Bund Tbond and the final cut (VM89)

gastronomo ha scritto:
Ciao Cari, arieccomi dopo lunga astinenza, vi posto quest'articolo ben fatto (secondo me). Spero stiate tutti bene. Vado a leggermi qualcosina e torno.

Dal Corriere di oggi:
NEW YORK — L’economia Usa ha la febbre e la Federal Reserve, tagliando i tassi di mezzo punto, le somministra una medicina da cavallo con molti effetti collaterali indesiderati: dall’abbassamento delle difese contro l’inflazione al rischio che i mercati considerino il calo del costo del denaro una mezza «amnistia» per i finanzieri più spregiudicati, arrivati alla resa dei conti con la crisi dei mutui «subprime ». Wall Street festeggia: pochi secondi dopo la decisione della Banca centrale Usa l’indice Dow Jones si impenna di oltre 200 punti, mentre Jim Cramer — popolarissimo e pittoresco conduttore della rubrica «Mad Money» (denaro pazzo) della rete televisiva Cnbc — s’inginocchia con le braccia levate al cielo: «Sul mercato azionario torneranno i compratori, le famiglie consumeranno di più, l’economia riprenderà fiato: questa non è una buona notizia, è manna dal cielo». Ma dietro questa fiammata euforica c’è la realtà di una Fed che fino a qualche settimana fa era decisa a non ridurre il costo del denaro e che invece è stata costretta a farlo e in misura molto consistente: cosa che, date le circostanze, la lascia con ben poche munizioni da usare in caso di un ulteriore avvitamento della crisi. Ben Bernanke, che un anno e mezzo fa, ereditando da Alan Greenspan la guida della Banca centrale, si era dato l’obiettivo di rendere la politica monetaria più trasparente, prevedibile e comprensibile, si ritrova oggi a governare la moneta con i colpi di scena. Davanti a una crisi attesa da molti, ma che ha sorpreso tutti per il modo in cui si è presentata e per la sua complessità, Bernanke non ha certo tirato i remi in barca: ha imposto ai direttori della Fed (alcuni dei quali ancora sabato scorso dicevano di voler lasciare i tassi invariati) un intervento che, favorendo un ulteriore indebolimento del dollaro, fa pagare buona parte del conto della crisi all’Europa che esporta, agli investitori asiatici e mediorientali che hanno i forzieri pieni di biglietti verdi e anche ai consumatori americani che, da un lato, vedono ridursi il costo dei loro debiti, dall’altro pagheranno di più per la benzina e gli altri prodotti d’importazione. Ora l’America corre un grosso rischio: l’inflazione in questo momento sembra sotto controllo, ma con il petrolio di nuovo a livelli record, l’economia cinese surriscaldata (prezzi che corrono al 6,5 per cento) e le materie prime sotto pressione (quelle agricole risentono dell’accresciuta domanda del mercato asiatico, mentre sui cereali si è abbattuto l’effetto «biofuel »), una fiammata può essere dietro l’angolo.
Bernanke ne è consapevole, ma alla fine ha scelto la via che era stata indicata anche dall’altro «grande vecchio» della scienza economica americana: quel Martin Feldstein che molti consideravano il successore «naturale» di Greenspan e che nei giorni scorsi aveva sostenuto la necessità di un taglio «aggressivo » dei tassi, riconoscendo che ciò potrebbe favorire una ripresa dell’inflazione, ma aggiungendo che, oggi, questo è il minore dei mali. Ecco il nodo: il rischio di un avvitamento della crisi. Chi pensa che Bush abbia scelto Bernanke perché più «malleabile» di Feldstein, oggi penserà che, tagliando i tassi, la Fed ha fatto un favore alla Casa Bianca e ai repubblicani che, dopo otto anni di governo, vorrebbero evitare di andare alle elezioni con le famiglie, che sono state spinte da Bush a comprarsi la casa, «impiccate» ai loro debiti. In realtà la Fed voleva soprattutto evitare di fare un regalo agli speculatori; ha deciso di agire 10 giorni fa quando i dati dell’occupazione hanno presentato — per la prima volta negli ultimi quattro anni—il segno meno. Nei giorni successivi quasi tutti i centri di analisi (e lo stesso Greenspan) hanno segnalato un aumento del rischio di recessione. La Fed ha quindi deciso di intervenire per contrastare la trasmissione del «contagio» finanziario all’economia reale. Certo, con gli strumenti limitati che può mettere in campo, Bernanke non è in grado di invertire le tendenze né di risolvere la crisi dei mutui, mapuò ridare fiducia alle banche e cerca di evitare nuove crisi di liquidità che potrebbero diventare l’incidente capace di trasformare una bassa crescita in una recessione. Al tempo stesso cerca di spingere un Paese che vive da anni al di sopra dei suoi mezzi, verso un riequilibrio doloroso ma inevitabile: meno importazioni, più export e riduzione dei posti di lavoro nelle imprese che si ristrutturano per divenire più competitive. E’ un tentativo di riprendere il cammino che merita l’attenzione di un Paese come l’Italia che, mentre attorno tutto cambia, è ancora una volta tentato di restare a braccia conserte, soddisfatto di essere solo sfiorato dalla crisi dei mutui «subprime». Che, oltretutto, facilita la raccolta di risparmio per finanziare il nostro enorme debito pubblico.
Massimo Gaggi
19 settembre 2007

Non ha munizioni?
Se è per questo ne ha ancora parecchie ma la parola chiave è fiducia.

Questo sistema monetario si regge sulla fiducia nel sistema e sulla fiducia nel denaro elettronico.
Se per qualche motivo questa fiducia scema la realtà si fa molto tetra in brevissimo tempo.

Una situazione in cui i rating si sono definitivamente mostrati carta straccia, in cui mercati di svariati miliardi di dollari risultavano completamente ingessati un trasferimento anche parziale di queste incognite sulle big finanzioarie e la messa in discussione della loro stessa solidità sarebbe stato devastante.
Secondo me Northern Rock è stata la goccia decisiva che ha costretto definitivamente alla mobilitazione delle risors epiù attive. In realtà questo ribasso ora non serve aniente. La trasmissione di un calo dei tassi all'economia reale non è immediato ma per la fiducia era esiziale.
 
Il problema adesso è l'eventuale gestione di una crisi del dollaro.

Infatti una simile movimento non potrà che portare ad un ulteriore interesse da parte degli investitori pubblici e privati a diversificare su mercati con azioni più convenienti di quelle USA, con valute maggiormente tutelate che negli USA ecc.

E' vero che la posizione del COT alla scorsa settimana indicava una forte posizione ribassista sul dollaro probabilmente non completamente sostenibile nel lungo e che necessita di una pausa di consolidamento.
Ma come gli studi sui carry mostrano una crescita della speculazione contro dollaro può emergere anche fuori i dati ufficiali.
 
Dresdner Kleinwort - US market closing comment

The FOMC decided to cut the fed funds target rate by 50bp today, more than the 25bp we were expecting and more than generally anticipated by financial markets. The discount rate was also reduced 50bp to 5.25%. The Committee focused on the potential spillover effects from financial market disruption to the real economy as their main motivation for today’s action. The policy statement did not give a strong hint that today’s action will be followed by additional rate cuts. We had been expecting a total reduction of 50bp in the funds rate in two 25bp steps. With the FOMC delivering 50bp all at once today, the odds of a rate cut at the October meeting have, in our view, gone down.

Barclays Capital - US Economics Research

The statement accompanying the decision suggests the Committee acted to forestall potential downside risks to the outlook, rather than necessarily being a response to a sharp downgrade of the Fed’s baseline economic forecast.

We continue to expect the FOMC to cut the federal funds rate by 25 bp at the October meeting, and for the federal funds rate to stand at 4.5% at year-end.

The FOMC did mention inflation, but sounded notably less concerned than at the August 7 meeting. Today’s statement said that “readings on core inflation have improved modestly this year. However, the Committee judges that some inflation risks remain, and it will continue to monitor inflation developments carefully.” In August, the Committee had indicated that “a sustained moderation in inflation pressures has yet to be convincingly demonstrated,” and that “the high level of resource utilization has the potential to sustain those pressures.” The change in tone suggests that the Fed has become less concerned about inflation risks, in our view.

UBS - US Daily Economic Comment

Why 50 bps?
Fed concerns about further potential financial market dislocations and the possible economic repercussions probably encouraged the larger than expected rate cut. Also, in 1998 amid the LTCM crisis, financial markets viewed the Fed’s initial 25bp cut as inadequate. We still foresee a combination of lingering financial market concerns and housing-related soft economic data triggering further fed funds rate easing to 4 1/4%—our forecast before Tuesday’s Fed actions. However, with a larger than anticipated easing step today probably lessening the time required for the return of a more stable financial market and economic environment, we foresee 25 basis point easing steps at the next two (October 30-31 and December 11) instead of the next three FOMC meetings.
 
gipa69 ha scritto:
L'ultimo quote non esiste!

abbassando i tassi si riduce anche l'appeal del debito pubblico americano
in un momento in cui l'economia usa si dimostra 'meno affidabile' dal punto di vista bilancistico

un investitore avveduto credo potrebbe pensare di differenziare un pò verso l'euro
e così i possessori di commodities potrebbero scegliere di essere pagati in una valuta più stabile, anzichè ritoccare i prezzi ( monovra politicamente poco presentabile)

bernak si è giocato l'asso
adesso si sa come risponderà alle sfide
mica per nulla mi dicevi del soprannome... 'elicottero' ....

sono un pò priokkupatto, nevvero ....
 
che massa di GAYSSSSSSSSSSSSSS :-o

Addio:

comprato un pò di dollari per ora soli 60K 1,3922 e lungo di Usd/cad...con 50K da 1,0143

addio tornerò tra Voi Gays...appena finisco di risolvere un bel pò di catzi su questa minkiaaa di lavoro suca palle...da gennaio finish :ciao:
 
Ti assicuro che per una visione che vada oltre i due anni sono fortemente preoccupato....

Ci sono tutte le condizioni perchè si sviluppi una bolla ciclopica sugli asset finanziari e che non sia limitata ad una sola parte (azioni TMT, Paesi emergenti ecc.)

Ed il rischio di svalutazione complessiva delle monete non riguarda solo il dollaro ma anche l'euro. Le uniche valute che hanno davvero del potenziale di lungo è dove si concentra la produzione globale.
 
dopo i dati di citigroup oggi Morgan Stanley:


Morgan Stanley: in calo e sotto attese utili netti 3* trim.
NEW YORK (MF-DJ)--In calo del 17% gli utili netti di Morgan Stanley nel terzo trimestre, mentre e' salito del 13% il fatturato. La banca d'affari americana ha chiuso i conti con un risultato netto di 1,45 miliardi, o 1,44 dollari ad azione, a fronte di 1,85 miliardi, o 1,75 dollari ad azione, registrato nello stesso periodo dell'anno scorso. Il dato si e' collocato decisamente al di sotto delle attese degli analisti, che prevedevano un Eps di 1,54 dollari. Il giro d'affari e' passato da 7,06 a 7,96 miliardi.
 

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