Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE BUND, TBOND and the middle of the guado (VM 69)

Usa ostaggio della Cina, Snobbata l'asta dei titoli


Alla fine la crisi di liquidità, di moneta sonante, ha fatto il giro del mondo: è partita dagli Stati Uniti con l'esplosione della bolla dei mutui spazzatura, ha attraversato - e strapazzato - l'Europa, s'è fatta una capatina dalle parti di Dubai, ha mandato alle stelle il deficit giapponese ed è tornata in America, non a Wall Street ma a Washington.
Perché la crisi è partita dalla Borsa ma rientra attraverso la porta delle finanze pubbliche. Questa settimana le aste dei Treasure bond (i titoli di Stato a stelle e strisce) sono andate quasi deserte: il governo americano fatica a finanziarsi sul mercato, al quale ha chiesto 118 miliardi di dollari, dopo averlo inondato di denaro perché restasse in piedi. E ha bisogno di soldi per ripianare i debiti fatti per inondarlo. A triplicare il sapore di beffa c'è il fatto che alle aste della traballantissima Grecia si registra il tutto esaurito e si fa anzi la coda, con richieste che doppiano e triplicano l'offerta dei titoli: 5 miliardi in vendita, 16 miliardi degli investitori pronti sul tavolo.
Il tutto prima che l'Europa raggiungesse l'accordo salva-Atene che ora, infatti, farà scendere i rendimenti come desiderava Papandreou.

Alla faccia degli anatemi contro la finanza allargata, la scommessa più cercata resta quella più rischiosa, quella che paga di più.

Comprare il debito Usa, a dire il vero, non paga granché in questo momento: il rendimento a 10 anni resta sotto il 4% (quello dei titoli greci viaggia intorno a quota 6,25%), tutti i segnali dicono che salirà rapidamente: meglio aspettare.
Salirà perché la riforma della sanità americana si accompagna a un picco della povertà e della disoccupazione, e quindi la spesa pubblica Usa per il welfare e il bisogno di denaro del Governo si impenneranno.
Salirà perché fino ad ora è stata la Federal Reserve a garantire gli acquisti che hanno tenuto i rendimenti ai minimi storici (Bernanke ha comprato T bond per 1.700 miliardi di dollari), ma il programma sta per terminare.
E salirà anche perché le ultime offerte sono state snobbate dal mercato: tocca offrire di più per piazzare le obbligazioni agli investitori.
Marco Sodano Fonte: www.lastampa.it





azzz :lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol:

vero? ci son conferme ??

mi diverte troppo :lol::lol::lol:
 
Usa ostaggio della Cina, Snobbata l'asta dei titoli


Alla fine la crisi di liquidità, di moneta sonante, ha fatto il giro del mondo: è partita dagli Stati Uniti con l'esplosione della bolla dei mutui spazzatura, ha attraversato - e strapazzato - l'Europa, s'è fatta una capatina dalle parti di Dubai, ha mandato alle stelle il deficit giapponese ed è tornata in America, non a Wall Street ma a Washington.
Perché la crisi è partita dalla Borsa ma rientra attraverso la porta delle finanze pubbliche. Questa settimana le aste dei Treasure bond (i titoli di Stato a stelle e strisce) sono andate quasi deserte: il governo americano fatica a finanziarsi sul mercato, al quale ha chiesto 118 miliardi di dollari, dopo averlo inondato di denaro perché restasse in piedi. E ha bisogno di soldi per ripianare i debiti fatti per inondarlo. A triplicare il sapore di beffa c'è il fatto che alle aste della traballantissima Grecia si registra il tutto esaurito e si fa anzi la coda, con richieste che doppiano e triplicano l'offerta dei titoli: 5 miliardi in vendita, 16 miliardi degli investitori pronti sul tavolo.
Il tutto prima che l'Europa raggiungesse l'accordo salva-Atene che ora, infatti, farà scendere i rendimenti come desiderava Papandreou.

Alla faccia degli anatemi contro la finanza allargata, la scommessa più cercata resta quella più rischiosa, quella che paga di più.

Comprare il debito Usa, a dire il vero, non paga granché in questo momento: il rendimento a 10 anni resta sotto il 4% (quello dei titoli greci viaggia intorno a quota 6,25%), tutti i segnali dicono che salirà rapidamente: meglio aspettare.
Salirà perché la riforma della sanità americana si accompagna a un picco della povertà e della disoccupazione, e quindi la spesa pubblica Usa per il welfare e il bisogno di denaro del Governo si impenneranno.
Salirà perché fino ad ora è stata la Federal Reserve a garantire gli acquisti che hanno tenuto i rendimenti ai minimi storici (Bernanke ha comprato T bond per 1.700 miliardi di dollari), ma il programma sta per terminare.
E salirà anche perché le ultime offerte sono state snobbate dal mercato: tocca offrire di più per piazzare le obbligazioni agli investitori.
Marco Sodano Fonte: www.lastampa.it





azzz :lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol:

vero? ci son conferme ??

mi diverte troppo :lol::lol::lol:


te l'ho detto che e' una farsa....:lol:
l'importante e ' ricordarselo...

e questi ? allarmisti ? :cool:


Remember SIVs? China Has 'Em And They're Hiding A Massive Credit Bubble

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Joe Weisenthal | Mar. 31, 2010, 3:09 PM | 1,682 | 5


For awhile now we've been telling you about the work of professor Victor Shih who is warning about the $1trillion+ debts incurred by Chinese state governments.
A new report from research from Independent Strategy has a very nice characterization of these local governments, and their analogue to the US crisis: they're the SIVs, the vehicles that allowed Citigroup (C) et. al. to mask the true state of their rot.
According to Shih, the rot is located in the so-called Local Government
Financing Vehicles (LGFVs) belonging to one of China’s many levels of
local government ranging from towns and counties to cities and provinces.
LGFVs are conduits, like the Special Investment Vehicles (SIVs) were
for western banks, used by local government to borrow and spend on
infrastructure and other projects (like real estate).

Local governments inject land banks, SOEs and cash into a LGFV to give
it assets and a capital base for borrowing. Guarantees of LGFV debt by
local governments are also common (as are guarantees of one LGFV’s
debts by another). The usefulness of the LGFV is that it allows local
government to borrow and spend way in excess of its own budget, where
normally tax revenues cover only about half expenditure (with the rest
coming from Beijing). Local government deficit spending is not allowed.

There are over 8,000 LGFVs in China with only paltry information avail-
able for all but 100 of them and even for those the information is incom-
plete. Local authorities have used LGFVs to divert funds borrowed for
authorised projects to other ends (e.g. loans for infrastructure spending
channeled into real estate speculation by local cadres) or to borrow and
feed back the proceeds to local government. LGFVs are predominantly
unprofitable, with the debt service on existing debts being funded by
further cash subsidies from local government and additional borrowings.
And they have been financed by asset injections at inflated prices (e.g.
local government land banks) to dress up their balance sheets and facili-
tate borrowing, despite often being insolvent.
It's these SIVs that allow for this:
chart.png

In conclusion, these local entities -- which get at least half of their revenue from real estate, and not taxes -- have one solution: keep praying for a bubble (oh, and hope that the export sector never slows down).


Tags: China


Read more: http://www.businessinsider.com/remember-sivs-china-has-em-and-theyre-hiding-a-massive-credit-bubble-2010-3#ixzz0jpmG7htQ
 
questo dovrebbe dare una mano all'inflazione.....:rolleyes:

ATTENTI ALL'ACCIAIO, COSTERA' UN TERZO IN PIU'
di WSI
Un nuovo sistema di prezzi mettera' il turbo al metallo che rappresenta il 95% della domanda globale di materie prime. A monte si paga di piu'. A valle, a farne le spese sono i consumatori. Guadagni assicurati per...

Di almeno un terzo. Tanto e' l'incremento atteso per i prezzi dell'acciaio con conseguenti ritocchi all'insu' di tutti i beni fatti da questa matieria prima, dalle auto agli elettodomestici. Il tutto dopo la messa a punto di un nuovo tariffario dei minerali ferrosi.

L'accordo, siglato tra la brasiliana VAle, l'anglo-australiana BHP Billinton e le fabbriche di Cina e Giappone, mette fine a un sistema che andava avanti da 40 anni basato su contratti annuali e lente contrattazioni sui prezzi. Ora si firmeranno commesse trimestrali basate sul nascente mercato dei minerali ferrosi. "Il vecchio sistema di benchmark e' finito. NOn si torna piu' indietro", ha riferito un manager vicino alla trattativa.


A cavalcare questo cambiamento i piu' grandi operatori del comparto a livello globale, con profitti che metteranno il turbo nel breve termine proprio grazie al nuovo sistema di prezzi. Qualche stima: per Vale, Rio Tinto e BHP Billinton i profitti potrebbero crescere di almeno $5 miliardi all'anno.

I nuovi criteri rappresentano la risposta alla situazione di stallo osservata l'anno scorso nelle negoziazioni tra gruppi minerari e i produttori cinesi di acciaio, incapaci di trovare il prezzo giusto che andasse bene ad entrambe. Ad avere la meglio sono stati i primi grazie a un mercato, quello del Celeste Impero, che da oltre un decennio si e' dimostrato un vorace consumatore.

Brendan Harris, analista del comparto in Macquarie, ha definito il cambiamento in atto come un passaggio degno di nota. "Non accade tutti i giorni che i termini di commercializzazione di una delle principali materie prime cambi", ha detto. L'acciaio, d'altra parte, rappresenta il 95% del consumo mondiale di metalli e i minerali di ferro rappresentano il principale ingrediente per la produzione di acciaio.

Il nuovo sistema di prezzi prevede un ritocco dei costi a carico dei produttori di acciaio asiatici di circa $100-120 per tonnellata tra aprile e giugno, un rialzo dell'80-100% rispetto ai $60 a cui sono stati siglati i contratti per gli anni 2009-2010.

Come verra' compensato un simile incremento della materia prima? Semplice. Alzando i prezzi dell'acciao di circa un terzo. Alcune societa' hanno gia' rivisto all'insu' i prezzi. Entro la fine del trimestre prossimo, l'acciao in bobina (hot rolled coil steel) potrebbe toccare quota $725-750/tonnellata, su rispetto a $550 di gennaio e del livello a $380 cui veniva scambiato l'anno scorso.

A farne le spese? I consumatori, ha fatto notare Thorsten Zimmermann, analista di HSBC a Londra.

Ad aver gia' messo la firma sui nuovi contratti con base trimestrale, tra le altre societa' asiatiche, figurano la giapponese Nippon Steel e la cinese Baosteel. In Europa gli operatori devono ancora farlo. Rio Tinto potrebbe presto farlo. L'associazione europea dell'industria dell'acciaio (che include colossi come ArcelorMittal e ThyssenKrupp, ha ammonito: un incremento della materia prima comportera' "inevitabilmente un impatto significativo su tutta la catena fino ad arrivare ai consumatori".

In Australia i minerali ferrosi ieri hanno toccato i massimi di 18 mesi a $153.6/tonnellata. Chris Williamson, capo economista di Markit, ha concluso dicendo che la domanda di acciaio trainera' i prezzi nei prossimi mesi. "Pressioni inflazionistiche si stanno creando nei mercati emergenti", ha commentato l'esperto da Londra.
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