tontolina
Forumer storico
se CHAVEZ (sarà il nome infelice) espropria l'ENI
non così PUTIN con SHELL
ma gli inglesi ululano allo scandalo
Gazprom e Shell: la verità
Maurizio Blondet
13/12/2006
«La Gazprom arraffa il gas», strilla il Financial Times.
La Russia «non rispetta la santità del contratti», e così via.
La Shell ha dovuto cedere alle pressioni di Mosca, ed ha offerto di cedere la maggioranza di controllo del piano di sfruttamento Sakhalin.2, un giacimento inestimabile di gas, e un'impresa da 20 miliardi di dollari.
A leggere i media anglo-americani, si è trattato dell'ennesima brutalità moscovita.
Ma poi, a leggere meglio, si apprende quanto segue:
Shell Dutch Oil Company aveva stretto il «sacro» contratto ai tempi di Eltsin («Quando la Russia era debole», ammette il quotidiano della City), e il contratto era così concepito.
Shell s'era presa il 55 % della società Sakhalin-2; i suoi due partner giapponesi, Mitsui e Mitsubishi, avevano rispettivamente il 20 % e il 20 %.
Insieme, dunque, i tre s'erano accaparrati il 95 % del ricco giacimento.
Alla Russia, restava solo il 5 %.
Il titolo giusto dunque sarebbe: «Shell e complici arraffavano il gas» del popolo russo.
Non basta.
In base al contratto eltsiniano, i partner stranieri avrebbero recuperato i costi tecnici e di trivellazione con la vendita del gas liquefatto, prima di versare un solo dollaro a Mosca.
Ora, guarda caso, Shell aveva giusto denunciato «sovraccosti» imprevisti: dai 10 miliardi di dollari preventivati, a 20 miliardi.
Il doppio, mica male come errore di preventivo.
Ciò rimandava praticamente «sine die» il giorno in cui la Russia avrebbe visto un profitto dal suo gas del suo giacimento.
Questo trucco di gonfiare i costi consegue inevitabilmente questo tipo di contratti Shell, come ben sanno numerosi Paesi petroliferi del terzo mondo: prima noi anglo-olandesi ci copriamo le spese, poi cominciamo a pagare voi.
E purtroppo, le spese sono cresciute…
Il Cremlino, scrive il Financial Times, «si è infuriato»: evidentemente non è l'Angola.
Ha cominciato a mettere i bastoni tra le ruote.
Ha bloccato i lavori con la motivazione («il pretesto») di violazione delle norme ambientali da parte di Shell.
Ha praticato, strilla il Financial Times, «l'intimidazione».
Ha messo in pericolo «la sicurezza energetica dell'Occidente».
Ora, il bruto di Mosca ha avuto la meglio.
Il giacimento è così ricco e goloso, che Shell ha rinunciato alle proprie intimidazioni e ai propri ricatti, di cui non manca nella sua pratica esperienza storica.
Shell riduce la sua quota dal 55 % al 25 %; Mitsui e Mitsubishi scenderanno del 10 % ciascuna. Queste quote, il 50 %, saranno acquistate da Gazprom.
Non espropriate o sequestrate, ma comprate: Gazprom pagherà a Shell 4,2 miliardi di dollari per la sua nuova maggioranza.
Il Financial Times scuote la testa: Gazprom impiega in così malo modo il suo capitale, mentre avrebbe bisogno di fondi per ammodernare i suoi impianti decrepiti... sempre a fare lezioni di capitalismo.
Il giornale lamenta inoltre che questa prova di «protezionismo» moscovita possa diventare un cattivo esempio per tanti Stati europei, che già nutrono pulsioni del genere - cosa che chi scrive spera ardentemente.
In ogni caso, l'accordo ora è fatto.
E' probabile che anche il caso Litvinenko e la faccenda del Polonio 210, chissà, svaniscano dalle prime pagine.
Forse facevano parte del braccio di ferro, ora concluso.
Maurizio Blondet
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1640¶metro= economia
hanno da ridire pure sul caso autostrade e solo perchè il governo italiano non consentiva il passaggio della concessione della gestione della rete autostradale
che, ricordarlo non fa male, è di proprietà dell'ITALIA e non di Benetton. E' come se un affittuario subaffittasse l'appartamento e pretendere che il proprietario non dicesse nulla..... Hai visto MAI?
ma gli inglesi sono solo delle sanguisughe ... Goldam Docet
non così PUTIN con SHELL
ma gli inglesi ululano allo scandalo
Gazprom e Shell: la verità
Maurizio Blondet
13/12/2006
«La Gazprom arraffa il gas», strilla il Financial Times.
La Russia «non rispetta la santità del contratti», e così via.
La Shell ha dovuto cedere alle pressioni di Mosca, ed ha offerto di cedere la maggioranza di controllo del piano di sfruttamento Sakhalin.2, un giacimento inestimabile di gas, e un'impresa da 20 miliardi di dollari.
A leggere i media anglo-americani, si è trattato dell'ennesima brutalità moscovita.
Ma poi, a leggere meglio, si apprende quanto segue:
Shell Dutch Oil Company aveva stretto il «sacro» contratto ai tempi di Eltsin («Quando la Russia era debole», ammette il quotidiano della City), e il contratto era così concepito.
Shell s'era presa il 55 % della società Sakhalin-2; i suoi due partner giapponesi, Mitsui e Mitsubishi, avevano rispettivamente il 20 % e il 20 %.
Insieme, dunque, i tre s'erano accaparrati il 95 % del ricco giacimento.
Alla Russia, restava solo il 5 %.
Il titolo giusto dunque sarebbe: «Shell e complici arraffavano il gas» del popolo russo.
Non basta.
In base al contratto eltsiniano, i partner stranieri avrebbero recuperato i costi tecnici e di trivellazione con la vendita del gas liquefatto, prima di versare un solo dollaro a Mosca.
Ora, guarda caso, Shell aveva giusto denunciato «sovraccosti» imprevisti: dai 10 miliardi di dollari preventivati, a 20 miliardi.
Il doppio, mica male come errore di preventivo.
Ciò rimandava praticamente «sine die» il giorno in cui la Russia avrebbe visto un profitto dal suo gas del suo giacimento.
Questo trucco di gonfiare i costi consegue inevitabilmente questo tipo di contratti Shell, come ben sanno numerosi Paesi petroliferi del terzo mondo: prima noi anglo-olandesi ci copriamo le spese, poi cominciamo a pagare voi.
E purtroppo, le spese sono cresciute…
Il Cremlino, scrive il Financial Times, «si è infuriato»: evidentemente non è l'Angola.
Ha cominciato a mettere i bastoni tra le ruote.
Ha bloccato i lavori con la motivazione («il pretesto») di violazione delle norme ambientali da parte di Shell.
Ha praticato, strilla il Financial Times, «l'intimidazione».
Ha messo in pericolo «la sicurezza energetica dell'Occidente».
Ora, il bruto di Mosca ha avuto la meglio.
Il giacimento è così ricco e goloso, che Shell ha rinunciato alle proprie intimidazioni e ai propri ricatti, di cui non manca nella sua pratica esperienza storica.
Shell riduce la sua quota dal 55 % al 25 %; Mitsui e Mitsubishi scenderanno del 10 % ciascuna. Queste quote, il 50 %, saranno acquistate da Gazprom.
Non espropriate o sequestrate, ma comprate: Gazprom pagherà a Shell 4,2 miliardi di dollari per la sua nuova maggioranza.
Il Financial Times scuote la testa: Gazprom impiega in così malo modo il suo capitale, mentre avrebbe bisogno di fondi per ammodernare i suoi impianti decrepiti... sempre a fare lezioni di capitalismo.
Il giornale lamenta inoltre che questa prova di «protezionismo» moscovita possa diventare un cattivo esempio per tanti Stati europei, che già nutrono pulsioni del genere - cosa che chi scrive spera ardentemente.
In ogni caso, l'accordo ora è fatto.
E' probabile che anche il caso Litvinenko e la faccenda del Polonio 210, chissà, svaniscano dalle prime pagine.
Forse facevano parte del braccio di ferro, ora concluso.
Maurizio Blondet
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1640¶metro= economia
hanno da ridire pure sul caso autostrade e solo perchè il governo italiano non consentiva il passaggio della concessione della gestione della rete autostradale
che, ricordarlo non fa male, è di proprietà dell'ITALIA e non di Benetton. E' come se un affittuario subaffittasse l'appartamento e pretendere che il proprietario non dicesse nulla..... Hai visto MAI?
ma gli inglesi sono solo delle sanguisughe ... Goldam Docet