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Come hai scritto i disastri attuali sono figli proprio della modifica del Titolo V inseguendo la Lega nel suo terreno poi mutato in migranti e noEuro anche perchè la faccenda del federalismo fiscale era poco compatibile con aspirazioni di affermazione nazionale.

Credo sia necessario avere più livelli di governo, forse da noi troppi avendo anche le Province, regioni microscopiche, unioni di comuni, comunità montane, città metropoltane :mmmm:, un conto è individuare un modello gestionale comune e condiviso declinato nelle diverse realtà locali, un altro l'autogestione "a muzzo" dei governatori che ha generato un contenzioso infinito. Non è che al federalismo mal riuscito sia preferibile l'accentramento che scavalca le decisioni dei territori ad es. in materia ambientale con la giustificazione che altrimenti le opere non si realizzano.
 
Scusate, non volevo esprimermi, anche perché, alla fine, resta solo un principio: le dimensioni territoriali (e non) di un ente sono in funzione del tipo di problemi che deve risolvere.Dimensione ottimale per distribuire e gestire le cattedre di insegnamento: deve tener conto del percorso ragionevole che un insegnante possa percorrere, e quindi siamo vicini alla dimensione provinciale (Provveditorati). Per la gestione strade saremmo vicini all'attuale regione. Per il commercio alle macroregioni.
Teniamo presente un balordo esempio: che se Facebook, Instagram ecc. fossero non delle app, ma degli "stati" cui si sceglie di appartenere, non è detto che le cose andrebbero così male. Ricordo quando la politica parlava sempre di "territorio": agire sul territorio, le esigenze del territorio. Questo io lo contestavo: la mia persona non "appartiene" ad alcun territorio. Il territorio in sé non ha sentimenti, non parla, non ride, solo gli uomini hanno un valore. E gli uomini sono altra cosa dal freddo territorio. Era un concetto-lapsus, andava bene per i materialisti, e tutti coloro che non considerano il singolo un valore importante quanto, appunto, il territorio. Infatti oggi in molti ambiti il concetto di territorio si è volatilizzato. E' nato invece il concetto di comunità, anche virtuale. Cui manca solo un valore legale.
 
Mancano valori etici.
Se vi fosse un'etica diffusa e consolidata, qualsiasi forma funzionerebbe e comunque cercherebbe di migliorarsi.
 
Ecco, credo l'esatto contrario, cioè che uno stato che si percorre con una modesta utilitaria in dodici ore da Milano a Reggio Calabria (e in una manciata di ore con un treno ad alta velocità) dovrebbe essere totalmente governato dal centro.:D
Che sarebbe poi un centro solo geografico perchè il parlamento rappresenta già naturalmente tutte le zone d'Italia.
Provo a riavvolgere il nastro. Se nessuno vorrà leggere avrò fatto un esercizio utile a me stesso.

Prima della Lega in Italia il tema del decentramento non esisteva. D'accordo, qualche volenteroso studioso del PCI potrebbe averci provato, io nemmeno me lo ricordo perchè quando ho votato per la prima volta il PCI già non esisteva più, ma si è trattato in sostanza solo di esercizi accademici che il PCI era bravissimo a fare.
La Lega ha introdotto in Italia il tema mettendolo al centro dell'agenda politica ma non è mai riuscito a realizzarne nemmeno una sfumatura per incapacità dei suoi esponenti politici. D'altra mi sorprenderei se il politico medio leghista, rozzo e ignorante come è (Bossi, Calderoli, Borghezio e oggi Salvini ne sono gli esempi migliori), e senza alcuna idea di società, fosse in grado di impostare la riforma radicale di uno Stato. Così, poichè qualcosa bisogna pur inventarsi per giustificarsi, si disse che bisognava arrivare all'obiettivo (quale?) in maniera graduale e quindi col tempo l'indipendenza è diventata federalismo, poi il federalismo è diventato decentramento amministrativo il quale poi infine è scomparso nel nulla in favore del tema dei migranti.
Una specie di decentramento amministrativo è stato realizzato paradossalmente dal centrosinistra (pare su spinta di Veltroni e Rutelli) con la riforma del titolo V della costituzione. Il centrosinistra, per rincorrere la Lega sul suo terreno ha compiuto il gesto politicamente grave di modificare un intero articolato della Costituzione senza un vero dibattito parlamentare, creando così anche un precedente. La riforma però doveva essere seguita dai cosiddetti decreti attuativi, che non sono mai stati interamente compiuti, per quanto ne so, creando così non poca confusione.

Chiariamo un punto. Il discorso della Lega era il seguente: i soldi che versiamo al fisco centrale dovrebbero tornare sul nostro territorio sotto forma di servizi, e poichè ciò non accade allora vogliamo gestirci da soli. Va detto che la Lega è composta di buoni amministratori locali e che il discorso è in parte motivato (a proposito, suggerisco ai lombardo-veneti di votare Lega alle elezioni amministrative ma di ignorarla del tutto a livello nazionale per manifesta incapacità). Motivato in parte, perchè nemmeno il Nord è esente da gravi fenomeni di spreco (recentemente il MOSE), mentre purtroppo al Sud è la norma.
Il punto si potrebbe risolvere introducendo un livello locale di tassazione che infatti esisteva (ICI etc) e che proprio il centrodestra, paradossalmente, ha abolito.

Il caos legislativo di questi giorni è conseguenza anche di questo definire i poteri dello stato in maniera estemporanea: il decreto del presidente del consiglio dei ministri va in conflitto con l'ordinanza regionale, che va in conflitto con l'ordinanza del sindaco, che può essere messa in discussione dal TAR (del Lazio, ovviamente), su cui si pronuncia il giudice ordinario, che può essere smentito dal Consiglio di Stato, che è sopravanzato dalla Cassazione, che infine viene battuto dal nuovo decreto legge (o meglio dalla bozza, che viene discussa in rete almeno dieci giorni prima di essere pubblicato), che una volta emesso produce i suoi effetti eccetera eccetera...
Ho saltato le province perchè sono state quasi abolite, o meglio è stato abolita l'elezione del consiglio provinciale (mentre andrebbero abolite del tutto) perchè non si riuscì ad abolirle proprio per l'opposizione, ancora una volta, della Lega più di tutti.

Posso aver fatto qualche errore, ma di dettaglio e non di insieme.
Sostanzialmente d'accordo tranne che sul punto che ho sottolineato: sul fatto che almeno a livello locale quelli della Lega siano buoni amministratori ci sarebbe molto da discutere.
C'è poi un'osservazione da fare: il famoso e tanto criticato referendum di Renzi (al quale ho votato SI), prevedeva anche un riordino del caos amministrativo col taglio della possibilità dei ricorsi a TAR, Consiglio di stato ecc... Gli italiani hanno detto di NO, pazienza.
 
Ciò a cui il nord assolutamente manca è una capacità autocritica che non sfoci però , come nel sud, nell'autoassoluzione. Il gap economico creatosi nel nostro paese a livello geografico è da imputarsi non solo a differenti capacità organizzative e strategiche ma, soprattutto, alla svuotamento delle risorse umane ed economiche nel sud avvenuto, ad opera del nord, dall' unificazione nel nostro paese e protrattosi fino ad oggi. Se non si parte dal riconoscimento di un nostro torto iniziale(di noi nordici) il castello di divisioni interne rimarrà ancora in piedi e continuerà ad alimentare derive, oltre che razziste, prive di fondamenti L' assistenzialismo nel sud non è stato solamente una sorta di riparazione ma, soprattutto, una precisa strategia politica ed economica. Quindi prima di etichettare i meridionali come lazzaroni e parassiti sarebbe bene fare chiarezza su questi punti, una volta per tutte. Un revisionismo storico è pertanto indispensabile,non è mai troppo tardi.
 
Settimana prossima sapremo se la situazione è sotto controllo o meno. In Germania i dati di questi giorni non sono molto confortanti. Vedremo quindi se mascherine e guanti sono sufficienti per il contenimento del virus. Usate entrambi.
 
@RedArrow a proposito di bravi amministratori della Lega a livello locale di cui si parlava ieri, e del perché non si fanno abbastanza tamponi dove più servirebbero, cioè in questa disgraziata Lombardia:

(dalla newsletter che ricevo giornalmente dal Corriere della Sera)
La delibera sul taglio delle scorte che ha lasciato la Lombardia senza i reagenti per fare i tamponi.
Fabrizio Galli sull'Espresso spiega perché la Lombardia non ha scorte a sufficienza. Dipende - scrive - da «una delibera votata da tutta la giunta regionale, compresi il governatore leghista Attilio Fontana, il vicepresidente Fabrizio Sala e l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, per aumentare gli incentivi economici ai direttori generali, generalmente di nomina politica. Questa scommessa oggi spiega perché la Regione non sia riuscita ad avviare tempestivamente uno screening di massa sulla popolazione, come è avvenuto in Veneto, tanto da dover sospendere tra febbraio e marzo i test tampone perfino sul personale sanitario per la mancanza di reagenti». Si tratta della delibera «numero XI/1681 votata nella seduta del 27 maggio 2019 su proposta dell'assessore Gallera, volto quotidiano nel monologo televisivo sui dati dell'epidemia al Nord. Le 106 pagine firmate dal direttore generale dell'assessorato, Luigi Cajazzo, illustrano le “Determinazioni in ordine al sistema di valutazione dei direttori generali... e alla corresponsione del relativo incentivo economico”. A pagina 81 l'obiettivo assegnato al direttore dell'Azienda sociosanitaria territoriale di Lodi, la prima a dover affrontare fuori dalla Cina i focolai del virus Sars-CoV-2, vale 15 punti su 100, secondo voto più alto nella classifica per ottenere il premio economico. È scritto: “Monitorare periodicamente le scorte dei dispositivi diagnostici in vitro... tenere sotto controllo le richieste di ordinativi da parte dei laboratori di analisi, al fine di evitare incrementi di costo dovuti all'aumento delle rimanenze di reparto”. Sulla stessa linea gli obiettivi per i laboratori del Policlinico di Milano e degli Spedali Civili di Brescia, dove si prevedeva un taglio delle spese di 300 mila euro, a parità di numero di esami eseguiti. I manager le chiamano rimanenze, chi lavora con provette e reagenti le definisce scorte necessarie. I laboratori, già a corto di tamponi per le analisi di routine, non sono stati sufficientemente riforniti nemmeno dopo la dichiarazione dello stato di emergenza deliberato dal governo il 31 gennaio».
In altre parole, la Regione, per risparmiare, ha tagliato tutte le scorte dei laboratori. E quando è arrivata l'epidemia, si è trovata impreparata: non aveva le risorse per fare i tamponi necessari a individuare tempestivamente i contagiati e fermare il diffondersi delle infezioni. In Lombardia nei mesi scorsi è stato testato solo chi era in ospedale con sintomi gravi, ma non i suoi familiari, anche se malati. La carenza di reagenti per i tamponi spiega un'altra scelta apparentemente incomprensibile della Regione. A inizio epidemia il suo direttore generale per il Welfare Luigi Cajazzo ha vietato ai laboratori lombardi di fare i test sierologici che permettono di capire chi è entrato in contatto con il Sars-Cov-2 e ha sviluppato gli anticorpi contro il virus: la dirigenza regionale si è sempre opposta a questo tipo di analisi, come ha raccontato la trasmissione di La7 Piazza Pulita. Perché? Lo ha spiegato lo stesso assessore alla Sanità Giulio Gallera a Simona Ravizza sul Corriere, nell'annunciare il via libera deciso solo due mesi dopo l'inizio dell'epidemia, e dopo tutte le altre Regioni: «Il principio è che gli esami per individuare gli anticorpi IgM (infezione recente) e IgG (infezione passata) saranno liberalizzati per i datori di lavoro, le diverse categorie professionali, oppure all'interno di altri progetti comunitari, ma con paletti molto rigidi a tutela dell'attività del pubblico. Chi li vorrà eseguire potrà fare riferimento ai laboratori privati accreditati che però, contemporaneamente, dovranno impegnarsi a garantire anche l’esecuzione del tampone in caso di risultato positivo».
Le linee guida infatti, prevedono che se i test sierologici indicano che una persona è entrata in contatto col virus, debba poi essere tamponata per verificare se sia (ancora) infetta e contagiosa. E, spiega Ravizza: «Di tamponi al momento non ce n'è per tutti vista la carenza di reagenti. Così se i laboratori privati vogliono buttarsi sui sierologici, lo facciano pure - è il ragionamento - a patto, però, di provvedere anche al successivo tampone». La Regione ha vietato i test sierologici non perché non servano per capire come si muove l'epidemia, ma perché non aveva i reagenti per i tamponi. Ricorda quello che è successo con le mascherine: all'inizio, quando non c'erano neppure per gli operatori sanitari, si diceva che non servivano. Poi, improvvisamente, sono diventate fondamentali.
 

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