Obbligazioni bancarie Bond Veneto Banca 9,50% 2025 LT2 XS1327514045

Veneto Banca: Standard & Poor's conferma i rating, innalzato il rating individuale SACP

L’Agenzia di Rating Standard & Poor’s ha confermato i rating di Veneto Banca a “B/B” con outlook negativo e, allo stesso tempo, ha migliorato il rating individuale (SACP, Stand Alone Credit Profile) da “B-“ a “B”, a seguito del completamento dell’aumento di capitale. Nella sua analisi, S&P rimarca che il rafforzamento del profilo finanziario, attraverso il miglioramento del profilo di liquidità e di raccolta, potrebbe determinare un miglioramento dell’outlook.
E' vero che a fine 2015 le sofferenze nette erano di 1,6 miliardi
ma mi chiedo un ADC di 1 MDO e CET 1 al 11,2% post adc e il rating resta B con outlook negativo?
 
A cosa attibuire questi cali recenti??:cool:

con il casino sui sub MPS sospesi a raffica mi sembtra più che lofgico ..anche perchè traders hanno long venetona e magari hanno posizione in margine sui sub mps ...io stesso ho venduto per afre cassa a 87,35 ma non perchè voglio vendere ma perchè devo vendere qualcosa ...se voglio cash da impiegare su roba più speculativa ....normale secondo me che sui parla di coinvolgimento sub su operazioni strane su mps ne risentano anche le altre sub ...non è che venetona sia senior
 
La cosa negativa principale che accomuna Veneto B. appena ricapitalizzata e MPS e' l'elevata incidenza dei crediti deteriorati netti in relazione agli impieghi netti.
Nel caso di Veneto B. a fine 2015 i CDN erano pari a 4,9 miliardi per una incidenza del 20,4% degli impieghi netti.
Il loro smaltimento resta attualmente il piu' grosso tallone d'Achille per la banca risolto il quale (Atlante 2?)come direbbe Russia si va road to 100:)
 
Mentre prosegue la trattativa tra l’Italia e la Commissione europea per poter applicare una garanzia pubblica sulla ricapitalizzazione delle banche, chi poteva diventare il principale beneficiario – il Monte dei Paschi – potrebbe farne a meno. Cioè condurre in totale autonomia prima la cessione dei 9,6 miliardi di sofferenze nette e poi l’aumento di capitale (che gli analisti stimano intorno ai 3-4 miliardi) necessario a ricostituire la soglia minima prevista dalla Vigilanza.

In pratica, si andrebbe verso quella «soluzione di mercato» più volte invocata in queste settimane di intense trattative a più livelli. Per tre motivi: anzitutto c’è da fare in fretta; troppo pericoloso, poi, toccare anche solo in parte le obbligazioni subordinate come sembra chiedere la Commissione europea in cambio della garanzia pubblica in ossequio al principio del burden sharing (non a caso ieri Moody’s ha tagliato alcuni rating proprio per le incertezze di questo scenario).Infine, il mercato – come dimostra il rimbalzo del titolo Mps del 30% nelle ultime sei sedute – sembra guardare positivamente al piano di smaltimento a prezzi ragionevoli dei crediti deteriorati, ponendo così le premesse anche per un aumento “classico”, cioè coperto da un consorzio di garanzia privato.

I lavori sono in corso, e molto dipende dagli sbalzi d’umore della Borsa di queste settimane. Ma il piano in totale autonomia sta prendendo forma, e - secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore - ieri il ceo del Monte Fabrizio Viola, insieme al presidente, Massimo Tononi, hanno fatto il punto a Francoforte alla Banca centrale europea. Che resta interlocutore fondamentale, visto che proprio dalla Vigilanza è partita la richiesta di smaltire 9,6 miliardi di crediti deteriorati netti entro la fine del 2018.

Il Monte, come noto, vuole fare prima e fare meglio, con quella «soluzione strutturale e definitiva degli Npl» annunciata da Viola giovedì scorso al termine del cda. Da allora si è lavorato su due tavoli, con Atlante per la cessione dei crediti deteriorati mediante cartolarizzazioni, e con le banche d’affari per l’aumento di capitale. Sul primo, sembra registrarsi qualche passo in avanti: il fondo gestito da Quaestio, pronto a sdoppiarsi, sembra disposto ad acquistare 26,6 miliardi di Npl a un prezzo medio del 29%, che - comprensivo dei benefici fiscali - dovrebbe prevedere un esborso per il fondo di circa 2 miliardi, destinati a coprire la tranche junior di una maxi-cartolarizzazione con titoli senior e mezzanini. Al momento nelle casse di Atlante sono rimasti 1,7 miliardi, di cui circa la metà dovrebbero rimanere - su richiesta della Bce - per coprire eventuali nuove necessità di capitale dei due istituti partecipati, cioè Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Degli Npl si occuperà però un Atlante bis (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), che - tra le risorse ricevute dal primo fondo, i 500 milioni di Sga e di Cdp, i contributi delle casse previdenziali - dovrebbe subito disporre di 3 miliardi: in sostanza, la capienza per affrontare la cartolarizzazione del Monte dovrebbe esserci.

E così l’attenzione si sposta sull’aumento di capitale. Ieri un report di Mediobanca Securities ha calcolato che una cessione di 10 miliardi di Npl netti al 27-28% si tradurrebbe in un’erosione di capitale pari a 1,8 miliardi, ovvero 250 punti base di Cet1, con le conseguente necessità di un aumento di 3 miliardi per riportare il quoziente sopra la soglia minima di Srep (destinata però a essere abbassata, considerata la riduzione del rischio). Secondo un analista citato ieri da Reuters, l’acquisto di Npl da parte di Atlante renderebbe «assolutamente fattibile» l’aumento di capitale, un’operazione diluitiva che però cancellerebbe il rischio sistemico ed eviterebbe il burden sharing.

Non a caso, già ieri Il Messaggero ha scritto dell’interesse di diverse banche d’affari, contattate dagli advisor del Monte Ubs e Citi, a costituire un consorzio di garanzia e collocamento. Sul prezzo si vedrà in futuro, anche perché - come notava ieri un report di Banca Akros - «al momento il mercato sta scontando tutte le cattive notizie, e un potenziale innalzamento dei prezzi di acquisto degli Npl potrebbe innescare un riprezzamento delle azioni del settore». Anche perché per l’aumento ci vorrà del tempo: il 29 luglio, quando Mps riunirà il cda per la trimestrale, potrebbe vedere la luce il nuovo piano su Npl e capitale, che però richiederà almeno tutto l’autunno per essere seguito nelle sue due parti.

E la trattativa del Governo per la garanzia pubblica? La situazione è così fluida che un suo utilizzo per il Monte non può ancora essere del tutto escluso. Diversamente, è probabile che il Tesoro plauda a quella soluzione di mercato da sempre auspicata e mette nel cassetto l’ok di Bruxelles a interventi precauzionali, pronti per l’uso «laddove dovessero rilevarsi necessarie, eventuali misure di supporto pubblico», come ha detto ieri il vice ministro all’Economia, Luigi Casero, alla Camera.
 

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