Portafogli e Strategie (investimento) Beppe Scienza

generali1984 ha scritto:
Non sono molto d'accordo con quanto scritto da Voltaire ,
e per assurdo nemmeno con quanto scrive la maggior parte dei
partecipanti al dibattito , e nel forum e nei media in genere .
e da una parte e dall'altra .
Ci si dimentica troppo spesso che esistono vari tipi di
mercati , con diverse destinazioni finali e diverse concezioni ,
una cosa però accumuna tutti i mercati siano essi delle materie prime
o delle obbligazioni , delle valute o immobili o azioni , la ricerca del profitto.
Tale ricerca si scontra con la immancabile incapacità dei partecipanti
al mercato di poter determinare il valore effettivo del bene acquisito ,
tutti conoscono il prezzo di un determinato bene o certificato
nessuno o pochissimi ne conoscono l'effettivo valore ;

Quando mi accostai per la prima volta al mercato finanziario
i titoli del debito pubblico rendevano quasi il 20% ,
eppure sul sole erano ancora ben visibili i titoli FS, Crediop e altri
trentennali , emessi fino ai primi anni 70 , con rendimento del 4-5%
Certo chi avesse sottoscritto quei titoli e li avesse portati a scadenza
non avrebbe certo fatto un buon affare , ma con il senno di poi tutto è
semplice , meno semplice è invece determinare sulle basi delle
notizie di cui disponiamo OGGI se una certa tendenza è verificabile o no .
Credo che gli effetti di uno stile del tipo
"è sceso un pò ma aspetto che si riprende" siano ben visibili ,
e su chi ha sottoscritto negli anni 70 quei titoli come su chi ha
azioni dal 2000 , non è insomma cercando di capire se è una bolla o no
che si può vincere a questo tavolo , credo che la domanda corretta da
porsi , sia invece:
"Dove siamo , ma soprattutto , dove stiamo andando"
A questa domanda credo siano ben pochi quelli che possono rispondere ,
e purtroppo non sono fra quelli
Però possiamo prendere un semplice foglietto e segnare pro e contro
della nostra visione , se esatta o sbagliata , quali i benefici e quali gli
svantaggi , cosa è accaduto in passato e perchè il presente potrebbe
o dovrebbe essere diverso; come si comportano le aziende nelle
emissioni e come gli stati , come si evolve il mercato dei tassi e come
si evolve quello dell'inflazione .
I conti della serva insomma , saranno anche poco "professionali"
ma l'importante è che tornino .

Cordiali saluti


:)
 
Nemmeno io sono d'accordo con Beppe Scienza. E' vero che i btp hanno un prezzo massimo limite oltre il quale conviene tenere i soldi in cc, ma è altrettanto vero che ci sono persone che maneggiano i trentennali come caramelle (tanto la cedola è fissa ...) senza sapere di avere a che fare con un titolo che ha la stessa volatilità di alcuni titoli azionari e senza sapere che il capitale investito potrebbe calare di percentuali a due cifre in un breve arco di tempo. La madre degli ingordi ignoranti è sempre incinta.
 
Mi permetto di sottoscrivere chi sostiene la bolla sul mercato delle obbligazioni.
Mi sembra che i prezzi sono fuori luogo specialmente oltre i 3 anni .
Molti proprio sulla parola obbligazione si sentono sicuri e comprano comunque, ma il rischio è grosso.
Ciao
 
Beppe Scienza sulle obbligazioni legate all'inflazione

BEPPE SCIENZA*

Il Kazachstan tratta i propri risparmiatori meglio dello Stato italiano. È ciò che si scopre confrontando il rendimento dei recenti Buoni del Tesoro reali 200308 con quello di un'analoga emissione dello stato asiatico. Un modesto 1,65% a fronte di un 4,10% annuo (oltre all'inflazione, in entrambi i casi).
Dati i contesti molto diversi, il paragone è un po' brutale e comunque il prestito del Tesoro non è malvagio. Scadenti sono invece, come al solito, quelli che le banche italiane collocano tra i loro clienti.

Al riguardo mi sia permesso un commento personale. Già nelle ultime pagine de Il risparmio tradito (Ediz. Libreria Cortina Torino) e poi in altri interventi, da anni consiglio le Obligations Assimilables du Trésor indexées (OATi e OATei) francesi, che sono fra i migliori titoli in euro indicizzati all'inflazione. Peccato che m'arrivino in continuazione email di lettori che protestano perché la loro banca si rifiuta di acquistargliele o comunque mette bastoni fra le ruote. Uno sportellista, per spaventare il cliente, ha addirittura preteso la firma dei moduli previsti per i valori mobiliari ad alto rischio. Titoli dello stato francese con garanzie in termini di potere d'acquisto: questo sarebbe un investimento ad alto rischio per chi ha rifilato obbligazioni Cirio e fondi comuni gestiti in modo fallimentare!

Tale ostruzionismo però si spiega. Sono mesi infatti che il sistema bancario italiano colloca tra i propri clienti obbligazioni legate all'inflazione di terza e quarta scelta. Presiti che rendono meno, che sono meno liquidi e meno sicuri dei titoli di stato reali francesi o greci (vedi tabelle), ma che in compenso fruttano alle banche guadagni ben maggiori.
Che dire infatti delle San Paolo Imi 20032008, un grosso prestito con una maggiorazione media rispetto all'inflazione europea dello 0,8% quando le OATei 2012 ai prezzi attuali garantiscono il 2,12% reale?

Insomma, siamo alle solite: l'unica attività in cui le banche italiane (e anche quelle svizzere, per consolarsi) sono brave è quella di sommergere i loro clienti con prodotti scadenti. Anzi, l'iniziativa del Tesoro è finalizzata anche a porre un freno a tali comportamenti, intensificatisi negli ultimi mesi, e come tale è molto apprezzabile.

Ciò non toglie che i Btp reali 200308 1,65% presentino alcuni difetti. Che giudizio dare per cominciare del rendimento reale facciale dell’1,65% lordo o anche dell’1,69% tenendo conto del prezzo di emissione? Ragionando su un'inflazione in Eurolandia del 2% l'anno, arriveremmo a un 3,7% nominale lordo a scadenza. Quindi un po' sopra i Btp di pari durata. In termini relativi quindi non è malaccio. Ma in assoluto il rendimento reale atteso è esile. Per cominciare ci sono le imposte, che colpiscono anche le rivalutazioni del capitale. Poi è prevedibile che l'inflazione italiana resti superiore a quella media europea. Ammettiamo pure che il differenziale si riduca a mezzo punto percentuale. Il rendimento reale netto dei Btp reali 200305 si attesterebbe intorno a uno 0,7% annuo.

Già a prima vista, non fa una bella impressione. Ancor meno pingue appare alla luce di alcuni confronti, per i cui dettagli rinvio alla mia pagina in Internet presso l'Università di Torino.
Potremmo infatti partire con gli unici altri titoli anticarovita emessi dal Tesoro italiano esattamente 20 anni. Ebbene, i Ctr 19832003 rendevano il 2,5% netto oltre l'inflazione. Solo che allora sembrava poco e il parametro scelto "il deflattore implicito del prodotto interno lordo al costo dei fattori" destava, a torto, sospetti di intenti manipolatori.

Cambiando angolazione, esaminiamo il rendimento reale medio dei Bot. Scopriamo così che dal 1970 ad adesso ammonta all'1,5%, al netto delle imposte. Non parliamo poi dei Cct: dalla fine del 1980, da quando sono disponibili gl'indici di capitalizzazione della Banca d'Italia, hanno reso mediamente il 4,8% reale netto, che è una bella sberla.
Di fronte a dati simili, e anche senza insistere coi titoli di Stato kazachi con rendimenti reali del 4,10%, ma denominati in tenge anziché in euro, la prospettiva di uno 0,7% più dell'inflazione italiana non è entusiasmante. Non promette di arricchire i sottoscrittori dei Btp reali, come invece di fatto si sono "arricchiti" gli aficionados dei Cct, visto che 100 lire investite a fine 1980 sono diventate 290 lire di adesso, al netto di imposte e inflazione.

Ma il vero motivo per cui i Btp reali 200308 mi lasciano freddo è la durata relativamente breve. I rischi di impennate inflazionistiche, e di tassi reali fortemente negativi, s'insinuano soprattutto nel lungo termine. A breve un'inflazione al 20% è improbabilissima, ma chi se la sente di escluderla invece per esempio nel 2021? Più prudenti quindi, in un'ottica difensiva, titoli che durino ancora 10, 20 e magari 30 anni come alcuni della Francia o della Grecia. Ovviamente uno può aspettare che il Tesoro italiano esca anche lui con prestiti simili, che però non sono in dirittura d'arrivo.
Un'altra, però, è la critica di fondo che si deve muovere all'emissione del Tesoro, che comunque (ripetiamolo!) è decorosa. Perché offrire agli italiani solo titoli agganciati a un'inflazione in gran parte estera, anche se della stessa area monetaria, e per giunta storicamente più smorzata? Perché negargli ciò che offrono ai loro risparmiatori stati così diversi come gli USA, il Kazachstan, l'Inghilterra, il Brasile o la Francia, ovvero titoli a reddito fisso indicizzati a come aumentano i prezzi dove uno vive?

*Università Torino
www.beppescienza.it
 
Peggio dei BTP reali 2003-2008




Titolo codice Abi Ammontare emesso oltre l’inflazione
(lordo)

San Paolo IMI 2003-2010 350965 500 MM € 0,80%
Banca Intesa 2003-08 345591 724 MM € 0,80%
Centrobanca 2003-08 351071 250 MM € 0,80%
Credito Bergamasco 2003-08 343013 75 MM € 0,50%
Mediobanca 2003-08 350052 200 MM € 0,50%
Cassa Risp. Bologna 2003-08 350086 50 MM € 0,80%

Questi sono alcuni esempi di obbligazioni indicizzate all’inflazione europea emesse dalle banche italiane e rifilate ai loro clienti, ignari di comprare titoli con tassi reali più bassi, con prezzi meno trasparenti (o totalmente opachi), meno liquidi e meno sicuri di titoli di stato francesi o greci con garanzie analoghe e, anzi, maggiori.



Meglio dei BTP reali 2003-2008




Titolo prezzo metà settembre rendimento lordo oltre l’inflazione a scadenza inflazione
di riferimento

Francia OATi 2009 3% 106,5 1,84% francese
Francia OATei 2012 3% 107,0 2,12% europea
Francia OATi 2029 3,4% 113,5 2,66% francese
Francia OATei 2032 3,15% 110,7 2,60% europea
Grecia 25-7-2025 2,9% 101,2 2,82% europea

Questi sono invece i principali titoli di stati europei indicizzati all’inflazione, europea o dello stato emittente (e nella fattispecie francese). Sono meglio dei BTP reali 2003-08 sostanzialmente perché più lunghi. Ciò espone sì all’eventualità di più ampie oscillazioni dei corsi, ma fornisce uno scudo contro l’inflazione ben più interessante in quanto per un periodo più lungo. I rendimenti più alti rispetto all’1,65% italiano sono in effetti correlati anche con la maggiore durata.
Per la precisione esisterebbe una vecchia obbligazione bancaria italiana di tutto rispetto, diversa da quelle più recenti, ma se ne trovano poche: è la Monte Paschi 1998-2008 3% 17a.
 
Salve, copio qui l'e-mail che Beppe Scienza mi invia ogni tanto ... non saprei dove inserirlo e allora ho aperto una 'nuova discussione' .... in caso chiedo a chi di dovere :) di spostarlo ... :)


BANCHE E GESTORI PIU' RAPACI DEL FISCO

Sugli interessi di un'obbligazione la banca si prende 4 euro, quando le tasse ammontano solo a 3,45 euro. Si veda una comunicazione della Banca Popolare di Milano, rigiratami da un lettore e scaricabile dalla mia pagina web www.beppescienza.it. E' un'ulteriore conferma di come in Italia il sistema bancario-finanziario porti via ai risparmiatori più soldi delle tasse. Di questo parlo nella mia intervista "Le banche peggio del fisco" messa in Rete da Beppe Grillo: [ame=http://www.youtube.com/watch?v=EZuePTI00pE]YouTube - Banche peggio del fisco - Intervista a Beppe Scienza[/ame]

In essa riferisco anche dell'opera meritoria svolta dall'ufficio studi di Mediobanca, diretto da Fulvio Coltorti. Le sue accurate analisi forniscono la prova provata di quanto siano dannosi i fondi, quelli d'investimento come i fondi pensione. Si constata così per es. per i fondi comuni negli ultimi dieci anni un rendimento medio del 1,4% annuo lordo, tutto incamerato dai gestori. Sicché ai clienti hanno reso zero; e zero ha incassato l'Erario.
La ricerca di Mediobanca "Dati di 1012 fondi e sicav italiani (1984-2009)" è da poco disponibile anche nella versione stampata (gratuita) ed è comunque scaricabile da: www.mbres.it > Pubblicazioni Mediobanca - Dati di 1012 Fondi e SICAV italiani

N. 3 DE "IL RISICO" SUI RISCHI DELLE POLIZZE VITA

Dalla mia pagina web è scaricabile il n. 3 de "Il Risico", pubblicato da www.assorim.it e diretto da Filippo Bonazzi. Vi si analizzano fra l'altro i rischi delle polizze vita esaminando un'assicurazione unit linked della AIG, di cui risultano 16.000 vittime fra i risparmiatori italiani.

ALTRI ESEMPI DI CATTIVO GIORNALISMO ECONOMICO

Segnalo i miei due ultimi post nel blog de Il Fatto Quotidiano.

Uno su numeri e frasi in libertà, per dirla in modo leggero, del settimanale il Mondo: "Un nome, una garanzia… di bufale": Il Fatto Quotidiano Blog Economia & Lobby Un nome, una garanzia? di bufale

Un altro su una strana reazione automatica dei giornalisti italiani: "Il sesto senso dei giornalisti economici":
Il Fatto Quotidiano Blog Economia & Lobby Media & regime Il sesto senso dei giornalisti economici

Saluti,

Beppe Scienza

Dipartimento di Matematica
via Carlo Alberto 10
10123 Torino
tel. 011-670-2906
fax 011-670-2878

P. S.: Tali messaggi vengono inviati a lettori dei miei libri ("Il risparmio tradito" , "La pensione tradita" ecc.) e ad altri interessati o ritenuti tali. Per non riceverne più, basta dirmelo.
 
Beppe Scienza fa un encomiabile lavoro di informazione che è però solo una parte del tema del risparmio e degli investimenti; ritengo infatti 'incompleta' la sua parte relativa alle indicazioni d'investimento, come ad esempio la parte sui BTPi dove non si parla del tutto del discorso fiscale alla vendita dei BTPi che ho appreso e imparato leggendo qui.
Non prova ad affrontare uno scenario di investimento, come lo sono i due thread di Marcantonio Bragadin su 'bond laddering' e quello dei btp indicizzati, un lavoro insuperabile e impagabile, che prova a dare una risposta reale a cosa succederebbe se un risparmiatore provasse 'a far da sè'.
:ciao:
 
Beppe Scienza fa un encomiabile lavoro di informazione che è però solo una parte del tema del risparmio e degli investimenti; ritengo infatti 'incompleta' la sua parte relativa alle indicazioni d'investimento, come ad esempio la parte sui BTPi dove non si parla del tutto del discorso fiscale alla vendita dei BTPi che ho appreso e imparato leggendo qui.
Non prova ad affrontare uno scenario di investimento, come lo sono i due thread di Marcantonio Bragadin su 'bond laddering' e quello dei btp indicizzati, un lavoro insuperabile e impagabile, che prova a dare una risposta reale a cosa succederebbe se un risparmiatore provasse 'a far da sè'.
:ciao:

:up::up: sono assolutamente d'accordo, del resto il bello della rete è proprio che tanti dicono la loro e così si riesce a coprire molte cose da molti punti di vista diversi (a volte troppi per me, che faccio confusione ... :) ).

In merito a Bragadin colgo l'occasione per ringraziarlo sul lavoro che fà sui titoli di stato e SPERO DI VEDERLO AD UN PROSSIMO MEETING :)
(ndr. Bragadin, se la prossima volta il meeting si farà nel nord-est ci sarai ? , no perchè, con un nickname così, che sia vero o no, immagino tu sia di quelle parti lì .... ;) )
 
ad esempio la parte sui BTPi dove non si parla del tutto del discorso fiscale alla vendita dei BTPi che ho appreso e imparato leggendo qui.
:ciao:

Nell'ultima edizione del suo libro (2008 se non ricordo male) degli aspetti fiscali dei BTPi si parla eccome, almeno riguardo alla opportunità di vendere prima della scadenza.
 

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