BUND BOND BAND lo stress-test del pork col Tarp del blog di Gipa VM under 69

bella situazione, gli costa di meno far fallire opel dai calcoli fatti

Opel: salvataggio costa a Germania piu' di insolvenza (Spiegel)
MILANO (MF-DJ)--Un salvataggio di Opel sarebbe molto piu' costoso per lo Stato tedesco di un'eventuale insolvenza. E' quanto risulta da alcuni calcoli effettuati dal Ministero dell'Economia di Berlino, rivelati da Der Spiegel. Gli esperti del Ministero hanno infatti calcolato che un disoccupato Opel costerebbe in media 22.700 euro l'anno in termini di minori tasse pagate e assistenza sociale. I costi variano a seconda del numero di disoccupati: nel caso peggiore, vale a dire nell'ipotesi in cui dovessero essere persi 25.000 posti di lavoro presso Opel e altrettanti presso i fornitori, allo Stato cio' costerebbe circa 1,1 mld euro. Tale calcolo si basa sull'ipotesi di una completa liquidazione di Opel e sulla considerazione che nessuno dei lavoratori dovesse trovare un nuovo impiego, scenario che nel rapporto interno del Ministero e' definito "irrealistico nonostante il difficile contesto del mercato del lavoro". E' piu' probabile invece che anche in caso di insolvenza "presso Opel e i suoi fornitori, pur a fronte di una forte riduzione della capacita' produttiva, una gran parte dei posti di lavoro verrebbe mantenuta". Nel caso di una perdita di un quarto dei posti di lavoro il costo per lo Stato sarebbe di appena 300 mln euro. Al contrario, se lo Stato dovesse coprire i crediti richiesti dai possibili investitori interessati a Opel, il conto sarebbe maggiore: 4,5 mld per Magna, 6 mld per Fiat
 
lo squeeze vero si fa con grafico in accelerazione parabolica e euforia finale, quello dal 9 marzo ad oggi non è stato squeeze (secondo me)


le prima sedute di rialzo è stato squeeze e anche alla rottura di 875 un po di squeeze c'è stato, i dati degli short sui finanziari e sui titoli più bastonati sono andati milgiorando e lo short sugli stessi si è ridotto anche se è ancora discretamente elevato. :)
 
le prima sedute di rialzo è stato squeeze e anche alla rottura di 875 un po di squeeze c'è stato, i dati degli short sui finanziari e sui titoli più bastonati sono andati milgiorando e lo short sugli stessi si è ridotto anche se è ancora discretamente elevato. :)

si d'accordissimo con te, chiaro che un pò di squeeze c'è stato, è nell'ordine delle cose
ma intendo che ora (tra i piccoli) c'è attesa e ricerca del top per shortare e poca convinzione alla salita con l'idea di fondo che il rimbalzo è gia andato molto oltre l'auspicabile
quindi se si dovrà vedere ripartenza ci sarà anche uno short squeeze piu forte (dei piccoli) con il canonico andamento in parabola ascendente

insomma dipende se qui dove siamo arrivati si sta solo distribuendo o si sta consolidando/accumulando
 
Allora, buongiorno a tutti .. si discute da mesi cosa ci riserverà il fututo per quanto riguarda il discorso inflazione - deflazione - stagflazione .... i vari boss delle banche centrali più o meno concordemente hanno detto che per qualche mese ci sarà una discesa dei prezzi per poi risalire vs fine anno ..... gli ultimi dati hanno fatto vedere i primi segni negativi in germania e giappone ... intanto il petrolio e compagnia bella zitti zitti risalgono la china .... e i rendimenti del tasso fisso anche ...
io penso che se i prossimi dati saranno ancora negativi pur i n presenza di un prezzo del petrolio alto .. allora la deflazione diventa più probabile .. viceversa se il prezzo del petrolio innesca una salita dei prezzi .. non accompagnata da una ripresa economica .. allora la stagflazione sarà d'attualità, anche in considerazione dei rendimenti in salita che porterà ad un ulteriore bagno di sangue sul settore immobiliare con tutte le conseguenze che ne derivano ... la resa dei conti si avvicina .. pian piano glia attori del mkt scoprono le carte .. vediamo chi avrà la carta vincente ...

io l'inflazione la do al 20 % deflazione 35 % stagflazione 45 %, magari si passerà da deflazione di qualche mese 6/8 a successiva stagflazione ...

ogni tanto vado su usemlab .. alla fine come non dargli torto ?


Gli USA sono falliti. Non lo dice moody's, non lo dice S&P o Fitch, impegnati a downgradare società di scarsa o nessuna rilevanza per l'economia mondiale, e a chiudere invece gli occhi su ciò che dovrebbe essere evidente anche ai bambini. Lo dice usemlab. Presuntuoso e presupponente come sempre.

Il debito americano sul prodotto interno lordo è oramai al 350% e viaggia per il 400%. Un debito utlizzato principalmente per stimolare consumi. Quel consumo che distrugge ricchezza del quale abbiamo parlato nel nostro libro. Un concetto capito da pochi, tant'è che ieri a spingere in su i mercati è stato l'indice di fiducia dei consumatori.

Nessuno ha capito che se il consumatore americano continua a spendere è un male, non un bene per l'economia americana. Il consumatore americano che spende si sta solo suicidando economicamente. Dopo che aveva già compiuto un suicidio finanziario sotto l'era Greenspan. Non avendo nove vite come i gatti, riteniamo che una ripresa dei consumi americani possa solo portare alla morte totale del sistema americano.

Distruggendo ricchezza tramite il consumo gli stati uniti si sono infatti scavati una fossa dalla quale non potranno più uscire. Per questo devono ringraziare prima alan greenspan e poi ben bernanke, i serial bubble makers. In appena 3 lustri hanno distrutto la gloria di un paese che era la luce del capitalismo fondato sul risparmio.

Ma ripetiamo, non è questo che oggi ci lascia basiti. E' il fatto che fior di economisti, nobel e compagnia bella, non abbiano compreso i problemi strutturali del sistema economico, che non sarà possibile risolvere a suon di trilioni di carta straccia (di cui non ci dispiacerebbe tuttavia beneficiare di qualche milioncino da convertire prontamente in beni reali).

Abbiamo davanti le borse che continuano a salire spinte oramai prevalentemente dalla svalutazione del denaro. Lo dimostra l'oro di nuovo accucciato sotto 1000, l'argento tornato intorno a 15, il petrolio di nuovo sopra i 60. Non salgono certo per i green shots, niente altro che l'ennesima frode perpetrata a danno degli investitori.
 
Anche mr Draghi è ... quasi pessimista ...

Draghi: la crisi morde ancora, Pil 2009 a -5%



ROMA (Reuters) - I dati sull'economia reale italiana, diversamente dai segnali che giungono da mercati finanziari e sondaggi d'opinione, non mostrano ancora l'attenuarsi della fase più acuta di recessione. A dirlo è il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, nella sua relazione annuale in cui avverte che "una volta superata la crisi, il nostro paese si ritroverà non solo con più debito pubblico, ma anche con un capitale privato .. depauperato dal forte calo degli investimenti e dall'aumento della disoccupazione". Quest'anno in Italia "la crisi mondiale determinerà, secondo le previsioni più aggiornate, una caduta del Pil di circa il 5%", mentre il deficit pubblico dovrebbe salire a oltre il 4,5% del Pil (oltre il 5% nel 2010). A fine crisi il debito/pil sarà a livello dei primi anni novanta, ovvero in area 120%. Il ritorno a una crescita duratura, scrive il governatore, richiede che l'economia internazionale si riprenda stabilmente, che la debolezza del mercato del lavoro non si ripercuota ancora più duramente sui consumi interni, che si rafforzi la struttura del nostro sistema produttivo. A oggi le indicazioni che giungono dal mondo imprenditoriale sono particolarmente pesanti: secondo una indagine di Bankitalia conclusasi da pochi giorni, nel 2009 l'attesa di un calo del fatturato oltre il 20% per molte imprese e l'incertezza sulla durata della crisi portano le imprese a piani di riduzione degli investimenti del 12% per industria e servizi, quota che sale a oltre il 20 per la manifattura. Non solo: due quinti delle imprese con oltre 20 addetti ridimensioneranno il personale nel 2009 e per oltre due milioni di lavoratori temporanei il contratto giunge a scadenza quest'anno. I lavoratori in Cassa integrazione e coloro che cercano una occupazione sono già oggi intorno all'8,5% della forza lavoro, una quota "che potrebbe salire oltre il 10%" portando a una ulteriore decurtazione del reddito disponibile delle famiglie e dei loro consumi, "nonostante la forte riduzione dell'inflazione". Decisivi saranno i prossimi mesi: "una mortalità eccessiva che colpisca per asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è un grave rischio per la nostra economia", spiega il governatore.
index.asp


vediamo se suggerisce come uscirne ....
 
Ue-16: a maggio inflazione a 0%, al minimo storico
di ANSA
E' la stima flash di Eurostat che sara' confermata il 16 giugno

(ANSA) - BRUXELLES, 29 MAG - L'inflazione nella zona euro scende allo 0% nel mese di maggio, segnando un minimo storico. Lo comunica Eurostat nella sua stima flash, che dovra' essere confermata il 16 giugno. Ad aprile si era attestata sullo 0,6%, che aveva gia' rappresentato il livello piu' basso mai registrato dalla creazione dell'attuale indice Eurostat.
 
Dal Sole di oggi:


L'Opec mercoledì ha ribadito che per il momento non intende modificare la produzione e i prezzi si sono impennati : il Wti si era spinto così fino a un picco di 63,82 dollari al barile. Durante il vertice il ministro del Petrolio saudita Ali Al Naimi ha spiegato: «Non c'è bisogno di alcun taglio perché la domanda ha cominciato a riprendersi». Gli ordini di petrolio, soprattutto da parte dei clienti asiatici, stanno aumentando: un segnale «ancora piccolo», ha riconosciutoAl Naimi, ma sufficiente a dargli fiducia sul fatto che «la ripresa sta arrivando», tanto che «entro il terzo o quarto trimestre il prezzo del barile risalirà a 75-80 dollari».

I commenti alle dichiarazioni del ministro saudita sono state negative se non allarmate. «I nostri dati – ha osservato Didier Houssin, dell'Agenzia internazionale per l'energia - non evidenziano ancora segni di ripresa della domanda». E Howard Gruenspecht, responsabile ad interim dell'Energy Information Administration, braccio statistico del dipartimento Usa per l'Energia ha avvertito: «Siamo ancora nel mezzo di un bel groviglio economico. Sarebbe sensato non spingersi troppo oltre in relazione ai mercati petroliferi». In uno studio di Bank of America-Merrill Lynch, diffuso all'inizio della settimana, si leggeva che se il barile raggiungerà a breve un prezzo di 70 dollari la ripresa delle economie sviluppate potrebbe risentirne, mentre la soglia di tolleranza per i paesi emergenti sarebbe invece a quota 100 dollari. (di Alberto Annicchiarico e Giuseppe Chiellino)
 

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