BASF LANCIA UN ALLARME UTILI - non c'è due senza tre

tontolina

Forumer storico
dopo deutsche Bank e Bayer ora anche Basf lancia l'allarme utili

BASF LANCIA UN ALLARME UTILI, L'EUROPA TREMA. Manca la crescita, l'industria trema BASF LANCIA UN ALLARME UTILI, L’EUROPA TREMA. Manca la crescita, l’industria trema

Oggi BASFha mandato un profit warning, cioè ha detto che nel secondo trimestre 2019 c’è da aspettarsi un forte calo dell’utile. Ci si attende che l’EBIT (earining before interest and taxes, cioè il reddito operativo netto) sia pari a soli 500 milioni, con un calo del 60% rispetto alle attese degli analisti. Quindi il colosso della chimica tedesca, che possiede un impianto chimico grande come una città in Germania ed è uno dei maggiori giganti nel settore al mondo, non vedrà l’attesa crescita del fatturato dall’1 al 5%, ma probabilmente vedrà un calo, completamente imprevisto.



Le difficoltà per BASF non sono solo quelle di una singola, grande, importantissima azienda, ma quelle di tutto un sistema. La società produce, diciamo così, la materia prima per un larghissimo indotto che va dal settore auto, all’elettronica, all’energia, alla manifattura avanzata. Se BASF produce meno, la Germania produce meno.

Del resto l’indice previsionale della manifattura tedesca era precipitato sin dalla metà del 2018, e questo è il primo segnale pratico di un andamento di cui si avvertivano i segnali da lungo tempo:



Questo è però un primo profit warning: il fatto che BASF produca semilavorati e materie prime utilizzate nell’industria e l’andamento negativo del PMI, oltre che della produzione industriale secondo i dati reali fanno pensare che questo sarà solo il primo dei profit warning, e che presto avremo segnali negativi anche da molte altre medio e grandi aziende, mentre tante aziende famigliari non potranno registrare i risultati degli anni scorsi.





Questo segnale è, non casualmente, contemporaneo ai licenziamenti di DB, di cui abbiamo aprlato precedentemente.

Curiosamente nell’ultima settimana la stampa tedesca parla solo di Europa, di Sea Watch , di Alan Kurdi, di economia verde etc.
Questa mattina i primi 6 articoli della Welt online erano riservati all’immigrazione nel Mediterraneo, non proprio un tema da prima pagina in Germania. Dopo le forti critiche degli imprenditori al governo tedesco sembra proprio che si sia la volontà di far passare questi segnali economici negativi in secondo piano. Come da migliore tradizione tedesca non bisogna disturbare il conducente….
 
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Daimler in rosso: la Germania frena, gli effetti sull’Italia

La società che possiede Mercedes-Benz annuncia perdite per il secondo trimestre. Ma nemmeno gli altri colossi tedeschi vanno bene. Per non dire del resto del mondo
Roberto Speranza

13 luglio - 12:32 - Milano
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Nel linguaggio finanziario si chiama “profit warning”, letteralmente avvertimento sui profitti. Significa esattamente questo: gli amministratori di un’azienda avvisano gli investitori che i risultati di un dato periodo, generalmente l’ultimo trimestre, saranno inferiori a quelli attesi. In parole povere, si guadagnerà molto meno del previsto; non è nemmeno escluso che addirittura si perda del denaro. In Germania l’industria automobilistica è sempre lo specchio dell’economia nazionale. Quando va bene, è un missile; quando va male, è un mulo sovraccarico che fatica a superare una salita. In questi mesi la Germania sta andando male. Il gruppo Daimler, di cui fa parte la Mercedes-Benz, ha appunto appena lanciato un profit warning, il quarto in un anno, il secondo in un mese: nel secondo trimestre 2019 ci saranno delle perdite. Ma non è che gli altri se la stiano passando così bene, anche fuori della Germania.

Perché a noi in Italia dovrebbe importarcene? Non è solo un problema dei tedeschi? Per niente. La Germania è il primo mercato mondiale per le esportazioni delle imprese italiane: 12,6% in totale nel 2018, per un valore di poco superiore a 58 miliardi di euro. Le nostre aziende sono molto forti nel fabbricare ciò che serve per produrre un veicolo: parti, macchinari e utensili, servizi collegati. Se rallentano i costruttori automobilistici tedeschi, diminuiscono le entrate per le nostre aziende esportatrici (che sono le migliori); a lungo andare, ciò si trasforma in perdite e licenziamenti o ammortizzatori sociali, che paghiamo con le nostre tasse.

I numeri:
Daimler ha appena annunciato che il risultato operativo del secondo trimestre 2019 (termine tecnico Ebit, Earnings before interest and taxes, risultato prima di interessi e tasse) sarà appunto molto lontano dalle aspettative del mercato; le cifre preliminari indicano una perdita di 1,6 miliardi di euro, quando nel secondo trimestre 2018 ci fu un utile di 2,6 miliardi. I risultati ufficiali verranno presentati il 24 luglio. Nella stessa settimana saranno diffusi i conti degli altri principali costruttori europei: Psa (24 luglio), Volkswagen (25), Renault (26), Fca (31), Bmw (1° agosto).
Da dove vengono queste perdite?
Il colosso di Stoccarda evidenzia le seguenti cause: i richiami dei veicoli dovuti alla questione degli airbag difettosi della Takata, un problema colossale che ha coinvolto tutti i costruttori mondiali, per Daimler in questo trimestre ha avuto un impatto sui conti per circa un miliardo; i richiami imposti dalle autorità su alcuni veicoli diesel per software non in regola con le norme sulle emissioni hanno comportato ulteriori accantonamenti per 1,6 miliardi, l’ultimo richiamo in Germania di 60 mila veicoli Mercedes-Benz è oggetto di un ricorso da parte dell’azienda; infine, altri 500 milioni in meno sono dovuti a “revisioni del management sul portafoglio prodotti” della divisione Mercedes-Benz Vans, i veicoli commerciali leggeri. Ed è proprio il settore furgoni quello col peggior risultato, una perdita di 2 miliardi. Poi seguono le auto, perdita di 700 milioni. Daimler Trucks, la divisione mezzi pesanti, ha invece conseguito un utile operativo di 700 milioni. Per quanto riguarda le auto passeggeri Mercedes-Benz, il calo generale del mercato globale ha influito in misura pesante; in più si aggiungono ritardi nel portare fisicamente i veicoli nei concessionari, dovuti a rallentamenti della produzione.

la previsione
Il futuro? Nel comunicato diffuso il 12 luglio, Daimler annuncia un “outlook” (previsioni, nel gergo anglosassone della finanza) sul risultato operativo di gruppo “significativamente inferiore al livello dello scorso anno”; mentre le previsioni precedenti lo davano allo stesso livello. Un parametro di bilancio molto importante per valutare la gestione di un’impresa è la redditività delle vendite (Ros, return on sales), cioè il rapporto tra il reddito operativo (Ebitda, risultato prima di interessi, tasse e ammortamenti) e appunto il fatturato, cioè le vendite. Le nuove previsioni di Daimler sono preoccupanti su Mercedes-Benz Cars che passa dal 3% al 5% invece della fascia 6%-8% e su Mercedes-Benz Vans che va dal -15% al -17% invece della precedente forbice da -2 a- 4%. Invariate le altre divisioni.

PREOCCUPAZIONI PER TUTTI

L’inizio della settimana tra l’8 e il 14 luglio ha visto parecchi cali azionari nel settore automobilistico, scatenati dal profit warning della cinese Geely (proprietaria di Volvo e Lotus e prima azionista di Daimler); in linea con la brusca frenata dell’economia cinese in generale, ciò che ha provocato sostenuti cali nelle vendite di tutti i costruttori globali. Ricordiamo a marzo il profit warning di Bmw che ha registrato un calo degli utili nel primo trimestre del 42%; Volkswagen ha accusato un calo nei profitti del 7,7%. Fuori dalla Germania non va meglio, tutt’altro: sempre nel primo trimestre Renault è calata del 4,8%; Fca è scesa del 29%; Psa è quella con il miglior risultato, un calo dei profitti solo dell’1,1%. In controtendenza invece i coreani di Hyundai (che comprende anche Kia), i cui profitti sono aumentati del 21%. Passando al Giappone, marzo 2019 coincide qui con la fine dell’anno fiscale 2018. Quindi sui 12 mesi i profitti di Toyota sono calati del 5%, mentre Nissan ha rimediato il peggior risultato degli ultimi 11 anni con profitti calati del 134,1%, quindi ben più che dimezzati. Anche Honda non se la passa bene, contando un -12,9% nei profitti 2018. E gli americani? Di Fca abbiamo detto. Nel primo trimestre 2019 l’utile operativo di General Motors è calato dell’11%. Quello di Ford è calato del 19%, migliore delle aspettative. Entrambi i colossi di Detroit sono molto forti negli Usa ma soffrono in Cina e, per la Ford, in Europa, mentre GM non ha più una reale presenza nel nostro continente. Ed entrambi sono alle prese con una forte ristrutturazione. Dunque possiamo senz’altro concludere che l’industria dell’automobile al momento, in ogni parte del mondo, non ha motivi per festeggiare.
 

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