Euro crack, alla Germania
costerebbe 1.300 miliardi di euro
Di Ester Corvi
*
La Germania? E’ un Paese meno sicuro di quanto siamo abituati a pensare. Lo credono gli esperti di Carmel Asset Management, che sostengono siano molte le debolezze non evidenti, ma altrettanto pericolose, che rendono il mercato tedesco vulnerabile a un eventuale break-up dell’Eurozona.
Salvare la moneta unica vuol dire per la Germania assumersi un carico oneroso, che implica immettere nuove risorse nel piano di salvataggio a scapito del sostegno all’economia interna, bisognosa di rafforzarsi dal punto di vista tecnologico e delle infrastrutture, ma le conseguenze di una rottura parziale o totale di Eurolandia sarebbero peggiori. Esposte ad ingenti perdite non sarebbero infatti solo le banche private ma anche la stessa Bundesbank, per non parlare del brusco calo che accuserebbero le esportazioni.
Nel caso di break-up dell’Eurozona la Bundesbank dovrebbe sopportare una perdita stimata di 637 miliardi di euro. Le perdite delle banche private esposte verso i Paesi periferici ammonterebbero invece a 200 miliardi di euro, mentre la flessione delle esportazioni nei prossimi cinque anni sarebbe pari a 375 miliardi di euro. Se a queste voci ci aggiunge la spesa della Germania per i vari piani di salvataggio (Esm, Efsf, Efsm) si arriva a 1.306 miliardi di euro, tali da far schizzare il rapporto debito/pil al 131%.
Al contrario, continuare a sostenere la moneta unica comporterebbe una spesa totale di 579 miliardi di euro, meno della metà. Ma il punto è se i tedeschi hanno la volontà politica di tenere l’Eurozona insieme. Si ttrattta di una questione centrale, a cui nessuno ha saputo finora dare una risposta. Quello che è certo è che ogni futuro intervento in direzione di un’unione fiscale, e non solo monetaria, implicherà maggiori trasferimenti di denaro.
Il pericolo più vicino è però quello di un’uscita della Grecia. Se si tiene conto che alla fine dello scorso anno l’esposizione delle banche tedesche verso Atene era pari a 33 miliardi di euro, escludendo i Cds (Credit default swap), si può concludere che l’impatto a breve non sarebbe privo di rischi.
Dal punto di vista delle esportazioni i Paesi dell’Eurozona pesavano nel gennaio 2012 per il 57% su quelle tedesche, tanto per dare un’idea dell’impatto che il fallimento della moneta unita avrebbe sull’economia tedesca. Se ciò accadesse, le esportazioni nette tornerebbero al livello del 1999, cioè prima della nascita della moneta unica, determinando un forte rallentamento del ritmo di crescita del Pil.
"Se il cittadino non si occupa di politica, è la politica ad occuparsi di lui, lo spolpa vivo. Gli toglie i diritti civili, la libertà d'informazione, il lavoro, un futuro per i figli"
AssassiniBastardiCriminali
M5S ci saremo anche NOI in TANTI
il campione di Connilingus vi fa
![Ciao a tutti :ciao: :ciao:](/images/smilies/ciaoatutti.gif)
![Ciao a tutti :ciao: :ciao:](/images/smilies/ciaoatutti.gif)
![Ciao a tutti :ciao: :ciao:](/images/smilies/ciaoatutti.gif)
belli,bekki&brutti