“Magari siamo già in un sistema presidenziale per il ruolo politico del Quirinale, certamente sembra di vivere in un paese che ha eletto il capo del governo: o si votano le riforme o andiamo alle elezioni avverte Renzi, perché «tutti devono sapere che comunque si vota, o le riforme o le elezioni anticipate» chiosa il presidente del partito democratico. O le riforme o il voto è solo l’ultimo ricatto propagandistico di chi si
rappresenta come il padrone dell’Italia.
L’arroganza del personaggio e la torsione autoritaria del suo progetto di revisione della Carta sono noti e ormai diffusamente riconosciuti da una larga opinione pubblica. E tuttavia va sottolineata la funzione ideologica di questa esibizione di forza, di questo atteggiamento oltranzista e ricattatorio (dopo di me il diluvio).
Lo spiega bene un altro campione di democrazia, Sergio Marchionne, [... che] sulla necessità e l’urgenza di queste, pessime, riforme, [... sprona] il presidente del consiglio. Marchionne, che è un fan di Renzi, lo invita a «tener duro» (il linguaggio è tutto), e lo rassicura sostenendo che se per bastonare gli operai avesse dovuto aspettare le riforme sul lavoro sarebbe ancora «impaludato». (Poi finalmente è arrivato il ministro Poletti e il più è stato fatto). [...]
Se il capo del governo fosse arrivato a Palazzo Chigi dopo elezioni politiche, potremmo ritenerlo almeno parzialmente legittimato a reclamare le “sue” riforme. E il condizionale è d’obbligo visto che non è il Governo, ma il Parlamento il titolare della proposta di riforma costituzionale così come è l’attuale Capo dello stato la carica deputata a decidere il ricorso alle urne.
Fare la voce grossa, minacciare le opposizioni, mostrare insofferenza per le scelte della seconda carica dello Stato (consentire il voto segreto su alcuni emendamenti), significa esibire al popolo il segno del comando. Il presidente del Senato Pietro Grasso (che osò pronunciarsi contro un senato non eletto) ha cercato di salvare capra e cavoli, ostruzionismo e regolamento alla fine di un tumultuoso
via vai tra il Quirinale e palazzo Madama.
Ne ha ricavato l’ennesimo ammonimento del Quirinale”.