corte, di una discriminazione fondata solo sulla diversità di sesso,
derivante da una lacuna del sistema giuridico italiano, secondo il quale il “figlio legittimo”
è iscritto nei registri dello stato civile con il cognome del padre, senza possibilità di deroga, nemmeno in caso di consenso tra i coniugi.



L’esame in corso avanti alla Commissione giustizia del Senato.

La Commissione Giustizia del Senato ha avviato l’iter che mira a disporre che il cognome del figlio
venga attribuito secondo la volontà dei genitori, riunendo cinque diversi disegni di legge in un testo unificato.

L’obiettivo sarebbe quello di dare pari dignità alle donne nel rapporto di coppia,
eliminando la prevalenza del cognome paterno, in assenza di accordo tra i genitori stessi.

Le proposte in discussione, molto simili tra loro, prevedono che i genitori debbano operare una scelta al momento della nascita del figlio,
optando per il cognome del padre, o per quello della madre, o per quello di entrambi.

Nel caso in cui i coniugi non raggiungessero un accordo, al figlio sarebbero attribuiti d’ufficio i cognomi in ordine alfabetico.

I figli nati dagli stessi genitori avranno il medesimo cognome deciso per il primo,
onde evitare che i fratelli possano avere un cognome diverso.

Per i figli nati fuori dal matrimonio, in caso di riconoscimento successivo da parte del secondo genitore,
il cognome di quest’ultimo si potrà aggiungere a quello del primo.


Perplessità.

Il contenuto dei disegni di legge, confluiti nel testo unificato, appare davvero sproporzionato rispetto alla finalità proposte.


Perché scardinare un sistema di riconoscimento dell’identità personale che sussiste da decenni,
obbligando i genitori a ricorrere a scelte identitarie, anche quando non vi sia tra loro alcun disaccordo?

Perché non mantenere l’attribuzione del cognome paterno,
aggiungendo solo che i genitori possano esprimere una diversa volontà,
attribuendo ai figli il cognome della madre o quello di entrambi?

Quale potrà essere la regola nel caso di figli già nati, dopo l’eventuale approvazione della norma?

Subiranno un cambiamento di cognome e così un cambiamento di identità?

Oppure per mantenere l’identità di cognome tra fratelli, non sarà possibile applicare la norma a nuovi nati, all’interno del matrimonio?


Ancora, chi avrà il cognome di entrambi i genitori, potrà trasmetterne al figlio solo uno, a propria scelta.

Quindi i figli di fratelli avranno cognomi diversi?

E i nipoti avranno cognomi diversi dai nonni?


Il nome costituisce garanzia di certezza dei rapporti giuridici;

l’approvazione delle norme in discussione creerebbe una situazione di oggettiva indeterminatezza, certamente deleteria.
 
Carl von Clausewitz, generale prussiano, ricordava che

“la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi.

La guerra non è dunque solamente un atto politico

ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico”.



L’attuale drammatica guerra in Ucraina
diventa un tragico esempio della mancanza di una politica capace di anticipare il dramma
di un conflitto armato tra sordi incapaci di sentire le ragioni altrui
e descritto da ciechi, i media che si fermano alla notizia del giorno
incapaci di guardare un sistema globale che sta violentemente cambiando.


Non si capisce e non si chiarisce una guerra fatta con due modi di combattere, la finanza e i cannoni.

Lo scontro mette in discussione gli equilibri globali sul piano bellico, su quello della finanza e sugli equilibri globali.


La lettura della storia è fondamentale per capire i motivi del fallimento della politica che rimanda le decisioni per paura o per comodità,
portando la politica alla guerra che non nasce mai per caso
ma è la risoluzione di conflitti non affrontati in sede politica, come spesso si è verificato nella Storia.


La Prima guerra mondiale è iniziata a causa dell’attentato a Sarajevo all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria
ma tutto era già scritto e quell’evento è stato il pretesto per lo scontro dovuto all’immobilismo politico.


Allo stesso modo, la Seconda guerra mondiale trova la causa nella politica:
le rigide sanzioni alla Germania da parte delle nazioni vincitrici, Francia in primis,
poste come risarcimento danni nel corso del precedente conflitto bellico
(i tedeschi sarebbero dovuti arrivare al 1960 per pagare i loro debiti).

John Maynard Keynes aveva manifestato apertamente la sua contrarietà, conoscendo lo spirito di rivalsa dei tedeschi.

Infatti, la Germania messa alle strette dalla povertà e dall’inflazione ha trovato in Adolf Hitler
il suo apparente vincitore con l’avvio della Seconda guerra mondiale, di fatto legata alla cattiva politica che ha seguito il primo scontro bellico.


L’Ucraina è stata creata da Lenin,
Vladimir Putin condanna l’azione di Lenin, ma legata alla Russia ce ha dato i natali, oltre a Lenin,
a Nikita Kruscev e a Leonid Breznev, mantenendo una forte integrazione nel sistema sovietico.

Tutti i grandi dissidenti russi hanno sempre parlato e scritto dell’Ucraina come se fosse Russia.

E la storia del pensiero degli scrittori ucraini è spesso accomunata alla Russia.

La caduta del muro di Berlino

e il disfacimento dell’impero russo

hanno creato potenziali conflitti in Paesi alla riconquista della loro identità

e l’Ucraina, tra questi, ha dovuto cominciare a fare i conti con le sue etnie diverse

tra parte occidentale, cattolica e di lingua ucraina

e quella orientale, russa-ortodossa e di lingua russa.


L’espansione della Nato dopo il conflitto nella ex-Jugoslavia,
altro esempio di fallimento della politica finito in guerra,
ha creato ai confini della Russia la percezione di un possibile rischio nella confinante Ucraina
per colpa anche dell’atteggiamento aggressivo degli Usa.



È utile ricordare la preveggenza di Henry Kissinger che, nel 2014, in un articolo pubblicato sul Washington Post, scriveva:

“Troppo spesso la questione ucraina viene presentata come una resa dei conti tra due contendenti, l’Est e l’Ovest.
Se l’Ucraina vuole sopravvivere e prosperare, non deve essere l’avamposto della due parti ma il ponte neutrale fra di esse.
Per la Russia, l’Ucraina non potrà mai essere considerata come Paese straniero, data la sua storia”.



Kissinger rimarcava le differenze al suo interno, come visto, tra l’Ovest e la parte Est.

E concludeva:

“L’obiettivo di un accordo non è la soddisfazione assoluta
ma l’insoddisfazione equilibrata in mancanza della quale
la deriva verso il conflitto accelererà e di questo passo accadrà abbastanza presto”


(si veda Dario Gedolaro su Viavai-blog).


Aveva ragione ma nessuno lo ha ascoltato

ed ora siamo di fronte al dramma infinito di una guerra oggi incomprensibile e sciagurata.


Infine, questo drammatico scontro mostra due forme di guerra:

quella sul campo e quella sui mercati finanziari.

In tutte due i casi i risultati sono violenti.

L’esclusione della Russia dal sistema dello Swift, dollaro-centrico,
la danneggerà come in parte anche gli altri Paesi
ma favorirà la creazione di un sistema alternativo a cui sia la Russia, sia la Cina, l’India e altri Paesi stanno pensando.

Dal 2014 la Russia ha lanciato un sistema di pagamento, Sffs, alternativo allo Swift
e la Cina nel 2015 a sua volta ha creato il Cips (Cross border interbank payment system)
a cui aderiscono 1280 istituzioni finanziarie in 103 Paesi e regioni collegate e, come la Russia,
ha ridotto l’interscambio con il dollaro dal 90 per cento del 2015 al 49 per cento del 2020.


Siamo alla fine di un lungo periodo di debito coperto dalla stampa di carta moneta specie in dollari

e la possibilità di una de-dollarizzazione diventa uno scenario alternativo;

la finanza usata come arma non convenzionale produce effetti devastanti,

come noi abbiamo sperimentato e come tale va regolata.


La finanza totalmente deregolamentata diventa un’arma in mano a pochi,

ha distrutto il senso della vita comune

e quello di società come alleanza,

è stato lo strumento di guerra del neoliberismo fallito nei fatti ma duro a morire

ed anche questo problema deve trovare nella politica una composizione,

per evitare che ci riporti di fronte al caos.



La sfida è difficile, perché al momento la finanza è dominante la politica che ne è diventata ancella,


ma se non vogliamo continuare con le guerre, questa sarà da osservare con molta attenzione.
 

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