Fiat (F) Capitalizzazione a 10.8 e Debiti a 6.1 MLD

FINO A FINE 2011 si SCENDERA' QUASI CERTAMENTE in maniera PESANTE...!!!
Oggi mi sono imbattuto in questo prodotto... che a me non interessa e prendo in esame solo per evidenziare la strategia...!!!

A me... pare interessante capire come sia conveniente far scendere il mercato...!!!
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RBS Markets

Quindi... occhio a FIAT... INTESASP ed UNICREDIT nel ns. indice...!!!
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Altri due grossi titoli che fanno l'indice nostrano... ENEL ed ENI... non sono menzionati... quindi subiranno ribassi contenuti nel 25% dalla quotazione del 22 settembre... infatti ENI la vedo bene in area 10 Euro mentre ENEL posso pensare ad un 2,40 Euro... vabbè...!!!
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Ma volete vedere che salta una BANCA AMERICANA e si tira dietro tutto il comparto in forti ribassi...???
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grandissima fiat:dopo aver rubato per decennni, ora danno pure lezioni di stile

FIAT FANTASY - CERTO CHE DOPO AVER MANDATO A CASA MIGLIAIA DI LAVORATORI ITALIANI, SPESSO A SPESE NOSTRE, CHIAMARE MIRAFIORI "CITTADELLA DELLA MOBILITÀ” SUONA PERVERSO - A QUANDO RIBATTEZZARE TERMINI IMERESE "LEASURE PARK"? MAGARI A BREVE EXOR LANCERÀ SEMINARI SUL RISPETTO PUNTIGLIOSO DELLE NORME CONSOB, MENTRE LA JUVE ISTITUIRA' IL PREMIO FAIRNESS SPORTIVA. PRESIEDUTO DA MOGGI…


Bankomat per Dagospia
John Elkann A Torino non sono noti per il senso dell'umorismo, se non nella versione del brontolio vagamente ironico verso tutto il resto del mondo.
Se avessero senso dell'umorismo non avrebbero nominato presidente della Fiat, cioe' di un grande gruppo industriale, non della finanziaria di famiglia, una persona priva di curriculum.
Se avessero sense of humour non avrebbero consentito a Marchionne di travalicare dal ruolo di manager risanatore a quello di pensatore e moralista. Un Marchionne e una Fiat che professoreggiano su nuovi sistemi di relazioni industriali hanno la stessa credibilita' del Cavaliere che vuol riformare la giustizia.
Ma certo che dopo aver mandato a casa migliaia di lavoratori italiani spesso a spese nostre chiamare Mirafiori "cittadella della mobilita' suona perverso. Chiaramente la cosa sembrava intelligente: una iniziativa con il Politecnico, per i giovani, "dodici aule e sette laboratori" informa senza ironia ‘'Repubblica'' oggi.
mirafiori Cittadella della mobilità! La Fiat, una delle più' grandi produttrici di mobilita' operaia che gioca con le parole? A quando ribattezzare Termini Imerese "leasure park"?
Sai come ridono le famiglie degli operai piene di tempo libero.
Magari a breve Exor lancera' seminari sul rispetto puntiglioso delle norme Consob, mentre la Juve istituira' il premio fairness sportiva. Presieduto da Moggi.
Negli anni del romitismo reale il guru delle risorse umane, il dr Enrico Auteri, rivendeva modelli e slogan messi in pratica per davvero da lple multinazionali di successo vent'anni prima. Uno dei mantra era: "Trattiamo i dipendenti come clienti". Un coro si levava sommesso fra i dipendenti che lo frequentavano: "come schiavi, come soldatini, ma come clienti no, non trattateci come clienti!"
gero48 moggi POLITECNICO: TORINO, AL VIA LA CITTADELLA DELLA MOBILITA' INSEDIATA A MIRAFIORI
(Adnkronos)
- Al via da questa mattina le lezioni dei corsi di laurea in Ingegneria dell'Autoveicolo e Design Industriale e Comunicazione Visiva nella nuova sede della Cittadella della Mobilita', realizzata dal Politecnico di Torino a Mirafori. L'avvio die corsi e' stata l'occasione per un tour della struttura a cui hanno partecipato, accompagnati dal rettore del Politecnico, Francesco Profumo, il sindaco di Torino Piero Fassino, l'ad di Fiat Sergio Marchionne, il vicesindaco Tom Dealessandri e alcuni assessori e consiglieri comunali.
La struttura, che ha sede in corso Settembrini,si estende su una superficie di 7.500 metri quadrati, accoglie circa 1.500 studenti ed e' dotata di 12 aule e 7 laboratori scientifici. L'area e' parte integrante della nuova Cittadella della Mobilita' e si inserisce all'interno del progetto di riqualificazione di Mirafiori.
''Oltre il 60% degli studenti presenti nella sede di Mirafiori e' straniero - ha commentato il rettore Francesco Profumo - l'ateneo ha da sempre accolto le aziende all'interno della Cittadella Politecnica per rafforzare il partenariato con il sistema socio-economico. A Mirafiori e' l'ateneo che entra nella fabbrica. Questa e' per noi una grande sfida in cui vogliamo far crescere insieme formazione, nuovo polo di ricerca e start up''.
 
1- FIAT INDIGNADOS! MARPIONNE SCENDE IN CAMPO: LA NUOVA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DELLA FIAT BOMBARDA NIENTEMENO CHE LA CASTA DEI POLITICI E LE AUTOBLU! - 2- DUETTI SPOT DELLE IENE CACCIATE LUCA & PAOLO SUI “NUOVI MOSTRI” DI MONTECITORIO : LA DOPPIEZZA DEL POLITICO DI TURNO CHE DICE UNA COSA (SPAZIO AI GIOVANI, NO AI PRIVILEGI, LIBERTÀ DI ESPRESSIONE PER TUTTI…) E POI FA ESATTAMENTE IL CONTRARIO - 3- SCENARIO VIDEO: L’AUTOBLU CON LAMPEGGIANTE USATO PER NON FARE TARDI A PRANZO… - 4- SARÀ PERCHÉ TRA LE MACCHINE DEI POLITICI AUDI E BMW HANNO SCALZATO ALFA E LANCIA? - 5- IL PARADOSSO DELL’AZIENDA PIÙ ASSISTITA DALLO STATO ITALIANO (350 MILIONI SOLO NELL’ERA MARCHIONNE) CHE OSA GRIDARE: “NO AI PRIVILEGI, SÌ AI VANTAGGI CON FIAT”! - 6- ORA QUALCUNO AVVERTA MONTEPREZZEMOLO: DOPO AVERLO CACCIATO DALLA FIAT, MARPIONNE È PRONTO A SCIPPARGLI ANCHE LA (FUTURA) POLTRONA GOVERNATIVA…


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1 - LINK AI NUOVI SPOT FIAT: "FAMILISMO, AUTO BLU E CASTA: LA POLITICA VISTA DALLA FIAT DI LUCA E PAOLO"
http://nomfup.wordpress.com/2011/10/18/hai-capito-marchionne/

Luca e Paolo in autoblu nel nuovo spot della PandaSERGIO MARCHIONNE
2- ON AIR GLI SPOT 'I NUOVI MOSTRI' CON LUCA E PAOLO DI LEO BURNETT
Fiorella Cipoletta per "Pubblicitaitalia.it"


Gara aperta e cinque agenzie creative in pole position per per la nuova comunicazione creativa per il lancio della Nuova Panda presentata all'ultimo Salone di Ginevra che arriverà nelle concessionarie solo a Febbraio 2012. Le strutture chiamate al pitch sviluperanno la creatività globale della campagna di comunicazione per la Nuova Panda.
"Sono Armando Testa, Leo Burnett, Independent Ideas, Kube Libre e l'anglossasone Krow Communication le agenzie messe in gara per sviluppare la strategia di comunicazione per la Nuova Panda - afferma a Today Pubblicità Italia Rino Drogo, responsabile comunicazione di Lancia e di Fiat in Fiat Group Automobiles -. Abbiamo appena dato il brief alle strutture e abbiamo richiesto una creatività dal respiro internazionale, una campagna globale".
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_gallery-45477/346905.htmluca cordero montezemolo NTV Mentre da domenica 16 ottobre è on air il nuovo spot della nuova stagione promozionale Fiat con Luca e Paolo firmata da Leo Burnett. "Questo spot farà molto discutere - chiosa Rino Drogo - è una campagna più aggressiva, più coraggiosa e anticonformista dove Luca e Paolo fanno vera satira, in pieno stile Iene".
La campagna ideata dal reparto creativo di Riccardo Robiglio e Paolo Dematteis, executive creative director, punta il dito contro comportamenti mai trattati in comunicazione, prendendo di mira i vizi, le storture, il malcostume tipico che da sempre caratterizza le classi più privilegiate in Italia. Saltare le code, abusare di auto blu, nepotismi di vario genere. A questi cattivi comportamenti fanno da contraltare le soluzioni Fiat: semplici, concrete e democratiche. Gli spot sono diretti dal regista Paolo Genovese e realizzati dalla casa di produzione ITC Tools.
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_gallery-45477/353994.htmSpot Panda 3 - GIACHETTI SUGLI SPOT FIAT: "BASTA CON LE AUTO BLU STRANIERE"
(il Velino/AGV)
- "Ci volevano Luca e Paolo e la piu' grande azienda automobilistica italiana per prendere in giro le auto blu, tutte rigorosamente straniere e di grande cilindrata". Lo dichiara l'on. Roberto Giachetti del Partito Democratico commentando i nuovi spot della Fiat in cui i due comici nelle vesti di un politico seduto nel sedile posteriore dell'auto e del suo autista, mettono alla berlina le cattive abitudini della politica italiana.
"Viviamo in un Paese che conta il maggior numero di auto blu, tutte straniere e di grande cilindrata. Una situazione intollerabile che ho piu' volte segnalato. Il governo dovrebbe dare il buon esempio e promuovere sempre, in ogni settore, il Made in Italy, a cominciare da un parco macchine ormai 'appaltato' ai colossi automobilistici stranieri".
"Spero che gli spot e il grande talento comico di Luca e Paolo abbiano maggior successo delle mie segnalazioni", scherza Giachetti.
 
Marchionne sull'orlo ci una crisi di nervi: siccome è un incapace, non sa fare macchine, scarica colpe sue sui poveri operai.
Marchionne cambiati il maglioncino sporco che fa schifo.
 
articolo esilarante. :lol::lol::lol::up:

Fiat 500, terribile flop. Marchionne in bilico

di: WSI Pubblicato il 26 dicembre 2011| Ora 15:42
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Laura Soave, licenziata, primo capro espiatorio del flop Fiat 500 negli Stati Uniti. Ma le responsabilita' sono altrove.

Una serie di notizie riguardanti il gruppo Fiat/Chrysler vanno valutate in termini oggettivi, in questo scorcio di fine anno, a partire dal fatto che quasi tutte le news riguardanti Torino sono censurate in Italia dalla grande stampa, Wall Street Italia ritiene invece doveroso pubblicarle. La verita' e' che il ceo del gruppo Fiat/Chrysler, Sergio Marchionne, appare sempre piu' un giocatore di poker, aggressivo e cinico, il cui bluff potrebbe essere presto scoperto. Parliamo di fallacia di una strategia industriale da parte del leader di una grande azienda automobilistica, non ci sogneremmo mai di esaminare la questione dal solo "angolo" sindacale o da quello puramente finanziario (takeover di Fiat fino al 100% di Chrysler entro il 2012). Qui in ogni caso si parla di mercato Usa e non di Italia o Europa.

La Fiat di Marchionne resta comunque un pianeta in parte misterioso, infatti se molti analisti pensano che il ceo sia stato geniale a salvare il Lingotto dal crack qualche anno fa, molti altri esperti del settore auto ritengono che non siano piu' tempi di ambizione unita alla sola finanza, e' proprio l'industria - cioe' l'auto, i prodotti, i modelli che piacciono al mercato - che qui langue. Marchionne e' riuscito a investire una bazzecola, meno di $2 miliardi di dollari in cash, consolidando in bilancio la piu' piccola delle tre Big di Detroit, Chrysler, che ne valeva 8,3 sulla base dei conteggi dell'amministrazione Obama ai tempi del salvataggio (fine 2008) ma con un patrimonio netto tangibile negativo per 9,2 miliardi di dollari.

Secondo alcune fonti (tra cui un articolo del Corriere della Sera, di cui Fiat e' azionista, intitolato Fiat-Chrysler, il Peso dei Debiti sull'Ascesa di Marchionne), l'indebitamento complessivo del gruppo Fiat/Chrysler ammonta a 40,5 miliardi di euro e potrebbe arrivare presto a circa 45 miliardi, sommando ai debiti consolidati (26 miliardi, che si stanno avvicinando a 30) i 14,5 miliardi di Fga Capital, la joint venture con il Crédit Agricole avviata per finanziare gli acquisti della clientela.

Leggere: Bilanci e risultati Fiat primo semestre 2011.

Nel 2010 il gruppo automobilistico controllato della famiglia Agnelli aveva quasi 31 miliardi di euro di indebitamento finanziario totale, pari al 255% del capitale netto ma con una posizione finanziaria netta inferiore (-43%) di 17,4 miliardi dovuta a 13,4 miliardi di liquidità.

Ma veniamo alle news dell' ultimo mese e mezzo non circolate in Italia. Sono le seguenti:

1) Laura Soave, 39 anni, responsabile del brand e marketing di Fiat 500 in Nord America, e' stata silurata dopo appena 20 mesi dalla nomina; al suo posto e' stato chiamato l'11 novembre scorso Timothy Kuniskis, 44 anni, veterano Chrysler con 19 anni di carriera a Detroit.

2) Le vendite della Fiat 500 negli Stati Uniti sono a fine anno meno della meta' rispetto alle stime previste nel budget 2011. Un clamoroso, terribile flop, che non ha nulla a che fare con il mercato o la recessione ma solo con il lancio di un modello sbagliato e non adatto al mercato americano.

3) Decine di dealer Usa che hanno firmato un contratto di esclusiva con Fiat sono oggi sull'orlo della bancarotta, per impegni finanziari divenuti insostenibili: le vendite della 500 hanno gia' toccato un picco e sono stimate in ulteriore calo, stando agli ultimi report della stampa specializzata.

4) La National Highway Traffic Safety Administration Usa il 9 dicembre ha affibbiato alla Fiat 500 un rating sulla sicurezza di 3 stelle, il peggiore in assoluto assegnato finora negli Stati Uniti a un nuovo modello auto. Questa e' la notizia piu' recente ed e' destinata a incidere pesantemente sulle vendite gia' insoddisfacenti della 500 in America.

Partendo da quest'ultima news, ci si chiede con quale superficialita' il vertice del Lingotto (Marchionne con i manager del team tecnico) possa aver pianificato il lancio di un'auto nuova negli Stati Uniti senza aver prima dato per acquisito l'ottenimento dei requisiti anche tecnici necessari al successo, in un mercato come quello Usa particolarmente competitivo e affollato dei migliori competitor mondiali.

Il giudizio dell'ente federale Usa sulla sicurezza e' netto. La National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) ha assegnato 4 stelle sulla sicurezza della Fiat 500 in un incidente frontale e negli incidenti in cui si verifica un capottamento ma ha affibiato 2 stelle negli incidenti con impatto laterale.

L'agenzia federale americana lo ha annunciato sul suo website safercar.gov. Il rating e' peggiore di altre auto piccole della stessa categoria e soprattutto peggiore della grande maggioranza dei veicoli di ogni categoria venduti in America. Per adesso solo altre due auto - la Dodge Caliber (Chrysler) e il SUV Ford Escape hanno ricevuto 3 stelle per la sicurezza da parte della NHTSA (durata video: 6:16).



L'agenzia federale Usa segnala (vedere link sopra) che un maschio di media corporatura alla guida riceve 5 stelle in termini di protezione, ma una donna di media corporatura al posto del passeggero (sedile di destra) ha 2 stelle in termini di protezione. Secondo la NHTSA un passeggero sul sedile posteriore soffre ferite alle costole peggiori dell'usuale.

Ma torniamo al management responsabile del lancio di Fiat 500 negli Usa. Per quanto riguarda Kuniskis, il nuovo manager che ha sostituito Laura Soave, "eredita una rete di concessionari che non ha avuto un attimo di tregua e che ha investito pesantemente in saloni di vendita per i quali il fatturato e' molto meno di quanto il ceo di Chrysler-Fiat Sergio Marchionne avesse progettato dal franchise di un modello singolo, la piccola Fiat 500", scrive l'autorevole Automotive News di Detroit.

Marchionne aveva predetto che la Fiat 500 avrebbe venduto 50.000 auto all'anno in Nord America. Dal lancio lo scorso marzo le vendite negli Stati Uniti, Canada e Messico sono state di 21.380 auto fino a ottobre, ha detto il portavoce di Chrysler Ariel Gavilan. Secondo l'azienda 130 concessionari vendono la Fiat 500 (dati di ottobre) "ma solo 101 hanno per ora effettuato vendite". Da notare che la BMW ha venduto quest'anno sul mercato Usa 47.050 Mini fino a ottobre, si tratta del modello diretto concorrente della 500, reperibile in 90 concessionari e per il cui marketing i tedeschi hanno un budget limitato. Fino a tutto novembre Chrysler ha venduto 17.444 Fiat 500 negli Stati Uniti, con 11.200 unita' ferme all'1 dicembre, un magazzino di 173 giorni. Chrysler Group riporta vendite di appena 1.618 Fiat 500 a novembre, il terzo mese consecutivo di vendite in calo rispetto al mese precedente.

Le vendite di Fiat 500 vanno cosi' male che Chrysler Group ha sospeso la produzione a dicembre del motore da 1.4 litri FIRE con cui e' equipaggiata l'auto, ha detto uno dei responsabiili sindacali della UAW (United Auto Worker) di Detroit.

Questa situazione "ha cominciato a preoccupare i concessionari - scrive Automotive News - alcuni dei quali hanno investito fino a $3 milioni in negozi con un franchise unico obbligatorio dove puo' essere venduto un solo prodotto. Alcuni di questi dealers dicono che stanno perdendo decine di migliaia di dollari ogni mese".

Tenendo conto che Timothy Kuniskis ha rilanciato una massiccia campagna pubblicitaria in tv, in onda in questi giorni negli Usa, con J-Lo (Jennifer Lopez) come testimonial (cio' potrebbe pero' alienare i potenziali acquirenti maschi) sentiamo cosa dicono gli analisti americani del settore auto. Joe Langley, senior analyst di LMC Automotive, dichiara: "Lo stile iconico e grazioso della 500 la portera' solo fino ad un certo punto del mercato, passata la fase di chi compra sull'onda dell'ultima moda. Senza prevedere un messaggio di marketing piu' preciso per il brand, la Fiat avra' difficolta' a strappare clienti da altri marchi che sono invece ben conosciuti e stabilizzati in America".

Alan Baum di Baum and Associates dice che "la Fiat 500 non e' stata disegnata per il mercato degli Stati Uniti, ma invece semplicemnte piazzata li'". Secondo Baum i problemi sperimentati con il lancio della Fiat - dopo 27 anni di assenza dal mercato - "hanno reso la vita difficile ai concessionari, ai quali e' stato chiesto di investire sostanziali somme di denaro per le nuove showrooms". "Cio' continuera' ad avere un impatto, e sta gia' pesando sul rilancio dell'Alfa Romeo sul mercato Usa", ha spiegato Baum all'Agence France Press. Secondo Langley le vendite della Fiat 500 hanno toccato gia' il picco massimo, e nonostante gli sforzi e gli investimenti massicci del gruppo nella campagna di spot in Tv a livello nazionale (Usa) per i prossimi mesi i numeri cominceranno a calare.

L'opinione generale e' comunque quella dettata dal buon senso. E' difficile vendere la Fiat 500 negli Stati Uniti perche' e' un'auto piccola che costa molto cara (15.500 dollari il modello di partenza, vedi Edmunds.com). Ecco alcuni commenti postati sul sito di Automotive News da esperti del settore che esprimono il loro sentiment sulla piccola auto "made in Italy" (con carrozzeria fabbricata in Messico):

M_WEISS.

"Il volume di vendita iniziale previsto in 50.000 Fiat 500 era semplicemente stupido in un paese che ama le automobili grandi e dove i veicoli che vendono di piu' sono da decenni i pickup e i SUV".

SunBird325

"Sergio Marchionne ed altri ben pagati manager Fiat/Chrysler devono uscire ogni tanto dalla loro torre d'avorio e avvicinarsi alla gente comune. Poche persone che hanno come caratteristica la praticita', che vanno al lavoro tutti i giorni, che forse hanno un figlio o due, e hanno bisogno di una macchina sicura, affidabile ed economica, sono disposte a pagare un prezzo cosi' alto per una Fiat 500. Questa e' un'auto giocattolo con il prezzo di una grande auto. Il risultato, e' che le vendite sono patetiche, come di fatto lo sono. Sul lato americano - Chrysler era in rianimazione quasi morta, e forse avrebbe dovuto essere sacrificata per lasciare spazio ad aziende piu' competenti. Sul lato italiano - loro hanno chiaramente e severamente misinterpretato il mercato auto americano".

THOMAS_CONLEY

"Ma Marchionne quando capira' che la 500 e' un'auto che non raggiungera' gli obiettivi, sovrastimata, prezzata troppo alta, troppo sbandierata e sovra-esposta, in questo mercato? Per $16.000 dollari chiunque potrebbe comprare una vera auto. Questo e' il terzo tentativo di ingresso della Fiat negli Stati Uniti da quando io ho cominciato a lavorare in questo settore nel '61. Gli italiani certamente apprendono con lentezza".

GimmiSol

"Io penso, signor Conley, che il problema e' sempre stato l'incompatibilita' tra un business familiare in Italia e il consumismo americano del nercato di massa. L'istinto di base di praticamente tutti gli imprenditori italiani e' di vendere la lora benamata madre piuttosto che mollare sul fronte dei profitti. Ed e' proprio cio' che ha portato la FIAT a cercare una presentazione stile boutique ad un prezzo molto alto per la 500. Gli italiani odiano competere sul prezzo. Ma qui in America e' un desiderio di morte/suicidio per ogni uomo d'affari"
 
IL SENSO DI MARCHIONNE PER I SACRIFICI - NONOSTANTE I CONTI IN ROSSO NEL 2009 (848 mln) I SOCI FIAT SI BECCHERANNO IL DIVIDENDO (237 mln, 2/3 DELL’UTILE) – MA SE FOSSI IO A CHIEDERE UNA LINEA DI CREDITO PER PAGARE DIVIDENDI PER 2/3 DELL’UTILE, AVENDO UN BILANCIO CHE PERDE 3 VOLTE TANTO, LE BANCHE MI FAREBBERO STACCARE L'ASSEGNO? - IL 'SAGGIO' DISTACCO DI MONTEZEMOLO DAL GRUPPO...



1- IL SENSO DI MARCHIONNE PER I SACRIFICI...
Bankomat in esclusiva per Dagospia

Marchionne: "senza incentivi quest'anno sara' duro per tutti". Cosi' titola "Repubblica" dando rilievo a quattro colonne con foto alla ennesima esternazione del manager. Dura per tutti non sara' davvero, nel 2010, perche' nonostante il gran problema degli incentivi - che arrivino o meno pare questione esiziale per l'auto - gli azionisti Fiat questa primavera si vedranno distribuire 237 milioni in dividendi.

Non sono cifre da capogiro ma sono pur sempre due terzi dell'utile operativo di gruppo, che crolla dai 2,9 miliardi del 2008 a circa 360 milioni nel 2009. Una gestione che non rende, 360 milioni su 50 miliardi di ricavi e' un'inezia. E sono pochissimi quei 360 milioni anche per reggere l'urto di oneri finanziari e straordinari, per cui Fiat "all'ultima riga" - come si dice in gergo - perde netti 848 milioni nel bilancio appena chiuso.

Domande all'etica degli azionisti di controllo Fiat non ne facciamo, perche' i fatti di tanti anni delineano il quadro a sufficienza. Ma una domandina alle banche che con loro come con altri gruppi amici applicano la più' smaccata politica dei due pesi e due misure: se chiedessi una linea di credito per la mia societa' per pagare dividendi pari ai due terzi del modesto utile operativo e presentassi un bilancio che perde tre volte il monte dividendi mi farebbero staccare l'assegno?
Gli operai di Termini Imerese ci leggono in copia

2- FLIPPER FIAT CON I MERCATI FINANZIARI...
Da "il Foglio"
Sarà pure una Fiat più vecchia e più saggia, come recitava il titolo della presentazione dei conti 2009, quinto anno dell'era di Sergio Marchionne. Ma l'ad del Lingotto, ormai padrone assoluto della scena, a Detroit come a Torino, si diverte a volte a giocare a flipper con i mercati finanziari. Al mattino, sull'onda dei risultati di bilancio, le Borse premiano il titolo con un robusto rialzo del 2,5 per cento.

Poi, nel pomeriggio, lo scenario cambia: se l'Europa non rinnova gli incentivi, spiega Marchionne, le vendite scenderanno del 20 per cento circa; gli utili Fiat caleranno di almeno 350 milioni, anche perché la congiuntura premierà i produttori delle auto piccole e più "ecologiche". Non solo. Facile prevedere che, in questo caso, scoppierà la guerra dei prezzi anche perché i produttori hanno ben pochi margini di manovra nel Vecchio continente.

Ne sa qualcosa Fiat, alle prese con Termini Imerese. Ma anche Renault, costretta da Nicolas Sarkozy a produrre nei pressi di Parigi la nuova Clio che costerebbe assai meno in Turchia. Parla Marchionne, dunque, e gli umori dei gestori cambiano. Soprattutto dopo che il capo azienda fa sapere che, nello scenario peggiore, l'onda dei debiti risalirà oltre quota 5 miliardi, rendendo forse necessario un aumento di capitale. E così non solo il titolo Fiat va in picchiata di circa il 5 per cento.
Ma, sull'onda degli ordini in arrivo da Wall Street, che già fa i conti con la nuova gelata del mercato immobiliare, passa di mano il 5 per cento abbondante del capitale. Certo, ci vuol ben di più che una giornata sui listini più ricca di curve e di gimcane del tracciato del Gp di Monaco per impressionare il ceo dal maglioncino blu. Marchionne, che dà appuntamento per il piano industriale Fiat al 21 aprile, rinviando a quella data ogni numero su sinergie e risparmi legati all'alleato Chrysler, è stato comunque chiaro: nessuno si illuda, insomma, che l'azienda sia in condizioni di far sconti su Termini.
O pensi di poter condizionare il gruppo con gli incentivi. Chissà come la vede Luca Cordero di Montezemolo. Ma questa è ormai la linea della Real Casa: il presidente Montezemolo ha avviato da mesi, in parallelo a nuove emozioni "parapolitiche", un "saggio" distacco dalla gestione della società, notano a Torino.
E l'approdo alla guida dell'Alfa di Harald Wester, scudiero di lusso di Marchionne in casa Maserati, lascia intendere che il polo dell'auto di lusso, caso mai si faccia, sarà sotto la regìa del manager dei due Mondi, ben intenzionato, come si è visto al salone di Detroit, a giocare la carta dei gioielli di Modena a vantaggio delle ben meno titolate Chrysler e Fiat. Anche se, magari, non si chiamerà polo del lusso ma polo sportivo.
IL CONTENTINO PER EXOR
Ma che ne dice John Philip Elkann? Meglio tenerlo lontano dai riflettori, in questi giorni. Altrimenti, invece che parlare di Fiat, Co2 o incentivi per l'auto le domande (anche degli analisti, mica solo dei giornalisti) si concentreranno su Ciro Ferrara o sulla sorte di Jean-Claude Blanc che, nelle intenzioni di John, doveva essere il Marchionne del calcio ma ha trasformato la Juve in una Stilo (o una Duna, fate voi) con la linea di una Multipla, a sentire gli umori degli juventini sfegatati.
Insomma, nel bene e nel male questa è una Fiat sempre più Marchionne dipendente che, alla fine di un anno che comunque chiude in rosso per 800 milioni di euro, in buona parte (600 milioni) dovuta ad "oneri atipici", decide di pagare la cedola ai soci grazie alle riserve accumulate a fine 2008 quando, giudiziosamente, si decise che di fronte alla crisi era meglio "tener fieno in cascina" anche perché allora, in pieno credit crunch, la Fiat pensava ad aprire linee di credito per un miliardo abbondante con Intesa e Unicredit mentre oggi, grazie all'euforia che si respira sul fronte dei corporate bond, Marchionne può snobbare le banche.
Certo, sono solo 273 milioni in cedole su un giro d'affari che supera i 52 miliardi. Ma sono una boccata d'ossigeno preziosa per Exor e, di riflesso, per l'accomandita Giovanni Agnelli & C. che deve garantire la paghetta a centinaia di membri della famiglia, non tutti sistemati a dovere. "Ma è comunque una bella notizia - spiegano a caldo gli analisti di SocGen - Ci vuole una bella fiducia per premiare gli azionisti con un bilancio in rosso: noi mica ci aspettiamo un dividendo da Peugeot e Renault". Ma i Peugeot, bontà loro, non hanno squadre di calcio sul groppone.
 
Ultima modifica:
Intervista di Massimo Mucchetti a Marchionne: http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_24/le-fabbriche-italiane-saranno-salve-solo-se-esporteranno-in-america-intervista-marchionne-massimo-mucchetti_fcf3820c-5ead-11e1-9f4b-893d7a56e4a4.shtml

«l'Europa si era illusa di poter evitare scelte dolorose ora inevitabili»

Marchionne: «Le fabbriche italiane si salvano solo se esporteranno in America»

Intervista all'a.d. Fiat: «Ma senza costi competitivi
dovremo ritirarci da 2 stabilimenti»


«l'Europa si era illusa di poter evitare scelte dolorose ora inevitabili»
Marchionne: «Le fabbriche italiane si salvano solo se esporteranno in America»
Intervista all'a.d. Fiat: «Ma senza costi competitivi
dovremo ritirarci da 2 stabilimenti»


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L'amministratore delegato di Fiat Chrysler Sergio Marchionne
MILANO - «Ha visto? Chrysler ha ritirato la domanda dei prestiti federali per le auto ecologiche». Il colloquio con Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, parte dall'America e sull'America finirà.

Dottor Marchionne, perché decidere ora quando Gm vi aveva rinunciato tempo fa?
«Perché ora Chrysler non ha più bisogno di quei dollari...».

Tre miliardi al tasso dello 0,1%.
«Alla fine eravamo scesi a 2, ma il tasso d'interesse basso si accompagnava a vincoli sugli aumenti di capitale e agli investimenti fuori dagli Usa. Troppi per mettersi le manette».

Adesso avete le mani libere.
«Sì, i prestiti dei governi di Stati Uniti e Canada li abbiamo restituiti nel 2011, versando mezzo miliardo di dollari quale risarcimento degli interessi che avremmo dovuto pagare se fossimo rimasti debitori fino alla scadenza».

Tiferete per la riconferma del presidente Obama che vi diede Chrysler?
«Ci auguriamo un risultato elettorale chiaro, con la stessa maggioranza al Congresso e alla Casa Bianca. Sennò si fatica a governare».

Sembra neutrale. Con Obama lo Stato è intervenuto nell'economia. Socialismo, accusano i repubblicani. Lei che pensa?
«L'intervento dello Stato non può essere giudicato in assoluto. Io condivido i valori americani, il primato dell'iniziativa privata. Ma nel 2008 l'economia intera stava andando alla malora. Il bail out dell'auto è stato necessario perché il sistema finanziario non era più in grado di affrontare i fallimenti. Ora i fondi Tarp sono stati quasi tutti rimborsati».


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Marchionne risponde alle domande dei cronisti
Come vede il 2012 per l'America?

«Sono molto ottimista».
Con tutto quel debito pubblico?
«In quel concorso di bellezza che è la vita spesso vince la meno brutta».

E l'Italia?
«Non siamo in condizioni floride. E però il nuovo governo, in pochissimo tempo, ha dato al mondo l'idea di un Paese che sta svoltando. Un successo incredibile. Ero a Washington durante la visita del premier Mario Monti. Ha avuto un'accoglienza straordinaria: Monti è stato un'ora a colloquio con il presidente Obama, ha riscosso grandissima attenzione al Peterson Institute, il think tank più importante. L'America è un animale enorme, che tende a percepire tutti gli altri come piccoli. Non è facile che dia tanta importanza ai suoi ospiti...».
Silvio Berlusconi attaccava i giudici dall'estero. E lei non certo incoraggiava i capitali internazionali dicendo che la Fiat non poteva investire in Italia per colpa della Fiom.
«Un momento: io non ho mai parlato male dell'Italia. Ho solo riconosciuto quello che non va perché era serio farlo nell'interesse della Fiat, che è un gruppo multinazionale, e, se permette, del mio Paese».
Se in America le chiedessero: dimmi, Sergio, adesso conviene investire in Italia?
«Conviene investire man mano che le riforme del governo Monti vanno avanti».
Tra queste spicca la riforma del mercato del lavoro. Che cosa pensa dell'articolo 18?
«Che ce l'ha solo l'Italia. Meglio assicurare le stesse tutele ai lavoratori in uscita in modi diversi, analoghi a quelli in uso negli altri Paesi. Diversamente, le imprese estere non capiscono e non vengono qui a investire».

E la Fiat che fa?
«La Fiat sta investendo».

E' soddisfatto degli accordi sindacali?
«Sì. Ora possiamo lavorare».


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Ad Auburn Hills, quartier generale Chrsyler a Detroit
Come mai allora, 14 mesi dopo il referendum, la produzione di Mirafiori scende da 70 mila a 54 mila auto l'anno quando se ne dovrebbero produrre 280 mila? Il progetto Fabbrica Italia, presentato nell'aprile 2010 a palazzo Chigi, appare in ritardo.

«Pomigliano è ripartita. Venga a visitarla: vedrà una fabbrica modello...».

Senza più iscritti Fiom tra i neoassunti.
«Falso. Si legga il Giornale . Riporta le parole on records di lavoratori che erano iscritti alla Fiom e non ne vogliono più sapere. Ma abbiamo deciso di non parlare più di Fabbrica Italia. Siamo l'unica azienda al mondo da cui si pretendono informazioni così di dettaglio. Gli investimenti li comunichiamo man mano li facciamo. E li facciamo in base al mercato. A Mirafiori, non si lavora per riempire i piazzali di veicoli invenduti. Ma Mirafiori tornerà a regime entro la fine del 2014 con un modello Fiat e uno Chrysler».
E' sano che sindacalisti dal seguito non trascurabile siano costretti a uscire dagli stabilimenti portandosi via gli scatoloni come i banchieri della Lehman dopo il crac? Perfino negli anni di Valletta le commissioni interne da vano cittadinanza a tutti.
«Lasciamo la storia agli storici. Il quadro anche giuridico era diverso. La Fiom si trova in questa situazione in seguito al referendum del 1995 sulle rappresentanze sindacali, che essa stessa aveva sostenuto, e perché non firma quando pure l'accordo è stato approvato dalla maggioranza assoluta dei lavoratori».
In un Paese che ha avuto il terrorismo rosso è saggio isolare il sindacalismo radicale?
«Onestamente, non vedo oggi rischi analoghi a quelli di oltre trent'anni fa».

E se il governo regolasse il diritto di sciopero e le rappresentanze sindacali attuando gli articoli 39 e 40 della Costituzione, e dunque riaprendo le porte delle fabbriche alle sigle che raggiungono un certo quorum?
«Che senso ha schierarsi sulle ipotesi? Qualsiasi riforma non potrà prescindere dall'esigibilità degli accordi approvati dalla maggioranza dei lavoratori. La Fiat sarà coerente con le intese raggiunte con tutti gli altri sindacati e convalidate dalla magistratura. Se si assume le sue responsabilità, la Fiom può rientrare già adesso. Ma temo che Maurizio Landini stia facendo una battaglia politica».
Difende, dice, i diritti dei lavoratori.
«C'è forse un sindacalista che dica il contrario? In pratica, vedo un Landini più rigido, molto di più del suo predecessore, Gianni Rinaldini, con cui si poteva dialogare».

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Ha mai cercato un chiarimento?

«Ci sono stati incontri riservati con esponenti della Fiom. La sinistra più intelligente ha provato a ricucire. Ma è andata male. Non possono pretendere che, nei fatti, sconfessi Cisl, Uil, Ugl e Fismic».
In Cgil c'è ora Susanna Camusso.
«Con Epifani si riusciva a ragionare di più. Camusso forse parla troppo della Fiat e di Marchionne sui media e troppo poco con noi».
Vorrà evitare che nasca una quarta confederazione a egemonia Fiom.
«Io sono un metalmeccanico che fa automobili. E fatica a capire chi considera Parlamenti i sindacati. In America, il capo della Uaw comanda e sa prendere impegni. Lo stesso accade in Germania con l'Ig Metal. E, mi creda, non sono sindacati comodi».

L'Italia ha la sua storia.
«Di troppa storia si muore».

La sua dichiarazione pro Bombassei e l'eventuale rientro in Confindustria non rischiano di trasformare il dopo Marcegaglia in un referendum sulla Fiat?
«Al referendum non ci avevo proprio pensato. Ma riflettendoci non mi interessa molto. Ho voluto semplicemente dire che stimo Bombassei come persona e come imprenditore e che credo sia in grado di cambiare radicalmente Confindustria che, come tutto il Paese, deve essere profondamente modernizzata».

Veniamo ai bilanci. Parlate di record per il 2011, ma Fiat e Fiat Industrial assieme fanno un utile della gestione ordinaria di 4,1 miliardi, pari al 4,8% dei ricavi aggregati quando nel 1989 il gruppo Fiat portò a casa, a moneta attualizzata, 4,8 miliardi di euro, pari al 9% dei ricavi di allora.
«Nel 1989 c'erano business poi gradualmente ceduti: Telettra, Snia, Impresit, sistemi ferroviari, Avio. Nel loro insieme, contribuivano per 700 miliardi di lire al risultato operativo consolidato di 4.670 miliardi. A parità di perimetro e a moneta inflazionata, quel margine sarebbe di 4 miliardi di euro. Dunque...».

Beh, nell'89 non c'era Chrysler.
«Consolidi allora pro forma Chrysler per 12 mesi e vedrà che il risultato della gestione ordinaria arriva a 5 miliardi di euro: 3,3 miliardi Fiat Spa e 1,7 Fiat Industrial».
Ma su ricavi ancora maggiori. Dunque, i margini restano minori, fatale per i produttori generalisti europei. Concentriamoci perciò su Fiat Spa, il cui cuore è appunto l'auto. Ebbene, senza l'apporto di Chrysler e la rivalutazione delle azioni Chrysler ottenute senza esborso monetario, e con un'aliquota fiscale media del 24%, l'utile netto consolidato di Fiat Spa supera di poco i 300 milioni. Non è molto...
«Nel 2011, l'aliquota fiscale media è del 24% perché risente dell'impatto quasi nullo dei proventi atipici. Con un carico fiscale normalizzato in relazione ai diversi Paesi dove operiamo, e senza Chrysler e i proventi atipici, l'utile sarebbe di 700 milioni...».


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Marchionne con John Elkann (al centro)
Escludevo la quota delle minoranze. Ma non è questo il punto. Con trasparenza, lei avverte che l'auto non è ancora a posto. Ed è questo il grosso problema per l'Italia.

«In effetti, ipotizzando Chrysler quale parte integrante del gruppo Fiat per l'intero 2011 e non solo per i 7 mesi citati, si può stimare che le attività automobilistiche in America Latina diano il 37% del risultato della gestione ordinaria e quelle nordamericane il 52%. Il resto del gruppo perderebbe appunto 500 milioni già a livello operativo se non potesse compensare con i risultati positivi di Ferrari, Maserati e componentistica».
Non crede che la Fiat Spa abbia anche un debito troppo grande e troppo costoso? Nel 2011 ha pagato 1,3 miliardi di oneri finanziari netti, pari al 55% del risultato della gestione ordinaria. «L'esborso che lei cita comprende pure componenti di natura contabile per 200 milioni quali la valutazione degli equity swap e l'attualizzazione dei fondi pensione. Fiat-Chrysler ha debiti finanziari per 26,8 miliardi di euro. Ma una ventina restano liquidi».

Gli impieghi liquidi, si sa, rendono meno di quanto costi il debito. Quanto meno?
«Quasi 700 milioni».
Non converrebbe ridurre tanta liquidità?
«Ma lei si fida dei mercati finanziari?».

Molto poco.
«E allora dovrà riconoscere che questa liquidità è la nostra polizza contro un credit crunch ; il suo costo è il premio assicurativo».

Vedere tanta liquidità ferma in un Paese che ha avuto la Parmalat...
«Ma come si permette?! Si tratta di disponibilità liquidabili in tempi brevissimi e investite con controparti solide. Nessun legame con FGA Capital (la joint-venture con il Credit Agricole per il finanziamento delle vendite, ndr ) né con le posizioni bancarie dei concessionari. Non ci sono Gmac nel nostro perimetro, tanto per capirci (Gmac era la «banca» commerciale di Gm che la tirò a fondo, ndr ). Il fatto è che la liquidità serve perché è finito il tempo dei convertendi!».

Spieghiamo. Si chiamò convertendo un prestito di 3 miliardi che si convertiva dopo 3 anni in azioni e che nel 2002 salvò la Fiat.
«Oggi le banche, con gli accordi di Basilea, non potrebbero fare un prestito di quel tipo nemmeno se volessero».

Quanto pagano il denaro Fiat e Chrysler?
«La prima il 6%, confermato anche nell'ultima emissione obbligazionaria in franchi svizzeri, e l'altra poco più dell'8%».

Perché questa differenza se Chrysler è meglio di Fiat? Il mercato si preoccupa perché ha un patrimonio netto negativo per 3 miliardi di dollari e uno netto tangibile negativo addirittura per 8 miliardi?
«Il patrimonio netto contabile di Chrysler risente degli oneri straordinari sostenuti al riavvio dell'attività nel 2009. E gli intangibles pesano per il 13% del totale di attività, impianti e macchinari per il 41%. Sono solo questioni contabili. Oggi il business fa profitti e cassa, le vendite aumentano del 26% in un mercato che cresce del 10%, ed è ciò che conta».

Chrysler dovrà pagare pensioni per circa 32 miliardi di dollari e ha attività finanziarie per 25,5 miliardi. Uno squilibrio pesante che non viene ricompreso nel debito. «La quota unfunded del fondo pensioni non è un debito finanziario, ma un impegno verso i dipendenti da onorare nel tempo. Molte imprese americane hanno quote unfunded nei fondi pensione. D'altra parte, l'1% in su o in giù nei tassi rivaluta o svaluta di 3 miliardi le attività finanziarie del fondo Chrysler».

Le decisioni della Federal Reserve contano più delle vostre, verrebbe da dire. Ma se la Fiat sale all'80% del capitale Chrysler, diventa responsabile in via surrogatoria di eventuali inadempienze del fondo pensioni.
«Sarebbe un problema solo se Chrysler versasse in stato di insolvenza. Gli Organizational Documents di Chrysler, comunque, assicurano che Fiat non sarebbe soggetta a tali obblighi in maniera inattesa. Ma oggi Chrysler va bene, ne abbiamo il 58% e il resto appartiene al fondo Veba dei sindacati».

Che rimarranno soci ancora a lungo?
«Non troppo a lungo. O compreremo noi quelle azioni (abbiamo un'opzione) o troveremo assieme il modo di ricollocarle».

Quale futuro per Fiat-Chrysler?
«Le ipotesi sono tre: a) un'offerta pubblica delle azioni Chrysler; b) Fiat compra e sale al 100%; c) si fa la fusione Fiat-Chrysler che comporterebbe l'automatica quotazione di Chrysler e diluirebbe sia Veba che Exor».

Qual è l'ipotesi più probabile?
«La meno probabile è la prima».

Dottor Marchionne, Giovanni Agnelli non volle rinunciare al controllo sull'auto. Lei riconobbe con gli analisti che Fiat Auto da tanti anni non ripagava il costo del capitale investito dai soci. Qual è il suo mandato?
« Il mio mandato nel 2004 era molto semplice: salvare un'azienda quasi fallita. E ci siamo riusciti. Poi di rendere la Fiat redditiva. E il risultato del 2011, pur in una situazione economica molto difficile, mi pare testimoni che l'operazione è ampiamente riuscita».

L'entità dei suoi compensi fa discutere.
«I miei compensi hanno una parte fissa e una variabile costituita da opzioni sulle azioni Fiat, e dunque legata alle quotazioni del titolo. E' questa che ha indotto a certi calcoli. In realtà, nel 2004, quando nessuno ci credeva, mi è stato assegnato lo stesso numero di opzioni che aveva Giuseppe Morchio, e un prezzo d'esercizio più alto. Per quattro anni su otto non avevano alcun valore. Se oggi ce l'hanno, dipende dall'andamento del titolo di cui beneficiano tutti i soci».

Ma c'è un'enorme sproporzione tra i compensi dei top manager e quelli del dipendente medio. Un tempo non era così.
«Trent'anni fa non si era ancora creato un mercato delle competenze manageriali come quello attuale».

Lo spread tra le obbligazioni Volkswagen e quelle Fiat è superiore al differenziale tra i Btp e i Bund tedeschi. Come mai?
«Ciascun debitore ha la sua storia».

Infatti, lo Stato italiano ha varato la manovra per risanare i conti pubblici. La Fiat farà un aumento di capitale?
«Non serve. Nel 2012 investiremo oltre 7 miliardi, ma senza aumentare il debito. Useremo semmai un po' della nostra liquidità...».

E intanto zero dividendo alle ordinarie .
«E' il momento di rafforzare il patrimonio. Più in generale, si deve capire che l'auto è un business che, quando tira, genera molta cassa. Già nel 2007 il gruppo Fiat aveva azzerato il debito industriale netto».

Ne avete abbastanza per reggere la sfida della multipiattaforma Volkswagen per 20 modelli diversi?
«Fiat spende in ricerca e sviluppo il 5,3% dei ricavi La media dei produttori generalisti europei è del 5,7%. Ce la stiamo giocando. La multipiattaforma Volkswagen rientra nei processi di standardizzazione e razionalizzazione comuni a tutti i produttori, anche se c'è chi ha cominciato prima e chi, come noi, un po' dopo. Ferdinand Piëch è un grandissimo. Ma con le sue 10 architetture, Fiat-Chrysler riuscirà a non sacrificare le prestazioni delle vetture di segmento superiore e a non caricare costi insostenibili su quelle di segmento inferiore. Già nel 2014 metà dei nuovi modelli Chrysler e Fiat verranno da una piattaforma comune».
Ford e Gm varano piattaforme da 2 milioni di pezzi.
«Oltre il milione le economie di scala tendono a esaurirsi».
Ma dove sono questi nuovi modelli?
«La Fiat ha scelto di rallentare il lancio dei nuovi modelli per la scarsità della domanda in Europa».

I concorrenti fanno il contrario.
«Ed ecco che Peugeot-Citroen, Opel, Renault e la stessa Ford Europe perdono soldi nel Vecchio Continente».

Come voi, del resto. Ma almeno hanno difeso le quote di mercato.
«Ragionando così non si va lontano. Guardiamo avanti. La domanda di automobili in Europa è destinata a rimanere bassa ancora a lungo. Almeno fino al 2014. Le case generaliste hanno troppa capacità produttiva...».

Secondo il Financial Times , Renault e Psa sfruttano gli impianti al 62%, Fiat al 50%. Volkswagen al 75%.
«Volkswagen è un caso a parte. Ha cominciato 20 anni fa a scalare il mondo e ci sta arrivando. La Francia invece si era illusa di poter reggere tale e quale, magari con i sussidi statali. Ora anche Philippe Varin, il mio collega della Psa, pone il problema dell'eccesso di capacità produttiva in Europa. Ma la Fiat ha una straordinaria opportunità negli Stati Uniti. Che hanno fatto quanto l'Europa si era illusa di poter evitare: chiudere un certo numero di stabilimenti per abbassare i costi fissi in relazione alla domanda attesa nella produzione di massa. Le linee premium, dove eccellono Bmw, Audi, Mercedes, Porsche, ma anche le nostre Ferrari e Maserati, sono tutto un altro film...».

L'Europa come la Detroit del 2005?
«Ricordo solo che Chrysler perdeva vendendo quasi 3 milioni di automobili, oggi pareggia con 1,5 milioni e nel 2012 ne venderà 2,4 milioni. La domanda sta rifiorendo...».

Chrysler riaprirà i siti dismessi?
«No, quelli sono finiti alla car.co in liquidazione. Le fabbriche della nuova Chrysler stanno già marciando a pieni giri. Potremo aumentarne un po' la capacità produttiva. Ma ormai negli Usa c'è un terzo della domanda che potrà essere soddisfatta solo dal Messico, dal Canada o dall'Europa. Gli stabilimenti Fiat italiani hanno l'opportunità di esportare negli Stati Uniti. Questo penso di fare per l'Italia ed è per questo che trovo insopportabilmente razzista dipingermi come un uomo senza patria: svizzero, canadese, americano, italiano a seconda delle comodità polemiche».

Che cosa ci vuole adesso?
«L'indebolimento dell'euro verso il dollaro aiuta, ma servono costi competitivi. Sa perché gli Usa funzionano con un costo orario del lavoro più alto di quello italiano? Perché si utilizzano in modo pieno e flessibile gli impianti. L'Italia deve tenerne conto».

Ma bisogna anche avere il prodotto. La Chrysler ha avuto la tecnologia Fiat...
«Chrysler è tornata al profitto ristrutturandosi, e cioè con le sue forze. Il primo modello a tecnologia Fiat è la Dart. Che abbiamo cominciato a vendere adesso».

Grazie agli accordi, Fiat ha avuto il 35% di Chrysler in cambio dell'accesso a tutte le sue tecnologie da parte della casa di Auburn Hills. Il governo americano le valuta miliardi di dollari. Nel bilancio Chrysler sono iscritte per 320 milioni di dollari.
«Confermo i numeri di Chrysler
Che danno a Fiat 120 milioni di guadagno.
«Il prezzo delle tecnologie dipende dalle circostanze in un cui vengono scambiate».

La Fiat inventò il common rail e lo vendette per poche decine di miliardi di lire.
«Non giudico quelle scelte. Non c'ero. Nelle condizioni in cui è oggi la Fiat non lo venderei. Magari ci farei una licenza».

L'Italia ha ancora un cluster dell'auto competitivo oppure no?
«La storia è grande, ma anche la Grecia era il bacino della democrazia. Esistono ancora diffuse competenze. Non mancano tentativi di aggregazione. Ma manca una regia. E oggi anche la Chrysler sta dimostrando inaspettate capacità tecnologiche. Lo dico sempre ai nostri ingegneri: non si vive sugli allori».

Chi dovrebbe essere il regista?
«Se ne dovrebbe occupare chi guida la politica industriale del Paese».

La Fiat non è riuscita a rilanciare l'Alfa Romeo. Perché non la cede a Volkswagen?
«Perché non la vogliamo vendere. E in ogni caso Piëch vorrebbe solo il marchio».

Non si prenderebbe un sito produttivo?
«So quel che dico. E l'Alfa ci serve in America».

In Brasile, Serbia, Usa la Fiat trova diversi ma sempre rilevanti aiuti da parte degli Stati. Che cosa si attende dal governo italiano?
«Mi attendo soprattutto che non dia altri incentivi alle rottamazioni. E' vero, in passato li abbiamo chiesti anche noi. E abbiamo fatto male. Anche perché hanno sostenuto al 70% le vendite dei concorrenti».

La Fiat Auto ha lasciato Termini Imerese. Le restano Mirafiori, Cassino, Atessa, Melfi e Pomigliano. Se non funzionassero le esportazioni verso gli Usa, quanti sarebbero i siti eccedenti?
«Tutti gli stabilimenti staranno al loro posto. Abbiamo tutto per riuscire a cogliere l'opportunità di lavorare in modo competitivo anche per gli Stati Uniti, ma se non accadesse dovremmo ritirarci da 2 siti dei 5 in attività».

Quali?
«Ricorda Sophie's choice ? Nel film, alla fermata del treno il nazista chiede a Sophie uno dei suoi due figli. In caso contrario li avrebbe ammazzati tutti e due. Sophie resiste, ma alla fine deve scegliere e passa il resto della sua esistenza con l'incubo di quella decisione. Dunque, per favore, non me lo chieda».

Massimo Mucchetti24 febbraio 2012 | 8:09
 
http://affaritaliani.libero.it/economia/fiat-mirafiori-pomigliano050312.html

Fiat 2016/ Rumors: Mirafiori e Pomigliano d'Arco CLOSED


Lunedì, 5 marzo 2012 - 08:59:00

REPLICA/ La Fiat contattata da Affaritaliani.it non commentaLa notizia è di quelle da fare tremare i polsi non solo a Maurizio Landini e Susanna Camusso, ma all'Italia intera. In particolare a due regioni, Piemonte e Campania, quelle interessate dalla drastica decisione di Sergio Marchionne. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, infatti, nei piani di Fiat 2012-2016 ci sarebbe la chiusura di ben due stabilimenti, Mirafiori e Pomigliano.
In un certo senso l'a.d. del Lingotto l'ipotesi l'ha ventilata nell'intervista-fiume al Corriere della Sera la scorsa settimana. "Senza il mercato americano dovremmo ritirarci da due siti su cinque", ha detto senza però voler specificare quali (e citando il film drammatico, "La scelta di Sophie").
Solo che la scelta sarebbe giù stata fatta. E si tratta appunto di Torino e Napoli. E le ragioni sono esclusivamente tecniche.
A svelare il piano al collaboratore di Affaritaliani.it, Giovanni Esposito, è stata una fonte vicina all'azienda che spiega cosa ha portato il Lingotto a decidere e che è in possesso di un documento molto chiaro...

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Secondo la fonte, al centro ricerche Fiat di Pomigliano d'Arco (ex Elasis) sono emerse gravi criticità sull'industrializzazione dell'Alfa Romeo 4C; in particolare sarebbero stati commessi errori riconducibili al telaio in carbonio.
Ma soprattutto il gruppo ha un sottoutilizzo degli impianti europei che di qui a poco diverrà sintomatico e l'ipotesi di costruire in Italia per vendere negli States è poco più di una favola.
Marchionne, che non ha perdonato all'Italia il “no” sugli aiuti richiesti qualche anno fa per la sopravvivenza di Termini, ha dunque deciso di ipotizzare, entro il 2016, la chiusura di Pomigliano d'Arco e Mirafiori.
Il Lingotto, infatti, nel Vecchio Continente sta andando verso tre soli pianali: mini, small, compact. Anche per questo spostare la produzione della Panda (Fiat) al Gianbattista Vico è stato un errore visto che il pianale sul quale è realizzato (mini) è destinato alla Polonia ed è lì che tornerà l'assemblaggio dell'utilitaria.
Quanto a Mirafiori, la Mito (Alfa) sarebbe assemblata a Melfi (pianale Small) mentre i fatidici B-Suv (Fiat e Chrysler) utilizzano il pianale Small Wide, lo stesso della 500L assemblata in Serbia.
 
l'incapace

Pioggia di bonus a dipendenti case tedesche. E Fiat?

di: WSI Pubblicato il 14 marzo 2012| Ora 10:16
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New York - Crisi? Ma quale crisi. Questo avranno dovuto pensare i dipendenti delle case automobilistiche tedesche Volkswagen, Audi, Porsche e il gruppo Daimler alla vista dei bonus a loro accordati.

I quattro colossi hanno registrato utili record l'anno scorso: cio' ha permesso ai dirigenti di premiare i lavoratori alla fine dell'anno. La Palma d'oro e' stata assegnata a Audi: il costruttore ha promesso 8.251 euro in piu' a ciascuno dei suoi stipendiati.

Da parte sua Porsche ha versato 7.600 euro ai suoi 8.500 dipendenti. Il gruppo Volkswagen, che ha vissuto un anno da record con un utile pari a 15,4 miliardi di euro ha assegnato ai suoi 9.000 stipendiati 7.500 euro ciascuno, quasi il doppio dei bonus dell'anno prima (4.200 euro).

Daimler ha ufficializzato il versamento di 4.100 euro a ciascuno dei suoi 125.000 dipendenti, mentre BMW ha appena annunciato di avere archiviato il 2011 con un profitto pari a 5 miliardi di euro: anche in questo caso di lavoratori possono gia' sfregarsi le mani per il bel premio che si apprestano a ricevere.

Non solo, la casa dell'Elica ha indicato che assumera' 4 mila nuovi dipendenti nel 2012, alzando il personale a 104.000 persone. Una strategia destinata ad aumentare ancora i volumi di vendita.

Nella direzione opposta si sta muovendo Fiat. Capita infatti che mentre Volkswagen e' a ridosso di Toyota nella classifica mondiale dell’automobile e si accinge a premiare in denaro i suoi operai, l’Italia e' ufficialmente in recessione, come ha certificato ieri l’Istat.

Ora che la casa torinese paga la crisi europea a rimetterci sono i piu' deboli: quei lavoratori e quegli operai che sono finiti in cassaintegrazione per effetto della chiusura di alcuni stabilimenti.

Ma anche nei tempi d'oro dell'era Marchionne, quando il business fioriva, i profitti venivano condividisi tra i dirigenti, con una bella manciata di stock option per l'AD di origini svizzere e canadesi. Al momento il manager guadagna quanto 6.400 operai: tre milioni di stipendio e cento di stock option.

Dal 2011 al 2014 gli spettano 8,75 milioni di opzioni e bisogna anche considerare 4 milioni di stock grant, cioe' il diritto di ricevere azioni gratis. A conti fatti, sulla base delle quotazioni del titolo Fiat, il guadagno complessivo di Marchionne sfiorerebbe i 200 milioni.

Somma extra da aggiunhere al normale stipendio del numero uno Fiat. E totale che va confrontato con gli stipendi, ben piu' bassi delle media europea, degli operai di Mirafiori: circa 1.200 euro al mese.
 

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