Austerità dell'Euro-deliri

Nel commentare l’accordo, Rehn ha ribadito ieri che una mutualizzazione dei debiti «deve essere associata a una maggiore disciplina di bilancio e integrazione» di politica economica. Le nuove regole sono il riflesso di un crescente controllo sulle politiche nazionali da parte di Bruxelles.

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Basta austerità elezioni italiane chiaro messaggio ai leader europeihttp://finanzanostop.finanza.com/20...-italiane-chiaro-messaggio-ai-leader-europei/

Stiglitz: Messaggio dall’Italia “Euro, o cambia oppure è meglio lasciarlo morire”

Mentre Bersani dimostra di non aver capito nulla sul pensiero del popolo italiano ” annunciando che piuttosto che con il PDL c’è la possibilità di un Governo Monti Amato (cioè i vampiri dei cittadini italiani).
Ecco l’articolo che chiarisce delle possibili direzioni e avverte…
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di Joseph Stiglitz, da Project Syndicate
Il risultato delle elezioni italiane dovrebbe dare un messaggio chiaro ai leader europei: gli elettori non tollerano le loro politiche di austerità assassine e a fafore solo delle banche.

Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso. Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari paesi è tutta un’altra questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso…

Mentre i leader europei si nascondono al mondo, la realtà è che gran parte dell’Unione europea è in depressione. La perdita di produzione in Italia dall’inizio della crisi è pari a quella registrata negli anni ’30.
Il tasso di disoccupazione giovanile in Grecia ha invece superato ora il 60%, mentre quello della Spagna è oltre il 50%.
Con la devastazione del capitale umano, il tessuto sociale europeo si sta lacerando ed il suo futuro è sempre più a rischio.
I dottori dell’economia dicono che il paziente deve lasciare che la malattia faccia il suo corso, mentre i leader politici che suggeriscono il contrario vengono accusati di populismo.
La realtà tuttavia è che la cura non sta funzionando e non c’è alcuna speranza che funzioni; o meglio che funzioni senza comportare danni peggiori di quelli causati dalla malattia. E ci vorrà un decennio o più per recuperare le perdite generate da questo processo di austerità.
In breve, non è stato né il populismo né la miopia che ha portato i cittadini a rifiutare le politiche che gli sono state imposte, ma è la modalità errata con cui sono state portate avanti.
Le risorse e i talenti dell’Europa (il suo capitale umano, fisico e naturale) sono gli stessi del periodo precedente alla crisi. Il problema è che le cure imposte stanno portando ad un significativo sottoutilizzo di tali risorse.
Qualsiasi sia la natura dei problemi dell’Europa, una risposta che comporti uno spreco di quest’entità non può rappresentare la soluzione.
La diagnosi semplicistica dei mali dell’Europa che sostiene che i paesi ora interessati dalla crisi stessero vivendo al di sopra delle loro possibilità, è evidentemente sbagliata almeno in parte.

Prima della crisi, infatti, sia la Spagna che l’Irlanda registravano un surplus fiscale ed un rapporto debito/PIL basso, e se la Grecia fosse stata l’unico problema a livello europeo, l’Europa avrebbe potuto gestirlo facilmente.
Ci sono una serie di politiche alternative in discussione che potrebbero funzionare. L’Europa ha bisogno di un maggiore federalismo fiscale e non solo di un sistema di supervisione centralizzato dei budget nazionali.
Ovviamente, l’Europa potrebbe non avere bisogno del sistema usato negli Stati Uniti che prevede un rapporto di due a uno della spesa federale rispetto alla spesa statale, ma necessita in ogni caso di una spesa maggiore a livello europeo invece dell’esiguo budget attuale dell’UE (ridotto ulteriormente dai sostenitori dell’austerità).
E’ poi necessaria un’unione bancaria, ma deve essere una vera unione con un unico sistema di assicurazione dei depositi, delle procedure risolutive ed un sistema di supervisione comune. Inoltre, sarebbero necessari gli Eurobond o uno strumento simile.

I leader europei riconoscono che senza la crescita il peso del debito continuerà a crescere e che le sole politiche di austerità sono una strategia anti-crescita. Ciò nonostante, sono passati diversi anni e non è stata ancora presentata alcuna proposta di una strategia per la crescita sebbene le sue componenti siano già ben note, ovvero delle politiche in grado di gestire gli squilibri interni dell’Europa e l’enorme surplus esterno tedesco che è ormai pari a quello della Cina (e più alto del doppio rispetto al PIL). In termini concreti, ciò implica un aumento degli stipendi in Germania e politiche industriali in grado di promuovere le esportazioni e la produttività nelle economie periferiche dell’Europa.
Quello che non può funzionare, almeno per gran parte dei paesi dell’eurozona, è una politica di svalutazione interna (ovvero una riduzione degli stipendi e dei prezzi) in quanto una simile politica aumenterebbe il peso del debito sui nuclei familiari, le aziende ed il governo (che detiene un debito prevalentemente denominato in euro). E con l’implementazione di una serie di modifiche nei diversi settori a velocità diverse, la deflazione a livello mondiale innescherebbe degli stravolgimenti enormi nell’economia.
Se la svalutazione interna fosse la soluzione, lo standard dell’oro non sarebbe stato un problema durante la Grande Depressione.
La svalutazione interna unita alle politiche di austerità e al principio del mercato unico (che favorisce la fuga di capitali e l’emorragia dei sistemi bancari) è una combinazione altamente dannosa.
Il progetto europeo è stato ed è ancora una grande idea politica con un elevato potenziale di promozione della prosperità e della pace. Ma invece di migliorare la solidarietà all’interno dell’Europa, sta seminando i semi della discordia all’interno e tra i vari paesi.
I leader europei continuano a promettere di fare tutto il necessario per salvare l’euro. La promessa del Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, di fare “tutto il necessario” ha garantito un periodo di tregua temporaneo. Ma la Germania si è opposta a qualsiasi politica in grado di fornire una soluzione a lungo termine tanto da far pensare che sia sì disposta a fare tutto tranne quello che è necessario.
Ovviamente i tedeschi hanno dovuto accettare con riluttanza la necessità di un’unione bancaria che comprenda un sistema di assicurazione dei depositi comune. Ma il passo con cui sostengono queste riforme è in discordanza con i mercati, mentre in diversi paesi i sistemi bancari sono già attaccati al respiratore.
Quante altre banche dovranno entrare in terapia intensiva prima che l’unione bancaria diventi una realtà?
E’ vero, l’Europa ha bisogno di riforme strutturali come insiste chi sostiene le politiche di austerità. Ma sono le riforme strutturali delle disposizioni istituzionali dell’eurozona e non le riforme all’interno dei singoli paesi che avranno l’impatto maggiore.
Se l’Europa non si decide a voler fare queste riforme, dovrà probabilmente lasciar morire l’euro per salvarsi.
L’Unione monetaria ed economica dell’UE è stata concepita come uno strumento per arrivare ad un fine non un fine in sé stesso. L’elettorato europeo sembra aver capito che, con le attuali disposizioni, l’euro sta mettendo a rischio gli stessi scopi per cui è stato in teoria creato. Questa è l’unica e semplice verità che i leader europei non sono ancora riusciti a cogliere.source Project Syndicate
 
La situazione in Portogallo (e in prospettiva dell'intera europa n.d.r.) vista dall’interno

Trucchi dell'Informazione: La situazione in Portogallo (e in prospettiva dell'intera europa n.d.r.) vista dall’interno



E' sempre la stessa storia e potrebbe anche risultare noiosa per chi ha già ben chiara la situazione, ma quest'articolo andrebbe fatto leggere a chi ancora crede nell'europa, nell'auterity e nei golpisti che ci governano, giusto per fargli capire dov'è che stiamo andando ...

Austerity -> Povertà -> Svendita pratrimonio Statale



Il Portogallo, con Grecia e Irlanda, é uno dei Paesi che ha richiesto l’intervento del Fondo Salva-Stati dell’Unione Europea.



A dire il vero, di “salvamento” se n’é visto poco: in Grecia, per esempio, la situazione é notevolmente peggiorata dall’arrivo della pattuglia FMI-BCE-Banca Mundiale. Le banche sono state salvate, questo é vero: ed é stato evitato il default, il fallimento dello Stato. Anche questo é vero. Ma tutto il resto? Perché la Grecia é molto piú di semplici bilanci.


Diamo un’occhiata al Portogallo.


Lisbona ha richiesto l’intervento della cosí chiamata “troika” (i cui componenti sono gli stessi del caso-Grecia) nel corso del 2010. Piú o meno nello stesso periodo le elezioni legislative sono state vinte da una maggioranza formata da PSD (socialdemocratici) e CDS-PP (Destra). Il nuovo Primo Ministro ha quindi promesso che avrebbe seguito il programma della troika affinché il Paese potesse uscire dalla difficile situazione nel giro di uno o due anni. E per “uscire dalla difficile situazione” si deve intendere il ritorno sui mercati, dove i Titoli di Stato portoghesi non erano piú disponibili a causa degli stratosferici tassi di interesse richiesti dagli investitori.


Tutto ció, naturalmente, implicava sacrifici e i Portoghesi ne erano coscienti. Ma non erano preparati a ció che stava per arrivare.


Il governo ha quindi presentato il piano (che é in realtá appartiene alla troika), fra i cui punti possiamo ricordare:


- Soppressione di tredicesima e quattordicesima per tutti i dipendenti pubblici i cui stipendi superavano i 1.000 Euro.

- 5% di taglio allo stipendio degli stessi dipendenti con una retribuzione superiore a 1.500 Euro.

- Allargamento dell’orario di lavoro nel settore privato per i prossimi due anni, a discrezione del datore di lavoro.

- Taglio fra 25 e 50% per le ore di lavoro straordinario.

- Taglio di 50% per i lavoratori in “mobilidade especial”, una specie di cassa integrazione.

- Soppressione di alcuni giorni festivi nazionali.

- Soppressione di tredicesima e quattordicesima per i pensionati del settore pubblico.

- IVA al 23% per numerosi prodotti, fra cui molti alimentari che anteriormente erano tassati al 6 o 13%.

- Tagli ai finanziamenti nei settori della Salute, dell’Educazione, della Previdenza Sociale, delle amministrazioni locali.



- 10% di aumento nel prezzo dei trasporti pubblici.

- Aumenti di gas, luce e acqua.


Questi i punti principali del bilancio statale 2012.


Quali i risultati? Principalmente due: drastica diminuzione del consumo privato e economia in recessione.


Nello scorso mese di Luglio, lo stesso governo si é detto sorpreso per la diminuzione delle entrate fiscali. Infatti, in questo strano Paese, sembra che quando si diminuiscono gli stipendi le persone comprino meno. :rolleyes:



Ma ció che importa é evidenziare che gli obiettivi tracciati dalla troika (e conseguentemente dal governo) sono stati mancati: perché se é vero che le spese dello Stato sono diminuite, é anche vero che il PIL é calato (l’economia é in coma): pertanto il rapporto debito/PIL é rimasto sostanzialmente lo stesso.


Con tali risultati, quale la scelta del governo? Semplice: piú austeritá. [kapatosta] Visto che non ha funzionato una volta, perché non dovrebbe deludere anche una seconda?


Il bilancio statale 2013 scommette per l’80 % sulle entrate per risanare il Paese. Per questo, il governo ha rivisto le aliquote della tasssazione sui redditi. E, naturalmente, tutti il prossimo anno pagheranno di piú.


Nel mezzo (lo scorso Settembre), c’era anche stato un tentativo di tagliare 7% di tutti gli stipendi (pubblici e privati) e diminuire le imposte delle imprese. In pratica, una trasferenza di denaro dai lavoratori alle imprese. Ma 600 mila persone nelle strade e addirittura la bocciatura degli impenditori (che i conti li fanno e sanno bene che se i cittadini non spendono l’economia chiude una volta per tutte) hanno obbligato il governo a fare marcia indietro. Naturalmente un collaboratore del primo ministro ha definito como “ignoranti” gli imprenditori, ma questi sono dettagli.


Nel frattempo, il governo continua a ricevere gli ordini della troika con lo scopo di “ridisegnare” il Portogallo. Fra le misure considerate, ma non ancora ufficializzate,
la vendita di tutte le emittenti televisive statali (ma é possibile un ripensamento),
la concessione ai privati del partimonio naturale statale (boschi, foreste, riserve),
piú altre misure che non sono ancora state rivelate tanto per non rovinare l’effetto sorpresa.
La sostanza é che quello che avrebbe dovuto essere un periodo di assestamento (“tutto bene, qualche sacrifico ma dopo tutto sará migliore”) é stato trasformato in un incubo del quale non si vede la fine: adesso anche il governo non parla piú del 2013 come “punto di svolta” (nel 2011 il punto era il 2012…) ma avanza com timidi 2014 oppure 2015. Date alle quali non crede piú nessuno, soprattutto senza un cambio di rotta politico-economica.


Uno Stato in crisi che necessita di denaro, si potrebbe pensare. Senza dubbio. Tuttavia i conti non tornano. Perché se il governo desiderasse realmente aumentare le entrate dello stato per risanare i conti pubblici non venderebbe le imprese pubbliche che generano profitti.
Un caso fra i molti: la TAP, la compagni aerea nazionale.
Ma non possiamo dimenticare la REN (energia elettica),
la Galp (di cui l’ENI detiene una quota),
la Portugal Telecom (comunicazioni),
la EDP (nuovamente eletricitá).
Queste sono imprese in buona salute, che alla fine dell’anno apportano utili alle casse dello Stato e la cui vendita evidenzia il vero fine del programma troika-governo portoghese: la privatizzazione.


Con il mantra “Stato piú leggero” si svende tutto, compresi anche alcuni settori della Salute.


Certo, poi capita che le piazze si riempano di 600 mila dimostranti convocati non dai partiti o dai sindacati ma da un semplice appello via internet. Oppure che le forze armate siano ogni volta piú inquiete, con tanto di cappellano militare che afferma che “l’esercito non rimarrá ad assistere alla distruzione del Paese”. E che le statistiche ufficiali parlino di una disoccupazione al 16% (ma il dato reale é superiore) e in costante crescita.


Ma sono rischi previsti, giá calcolati. Ed il gioco vale la candela: in palio c’é la distruzione di uno Stato e la svendita delle sue rovine.


di Massimo De Maria
Tratto da: La situazione in Portogallo vista dall’interno | STAMPA LIBERA

Portogallo: ormai si attende il dopo (dopo Euro, dopo Europa)

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Dalle nostre parti Berlusconi chiama a raccolta, cioè "in piazza", sulla magistratura politicizzata. Nel resto d'Europa invece, mentre gli italiani sonnecchiano aspettando chissà quale coniglio dal cilindro di un governo che non può nascere, si scende in piazza per quella che sta diventando di fatto una protesta permanente, allargata a macchia di leopardo, contro le misure di austerità.
 

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