DAI BOT AI BTP
Come investire sullo scudo di Draghi
I portafogli d’autunno devono fare i conti con titoli brevi sotto il 2%, decennali al 5,5%, corporate in assestamento
Titoli a breve «normalizzati», cioè sempre meno generosi e soprattutto non più attrezzati per tenere a bada l’inflazione (3%). Btp lunghi con un rapporto rischio rendimento elevato, ma non più isterico.
In sintesi se il Super Giovedì di Mario Draghi e dei mercati sarà davvero un punto di svolta, questa potrebbe essere la prospettiva per i risparmiatori interessati al reddito fisso. Purtroppo nessuno può garantire che andrà davvero così: la strada è lunga e molto accidentata e soprattutto le variabili da cui dipende un’eventuale nuova stabilità sono molte. La Banca centrale europea ha promesso le munizioni, ma per azionare il cannone si pretende un impegno dei Paesi interessati. Un rigore che non renderà la vita facile ai governi e ai sistemi economici - a cominciare dal nostro - alle prese con la recessione e la bassa crescita.
Corso
In ogni caso da qualche settimana - e il Super Giovedì ha formalizzato il nuovo corso - chi investe nel reddito fisso è costretto a ragionare in modo diverso rispetto all’inizio dell’estate. Per andare oltre il 3%, oltre l’inflazione italiana che rappresenta lo sbarramento per non sgretolare il capitale, serve probabilmente una ricetta più complessa di quella che prevedeva l’acquisto di emissioni governative brevi con rendimenti anomali. Per spuntare il 3% con un singolo Btp, infatti, ora occorre spostarsi molto in su lungo la curva dei rendimenti. A tre anni (
vedi tabelle) ci si ferma al 2,77% lordo. Con un conto di deposito vincolato a 12 mesi (
vedi tabella) si può spuntare ancora il 3% netto e oltre. Una distonia sempre figlia della crisi, che continua a mettere a dura prova gli istituti di credito. Se le cose dovessero piano piano migliorare, anche questo sfasamento potrebbe correggersi, riportando a tassi più fisiologici (e quindi molto meno generosi) sia i tassi di remunerazione dei depositi bancari che, si spera in modo più o meno speculare, i tassi dei prestiti per famiglie e imprese.
«Parlando senza mezzi termini, i contribuenti sono stati risparmiati, ma ora i risparmiatori devono pagare il conto, accettando tassi di interesse artificialmente bassi. Repressione finanziaria, stiamo arrivando!», scrive Johannes Mueller, capo economista di DWS Investments, commentando il piano della Bce e la positiva reazione dei mercati.
Si potrebbe obiettare che ciascuno di noi è inevitabilmente sia un risparmiatore che un contribuente ma la
boutade del tedesco Mueller dice una cosa importante: l’altra faccia del miglioramento finanziario degli Stati è la «tassa occulta» sui rendimenti, quella con cui tedeschi e americani (per citare i Paesi che in questo periodo hanno svolto il ruolo di porto sicuro per i mercato) fanno i conti da lugo tempo. Investendo a due anni con i
bund e i
Treasury non si riceve nulla, mentre a dieci si ottiene meno del 2% lordo, cioè molto meno delle rispettive inflazioni nazionali. Una pacchia per le imprese e lo Stato che si finanziano pagando pochissimo.
Noi & loro
Da noi, invece, il Btp a dieci anni rende a questo punto - con lo spread ritornato a ballare tra 350 e 370 - meno del 5,5% lordo. Un premio comunque interessante, destinato a ridursi ancora se la malattia entrasse davvero in fase risolutiva. Ma per inseguire inflazione e rendimento non si può mettere tutto in Btp decennali. Nell’ultimo anno si è salvato - senza correre rischi eccessivi - solo chi aveva portafogli ben diversificati, ricette che pragmaticamente tenevano insieme tutte le sfumature dell’incertezza. Vale a dire i Btp (sperando nella rimonta), ma anche i titoli della tripla A europea (per non escludere il peggio) e le alternative in dollari e valute forti diverse dall’euro per vaccinare gli investimenti dalla debolezza della moneta unica. Il ritorno di un po’ di serenità - non scontato e non immediato - non deve essere una scusa per avere di nuovo portafogli squilibrati su un solo tema, estero o casalingo. Senza dimenticare che i prossimi
outsider del miglioramento potrebbero essere i bond bancari. In Borsa i titoli finanziari sono saliti molto negli ultimi due giorni. Se il meteo cambia, anche i
corporate dei finanziari italiani ed europei potrebbero far guadagnare gli investitori con prezzi in salita e rendimenti in via di normalizzazione.
Giuditta Marvelli