Bush mette i missili in Polonia?
Bush mette i missili in Polonia?
Putin risponde silurando la società petrolifera di famiglia: Conoco
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2147¶metro=economia
Gazprom sceglie Total come socio
Maurizio Blondet
15/07/2007
Fabbrica Gazprom a sud di Mosca
MOSCA - Putin ha sospeso la partecipazione della Russia ai trattati sulle forze convenzionali in Europa.
«Una nuova guerra fredda», strillano i media.
«Putin scatena una nuova corsa agli armamenti».
«Putin minaccia l'Europa».
Ciò che i media invece non hanno detto è questo: negli stessi giorni, Gazprom ha scelto una compagnia europea - la francese Total - come socia per lo sfruttamento dell'immenso giacimento Shtokman in Siberia, ritenuto la più grande riserva mondiale di gas. (1)
Su questo giacimento (3.700 miliardi di metri cubi accertati, forniture assicurate per 50-60 anni) avevano messo il cappello, durante l'era Eltsin,
le compagnie americane.
In origine infatti lo Shtokman doveva essere la fonte del nuovissimo mercato del gas liquefatto (GPL) da destinare agli Stati Uniti.
Con il nuovo accordo con la Total, invece, il gas russo transiterà anzitutto nel gasdotto «North-Stream», costruito a tappe forzate da Russia e Germania nelle profondità del Baltico: per rifornire dunque l'Europa come cliente privilegiato.
Naturalmente il contratto è molto favorevole a Gazprom, ossia all'interesse nazionale russo.
«La parte di Gazprom nel progetto è del 75%, quella di Total del 25%», ha detto Aleksei Miller, il presidente di Gazprom.
La nuova società sarà solo «proprietaria delle infrastrutture di sfruttamento».
Total non sarà dunque padrona delle riserve (le licenze relative restano a Gazprom) ma parteciperà alla gestione e fornirà il suo know-how.
E ai concorrenti americani, Chevron e Conoco, resteranno (forse) le briciole restanti.
Ma per Total è comunque un colpo grosso, tanto più che Mosca aveva minacciato di toglierle il contratto di raffinazione del giacimento Khariaga (stimato a 96 milioni di tonnellate) per non aver adempiuto agli obbiettivi prefissati di produzione.
La scelta dei francesi è dunque tutta politica.
Difatti, come ha chiarito il giornale economico russo Vedemosti, segue alla telefonata intercorsa il mercoledì precedente tra
Putin e Sarkozy, di cui ha preso l'iniziativa quest'ultimo.
E' più che probabile che, come contropartita, Parigi d'ora in poi sosterrà Mosca nel quadro dell'accordo strategico con la UE sulle forniture di gas, e sul più vasto piano politico - contro i maggiordomi degli USA che continuano a governare l'Europa.
L'altra cosa che i giornali non dicono è chi sia il vero responsabile della «nuova corsa agli armamenti»: George W. Bush, con la sua fanatica politica di «sicurezza attraverso le armi» e la sua volontà di piazzare i missili anti-missile in Polonia, rifiutando i mezzi diplomatici e disprezzando i trattati già firmati.
Che la corsa agli armamenti sia in corso sul piano planetario, lo ha denunciato l'ultimo rapporto del SIPRI di Stoccolma, l'istituto più autorevole in questo campo. (2)
Le spese militari nel mondo hanno raggiunto nel 2006 ben 1.200 miliardi di dollari, cifra senza precedenti nella storia, e con un forte aumento rispetto all'anno prima.
Ma gli Stati Uniti restano in testa a tutti per le spese militari, con 529 miliardi di dollari.
La Russia ha un bilancio militare quasi 15 volte inferiore, con 34,7 miliardi di dollari, per lo più volto al rammodernamento del suo apparato militare a lungo trascurato.
Meno della Gran Bretagna (59 miliardi di dollari), meno della Francia (53), meno del pacifico Giappone (43,7 miliardi di dollari).
Quanto alla Cina, il cui riarmo il Pentagono giudica preoccupante e minaccioso, il suo bilancio militare non raggiunge, almeno ufficialmente, i 50 miliardi di dollari.
Più o meno come la Francia, e sulla linea del suo nemico potenziale, il Giappone.
Sono le cifre relative che contano - l'America spende dieci volte più della Cina - e anche questo i media non lo dicono mai.
Se gli altri Paesi hanno accelerato la spesa militare (in Asia centrale del 73% dal 1998, in Russia del 155% nello stesso periodo, del 37% nel resto del mondo) è come risposta alla presenza aggressiva americana in Asia.
Sono i primi 40 fabbricanti di armamenti americani ad aver realizzato il 63% delle vendite all'estero, seguiti dagli europei con il 29%.
Nel complesso, i vari apparati militari-industriali hanno guadagnato 290 miliardi di dollari: un tasso di profitto del 25% sul venduto.
Inutile dire come questa prosperità dell'industria letale distorca l'economia mondiale.
Più urgente ricordare cosa succede nella storia quando ci sono «troppe» armi: le armi «agiscono» da sé.
Il processo razionale - si fabbricano armi perché c'è la guerra - è stato spesso rovesciato, come nel primo conflitto mondiale: si sono fatte guerre «perché» si ha disponibilità di armi.
E' la politica di Bush e del suo complesso militare-industriale, enunciata di fatto nella nuova dottrina della sicurezza nazionale USA.
Maurizio Blondet