aino-kaarina (che saluto) dice: uno era schivo, l'altro invece faceva molto clamore.
Credo che in fondo sia una interpretazione ragionevole del ruinipensiero (anche f4f la pensa cosi'). Questo non scioglie il dilemma della fede organizzata, perche' a mio avviso il ragionamento in soldoni mi pare questo: se sei uomo di potere puoi avere una debolezza e la pieta' ti e' riconosciuta anche ufficialmente, se non lo sei uomo di potere, allora il tuo (suicidio) e' anche un peccato di orgoglio, sei non solo incapace e inifluente, ma anche un presuntuoso, oltre che uno scassa ballllle.
Qui la fede non dovrebbe sopportare distinzioni a mio avviso. Un morto (suicida per se', non per un gesto eroico) e' un morto come un altro. La pieta' verso l'uno dovrebbe valere anche per l'altro. So bene che non parlo di una fede generica, o della fede sull'esistenza di Dio, ma di un corpus di dogmi etici che si rifanno ad una fede rivelata.
Lo so, di mezzo c'e' l'eutanasia e quel che eticamente comporta. Tuttavia, senza voler fare l'apologia del suicidio, a ben pensarci questo e' un diritto (da scoraggiare), probabilmente l'unico che parrebbe esercitabile in piena liberta' (non si chiede mai di nascere, si' e' nati per volere altrui direbbe un pessimista totale).
Chi studio' il suicidio (Durkeim, sociologo) si fece a suo tempo una semplice domanda che motivava tutta la sua dotta ricerca: la societa' e' cosi' influente da favorire un atto estremo e tanto individuale come il togliersi la vita ? La sua fu una risposta statistica e fu affermativa (e sottoposta anche metodologicamente a critiche).
Il caso di Gardini e' spiegabile teoricamente con questa idea di correnti suicide, erano gli anni in cui la caduta di autostima di alcuni potenti trovo' anche questo sfogo. Il tizio invece era alla fine di un percorso doloroso (per se' e per altri) che gli imponeva una richiesta di aiuto, il suo atto era maturato nel tempo e non in una contingenza dei tempi e in fondo voleva togliersi la vita non per una debolezza, ma per uno stato di costrizione ormai intollerabile (le galere son piene di suicidi veri e tentati). La sua vita era gia' finita, ben piu' travagliata e a scadenza della nostra. A me pare fosse gia' stato un eroe nel sopportare la sua disgrazia per tanto tempo e il suicidio di un eroe ha almeno il conforto del cappellano militare.
Personalmente volendo chiudere un occhio, l'avrei fatto per il tizio. In questo caso la pieta' avrebbe dovuto,credo, manifestarsi in tutta la sua estensione. Personalmente , in questo fatto, trovo che l'atteggiamento pratico, che per sua natura e' sempre un po' ipocrita nella vita di ognuno come nella salvaguardia della fede , seppur con tutti i distinguo avrebbe potuto essere manifestato. Si muniscono i militanti della fede in zone di pericolo (le suore) di anticoncezionali proibiti ai fedeli, perche' mai non si poteva avere un occhio comprensivo verso lo scasssaballe che era da tempo all'ultima vera frontiera ?
Rispondo a genesta: non ho nulla contro le credenze, siamo tutti pieni di credenze. L'universo immutabile e incomprensibile e' li', poi ognuno lo spiega come puo', crede, crede di credere, o anche semplicemente vuol credere. Quel che non credo e' che nella tragedia umana (che poi e' la morte) si debbano sventolare differenze sulla punta dello spillo (temo sbagliando) che fanno invece parte dei paradossi etici del vivere civile mascherandoli per vera interpretazione della Fede. L'etica e' una cosa, la fede un'altra, anche se spesso vanno a braccetto.
Forzando la questione, non ho dubbi che tra la lettura di Leopardi e la sofferenza pubblica di Ruini, umanamente imparo molto di piu' dal poeta di Recanati, anche in materia di misteri dell' Universo. E semmai incontrero' qualcuno nell'aldila', ripeto, una partita a scacchi preferirei farla, per ovvieta' di peccatore ,con il tizio e con il gobbo pessimista.
Grazie a tutti per la sopportazione, i pareri e i commenti.
Zen lento