Debito Italia 2012: polveriera da 542 miliardi
1 gennaio 2012
di qquebec0 Commenti
Quest’anno dovrà essere rifinanziata una montagna di debiti pubblici e privati. Solo alle banche serviranno 100 miliardi di euro e non sarà facile trovarli tutti con gli spread alle stelle. L'impresa è diffcile ma non impossibile
Anno nuovo vita nuova? Come tutti gli anni, verrebbe da pensare che il peggio ce lo siamo lasciato alla spalle coi botti di capodanno, ma la realtà finanziaria è ben diversa da quella che vorremmo ed è purtroppo dura da ingoiare. Mai come in questo ultimo periodo si è avvertito il rischio che tutto potesse crollare da un momento all’altro. E il 2012 sarà un anno particolarmente difficile per la finanza italiana pubblica e privata che sarà chiamata al reperimento di ingenti capitali in un momento in cui il problema della liquidità ha raggiunto livelli mai visti dal secondo dopoguerra, come ha osservato Bankitalia. Fra i singoli risparmiatori, chi si è fatto un po’ furbo ha pensato bene di spostare un po’ di soldi nella confinate Svizzera, anche se l’ha fatto più nel timore di una crisi irreversibile dell’euro, che per ragioni fiscali. Così, nei prossimi 12 mesi arriveranno all’incasso ben
77 emissioni obbligazionarie pubbliche e private per un controvalore complessivo di 542 miliardi di euro, più di 45 miliardi al mese. Le banche commerciali dovranno rifinanziare bond per un centinaio di miliardi per poter continuare a fornire liquidità al sistema in un momento in cui sono fortemente pressate dalle norme dell’Eba (
European Banking Authority), mentre lo Stato dovrà fronteggiare un ostacolo che appare a prima vista insormontabile senza l’aiuto del FMI e della BCE (400 e rotti miliardi fra Bot, Btp, Cct e Ctz). Qualche istituto di credito di piccole e medie dimensioni – osserva Vincenzo Minniti,
strategist di Morgan Stanley – potrebbe non farcela col rischio di finire commissariato o acquisito da altre banche, oppure costretto a rinegoziare i prestiti obbligazionari, sulla falsariga di quanto avvenuto recentemente col prestito convertendo della Banca Popolare di Milano che ha portato i risparmiatori a perdere quasi il 90% del loro patrimonio. Questo potrebbe succedere se le banche continueranno a non prestarsi più denaro tra loro preferendo parcheggiare la liquidità presso la BCE. Del resto, la preoccupazione si misura guardando l’andamento dei titoli bancari sul listino milanese.
100 miliardi di bond in scadenza per le banche italiane
Le banche italiane sono fra le maggiori emittenti di obbligazioni in Europa e nel 2012 dovranno rinnovare scadenze per circa 100 miliardi di euro. Più della metà dello stock di debito da rifinanziare toccherà a Unicredit (circa 32 miliardi) e a Intesa San Paolo (22 miliardi), a seguire il Banco Popolare (13 miliardi), MPS (12 miliardi), Ubi Banca (10 miliardi), Mediobanca (7 miliardi), e Banca Popolare di Milano (2 miliardi). Una cifra di debito mostruosa, di cui il 45% è in mano a famiglie e investitori retail che, date le circostanze congiunturali e l’aggravamento della pressione fiscale che si farà sentire nel 2012, difficilmente potranno rinnovare integralmente i bond in scadenza. Inoltre – come osserva uno studio recentemente elaborato da Pimco Europe, il più grande fondo d’investimento obbligazionario al mondo – l’innalzamento dell’aliquota di
tassazione al 20% sugli interessi corrisposti dai bond (rendite finanziarie) costringerà le banche ad aumentare i costi di
funding per mantenersi competitivi sul mercato con ulteriore aggravio di rischi a carico dei singoli risparmiatori italiani, tradizionalmente affezionati alle obbligazioni bancarie. La speranza – sottolinea Pimco – è che il governo Monti riesca a tranquillizzare i mercati all’inizio del 2012 affinché i rendimenti medi dei titoli di stato scendano sotto il 7% permettendo così alle banche di rifinanziarsi a costi più bassi, pena la fuga degli investitori dai bond bancari italiani che verrebbero percepiti più rischiosi rispetto ai concorrenti francesi o tedeschi.
Liquidità al lumicino nei forzieri delle banche, lo stato pagherà coi Btp?
Gran parte delle obbligazioni bancarie in scadenza sono abbastanza recenti, emesse tre o quattro anni fa, e caratterizzate da tassi relativamente bassi, con spread che a quel tempo non superavano i 100 punti base sopra l’euribor. Ma adesso il differenziale è aumentato di cinque volte e se a ciò aggiungiamo l’effetto negativo sulla tassazione delle rendite finanziarie al 20% (rispetto al 12,50% dei titoli di stato) è del tutto evidente che le banche italiane per competere sul mercato dovranno emettere nuove obbligazioni
senior che offrano rendimenti del 6-7%. Sicché – osserva Maria Strennini di Barclay – le banche italiane, nell’attuale situazione di mercato, potrebbero avere qualche difficoltà a rinnovare totalmente i
100 miliardi di euro in scadenza nel 2012 a meno che non accedano ancora al sostegno della Banca Centrale Europea. Il rischio concreto di un aggravarsi della crisi nella zona euro – prosegue l’analista – non è quindi tanto dovuto al costo di rifinanziamento del debito pubblico in scadenza (che sarà comunque digerito dalle banche italiane), già messo sotto controllo dalle manovre finanziarie del 2011, ma della riduzione della disponibilità di
funding da parte delle banche italiane. Il costo della raccolta è infatti cruciale per la redditività di una banca, anche per determinare il prezzo al quale poi il denaro viene concesso alla clientela. Pertanto, lo scenario peggiore che potrebbe presentarsi nel 2012 è che una parte dei prestiti concessi alle imprese potrebbe non essere rinnovato oppure concesso a tassi medi più alti, si stima di circa un 20%. Una realtà ritenuta molto probabile a queste condizioni di
spread governativi e che rischia di mandare al tappeto migliaia di piccole e medie imprese che già si trovano in difficoltà coi pagamenti se non verrà trovata una soluzione adeguata.
Non a caso, il Ministro (banchiere) Passera ha proposto di pagare le imprese con titoli di Stato.
certo e i dipendenti li pagano con assegni postdatati.......ma qualcuno lo faccia fuori...