Bund Tbond and the final cut (VM89)

Perchè 0,50%?

Probabilmente perchè questo è quanto chiedeva il mercato e la Fed ha negli ultimi vent'anni sempre risposto alle richieste del mercato e perchè le richieste del mercato erano legate ad una necessità di ripristino di fiducia nel mercato.

Sicuramente questo servirà anche al mercato immobiliare per riprendersi.

la reazione personalmente mi è parsa fin troppo eccessiva in quanto ora siamo a poca distanza dai massimi.

Il segnale che una nuova bolla si sta formando (come letto in diversi report soprattutto ML) è sempre più concreto è quindi occorrerà comportarsi di conseguenza.

E' comunque necessario una fase digestiva di questo rally anche perchè qualcuno potrebbe cominciare a pensare che la situazione macro è davvero peggio che quello previsto prima dagli stessi banchieri centrali.
 
Le amiche non vogliono conoscervi....



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gipa69 ha scritto:
Perchè 0,50%?

Probabilmente perchè questo è quanto chiedeva il mercato e la Fed ha negli ultimi vent'anni sempre risposto alle richieste del mercato e perchè le richieste del mercato erano legate ad una necessità di ripristino di fiducia nel mercato.

Sicuramente questo servirà anche al mercato immobiliare per riprendersi.

la reazione personalmente mi è parsa fin troppo eccessiva in quanto ora siamo a poca distanza dai massimi.

Il segnale che una nuova bolla si sta formando (come letto in diversi report soprattutto ML) è sempre più concreto è quindi occorrerà comportarsi di conseguenza.

E' comunque necessario una fase digestiva di questo rally anche perchè qualcuno potrebbe cominciare a pensare che la situazione macro è davvero peggio che quello previsto prima dagli stessi banchieri centrali.[/quote


Ciao a tutti
sembra abbia appena iniziato a soddisfare il mercato :rolleyes:
perchè non è detto che il mercato si accontenti qui , anzi .........

comunque i numeretti dei conti lui li sa , spero , ne consegue che "serviva"
 
Ciao Cari, arieccomi dopo lunga astinenza, vi posto quest'articolo ben fatto (secondo me). Spero stiate tutti bene. Vado a leggermi qualcosina e torno.

Dal Corriere di oggi:
NEW YORK — L’economia Usa ha la febbre e la Federal Reserve, tagliando i tassi di mezzo punto, le somministra una medicina da cavallo con molti effetti collaterali indesiderati: dall’abbassamento delle difese contro l’inflazione al rischio che i mercati considerino il calo del costo del denaro una mezza «amnistia» per i finanzieri più spregiudicati, arrivati alla resa dei conti con la crisi dei mutui «subprime ». Wall Street festeggia: pochi secondi dopo la decisione della Banca centrale Usa l’indice Dow Jones si impenna di oltre 200 punti, mentre Jim Cramer — popolarissimo e pittoresco conduttore della rubrica «Mad Money» (denaro pazzo) della rete televisiva Cnbc — s’inginocchia con le braccia levate al cielo: «Sul mercato azionario torneranno i compratori, le famiglie consumeranno di più, l’economia riprenderà fiato: questa non è una buona notizia, è manna dal cielo». Ma dietro questa fiammata euforica c’è la realtà di una Fed che fino a qualche settimana fa era decisa a non ridurre il costo del denaro e che invece è stata costretta a farlo e in misura molto consistente: cosa che, date le circostanze, la lascia con ben poche munizioni da usare in caso di un ulteriore avvitamento della crisi. Ben Bernanke, che un anno e mezzo fa, ereditando da Alan Greenspan la guida della Banca centrale, si era dato l’obiettivo di rendere la politica monetaria più trasparente, prevedibile e comprensibile, si ritrova oggi a governare la moneta con i colpi di scena. Davanti a una crisi attesa da molti, ma che ha sorpreso tutti per il modo in cui si è presentata e per la sua complessità, Bernanke non ha certo tirato i remi in barca: ha imposto ai direttori della Fed (alcuni dei quali ancora sabato scorso dicevano di voler lasciare i tassi invariati) un intervento che, favorendo un ulteriore indebolimento del dollaro, fa pagare buona parte del conto della crisi all’Europa che esporta, agli investitori asiatici e mediorientali che hanno i forzieri pieni di biglietti verdi e anche ai consumatori americani che, da un lato, vedono ridursi il costo dei loro debiti, dall’altro pagheranno di più per la benzina e gli altri prodotti d’importazione. Ora l’America corre un grosso rischio: l’inflazione in questo momento sembra sotto controllo, ma con il petrolio di nuovo a livelli record, l’economia cinese surriscaldata (prezzi che corrono al 6,5 per cento) e le materie prime sotto pressione (quelle agricole risentono dell’accresciuta domanda del mercato asiatico, mentre sui cereali si è abbattuto l’effetto «biofuel »), una fiammata può essere dietro l’angolo.
Bernanke ne è consapevole, ma alla fine ha scelto la via che era stata indicata anche dall’altro «grande vecchio» della scienza economica americana: quel Martin Feldstein che molti consideravano il successore «naturale» di Greenspan e che nei giorni scorsi aveva sostenuto la necessità di un taglio «aggressivo » dei tassi, riconoscendo che ciò potrebbe favorire una ripresa dell’inflazione, ma aggiungendo che, oggi, questo è il minore dei mali. Ecco il nodo: il rischio di un avvitamento della crisi. Chi pensa che Bush abbia scelto Bernanke perché più «malleabile» di Feldstein, oggi penserà che, tagliando i tassi, la Fed ha fatto un favore alla Casa Bianca e ai repubblicani che, dopo otto anni di governo, vorrebbero evitare di andare alle elezioni con le famiglie, che sono state spinte da Bush a comprarsi la casa, «impiccate» ai loro debiti. In realtà la Fed voleva soprattutto evitare di fare un regalo agli speculatori; ha deciso di agire 10 giorni fa quando i dati dell’occupazione hanno presentato — per la prima volta negli ultimi quattro anni—il segno meno. Nei giorni successivi quasi tutti i centri di analisi (e lo stesso Greenspan) hanno segnalato un aumento del rischio di recessione. La Fed ha quindi deciso di intervenire per contrastare la trasmissione del «contagio» finanziario all’economia reale. Certo, con gli strumenti limitati che può mettere in campo, Bernanke non è in grado di invertire le tendenze né di risolvere la crisi dei mutui, mapuò ridare fiducia alle banche e cerca di evitare nuove crisi di liquidità che potrebbero diventare l’incidente capace di trasformare una bassa crescita in una recessione. Al tempo stesso cerca di spingere un Paese che vive da anni al di sopra dei suoi mezzi, verso un riequilibrio doloroso ma inevitabile: meno importazioni, più export e riduzione dei posti di lavoro nelle imprese che si ristrutturano per divenire più competitive. E’ un tentativo di riprendere il cammino che merita l’attenzione di un Paese come l’Italia che, mentre attorno tutto cambia, è ancora una volta tentato di restare a braccia conserte, soddisfatto di essere solo sfiorato dalla crisi dei mutui «subprime». Che, oltretutto, facilita la raccolta di risparmio per finanziare il nostro enorme debito pubblico.
Massimo Gaggi
19 settembre 2007
 
masgui ha scritto:
ho chiamato il pozzuo oggi. Mi ha detto che è ancora a 0..... :up: :D
ti ho lasciato per una puta..e la puta mi ha fato un brutto scherzo.
:sad:

azzo ti leggo adesso

la seconda gnocca di Gipaz mi aueua distratto un poki, n'est-pas...
io annaspo, ho da prendere ferie per finire :rolleyes:
 
generali1984 ha scritto:
L'ultimo quote non esiste!

Son sempre più convinto che la FED non risponda alle considerazioni macro ma alle richieste del mercato.
Sono gli stessi futures sui Fed Funds che dettano le scelte della banca centrale che con un pò di ritardo tendono sempre a rispondere alle loro esigenze.


Il problema è capire se questi futuri rispondono a reali esigenze economiche finanziarie oppure maggiormente ad esigenze speculative
 

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