Forse qualcuno ha paura per la notizia che riporto qui sotto, ma che a me sembra un bel segnale: finalmente qualcuno pensa non a salvare le poltrone di chi ha già dilapidato una volta il patrimonio, ma agli interessi propri e della banca. E son portato a pensare che in quest'ottica sia meglio vista un'opa con contanti che altre forme...
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La Popolare di Intra rischia la fronda sul progetto di salvataggio condizionato dall’«autonomia condivisa». A guidare il malcontento nei confronti dei piani del presidente, Cesare Ponti, sono i sindacati della banca, per i quali «la salvaguardia dei poteri di pochi rischia di pregiudicare l’avvenire dell’istituto». Nel mirino c’è la strategia dell’autonomia a tutti i costi: «È un bel concetto - spiega Ivano Parola, della Fabi, ma nominato portavoce unico di tutte le sigle sindacali - che però non deve compromettere l’arrivo di un partner forte». In sostanza, «non un alleato come Veneto Banca (fortemente sponsorizzato da Ponti, ndr) che riteniamo - prosegue - non abbia dimensioni e patrimonio sufficienti a risolvere i problemi di Intra. I timori, anzi, sono che nei prossimi mesi rischi di trovarsi anch’esso in difficoltà». Un attacco al vertice che sembra riunire tutti gli stakeholder del territorio, visto che ieri anche le associazioni imprenditoriali e le istituzioni comunali e provinciali hanno «espresso profonda preoccupazione per come sembra evolversi il progetto di autonomia condivisa». Non solo. Gli stessi sindacati affermano di agire «in qualità di rappresentanti dei soci». Tanto che stasera parteciperanno alla creazione dell’associazione Amici della Intra, un’organismo indipendente dai sindacati, che punta a raccogliere almeno un migliaio di soci. Un plotone di persone vincolato a una sorta di patto di sindacato che in assemblea rischia di contare per quasi la metà dei voti solitamente presenti, e quindi di rivelarsi una spada di Damocle per progetti di salvataggio non graditi dalla base. Evidentemente, i tempi sempre più stretti alimentano i timori: entro fine marzo si attende dall’advisor Mediobanca la selezione della short list di 2-4 nomi tra le nove manifestazioni di interesse arrivate entro il 20 febbraio sul tavolo di Ponti. Tra cui, le proposte di Opa cash di Vicenza, quella interamente carta contro carta di Milano e l’offerta mista cassa-azioni della Popolare dell’Emilia. La sensazione è che si sia deteriorato il clima di collaborazione tra banca e stakeholder raggiunto in autunno. Anche se da parte sindacale non è mai stato celato il timore «che ai vertici della banca ci siano diverse persone ancora vincolate alle vecchie logiche, per cui sarebbe suggeribile un passo indietro». Da qui il fatto che le indiscrezioni che negli ultimi giorni il consiglio di amministrazione sia tutt’altro che compatto è applaudito come «un segnale positivo». (F&M)