Lodi, Marco Natali, il ragazzo che ha sfidato i No Vax: «Mio padre medico morto di Covid, dovevo parlare»
Il figlio 22enne del dottore ucciso dal virus ha incrociato casualmente il corteo: «Ho sentito qualcosa dentro che mi diceva di prendere la parola e rispondere». È stato insultato dai manifestanti
«Non esistono morti di Covid, li uccidono in ospedale. L’ho letto su un sito». Da «No Green pass» a «No Vax» il passo è breve, come hanno dimostrato le manifestazioni di sabato in tutta Italia. A Lodi, in piazza della Vittoria, a protestare erano circa duecento persone con toni meno aggressivi che in altre città. Ma con la stessa violenza verbale. Solo che a Lodi i manifestanti hanno trovato un ragazzo di 22 anni a sfidarli e a prendersi anche qualche insulto, come testimoniato dal quotidiano locale Il Cittadino.
Un giovane che ha vissuto il dramma del Covid sulla propria pelle. Si chiama Marco Natali ed è il figlio di Marcello, medico di Caselle Landi (e di Codogno), ex segretario di Lodi della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale che il 18 marzo 2020 fu
uno dei primi camici bianchi italiani a soccombere al virus, a 57 anni. Un medico che rispondeva alle chiamate dei suoi pazienti suoi malati anche dal letto di ospedale.
Marco sabato pomeriggio era a Lodi per caso («Accompagnavo la mia ragazza dall’estetista») e nemmeno sapeva che in programma ci fosse una manifestazione («Ho visto un capannello di gente che sembrava in festa, ho pensato a un matrimonio e mi sono avvicinato»). Invece era una manifestazione «contro quella che chiamano dittatura sanitaria. Volevo andarmene — racconta al Corriere-: sono riservato e non mi piace la polemica. Poi ho sentito una manifestante arringare la folla. “Li hanno uccisi in ospedale, non è stato il Covid. L’ho letto su un sito straniero, lo so bene io, conosco quattro lingue”».
A quel punto Marco ha sentito il sangue ribollire anche perché quelle parole gli hanno ricordato il sacrificio di suo padre, uno dei medici di base eroi che nel momento più duro della pandemia continuarono a curare i loro pazienti fino a contagiarsi e a morire. «Ho sentito qualcosa dentro che mi diceva di prendere la parola e rispondere. All’inizio mi hanno applaudito pensando fossi uno dei loro, ma li ho zittiti. Mio padre era un medico, ho detto, ed è morto l’anno scorso a marzo di Covid continuando a curare i suoi pazienti fino all’ultimo. Se ci fosse stato prima un vaccino lui sarebbe ancora fra noi. Voi, senza vaccino, invece non sareste qui. A mente fredda, non so come mi siano uscite queste parole, nemmeno ho sentito i cori e gli ululati che mi hanno dedicato». Alcuni manifestanti si sono complimentati con Marco per la sua franchezza. «Un altro, invece, mi ha detto che non ho capito niente e che dovevo tacere».
Tornato a casa, Marco Natali ha raccontato tutto alla madre Tiziana e alla sorella Michela: «Potreste trovare un mio video su Facebook». Le due donne lo hanno ricoperto di complimenti per il coraggio. «Specialmente Michela è orgogliosa di me». Sia lui che la sorella, 25 anni, si sono vaccinati un mese fa.
Nelle vite della famiglia Natali il Covid è entrato l’11 marzo 2020. «Papà doveva accompagnare mia madre, che aveva contratto la malattia, a fare la radiografia ai polmoni. Ma in ospedale cominciò a stare male lui, e fu ricoverato a Cremona». Una polmonite fulminante, Marcello Natali è morto il 18 marzo. «Non riuscii quasi mai a telefonargli — ricorda Marco —. Un giorno stavo facendo il caffè e preparai la tazzina anche per lui: un’abitudine. Mia madre mi consigliò di chiamarlo e dirglielo. Parlava a fatica, la nostra conversazione durò meno di un minuto. È l’ultimo ricordo che ho di lui, vivo».
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(Corriere della Sera online di oggi)