Il brusco calo del premio al rischio o meglio la volontà degli investitori di spostarsi su asset (investimenti) a più elevato rendimento atteso (ma anche rischio atteso) è determinata essenzialmente da due cause:
- Fiducia nella stabilità del sistema: tipico delle fasi post panico.
- Elevatissima liquidità a disposizione del sistema: tassi bassi se non negativi in termini reali (al netto inflazione)
L’industria della finanza, in queste condizioni, investe negli asset a più alto rendimento atteso in termini di costo opportunità. Investire nel mercato monetario (depositi, pct, obbligazioni governative a breve termine) ha un costo opportunità molto alto e i flussi stanno uscendo in maniera decisa. I governi, costretti a tenere artificiosamente basso il livello dei tassi, effettuano operazioni di mercato aperto (quantitative easing) ricomprando gli stessi bond. Ma la massa di liquidità in circolazione sta inondnando rapidamente le altre tipologie di investimenti (azionario, oro, materie prime).
I governi saranno dunque costretti a lasciare libero il mercato di regolarsi, causando un aumento del costo del denaro che si trasferirà immediatamente sull’economia reale, punendola, mentre la speculazione finanziaria e il suo benessere non si riflette istantaneamente sull’economia reale.
Il sistema finanziario dunque dovrà rispondere nel prossimo futuro a questa sfida: permettere il trasferimento di ricchezza dall’economia finanziaria a quella reale. L’unica strada è quella di trovare il momento migliore per alzare i tassi frenando la prima per non creare un’altra bolla e sperando che la seconda sia abbastanza robusta per correre da sola.