Aumentano ora le tasse per poi abbassarcele

stavo giusto leggendo fo :( adesso il rinvio è al 2006 :eek:
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Al vertice notturno della Cdl passa la mediazione di Calderoli
L'ira del premier per il ko sulla Finanziaria, scontro con Siniscalco
Berlusconi cede sull'Irpef
slitta anche il rimpasto
di CLAUDIO TITO


Silvio Berlusconi

ROMA - Slitta il rimpasto, e slitta al 2006 anche il taglio alle aliquote Irpef. Dopo oltre tre ore di vertice, la Casa delle libertà trova una piattaforma di intesa sulla riforma fiscale. Ma inverte la proposta base avanzata in questi mesi da Silvio Berlusconi sul fisco. Il premier ha dovuto accettare la mediazione del leghista Roberto Calderoli. Spalleggiato dal ministro Siniscalco, da Gianfranco Fini e Marco Follini. Nel 2005, infatti, le aliquote Irpef non verranno toccate: ci sarà il taglio dell'Irap per le piccole imprese e per le grandi attraverso gli investimenti nella ricerca. Le famiglie poi potranno usufruire di sgravi per un miliardo di euro. L'Irpef è una questione demandata all'anno successivo.

"Io veramente avrei preferito fare il contrario - ha ripetuto il premier senza nascondere una certa insoddisfazione - ma se l'unica strada è quella di privilegiare la competitività...". Insomma il Cavaliere ha fatto buon viso a cattivo gioco. E anche il ministro dell'Economia ha fatto di tutto per avallare il progetto Calderoli. "Dobbiamo fare attenzione - ha detto più di una volta - intervenendo sull'Irpef ci potrebbero essere dei problemi". L'emendamento sarà pronto entro domani e - concessione data al padrone di casa - lo scriverà il Cavaliere.

Nonostante l'intesa sul fisco, il capitolo rimpasto è stato rinviato alla prossima settimana. "Io - ha premesso in apertura Fini - non voglio parlarne, non voglio parlare degli Esteri. Ma solo delle tasse. Non ci deve essere nessun abbinamento". "In effetti - gli ha fatto eco il ministro leghista delle Riforme - prima si fanno le tasse, poi mettiamo mano al resto". Una pagina che a questo punto rischia di assumere tutt'altro colore. Perché anche ieri sera l'inquilino di Palazzo Chigi ha avvertito: "C'è tempo, e voglio fare il minimo possibile".


La giornata, però, si era aperta nel peggiore dei modi. Con lo scivolone della Cdl alla Camera. "E' una vergogna. Hanno offerto uno spettacolo desolante - si è sfogato Berlusconi con i suoi - Tutte quelle assenze sono incredibili. Nell'Udc e in An le percentuali di presenza sono ridicole. Ma anche in Forza Italia...". Ha puntato l'indice contro gli assenteisti, sicuro che si fosse trattato di una vera e propria manovra. Magari per lanciare un messaggio in vista del vertice di maggioranza notturno. Non per niente anche Domenico Siniscalco non ha usato mezzi termini al riguardo: "E' stata una pistolettata".

La debacle è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I due faccia a faccia della mattina con il ministro dell'Economia sono stati tesissimi. Al limite della rottura, personale e politica. Nel primo incontro, infatti, il titolare del Tesoro si era presentato a Via del Plebiscito con una bozza che ha fatto saltare sulla sedia il premier facendo però prevedere quello che è accaduto nella notte. "Ora mi sono stufato - ha scandito gelidamente Berlusconi - tu mi devi mettere in condizione di fare una riforma fiscale vera, con importi veri. Altrimenti finisce tutto....".

La tensione a Palazzo Grazioli si tagliava con il coltello. Siniscalco ha quindi lasciato il colloquio e poco dopo è tornato dal Cavaliere cercando di rassicurarlo e mettendo sul tavolo due soluzioni diverse: un "minima" che lascia in ordine i conti pubblici ed una "massima", l'unica in grado di dare la cosiddetta "scossa" all'Economia che però Siniscalco giudica un azzardo. "Soluzioni intermedie - è la sua opinione - a questo punto non servono".

Il nervosismo è calato solo per poco. L'incidente di Montecitorio ha fatto ritornare la fibrillazione. Il presidente del Consiglio se l'è presa con gli alleati. "Voi mi dite che è stato un incidente? Bene, ci voglio credere - è stato il suo ragionamento - però ora basta. Adesso sulla Finanziaria voglio un percorso netto. Così non si può andare avanti. Alla prossima, l'opposizione organizzerà il finimondo, si appellerà alla Costituzione. E noi che facciamo? Scriverò una lettera ai sottosegretari per richiamarli al senso del dovere e dello Stato". Per il premier, però, la "figuraccia" alla Camera si può trasformare anche in un "colpo di frusta": "se tutti dicono che si deve saltare l'ostacolo, allora si fa tutto".

Che il braccio di ferro sul fisco fosse direttamente legato a quel che è accaduto in aula alla Camera, lo ha fatto capire anche Siniscalco. "E' stata una pistolettata - è esploso con i rappresentanti della maggioranza - ed è chiaro che questo voto avrà delle conseguenze politiche. L'unica cosa positiva è che questo emendamento mi evita l'assalto alla diligenza". E anche sul dissidio con Palazzo Chigi ha ripetuto: "Ho la coscienza a posto. Berlusconi è preoccupato perché sa che deve fare qualcosa ma le risorse sono poche". I dubbi di Siniscalco si poggiano anche su un altro interrogativo rivolto ieri ai partner: "Chi mi garantisce che non riaccadrà quello che è successo oggi?".

Adesso il Cavaliere sul rimpasto vuole prendere tempo. Sa che il Quirinale non è disponibile ad un rimpastone senza una crisi formale e tenta di limitare i ritocchi. E anche la nomina di Fini alla Farnesina non è più sicura come prima. Di questo hanno parlato nel vertice a tre Berlusconi-Fini-Follini dopo la riunione collegiale.


(10 novembre 2004)
 
ormai è meglio di una fiction tv :eek:


da www.ilsole24ore.com:

«Finanziaria solida, non mi dimetto»
Siniscalco difende i conti. Marzano attacca: mette a disagio il premier.

di Dino Pesole


Prima le bordate di Lega e Udc sulla bozza di emendamento fiscale messa a punto dai suoi uffici venerdì scorso. Poi la freddezza, se non l'ostilità di Forza Italia. Quindi Giulio Tremonti che in un'intervista parla di Finanziaria «molto meno solida di quel che si dice» e prevede una manovra correttiva a breve. Siniscalco sulla graticola, agnello sacrificale di questo lungo braccio di ferro nella maggioranza sui tagli fiscali? Ce n'era abbastanza per una replica. E Domenico Siniscalco ha scelto Bruxelles per puntualizzare il suo punto di vista. Senza per questo evitare un ulteriore duro attacco che gli arriva in serata dal ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano. Dichiarazioni preparate con cura quelle di Siniscalco (che in serata ha anticipato il rientro a Roma per seguire da vicino la partita sui tagli fiscali), tanto che il ministro arriva dai giornalisti con una dichiarazione scritta, in cui difende l'impianto della manovra, che continua a ritenere «ferma, solida, credibile». Poi il fuoco di fila delle domande.

Prima di tutto, il ministro annuncia che non ha «alcuna intenzione di dimettersi», che al vertice tecnico in corso al ministero dell'Economia sulle ulteriori correzioni da apportare all'emendamento, seguirà «molto presto» il vertice politico dei leader della Casa delle libertà. Miglioramenti al testo da lui messo a punto venerdì (e illustrato a Silvio Berlusconi) sono possibili e anzi Siniscalco si dice "pronto" ad accoglierli, con il vincolo assoluto dei saldi concordati nell'ultimo vertice politico di maggioranza. Come dire che si può rivedere la distribuzione degli sconti fiscali diretti alle famiglie (1 miliardo), come chiede l'Udc, si può e probabilmente si deve apportare robusti ritocchi al capitolo relativo all'Irap, come chiede An, ma gli sgravi complessivi sono quelli definiti (3,58 miliardi, cui andranno ad aggiungersi le risorse per il pubblico impiego).

Anche sulla copertura è possibile intervenire. In particolare si può ritoccare la previsione di un taglio del 2% nel biennio 2006-2007 al personale della scuola: «Se ho ben compreso stiamo discutendo di un intervento che riguarda il 2006. In questi giorni ho parlato con il ministro Moratti e le ho detto che stiamo studiando se questo possa essere sostituito da altri all'interno dei saldi». Sui conti pubblici, Siniscalco esclude che vi sia il rischio di una manovra correttiva nel 2005, come appunto ha paventato il suo predecessore. Ma al termine dell'Eurogruppo, il commissario Joaquim Almunia ha ricordato che la Commissione sarebbe «più rilassata», se non ci fosse il pacchetto fiscale addizionale al bilancio. Con il ministro Siniscalco ci sentiremo al telefono».

Il Fondo monetario - ha spiegato Siniscalco, replicando indirettamente a Tremonti - «parla di una differenza di 5 miliardi, dovuti per metà alla minore crescita e per metà all'inclusione o esclusione dell'Anas dal perimetro della Pubblica amministrazione. Chi ha sostenuto il contrario lo ha fatto sulla base dei documenti del Fondo monetario e della Commissione europea che invece dicono che i target sono appropriati e che il metodo è appropriato». Spiegazioni che non bastano a placare le ire dei ministri di Fi. Primo fra tutti Antonio Marzano, che sferra un pesante attacco a Siniscalco, pur rivolgendo genericamente le sue critiche ai «tecnici del Tesoro». «Hanno messo il premier in condizioni di disagio» sostiene il ministro delle Attività produttive, perché gli hanno «reiteratamente» fatto annunciare tagli fiscali per i quali solo adesso si scopre che non ci sono le risorse.

Per di più, aggiunge Marzano, continuano a «tacere» sul Ddl per la competitività. E ce n'è anche per la decisione di Siniscalco di mantenere la carica di dg del Tesoro: «Non sarebbe il caso di rafforzare la squadra dei tecnici dell'Economia con la figura di un direttore generale del Tesoro piuttosto che rafforzare la squadra di Governo?» chiede polemicamente il ministro. Al cahier de doleances aggiunge righe il viceministro dell'Economia Gianfranco Miccichè, che sul capitolo Sud giunge a minacciare le dimissioni: «Se l'Irap viene coperta con una sola lira dei soldi per il Sud non rimango al governo. Io ho la delega per il Sud e se ci sono le condizioni per difendere il Sud sto al governo, altrimenti lascio».

16 novembre 2004
 
Tecnici e politici

Dal Corriere della Sera del 18/11/2004:

Tecnici e politici

Incapace da mesi di compiere delle scelte in materia di tasse e di spesa, il governo cerca di convincerci che la colpa è dell'Europa e dei mercati, che avrebbero sottratto al Parlamento il suo potere più incisivo, tassare i cittadini e spendere il denaro pubblico. E quando questo non basta, se la prende con i cosiddetti «tecnici» il ministro dell'Economia e il Ragioniere generale dello Stato, accusati di non avere una visione abbastanza creativa dell'aritmetica. Sono evidentemente errori gravi.

Berlusconi lamenta i vincoli che l'euro impone al bilancio pubblico, ma non si chiede quale sarebbe in questi giorni il livello dei nostri tassi di interesse se fossimo fuori dall'unione monetaria. È impaziente quando il ministro dell’Economia gli ricorda che è necessario rassicurare le agenzie di rating, e sembra dimenticare che metà dei nostri titoli pubblici è detenuta all’estero. La capacità del Tesoro di rifinanziare, mese dopo mese, una quantità di debito che è superiore al reddito nazionale dipende dalla percezione che dell'Italia hanno i grandi investitori internazionali, i quali non sono gnomi cattivi, ma persone pagate per proteggere i risparmi delle famiglie. Dove sarebbero i nostri tassi di interesse se quegli investitori scomparissero?

Il ministro dell'Economia e il Ragioniere generale dello Stato potranno apparire noiosi, come noiosa è talvolta l'aritmetica, ma il loro compito (ingrato) è tenere aperti ai titoli del Tesoro i mercati internazionali, facendosi garanti dei nostri conti pubblici.

Ma soprattutto non è vero che i vincoli europei abbiano sottratto al Parlamento il suo potere maggiore, il controllo della politica fiscale. L'euro non ha ridotto la discrezionalità della politica sull'allocazione del bilancio pubblico - cioè su quanto e come spendere e quanto tassare - e ha ampliato, non ristretto, le risorse finanziarie a disposizione. Oggi gli interessi sul debito pubblico assorbono il 5 per cento del reddito che il Paese produce: fuori dall'euro ed esclusi dai mercati internazionali, quella cifra sarebbe molto più elevata, e di altrettanto si ridurrebbero le risorse disponibili per investire.

Da mesi il ministro dell'Economia illustra ai suoi colleghi il ventaglio delle scelte possibili, che non è illimitato ma lascia comunque alla politica ampia discrezionalità. Si può approvare una legge finanziaria sostanzialmente neutrale, che si limita a contenere la crescita delle spese entro limiti coerenti con la crescita dell'economia. Oppure si può essere più ambiziosi e puntare ad una riduzione della pressione fiscale. In questo caso si possono percorrere due vie: compensare il minor gettito riducendo alcune spese, oppure modificare l'allocazione del prelievo fiscale, tassando di meno i redditi da lavoro e di più le rendite finanziarie e immobiliari. Si tratta, evidentemente, di scelte che competono alla politica perché favoriscono alcuni a scapito di altri e interessi diversi hanno diverse rappresentanze politiche.

La verità è che il governo è ricorso all'alibi dei «tecnici ottusi» non perché stretto entro vincoli impossibili, ma semplicemente perché non ha il coraggio di compiere le scelte per le quali è stato eletto.

Francesco Giavazzi
 
Sempre più appassionante...
da www.ilsole24ore.com:

Berlusconi sfida gli alleati: "Subito la riforma Irpef o si vota"

Il presidente del Consiglio: pronto un maxiemendamento alla manovra per ridurre l'Irpef a partire dal pèrimo gennaio 2005.

Da Bratislava, dove si trova per una serie di incontri bilaterali, Berlusconi rompe gli indugi sulla partita che gli sta più a cuore, quella sulla riduzione delle tasse. E lo fa mettendo alla corda gli alleati. Alla domanda dei giornalisti se consideri dirimente per il futuro del Governo il taglio delle tasse ha così risposto: «Assolutamente. Non ci sarebbe un Berlusconi bis con una nuova formulazione di governo. Per Forza Italia ci sarebbe una domanda di nuove elezioni e si presenterebbe alle elezioni senza supportarsi con alcuni alleati che non vedono nella riduzione delle tasse una manovra economica necessaria». Ilpresidente del Consiglio ha inoltre aggiunto che è pronto un maxiemendamento alla Finanziaria da presentare nella prossima settimana che prevede una riduzione delle aliquote a partire dal 2005. Ora il problema è il reperimento delle risorse, ha aggiunto Berlusconi, che ha respinto l'ipotesi di uno sfodamento del 3% del rapporto deficit/pil

19 novembre 2004
 
le ultime danno che per le nuove elezioni Forza Italia cambia nome e gareggia da sola come Forza Silvio :eek: :D


FI:ESULTA POPOLO E-MAIL,E VAI ZIO SILVIO TAGLIA L'IRPEF/ANSA
(ANSA) - ROMA, 19 NOV - Berlusconi torna al taglio dell'Irpef
nel 2005 ed esplode l'entusiasmo tra gli azzurri del 'popolo
delle E-Mail' che ha archiviato in men che non si dica l'ira dei
giorni scorsi per il "tradimento" sulle tasse, riabbracciando
idealmente il premier con messaggi di giubilo che hanno invaso
lo 'spazio azzurro'' del sito di Forza Italia .
Accanto al plauso nei confronti del premier per aver
impugnato l'originaria bandiera fiscale che vede il taglio
dell'Irpef subito, la soddisfazione per la "sconfitta" degli
alleati "traditori", An e Udc. Non manca chi avanza proposte e
suggerimenti per aiutare Berlusconi a trovare la copertura per
procedere all'abbattimento dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche. I 'festeggiamenti' sul sito azzurro sono
coronati dalla proposta di 'Frankperry' che chiede una
manifestazione nazionale a Roma di tutta la Cdl unita.
Si firma "Giovanni in estasi" un fan del taglio delle tasse
che scrive: "Grande Silvio! Fagli un... così ai traditori
nostalgici della spesa pubblica! W l'Irpef nel 2005!!! A Fini
altro che Esteri! Dategli il ministero del Pubblico Egoismo".
Segue a ruota Fabio: "Tieni duro Silvio, mai come ora hai il
dovere di portare a casa il risultato". "Coraggio zio Silvio"
gli fa eco un altro supporter del premier.
Anche Laura Lodigiani sprona Berlusconi con un "Presidente
tenga duro sulla riduzione delle tasse e torni al suo progetto
originale, lei è nel giusto". Incoraggiamenti anche dal
"Crociato": "Forza Silvio che ce la fai. Manda per il mondo
Fini e affini. Abbassa le tasse da subito, sarai ringraziato per
l'eternità dal vero popolo che ti vuole bene".
"Al dunque il grande Silvio - scrive Dario Lazzarino - fa
sempre la cosa giusta. Mandi al diavolo An e Ccd: hanno più
loro da rimetterci. Presidente tenga il punto siamo con lei".
In linea anche Camillo La Bua: "Tenga forte presidente e vada
avanti così, con un segnale forte per il cambiamento".
Messaggio di gioia per il Cavaliere ritrovato da Giovanni P.
Clementi: "Forza Cavaliere, la mia famiglia è tutta con lei.
Mantenga fede ai patti e noi le saremo vicini come lo siamo
sempre stati fin dal primo incontro.".
Si firma "TheSwot' un elettore pentito di An: "Fini senza
Berlusconi cosa crede di fare? Ho votato An alle europee. Un
errore che non commetterò più. Forza Silvio abbassa l'Irpef.
Minacciali con le tue dimissioni".
"Ancora una volta grazie presidente per quello che fa
nonostante gli alleati. dio la conservi, Siamo con lei con
immutato affetto", scrivono Mariano e Rossana.
"Forza Silvio non mollare metti con le spalle al muro Fini
non cedere sul taglio delle tasse nel 2005: taglio tasse 2005
uguale vittoria assicurata alle politiche 2006", è il
messaggio di Matteo.
Anche Mario sprona: "Silvio tieni duro, sei sulla strada
giusta. Le tasse vanno abbassate: che libertà può esserci se
lo Stato ti porta via la maggior parte di ciò che produci?". E
ancora: "Presidente non ceda a Fini, sia irremovibile, gli
italiani sono con lei. A Fini e Follini ricordi che i patti
vanno rispettati. Gli elettori ben ricordano", ammonisce
'azzurranelmondo'.
Segue poi il capitolo delle proposte e dei suggerimenti per
finanziare il taglio dell'Ipef: "Signor presidente finanzi la
riduzione dell'Irpef anche dimezzando gli stipendi e i
rimborsi-spese di parlamentari e consiglieri regionali: 1
miliardo di euro l'anno". "Inasprire le sanzioni gravi del
codice della strada e intervenire sui tantissimi enti inutili".
Maria Sardegna scrive: "Giù tutti gli stipendi agli onorevoli,
senatori, consiglieri presidenti di regioni e province, sindaci
magistrati, almeno il 25%". Antonio propone di "ridurre
l'indennità a tutti gli amministratori del 10% per trovare
fondi per l'Irpef". E Luciana prende di mira le autoblù:
"Visto che ci servono i soldi, bisogna garantirle solo alle 5
alte cariche dello stato". (ANSA).
 
italiane, italiani... udite udite... pare che stavolta abbian deciso :rolleyes:

Dal sito del Corriere della sera

Intesa sulle tasse: tre aliquote, tagli per 6 milioni
Tre fasce: 23%, 33% e 39% con un contributo del 4% in più per redditi oltre i 100mila euro. Le ipotesi di copertura

ROMA - L'intesa, tecnica e politica, della Cdl è stata raggiunta: la riduzione delle imposte sulle persone fisiche, a partire dal 2005 si farà. I tagli per compensare i mancati introiti, ammonteranno a regime a 6 miliardi di euro su base annua. Il costo nel 2005 sarà più basso, un po' più alto nel 2006 ed entrerà a regime nel 2007. I tagli riguarderanno principalmente l'Ire (ex Irpef) ma anche l'Irap, l'imposta sulle imprese (ma solo per 550 milioni di euro). I tagli alle tasse, per un valore di mezzo punto di Pil, verranno introdotti con un maxiemendamento alla Finanziaria che va domani all'esame in Consiglio dei Ministri. «È passata l'impostazione Siniscalco» riferisce uno dei partecipanti all'utlima riunione tecnica. Le ipotesi fatte fino a ieri si riferivano infatti a un taglio che superava i 9 miliardi di di euro. Ma evidentemente il reperimento delle risorse (in sostanza: la possibilità di tagliare le spese) erano più ridotte.

ALIQUOTE E COPERTURA - La riduzione fiscale avverrà con la definizione di tre sole aliquote: 23%, 33% e 39%. Ma viene inserito un «contributo di solidarietà» del 4% per i redditi che superano i 100mila euro. Il provvedimento comporterà scelte precise tuttavia, sul versante dei «risparmi» che lo Stato è obbligato a fare. Le ipotesi fatte fino alla vigilia dell'accordo riguardavano varie ed eterogenee iniziative. Si va dall'aumento dell'Iva e delle sigarette, all'estensione in tutte le regioni del ticket per le medicine. Certo, è stato promesso che si ridurranno le auto blu, ma non saranno questi i fondi più consistenti e determinanti. Anche l'allungamento dei termini dell'ultimo condono edilizio è nei piani annunciati fino a ieri. Però è una valutazione virtuale, visto che finora il condono ha dato meno del previsto. Restano i minori trasferimenti dallo Stato (meno soldi alle Ferrovie, che certo già ora non sono in ottima salute), meno disponibilità per la cassa integrazione e ulteriore chiusura di «finestre» per le pensione degli ultimi «fortunati» che possono lasciare il lavoro prima dei termini della riforma.

25 novembre 2004 - Corriere.it
 
Una semplice (si fa per dire :lol:) tabella del sole 24 ore:

[file:729bbc3c70]http://www.investireoggi.it/phpBB2/allegati/1101890971tabellasole24ore-ire_risparmi_modulo2.pdf[/file:729bbc3c70]

ed un articolo odierno, sempre dal sito del Sol 24 Ore:

Tasse, giallo su chi guadagna dai tagli
La relazione: per il 59% non cambia nulla La replica: hanno già avuto. «Con il primo modulo benefici per 28,6 milioni di persone». «Sono 13,2 milioni gli esenti da imposta» Clausola per 13mila «sfavoriti».

di Dino Pesole


Esordio con giallo e polemiche al Senato per l'emendamento fiscale approvato venerdì notte dal Governo. La relazione tecnica redatta dalla Ragioneria stima, infatti, in 15,6 milioni (il 40,7% del totale) i contribuenti che a vario titolo riceveranno benefici dal taglio delle tasse nel 2005 (6 miliardi per l'Ire, 500 milioni per l'Irap). Il risparmio medio per l'Ire è quantificato in 369 euro pro capite, poco più di 30 euro al mese, per un costo per l'erario di 4,26 miliardi nel 2005, 6,69 nel 2006, 5,98 nel 2007. I contribuenti "sfavoriti" — si legge ancora nella relazione tecnica — sono 13mila, in gran parte single e incapienti, «con un aggravio pro capite di 50 euro», mentre per 22,7 milioni di contribuenti (59,3%) «non si manifestano modifiche di rilievo».
Cifre che sembravano correggere l'informazione «meno tasse per tutti i redditi» fornita in precedenza dal Governo, tanto che il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas ha ipotizzato in tarda mattinata un "errore" nei calcoli della relazione tecnica. In serata, il ministero dell'Economia, sotto forma di integrazione alla Relazione tecnica, ha offerto ulteriori elementi di valutazione e analisi. In primo luogo, si osserva come il «primo modulo» dell'Irpef introdotto nel 2003 (5,5 miliardi a beneficio dei redditi fino a 25mila euro) abbia prodotto benefici per 28,6 milioni di contribuenti (il 74,7% del totale).
In secondo luogo, Via XX Settembre precisa che i 13mila soggetti sfavoriti potranno avvalersi della «clausola di salvaguardia» e, dunque, optare per il regime precedente, se più favorevole. Quanto, infine, al 59,3% che non otterrà modifiche di prelievo, si osserva come 13,2 milioni siano «già del tutto esenti da imposta», mentre il restante 40% «ha comunque beneficiato del primo modulo». Un'annotazione conclusiva sulla «no tax area»: l'emendamento all'esame del Senato fa aumentare di 280mila unità il numero dei soggetti esenti da tassazione. È l'effetto dell'incremento della no tax area da 7.500 euro a 14mila euro della quale beneficeranno i redditi fino a 78mila euro.
Nella selva di numeri e tabelle, emerge questa stima degli effetti attesi dalla rimodulazione delle aliquote: consumi in aumento per 4,5 miliardi che propizierebbero un aumento dell'Iva per 591 milioni. Quanto ai • maggiori risparmi, la stima è di 1,4 miliardi che, investiti al 3% annui (con tassazione al 12,5%), produrrebbero un maggior gettito di 5,4 milioni. Effetti complessivi certamente non dirompenti, in linea con le limitate risorse messe in campo, come ha osservato il premier Silvio Berlusconi: per ottenere effetti più marcati sull'economia occorrerebbe ben altro di un taglio fiscale dello 0,5% del Pil. Giova peraltro ricordare che il primo modulo Irpef non ebbe nel 2003 grandi effetti dal punto di vista dell'incremento dei consumi, come attesta il dato finale Istat sui consumi delle famiglie (+1,7%).
Molto peseranno le aspettative, il clima complessivo, la congiuntura internazionale, nonché l'andamento dei conti pubblici.
Al momento si registra dall'opposizione un fuoco di fila di accuse al Governo, per aver magnificato una riforma dagli effetti modesti: per i Ds Laura Pennacchi parla di «truffa», mentre per il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, si tratta di un intervento modesto «compensato dall'aumento di altre tasse». Tutti i contribuenti — replica Vegas — avranno benefici dalla riforma fiscale, «qualcuno in misura maggiore, altri in misura minore». E il ministro Domenico Siniscalco mette in risalto la deduzione ad hoc per le badanti (1.820 euro), definendola una «prima risposta a sostegno delle persone non autosufficienti, che sono circa 250 mila». Intervento che sarà finanziato dal contributo di solidarietà del 4% sui redditi che superino i 100mila euro. Dati che l'opposizione contesta in toto:inon autosufficienti in Italia «sono in realtà 2 milioni».
La modifica più rilevante riguarda le detrazioni d'imposta, che vengono trasformate in deduzioni dall'imponibile. Per il coniuge a carico lo sconto d'imposta è di 3.200 euro, mentre quella per ogni altro familiare a carico è di 2.900 euro. Per il figlio minore di 3 anni la deduzione è di 3.450 euro e, se portatore di handicap, è di 3.700 euro. Deduzione che decresce al crescere del reddito e si esaurisce a quota 78mila euro. Dunque, l'effetto complessivo della riforma fiscale 2005 si deve alla combinazione della no tax area, delle nuove deduzioni e delle tre aliquote base del 23% (fino a 26mila euro), del 33% da 26mila a 33.500 euro, del 39% oltre i 33.500 euro.
Gli economisti della «Voce.info», Massimo Baldini e Paolo Bosi, hanno calcolato che il 30% più povero delle famiglie italiane ottiene in media un risparmio annuo di circa 70-100 euro, le classi medie di circa 200 euro, «mentre il 30% più benestante ottiene un risparmio variabile tra i 500 e 1.200 euro». La conclusione è che il 20% più ricco «ottiene il 51% dei risparmi totali di imposta».

1 dicembre 2004
 

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