Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE Bund, T-bond, T-note, Crude,....(vietato ai minori di 75aa)

Buongiorno a tutti :) - oggi una montagna di dati US:
alle 14.30 vendite al dettaglio attese a +0.4 (da -0.3), ex auto +0.3 (da +0.2) - PPI atteso a +0.1 (da -0.1), ex food & energy atteso a +0.1 (da -0.1), Empire Manufacturing Index atteso a ? da 28.3 - alle 15.15 Produzione Industriale attesa a +0.4 (da +0.1), impiego capacità produttive atteso a 77.5 (da 77.3) - alle 15.45 Michigan confidence attesa a 95 (da 94.2), alle 16.00 scorte delle imprese attese a +0.6 (da +0.9) - Livelli sul bund
r3 117.14
r2 116.87
r1 116.78
pivot 116.60
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Bush-Kerry: verterà sull'economia l'ultimo scontro in tv

di Luca Spoldi , 13.10.2004 16:22

Mentre si avvicina l’apertura di Wall Street, che si preannuncia ricca di annunci sui risultati trimestrali di alcuni nomi noti, gli operatori Usa sembrano pronti a concentrarsi sul terzo e decisivo match televisivo tra lo sfidante Johnn Kerry e il presidente uscente George W. Bush, in gara per la conquista della Casa Bianca a novembre. Dopo gli scontri sui temi della politica estera questa sera ci si concentrerà infatti sugli aspetti economici, dando spazio a temi quali l’occupazione, l’assistenza sanitaria o le tasse. Temi, sperano i principali network americani, che incolleranno davanti alla televisione decine di milioni di telespettatori, bissando il successo dei due precedenti scontri, tra i più seguiti degli ultimi decenni.
Ma su quali numeri vertirà il dibattito? Secondo gli osservatori americani c’è da attendersi che ognuno dei due uomini politici tenti di girare a proprio vantaggio le più recenti statistiche, con Bush che sosterrà la tesi che non c’è un solo numero che non dimostri come la ripresa economica negli Usa mantenga intatta il suo vigore, mentre Kerry si dirà preoccupato del rallentamento che emerge con tutta evidenza da quegli stessi numeri.
Uno per tutti valga l’esempio dei recenti dati sul mercato del lavoro di settembre, l’ultimo ad essere reso noto prima delle elezioni: ad una prima lettura sembrerebbe confermare i timori dei Democratici.
L’incremento delle buste paghe, di sole 96 mila unità contro un’attesa intorno ai 140 mila posti di lavoro in più, ha rappresentato certamente una delusione, tanto più che il tasso di disoccupazione è rimasto stabile solo perché 221 mila persone hanno smesso di cercare lavoro, tanto che se il tasso di partecipazione alla forza lavoro non fosse calato dell’1,4% dai massimi di quattro anni or sono adesso si dovrebbe parlare di una disoccupazione attorno al 7,5% fanno notare gli economisti americani. Ci sono in sostanza 800 mila posti di lavoro in meno negli Usa oggi che non quattro anni or sono, quando l’attuale presidente venne eletto, cosa mai più successa ad un presidente dai tempi di Herbert Hoover. E per di più in molti stati “in bilico” (come l’Ohio) il mercato del lavoro sta offrendo segnali a malapena in linea, se non peggiori, rispetto alla media nazionale.
Molti dei posti di lavoro creati negli ultimi mesi sono poi part time, come testimonia il loro peso percentuale sul totale della forza lavoro americana, ai massimi dal 1997. Di conseguenza il reddito personale sta crescendo negli Usa ad un passo che è a malapena un terzo rispetto a quanto non accada solitamente nelle fasi espansive dell’economia.
Ma proviamo a leggere gli stessi dati come probabilmente farà il candidato repubblicano stasera: dall’agosto dello scorso anno sono stati creati quasi 2 milioni di posti di lavoro, ovvero in media 137 mila in più per ogni mese che passa. Gli uragani che hanno sconvolto gli stati del Sud tra agosto e settembre hanno pesato per almeno 50 mila posti di lavoro contribuendo così a far lievitare la disoccupazione, con il numero di persone che non ha potuto lavorare a causa delle condizioni climatiche salite al massimo dal gennaio del 1996.
In più il Labor Department ha fatto sapere che è possibili si sia verificata una sottostima della crescita dell’occupazione di circa 236 mila unità nei dodici mesi terminati lo scorso marzo, e la revisione al rialzo finale potrebbe essere anche superiore, contribuendo a colmare buona parte del gap in termini di posti di lavoro in questi ultimi quattro anni. In più da che Bush è stato eletto non si è avuta alcuna perdita netta di posti di lavoro (in realtà il totale dei capifamiglia che lavorano è salito di 1,7 milioni di unità), semplicemente a causa dei flussi di immigrazione la popolazione degli Stati Uniti è cresciuta più velocemente della capacità del suo mercato del lavoro di assorbire nuova manodopera. Ciliegina sulla torta, a settembre si è registrata una crescita nel numero di ora lavorate su base settimanale, il che suggerisce che il picco dell’ondata di licenziamenti da parte delle grandi corporation sia ormai alle spalle. Infine, nonostante lo stop di settembre, i nuovi posti di lavoro nel settore manifatturiero ammontano a 70 mila unità da gennaio, rispetto ad un crollo di 463 mila unità dello stesso periodo dello scorso anno. Ancora una volta, oltre alle cifre, conterà la capacità dei due candidati di apparire convincente nelle ricette che offriranno per garantire il migliore futuro possibile all’America, non soltanto a Wall Street.
 
MARKET REPORT
G.Oteri (Tecnogest): mercati finanziari e scenari elettorali

Di Gaetano Oteri , 29.09.2004 15:46


Il prezzo del petrolio ed il suo prolungato rialzo continuano a dominare tutti i mercati finanziari. In America si comincia a pensare al possibile smobilizzo delle truppe americane in Iraq. Sia Bush che Kerry hanno messo in programma questo disimpiego che dovrebbe iniziare subito dopo le elezioni di gennaio in Iraq. Ormai si riconosce che l'avere tolto il potere ad un dittatore come Saddam è servito solo a dare mano libera ad una minoranza di facinorosi che veniva tenuta a freno col terrore. L'errore fatto da Bush servirà sicuramente a favorire Kerry nella sua corsa verso la presidenza degli Stati Uniti. Resta da vedere se la Fed continuerà ad ignorare il rialzo del petrolio e la sua forte potenzialità sull'inflazione. Infatti il mercato obligazionario a lungo trova difficoltà a salire ulteriormente in quanto i rendimenti dovranno salire su un nuovo rialzo dei tassi da parte della Fed in Novembre quando sarà in carica il nuovo presidente. Le borse dovrebbero scontare positivamente il disimpegno americano e quindi il minore onere per il mantenimento della truppa. Si parla di 4 miliardi di dollari al giorno. Anche il dollaro dovrebbe beneficiarne in quanto potrebbe solo significare una corsa al bene rifugio tradizionale. Ma pare che l'oro venga sempre più usato come mezzo di pagamento da parte dei terroristi mediorientali in quanto non lascia nessuna traccia sui conti correnti bancari se spostano fisicamente.
 
PRIMO PIANO
S.Berlinzani (Salex): l'inarrestabile corsa del deficit americano

di Saverio Berlinzani , 15.10.2004 09:08


Stati Uniti: Non si arresta la corsa del deficit commerciale americano, che ha raggiunto nel mese di Agosto il livello record di 54.04 miliardi di dollari.
Anche il dato relativo al mese di Luglio è stato rivisto al rialzo da 50.15 miliardi a 50.55 mentre il consensus era per un incremento a 52 miliardi.
E’ il secondo più importante deficit della storia americana dopo il record del mese di giugno a 55 miliardi.
Una grande parte di questo deficit è chiaramente dovuto al rialzo del prezzo del petrolio e delle materie prime, mentre se si analizzano i numeri area per area si nota come il record sia con la Cina (15.3 miliardi contro i 14.9 di Luglio) mentre con Europa e Giappone il deficit è leggermente diminuito rimanendo però su livelli record (9.5 miliardi con il vecchio continente e 6.4 miliardi con il paese del sol levante).
Il deficit commerciale è la componente principale del deficit di conto corrente, che indica come gli Stati Uniti stiano spendendo molto di più di quanto in vece risparmino.
Vi è quindi la necessità per riportare in equilibrio tale deficit di continuare a ricevere investimenti dall’estero sotto forma di acquisti da parte di non americani di assets denominati in dollari.
Fino al 2002 e in parte anche nel 2003, questi afflussi netti di capitali sono stati sufficienti a garantire un minimo di equilibrio , mentre nell’ultimo anno e mezzo sono scesi in modo deciso.
Con un deficit di conto corrente giunto ormai al 5.7% del Pil nel secondo trimestre , le profezie degli economisti di una insostenibilità nel medio termine di questo deficit sembrano iniziare ad avverarsi.
Il pericolo di una caduta del dollaro quindi esiste anche se nono si deve dimenticare che siamo in periodo di elezioni americane e il fatto che un crollo del dollaro sarebbe pericolosissimo per i mercati finanziari internazionali in generale, con il rischio di caduta di quelli azionari e il rialzo ulteriore dei prezzi di materie prime e petrolio.
Di fronte ad uno scenario del genere quindi si pensa che i mercati devono dimostrare una grande maturità in tutti i sensi e le banche centrali, che oggi potrebbero essere la prima causa del declino del biglietto verde essendo le più grandi detentrici di assets in valuta a stelle e strisce (come la Cina per esempio) devono essere in grado di controllare che il cambio non scenda a livelli eccessivamente pericolosi.
Fino alla fine delle elezioni Usa potrebbe esserci quindi la volontà di un dollaro almeno stabile, mentre solo dopo probabilmente vi sarà un aumento della tensione nel nostro mercato.
Attenzione verrà però riposta anche al cambio UsdYuan, che è sicuramente una delle ragioni principali di questo rialzo del deficit, in quanto anche gli altri paesi dell’area asiatica, per non perdere competitività con la Cina, mantengono il cambio sottovalutato.
Vi è l’impellente necessità di rivalutare lo yuan se si vogliono evitare negativi sull’intera crescita globale.
Intanto sul fronte macro la giornata ci propone una serie di notizie estremamente importanti come le vendite al dettaglio, la produzione industriale, l’indice di fiducia dell’Università del Michigan, le scorte di magazzino. I prezzi alla produzione e l’indice empire del settore manifatturiero , tutti tra le 14.30 e le 16.00.
Sarà probabilmente un pomeriggio di fuoco.
 
mi togliete una curiosita' ? grazie :D


quante palanche sono sul cross euro/usd da 1.2410 a 1.2490 :ops: ?


stavo dando un'occhiata ....e mi e' parso un trade da cardiopalmo :(
 
spero.lo.0.15% ha scritto:
ho capito...siete tutti alle Maldive...avete fatto troppi dane' :D



c'e' nessunooooooooooo....


mi sembra di essere la bollicina di acqua Lete :D

Ciao.........sono 800 usd ai quali devi togliere le comissioni e poi calcolare l'eventuale gain al cambio euro/usd a meno che tu non operi con tol che ti fanno il conto in dollari.

Ciao :)
 

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