Fleursdumal
फूल की बुराई
stavo giusto leggendo fo
adesso il rinvio è al 2006
Al vertice notturno della Cdl passa la mediazione di Calderoli
L'ira del premier per il ko sulla Finanziaria, scontro con Siniscalco
Berlusconi cede sull'Irpef
slitta anche il rimpasto
di CLAUDIO TITO
Silvio Berlusconi
ROMA - Slitta il rimpasto, e slitta al 2006 anche il taglio alle aliquote Irpef. Dopo oltre tre ore di vertice, la Casa delle libertà trova una piattaforma di intesa sulla riforma fiscale. Ma inverte la proposta base avanzata in questi mesi da Silvio Berlusconi sul fisco. Il premier ha dovuto accettare la mediazione del leghista Roberto Calderoli. Spalleggiato dal ministro Siniscalco, da Gianfranco Fini e Marco Follini. Nel 2005, infatti, le aliquote Irpef non verranno toccate: ci sarà il taglio dell'Irap per le piccole imprese e per le grandi attraverso gli investimenti nella ricerca. Le famiglie poi potranno usufruire di sgravi per un miliardo di euro. L'Irpef è una questione demandata all'anno successivo.
"Io veramente avrei preferito fare il contrario - ha ripetuto il premier senza nascondere una certa insoddisfazione - ma se l'unica strada è quella di privilegiare la competitività...". Insomma il Cavaliere ha fatto buon viso a cattivo gioco. E anche il ministro dell'Economia ha fatto di tutto per avallare il progetto Calderoli. "Dobbiamo fare attenzione - ha detto più di una volta - intervenendo sull'Irpef ci potrebbero essere dei problemi". L'emendamento sarà pronto entro domani e - concessione data al padrone di casa - lo scriverà il Cavaliere.
Nonostante l'intesa sul fisco, il capitolo rimpasto è stato rinviato alla prossima settimana. "Io - ha premesso in apertura Fini - non voglio parlarne, non voglio parlare degli Esteri. Ma solo delle tasse. Non ci deve essere nessun abbinamento". "In effetti - gli ha fatto eco il ministro leghista delle Riforme - prima si fanno le tasse, poi mettiamo mano al resto". Una pagina che a questo punto rischia di assumere tutt'altro colore. Perché anche ieri sera l'inquilino di Palazzo Chigi ha avvertito: "C'è tempo, e voglio fare il minimo possibile".
La giornata, però, si era aperta nel peggiore dei modi. Con lo scivolone della Cdl alla Camera. "E' una vergogna. Hanno offerto uno spettacolo desolante - si è sfogato Berlusconi con i suoi - Tutte quelle assenze sono incredibili. Nell'Udc e in An le percentuali di presenza sono ridicole. Ma anche in Forza Italia...". Ha puntato l'indice contro gli assenteisti, sicuro che si fosse trattato di una vera e propria manovra. Magari per lanciare un messaggio in vista del vertice di maggioranza notturno. Non per niente anche Domenico Siniscalco non ha usato mezzi termini al riguardo: "E' stata una pistolettata".
La debacle è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I due faccia a faccia della mattina con il ministro dell'Economia sono stati tesissimi. Al limite della rottura, personale e politica. Nel primo incontro, infatti, il titolare del Tesoro si era presentato a Via del Plebiscito con una bozza che ha fatto saltare sulla sedia il premier facendo però prevedere quello che è accaduto nella notte. "Ora mi sono stufato - ha scandito gelidamente Berlusconi - tu mi devi mettere in condizione di fare una riforma fiscale vera, con importi veri. Altrimenti finisce tutto....".
La tensione a Palazzo Grazioli si tagliava con il coltello. Siniscalco ha quindi lasciato il colloquio e poco dopo è tornato dal Cavaliere cercando di rassicurarlo e mettendo sul tavolo due soluzioni diverse: un "minima" che lascia in ordine i conti pubblici ed una "massima", l'unica in grado di dare la cosiddetta "scossa" all'Economia che però Siniscalco giudica un azzardo. "Soluzioni intermedie - è la sua opinione - a questo punto non servono".
Il nervosismo è calato solo per poco. L'incidente di Montecitorio ha fatto ritornare la fibrillazione. Il presidente del Consiglio se l'è presa con gli alleati. "Voi mi dite che è stato un incidente? Bene, ci voglio credere - è stato il suo ragionamento - però ora basta. Adesso sulla Finanziaria voglio un percorso netto. Così non si può andare avanti. Alla prossima, l'opposizione organizzerà il finimondo, si appellerà alla Costituzione. E noi che facciamo? Scriverò una lettera ai sottosegretari per richiamarli al senso del dovere e dello Stato". Per il premier, però, la "figuraccia" alla Camera si può trasformare anche in un "colpo di frusta": "se tutti dicono che si deve saltare l'ostacolo, allora si fa tutto".
Che il braccio di ferro sul fisco fosse direttamente legato a quel che è accaduto in aula alla Camera, lo ha fatto capire anche Siniscalco. "E' stata una pistolettata - è esploso con i rappresentanti della maggioranza - ed è chiaro che questo voto avrà delle conseguenze politiche. L'unica cosa positiva è che questo emendamento mi evita l'assalto alla diligenza". E anche sul dissidio con Palazzo Chigi ha ripetuto: "Ho la coscienza a posto. Berlusconi è preoccupato perché sa che deve fare qualcosa ma le risorse sono poche". I dubbi di Siniscalco si poggiano anche su un altro interrogativo rivolto ieri ai partner: "Chi mi garantisce che non riaccadrà quello che è successo oggi?".
Adesso il Cavaliere sul rimpasto vuole prendere tempo. Sa che il Quirinale non è disponibile ad un rimpastone senza una crisi formale e tenta di limitare i ritocchi. E anche la nomina di Fini alla Farnesina non è più sicura come prima. Di questo hanno parlato nel vertice a tre Berlusconi-Fini-Follini dopo la riunione collegiale.
(10 novembre 2004)
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Al vertice notturno della Cdl passa la mediazione di Calderoli
L'ira del premier per il ko sulla Finanziaria, scontro con Siniscalco
Berlusconi cede sull'Irpef
slitta anche il rimpasto
di CLAUDIO TITO
Silvio Berlusconi
ROMA - Slitta il rimpasto, e slitta al 2006 anche il taglio alle aliquote Irpef. Dopo oltre tre ore di vertice, la Casa delle libertà trova una piattaforma di intesa sulla riforma fiscale. Ma inverte la proposta base avanzata in questi mesi da Silvio Berlusconi sul fisco. Il premier ha dovuto accettare la mediazione del leghista Roberto Calderoli. Spalleggiato dal ministro Siniscalco, da Gianfranco Fini e Marco Follini. Nel 2005, infatti, le aliquote Irpef non verranno toccate: ci sarà il taglio dell'Irap per le piccole imprese e per le grandi attraverso gli investimenti nella ricerca. Le famiglie poi potranno usufruire di sgravi per un miliardo di euro. L'Irpef è una questione demandata all'anno successivo.
"Io veramente avrei preferito fare il contrario - ha ripetuto il premier senza nascondere una certa insoddisfazione - ma se l'unica strada è quella di privilegiare la competitività...". Insomma il Cavaliere ha fatto buon viso a cattivo gioco. E anche il ministro dell'Economia ha fatto di tutto per avallare il progetto Calderoli. "Dobbiamo fare attenzione - ha detto più di una volta - intervenendo sull'Irpef ci potrebbero essere dei problemi". L'emendamento sarà pronto entro domani e - concessione data al padrone di casa - lo scriverà il Cavaliere.
Nonostante l'intesa sul fisco, il capitolo rimpasto è stato rinviato alla prossima settimana. "Io - ha premesso in apertura Fini - non voglio parlarne, non voglio parlare degli Esteri. Ma solo delle tasse. Non ci deve essere nessun abbinamento". "In effetti - gli ha fatto eco il ministro leghista delle Riforme - prima si fanno le tasse, poi mettiamo mano al resto". Una pagina che a questo punto rischia di assumere tutt'altro colore. Perché anche ieri sera l'inquilino di Palazzo Chigi ha avvertito: "C'è tempo, e voglio fare il minimo possibile".
La giornata, però, si era aperta nel peggiore dei modi. Con lo scivolone della Cdl alla Camera. "E' una vergogna. Hanno offerto uno spettacolo desolante - si è sfogato Berlusconi con i suoi - Tutte quelle assenze sono incredibili. Nell'Udc e in An le percentuali di presenza sono ridicole. Ma anche in Forza Italia...". Ha puntato l'indice contro gli assenteisti, sicuro che si fosse trattato di una vera e propria manovra. Magari per lanciare un messaggio in vista del vertice di maggioranza notturno. Non per niente anche Domenico Siniscalco non ha usato mezzi termini al riguardo: "E' stata una pistolettata".
La debacle è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I due faccia a faccia della mattina con il ministro dell'Economia sono stati tesissimi. Al limite della rottura, personale e politica. Nel primo incontro, infatti, il titolare del Tesoro si era presentato a Via del Plebiscito con una bozza che ha fatto saltare sulla sedia il premier facendo però prevedere quello che è accaduto nella notte. "Ora mi sono stufato - ha scandito gelidamente Berlusconi - tu mi devi mettere in condizione di fare una riforma fiscale vera, con importi veri. Altrimenti finisce tutto....".
La tensione a Palazzo Grazioli si tagliava con il coltello. Siniscalco ha quindi lasciato il colloquio e poco dopo è tornato dal Cavaliere cercando di rassicurarlo e mettendo sul tavolo due soluzioni diverse: un "minima" che lascia in ordine i conti pubblici ed una "massima", l'unica in grado di dare la cosiddetta "scossa" all'Economia che però Siniscalco giudica un azzardo. "Soluzioni intermedie - è la sua opinione - a questo punto non servono".
Il nervosismo è calato solo per poco. L'incidente di Montecitorio ha fatto ritornare la fibrillazione. Il presidente del Consiglio se l'è presa con gli alleati. "Voi mi dite che è stato un incidente? Bene, ci voglio credere - è stato il suo ragionamento - però ora basta. Adesso sulla Finanziaria voglio un percorso netto. Così non si può andare avanti. Alla prossima, l'opposizione organizzerà il finimondo, si appellerà alla Costituzione. E noi che facciamo? Scriverò una lettera ai sottosegretari per richiamarli al senso del dovere e dello Stato". Per il premier, però, la "figuraccia" alla Camera si può trasformare anche in un "colpo di frusta": "se tutti dicono che si deve saltare l'ostacolo, allora si fa tutto".
Che il braccio di ferro sul fisco fosse direttamente legato a quel che è accaduto in aula alla Camera, lo ha fatto capire anche Siniscalco. "E' stata una pistolettata - è esploso con i rappresentanti della maggioranza - ed è chiaro che questo voto avrà delle conseguenze politiche. L'unica cosa positiva è che questo emendamento mi evita l'assalto alla diligenza". E anche sul dissidio con Palazzo Chigi ha ripetuto: "Ho la coscienza a posto. Berlusconi è preoccupato perché sa che deve fare qualcosa ma le risorse sono poche". I dubbi di Siniscalco si poggiano anche su un altro interrogativo rivolto ieri ai partner: "Chi mi garantisce che non riaccadrà quello che è successo oggi?".
Adesso il Cavaliere sul rimpasto vuole prendere tempo. Sa che il Quirinale non è disponibile ad un rimpastone senza una crisi formale e tenta di limitare i ritocchi. E anche la nomina di Fini alla Farnesina non è più sicura come prima. Di questo hanno parlato nel vertice a tre Berlusconi-Fini-Follini dopo la riunione collegiale.
(10 novembre 2004)