aumento delle rendite finanziarie al 26% pure i conti deposito grazie renzi

ottimista 2011

forza magico torino
L’aumento della tassazione al 26% non colpirebbe solo le obbligazioni, ma anche gli interessi sui conti correnti e i sui conti deposito, oltre che il prelievo sulla distribuzione di utili da partecipazioni (dividendi). Ne deriverebbe una distorsione abnorme del sistema che costringerebbe inevitabilmente i piccoli risparmiatori e le aziende a ridurre il livello di liquidità sui conti bancari e postali. Con conseguente ulteriore danneggiamento degli interessi delle banche che quei soldi li impiega per le attività ordinarie, per erogare finanziamenti, ecc. Risultato? Aumenterebbero gli interessi a carico dei consumatori o, indirettamente, i costi dei servizi bancari. L’aumento delle rendite al 26% è quindi una follia finanziaria, generata da una visione miope di incompetenti che stanno al governo. Anche perché aumentare ancora la pressione fiscale sul risparmio non porterà quegli introiti che il governo si prefigge di ottenere, come è stato per la precedente manovra di Monti o come è avvenuto con l’introduzione della Tobin Tax che ha allontanato gli investitori dalla borsa italiana.

Fuga all’estero, ...
 
insomma Renzi con una mano da e con l'altra prende
se anche arrivano 80 € in busta paga ne escono altrettanti
per non parlare di imposta casa, tabacchi, benzina etc...
 
TASI: altro " grande imbroglio ".

4 Aprile 2014 - 11:26
(ASCA) - Roma, 4 apr 2014 - ''Un ennesimo grande imbroglio si sta compiendo sulla Tasi, la nuova tassa, di natura patrimoniale, come ha spiegato la Corte dei Conti, che da quest'anno colpira' le abitazioni principali degli italiani in alcuni casi persino in misura maggiore della vecchia Imu''. Lo afferma in una nota Daniele Capezzone (FI), presidente della commissione Finanze della Camera che, insieme con la Bilancio, sta esaminando il Dl Enti locali comprensivo anche delle norme sulla Tasi.

''Governo e Associazione nazionale dei Comuni (Anci) - prosegue - avevano pubblicamente e ripetutamente giustificato l'aumento della Tasi di un ulteriore 0,8 per mille, con l'esigenza di finanziare detrazioni per la prima casa. Un'imposta leggermente piu' pesante ma allo scopo di alleviarne il peso su alcune famiglie, dicevano''. ''Ma ieri notte, nel corso dell'esame del testo, le cose sono andate molto diversamente. Non solo sono stati respinti i nostri emendamenti (che ovviamente ripresenteremo in Aula) per la soppressione integrale della tassa sulla prima casa (con nostra ineccepibile proposta di copertura: o con centralizzazione degli acquisti di beni e servizi della P.A o con taglio lineare di tali acquisti), ma e' stato bocciato perfino un nostro emendamento minimale che chiedeva ai Comuni almeno (ed era davvero il ...minimo sindacale!) di allegare ai bilanci un documento che dimostrasse e certificasse l'effettiva e integrale destinazione dello 0.8 aggiuntivo alle detrazioni''. Relatori e Governo, con la tecnica del ''carciofo'', cioe' sottraendo una foglia dopo l'altra, dapprima hanno chiesto di eliminare il voto del Consiglio comunale sul tema, poi la messa in Internet del documento, poi l'obbligo di certificazione e le relative responsabilita', e successivamente hanno chiesto di eliminare il riferimento all'integralita' della destinazione dello 0.8 alle detrazioni. Insomma, il tentativo e' stato quello di svuotare l'emedamento. Al nostro rifiuto, e quindi al momento del voto sulla versione integrale dell'emendamento, Governo e maggioranza lo hanno bocciato. Morale. Non solo i Comuni hanno ottenuto di poter usare come meglio credono i 500 milioni che al contrario nella legge di stabilita' erano vincolati a copertura delle detrazioni. Ora viene fuori che potranno usare liberamente anche l'aumento Tasi dello 0,8 per mille, destinandolo solo in parte alle detrazioni per la prima casa. In Aula daremo battaglia anche su questo punto: questo ulteriore aumento della Tasi e' stato chiesto, e concesso, allo scopo di alleggerire l'imposta sulla prima casa, o e' semplicemente un'ulteriore tosatura dei contribuenti?''.

Tasi: Capezzone(FI), altro grande imbroglio. Bocciati nostri emendamenti - ASCA.it
 
Tasse sui risparmi e sul mattone, nel mirino i nostri capitali. L'ira di Capezzone (Fi):

Antonio Signorini - Mar, 18/03/2014 - 08:26

Fino al 40% dei guadagni da risparmi d'ora in avanti se ne potrà andare in tasse e imposte. Il giro di vite del governo Renzi - al momento primo e unico - avrà effetti ben più pesanti sulle tasche dei contribuenti italiani rispetto a quelli immaginati e ci porterà dalle ultime alle prime posizioni nella classifica europea delle tasse sul risparmio.

Una tassazione al 26% sulle rendite finanziarie, non significa che la pressione fiscale si fermerà su questa soglia. Il Sole24ore ha messo in fila tutto quello che già grava sui risparmi e anche le novità. Ad esempio, un aspetto passato un po' in sordina come l'applicazione della stessa aliquota delle rendite finanziarie, il 26%, alle plusvalenze, cioè dei guadagni da capitale quando si cedono i titoli. Erano da poco passati dall'11 al 20 per cento.
Oltre all'imposta aumentata dal governo, restano tutti gli altri tributi. La Tobin Tax, il bollo e l'Ivafe per gli investimenti esteri. Poi la ritenuta sul deposito o sui titoli di stato. In tutto, su un deposito in azioni da 50mila euro che ha dato dividendi per 1.500 euro - è l'esempio riportato dal quotidiano economico - se ne andranno 540 euro. Il 36% del dividendo se lo prende il fisco e in caso di rendimenti più bassi, la percentuale sale fino al 40%.
Si dirà, eravamo il fanalino di coda delle imposte sul risparmio e ora ci siamo adeguati agli altri paesi europei. Sbagliato. Ancora una volta, l'Italia primeggia per scarsa trasparenza e si distingue per un livello di tasse da fine impero. La media europea è del 25%, ma le imposte sono quasi sempre progressive. Il livello massimo è della Francia, dove le imposte arrivano al 35%.

Unico investimento che il fisco favorisce, quello in titoli di Stato. La differenza con le aliquote delle altre rendite è notevole. La tassazione sulle cedole resta, per il momento, al 12,5% e questo, secondo gli operatori, sta creando una disparità e costringerà i risparmiatori a indirizzarsi verso investimenti improduttivi.
Per i conti pubblici è invece una buona notizia. Più investimenti privati sul debito pubblico significa una maggiore facilità nel collocare i titoli di Stato e quindi in tassi ancora più bassi. Poi gli effetti sulle entrate del fisco.
Gli investimenti finanziari sono ormai una voce importantissima del bilancio pubblico e hanno conosciuto un aumento simile a quello già sperimentato delle imposte sulla casa che nel 2014, secondo le famose stime di Confedilizia, arriveranno a 23-27 miliardi. Quelle sui risparmi sono passati dai 6,7 del 2011 ai 17,5 miliardi del 2013.

Di fatto una patrimoniale da 40 miliardi che colpisce ogni possibile forma di risparmio delle famiglie, dal mattone, ai fondi di investimenti ad azioni e titoli di Stato. Con il nuovo giro di vite di Renzi, si aggiungeranno altri 2-3 miliardi di euro.
«Siamo già oltre la patrimoniale da 40 miliardi invocata per anni dalla sinistra», protesta Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera ed esponente di Forza Italia. Il riferimento è appunto alla somma tra le tasse sul risparmio e quelle sul mattone, anche alla luce dalla stima fatte ieri da uno studio Federconsumatori-Creef, secondo le quale, per altro, la nuova Tasi si prospetta «come una vera e propria simil-Imu» che colpirà anche cinque milioni di famiglie che prima non pagavano l'imposta.

Il combinato disposto della Tasi e dell'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie annunciato dal governo, secondo Capezzone, «rischia di vanificare il positivo sforzo per rimettere 10 miliardi di euro nelle tasche di 10 milioni di italiani». Se le famiglie devono mettere in conto le nuove tasse per casa e risparmi, non ci sarà nessuna ripresa dei consumi.

La patrimoniale c'è già: vale 40 miliardi - IlGiornale.it
 

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