Auguri !!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Buon Natale, Buon Anno, ghiotti cedoloni e sontuosi capital gain a tutti. E se pagate troppe tasse non date la colpa a me... :rasta:

MILANO - L'ultimo colpo di moschetto risale (per fortuna) al 1936. Eppure la Guerra d'Etiopia e lo spettro del Negus continuano a turbare i sonni degli automobilisti italiani. Che per ogni litro di carburante pagano 1,90 lire del vecchio conio - oggi la bellezza di 0,000981 euro - per finanziare un conflitto finito da quasi 80 anni. Una svista del Tesoro? Una dimenticanza del fisco? Tutt'altro. Dalla campagna d'Africa alla tragedia del Vajont, dal terremoto dell'Irpinia al dramma dei migranti, il Belpaese ha affidato da tempo la propria memoria storica (e le proprie finanze) al prezzo della benzina.

In un pieno c'è tutto: i cataclismi naturali come l'alluvione di Firenze, il corto circuito balcanico di metà anni '90 e la crisi della nostra cultura. In totale diciassette pezzi di vita tricolore diventati parte integrante del Dna nazionale, corredati ognuno - a futura memoria - da un'"accisa ricordo" legata al costo del carburante: 0,00723 euro al litro per la crisi del Canale di Suez, archiviata nel 1956, 10 centesimi per la guerra del Libano (quella del 1983) e via tassando. Uno zoccolo duro di micro-dazi sopravvissuti miracolosamente agli eventi cui erano dedicati e diventati oggi un piccolo macigno nelle tasche dei consumatori: messi uno sull'altro - imposta per la lavorazione dei carburanti compresa - valgono 0,728 euro al litro sulla benzina verde e 0,617 per il gasolio (più o meno la metà del totale), la zavorra che in questi giorni - malgrado il greggio venga via a prezzi da saldo - fa da freno al calo del costo della benzina.

I conti del salasso per gli automobilisti sono presto fatti. La materia prima, di suo, vale ormai molto poco: circa 31 centesimi al litro sia per il diesel che per la ex-super. Il margine industriale per l'industria (vale a dire i soldi che si mettono in tasca le aziende petrolifere) è più o meno di 16 centesimi. Altri 26,6 al litro vanno via di Iva. Il resto - quasi la metà del totale finale - è il prezzo da pagare per le 17 accise caricate sul carburante dal 1935 ad oggi. Ci sono l'alluvione di Firenze, le ex-10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione nel Belice. Il Borsino dei terremoti è segnato da un'altalena di dazi con cataclismi da 5 centesimi come il Friuli e l'Aquila e altri da 2 centesimi come quello in Emilia nel 2012.

Passano le guerre, si ricostruiscono i territori dopo i sismi. Le accise però restano. L'emergenza contabile in Italia non finisce mai. E l'arma finale della tassa sulla benzina è stata utilizzata anche per il contratto degli autoferrotranvieri del 2004, per l'acquisto di autobus ecologici (0,005 euro) per il finanziamento alla cultura nel 2011, quando lo spread viaggiava attorno a quota 700. Otto centesimi sono finiti pure nel Calderone del Salva Italia di quell'anno, mesi in cui nessuno sapeva come tappare i buchi del bilancio pubblico. Funziona? Funziona. E i numeri parlano da soli. Nel 2008, con il petrolio a quota 41 euro al barile (il 10% in più di oggi) la benzina costava 1,115 euro al litro. Ora - per colpa solo delle tasse - si paga il 30% in più. Il greggio cala, i dazi restano uguali a se stessi. Risultato: a novembre gli italiani hanno risparmiato 459 milioni su verde e gasolio (dati Promotor) ma la tariffa alla pompa è scesa solo dell'11% dall'anno prima contro il -50% dell'oro nero. Un litro alla volta, a fare il pieno è solo lo Stato. Tra gennaio e ottobre 2015 le imposte sugli oli minerali (leggi il carburante) hanno portato nelle casse dell'Agenzia delle Entrate 20 miliardi. Le sigarette ne hanno resi 8, le lotterie 5, l'intero pacchetto dell'Iva ne vale 84. Lunga vita alle accise. Se i conti dell'Italia stanno in piedi, in fondo, dobbiamo dire grazie anche al Negus.
 

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