AVESSI PIU' TEMPO, SBAGLIEREi CON PIU' CALMA

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:d che ideona Danny puoi farlo anche tu, vendi unicredit ritiri i mijardi e vai in Svizzera così:D:up:
 
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:mumble::mumble: :no::no: non coincide l'età :lol::lol:

Direi piuttoso che è l'ultimo figlio di Rotolo quando ha visto Renzi sindaco di Firenze. :lol::lol::lol:
 
Ora, all'indomani della definitiva assoluzione sulla vicenda Ruby, che smonta la consistenza del fronte giudiziario contro l'ultimo governo Berlusconi, a Trani si svelano i retroscena dell'altra linea d'attacco, quella finanziaria, col processo a otto tra analisti e manager delle agenzie di rating Fitch e Standard&Poor's. Finiti alla sbarra perché, per la procura pugliese e il gup che a ottobre li ha rinviati a giudizio, tra 2010 e 2012 avrebbero fornito ai mercati finanziari informazioni distorte, tendenziose e - in ultima istanza - false, sull'affidabilità dell'Italia come creditore. Lo scopo, per i pm tranesi, era «una destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento creditizi dell'Italia sui mercati finanziari nazionali ed internazionali», oltre che deprezzare i titoli di Stato. Va da sé che le conseguenze politiche di queste azioni erano prevedibili. Non a caso il pm tranese Michele Ruggiero tra le «pistole fumanti» del teorema accusatorio ha un'e-mail interna di S&P del 3 agosto 2011, nella quale si discute della successione di un governo tecnico all'esecutivo Berlusconi, che come detto avrebbe rassegnato le dimissioni solo tre mesi dopo. Ma «Frank» della S&P (probabilmente Frank Gill, tra gli analisti rinviati a giudizio) quell'estate - due giorni prima della famigerata lettera della Bce nella quale Trichet e Draghi dettavano drastiche misure all'Italia - già consigliava a un collega di «prendere tempo» poiché «c'è la possibilità che si instauri un governo tecnico perché Berlusconi è sotto pressione», prevedendo che «Berlusconi andrà da Napolitano per parlare».
Quando a fine 2011 Trani inizia a indagare sulle «manipolazioni» delle agenzie di rating, rivelando tra l'altro che S&P aveva divulgato la «bocciatura» della manovra finanziaria presentata da Tremonti al Cdm mentre «il testo della stessa non era ancora ufficiale e definitivo, così determinando ulteriori turbolenze sul mercato dei titoli e sulle aste dei titoli di Stato», i giornali italiani, con poche eccezioni, non sembrano appassionarsi alla vicenda. E anche ora che c'è un processo non mancano le anomalie.
 
L'Italia ha subito danni rilevanti per le azioni delle agenzie di rating contestate dalla magistratura. Su tutti, per i pm, i 2,5 miliardi di euro che Monti a gennaio 2012 pagò senza fiatare a Morgan Stanley dopo il declassamento dell'Italia da parte di S&P. Soldi dovuti in virtù di una clausola di un contratto derivato sottoscritto dal governo italiano - quando premier era Ciampi - con la banca americana, e onorata nonostante S&P - che conta tra i suoi azionisti Morgan Stanley - fosse già sotto inchiesta.

Eppure né la presidenza del Consiglio né il Mef si sono costituiti parte civile nel processo tranese. Una scelta definita «sorprendente» dallo stesso pm Ruggiero, che - intervistato da Libero qualche giorno fa - non si sbilancia sul «complotto» («Ho le mie idee sul punto ma non posso esprimerle»), ma non ha dubbi sull'influenza politica di quelle azioni: «Non hanno favorito l'Italia, e ovviamente ha pagato in particolar modo chi stava in quel momento al governo».
 
:lol::lol::lol: Fischia come rosicano :lol::lol::lol: Forza Silvio.

- Michele Santoro, un minuto dopo la sentenza della Cassazione, deve aver brindato a champagne e caviale. Grazie all’assoluzione del Cavaliere il conduttore di Servizio Pubblico, il talk show del giovedi su La7, ritrova il suo antico amico-nemico

- Gad Lerner, per esempio, non l’ha presa affatto bene. «Capisco bene che la sentenza della Cassazione procuri sollievo al leader di Forza Italia», dice il giornalista, «minacciato da una condanna a sette anni di carcere in primo grado. Ma non può alterare in nulla il giudizio politico e personale sul suo operato che lo rendeva inadatto a svolgere con responsabilità incarichi pubblici. Puttaniere era e puttaniere resta, .....

- E non è da meno Sabina Guzzanti, una che dell’antiberlusconismo ne ha fatto una ragione di vita, tanto da definire «assurda» la sentenza della Cassazione. «La Minetti è stata condannata, tutte le persone che hanno partecipato a quell’episodio sono state condannate», sostiene l’attrice, è semplicemente assurdo ed evidentemente frutto di un accordo politico il fatto che Berlusconi sia stato assolto».
 
Poi c'è qualcuno più equilibrato.

- Michele Emiliano, candidato a guidare la Puglia. «Dopo la decisione della Cassazione, i pm milanesi dovrebbero scusarsi con Berlusconi», afferma l’esponente del Pd, nonché ex magistrato, «faccio le mie congratulazioni a Berlusconi per l’assoluzione, anche se non condivido la sua linea politica. Un uomo politico che ha subito un tale danno adesso avrà qualcosa da dire, il pubblico ministero dovrebbe scusarsi. In Puglia abbiamo subito processi simili, la cautela del pubblico ministero nei confronti dell’indagato è fondamentale. Non si può giocare clandestinamente con telefonate rubate, dobbiamo tutelare la privacy delle persone».

- Francesco Boccia. «Questa storia deve farci riflettere e qualcuno, forse, dovrà anche chiedere scusa», afferma il deputato del Pd, «adesso auguro a Berlusconi, come cittadino, di recuperare la propria serenità e, come uomo politico, di rimettere ordine nel centrodestra perché in molti, in quella metà del campo, avevano fatto i conti senza l’oste».
 
Prometto. Questo è il penultimo...anche perchè la borsa la guarderò dopo che avremo superato i 23500 :D

Il discorso legato alla giustizia è complesso, nel bene e nel male, quando però c'è il cosiddetto "accanimento giudiziario" oppure " la propensione all'esposizione mediatica" di alcuni Giudici "esuberanti", bisogna guardarci dentro.

La versione minimalista, accreditata dai conti della Procura della Repubblica di Milano contenuti nel faldone 33 del procedimento, parla di appena 65mila euro così suddivisi: in sei mesi sono stati pagati 26mila euro per le intercettazioni e 39mila euro per trascrizioni di interrogatori, traduzioni dall’arabo, per il noleggio auto, la più costosa delle quali - una Golf - è stata pagata 4mila euro, e per l’acquisto di registratori digitali. Pochi spiccioli anche per le trasferte dei poliziotti in alcuni hotel di Rimini: poco meno di 200 euro per tre diversi viaggi. Insomma, per questa scuola di pensiero il procedimento penale del pm Ilda Boccassini non ha prosciugato le casse del ministero della Giustizia ma si è mantenuto addirittura al di sotto dello standard della Direzione distrettuale antimafia.

Questione risolta, allora?
 

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